Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, medio evo: La fortezza di Kuélap, eredità dei Chachapoyas
>> Medio Evo > Nel Mondo

La fortezza di Kuélap, eredità dei Chachapoyas [ di Yuri Leveratto ]

Chachapoyas erano un popolo del Perú, che viveva nella conca del Rio Marañon, negli attuali dipartimenti di Amazonas, Cajamarca, San Martin e nell’occidente del dipartimento di Loreto. Il loro dominio si estendeva dalla selva bassa nelle sponde del Marañon, fino a montagne alte 3500 metri sul livello del mare. Il nome originale con il quale i Chachapoyas si autodefinivano è ignoto, mentre si pensa che gli Incas li chiamassero sacha puya ovvero gente delle nuvole, in quechua.
Il primo scrittore che riportò notizie e descrizioni sul dominio degli Chachapoyas fu Pedro Cieza de Leon che, nelle sue Cronache del Perú (1553), scrisse:
"I Chachapoyas sono i più bianchi e i più belli di tutti i nativi che ho visto nelle Indie, le loro donne sono così belle che spesso vengono riservate ai principi degli Incas e vengono portate al tempio del Sole… Le donne e i loro mariti si vestono con abiti di lana e portano un singolare copricapo detto llauto, che indossano come simbolo per essere riconosciuti ovunque".
Lo scrittore spagnolo aggiunse, riferendosi alla grandezza del dominio degli Chachapoyas:
"Lo possiamo facilmente chiamare regno perché si estende per cinquanta leghe di lunghezza per per venti leghe di larghezza, senza includere il territorio di Muyupampa, che si estende per altre trenta leghe. (la lega castigliana era lunga circa 5 Km.)".
Secondo gli ultimi studi archeologici nei siti di Kuélap e Gran Pajaten si è giunti alla conclusione che i Chachapoyas non derivavano dall’Amazzonia ma al contrario vi si erano recati probabilmente per espandere il loro dominio e poter occupare altre terre da adibire all’agricoltura, in modo da poter soddisfare i bisogni di una popolazione in crescita costante.
Resta il dubbio del perché Cieza de Leon abbia descritto i Chachapoyas come i più bianchi di tutto il Perú. Si riferiva solo al fatto che avevano la pelle leggermente più chiara rispetto agli Incas o invece volle alludere anche ad altre caratteristiche fisiche come la forma del viso, il colore degli occhi e dei capelli?
Analizzando vari sarcofagi antropomorfi che sono stati trovati a La Petaca, presso Leimebamba, che richiamano alla cultura Wari, alcuni ricercatori hanno proposto che i Chachapoyas discendessero da popoli facenti parte della cultura Tiwanaku-Wari, che si sviluppò nei dintorni dell’attuale città di Ayacucho intorno all’800 d.C. Quando la cultura Wari cessò repentinamente di esistere intorno all’anno 1000 d.C. i discendenti degli Wari avrebbero lasciato la zona, per poi stanziarsi in differenti zone del Perú.
L’archeologo Federico Kauffman Doig invece, sostenne che il popolo dei Chachapoyas era originario del medio corso del Marañon, e vi si era stanziato da molti millenni. Dopo aver studiato le pitture rupestri nei siti di Yamón, Chiñuña y El Palto, situati nel distretto di Yamón, nella provincia de Utcubamba, giunse alla conclusione che dette espressioni artistiche, antiche fino a sei millenni, erano proprie della proto-cultura Chachapoya. In effetti nella zona della fortezza di Kuélap e nelle vicinanze di altri siti archeologici come il Gran Pajaten sono state trovate alcune evidenze archeologiche che possono far risalire alle culture Luya, Chillao, Paclla y Chilchos, che costuistono il substrato culturale sopra il quale si sviluppò poi la cultura Chachapoya propriamente detta.
Dal punto di vista architettonico i Chachapoya erano molto avanzati. I siti archeologici più importanti sono la fortezza di Kuélap, e le cittadelle di Gran Pajaten, Gran Vilaya e Gran Saposoa. Le ultime tre furono studiate e portate e conoscenza al mondo dall’esploratore statunitense Gene Savoy (1927-2009).
La costruzione monumentale più imponente e caratteristica della cultura Chachapoya è comunque la fortezza di Kuélap, che si erge a circa 3000 metri sul livello del mare, nella sponda sinistra del Rio Uctubamba, a sud-ovest del paesello di Tingo, nel dipartimento di Chachapoyas. Una volta giunti a Tingo, a circa 2000 metri d’altezza si prosegue in un sentiero per circa 8 chilometri fino a giungere, dopo circa 1000 metri di dislivello, a Kuélap, la cittadella fortificata dei Chachapoyas, situata in un luogo freddo e piovoso.
Nessun archeologo si sbilancia affermando quando fu costruita la fortezza di Kuélap e nessuno sa neppure quando fu abbandonata. Secondo alcuni ricercatori che situano l’epoca classica della cultura Chachapoya intorno al VII secolo d.C., la fortezza potrebbe essere stata eretta verso l’ottavo secolo d.C., ma il condizionale è d’obbligo. Tutto ciò sta a testimoniare, ancora una volta, che il tanto sbandierato metodo del carbonio 14 no ha valore quando si tratta di datare una costruzione in pietra.
Anche se probabilmente la fortezza fu saccheggiata nei primi anni del XIX secolo, ed era comunque conosciuta dai contadini della zona, fu descritta per la prima volta nel 1843 dal giudice Crisostomo Nieto, che sicuramente rimase attonito entrando in luogo abbandonato dall’uomo da vari secoli.
Per Federico Kauffman Doig, la cittadella, lunga circa 600 metri, larga circa 110 metri e difesa da mura alte fino a 19 metri, era un centro abitato che serviva come deposito e luogo di scambio di prodotti agricoli (mais, quinua, kiwicha, mandioca, maca etc.), oltre ad essere un centro cerimoniale dove probabilmente si svolgevano riti propiziatori della fertilità della terra.
All’interno della fortezza di Kuélap vi sono ben 420 costruzioni, quasi tutte circolari (solo 5 sono rettangolari). La muraglia fu costruita utilizzando migliaia di grossi massi (alcuni pesanti 3 tonnellate). All’interno della muraglia sono stati deposti vari resti umani, si pensa in seconda sepoltura. Queste cerimonie erano probabilmente effettuate per rendere omaggio a guerrieri che morirono in battaglia. I popoli antichi del Perú solevano inumare i resti dei loro progenitori molto vicino alle abitazioni, proprio perché volevano che l’anima del defunto potesse servire da sentinella e da protezione verso i persistenti attacchi esterni.
Solo attraverso tre strette entrate era possibile accedere alla fortezza: due nel lato che volge ad est e una nel lato che guarda ad ovest. Sono lunghi corridoi di circa 60 metri che si restringono sempre più fino verso la cittadella, permettendo l’entrata di solo una persona alla volta, in modo da poter respingere eventuali assedi di popoli ostili. All’interno della fortezza si distinguono due zone: pueblo bajo e pueblo alto, situata su un livello superiore rispetto a pueblo bajo, e circondata a sua volta da un muro di circa 10 metri d’altezza.
Una delle costruzioni più appariscenti del cosidetto pueblo bajo è il Tintero, struttura di forma conica con un diametro di 15 metri ed un’altezza di 5,5 metri. Presso il Tintero sono state trovati resti di ceneri, mais tostato, resti di ossa di camelidi, roditori e caprioli. Si può pensare che avesse una funzione cerimoniale o forse, sacrificale. Per alcuni studiosi invece potrebbe essere una struttura adatta a marcare il solstizio d’estate, sopperendo quindi a funzioni astronomiche e legate alla semina.
Le altre edificazioni importanti sono la torre difensiva (detta anche Atalaya o sentinella), situata all’interno dell’area denominata pueblo alto, di circa 7 metri d’altezza, e il Castillo, lungo 27 metri e largo 9 metri. Quest’ultima struttura era probabilmente un edificio pubblico o un centro cerimoniale. Si pensa che nella cittadella vivesse solo l’elite dei Chachapoya, ovvero governanti, sciamani e guerrieri. La maggioranza della popolazione viveva invece al di fuori della fortezza in capanne di legno o fango essiccato che non hanno resistito allo scorrere del tempo.
Le strutture adibite ad abitazione all’interno della cittadella erano circolari. Il loro diametro, pur avendo in media 9 metri, poteva raggiungere i 12. L’altezza media delle abitazioni, è di circa 4 metri.
Nei muri delle abitazioni sono state trovate decorazioni che ricordano i simboli del serpente, dell’uccello e del felino, e richiamano pertanto a Chavin de Huantar. Le abitazioni erano sprovviste di finestre, probabilmente per difendersi dal freddo, però disponevano d’ingegnosi sistemi di scolo e ventilazione.
Qual’era il numero totale degli abitanti di Kuélap? Forse 3000 persone, che sommate alle circa 7000 che potevano vivere al difuori della muraglia portavano la popolazione totale a circa 10.000 unità.
Che lingua si parlava a Kuélap? Se si ammette la teoria dell’origine proto-Wari si potrebbe pensare che a Kuélap si parlasse un proto-aymara o proto-quechua. Se invece si supporta la teoria di Federico Kauffman Doig sull’origine dei Chachapoyas basata su popoli pre-esistenti si potrebbe pensare che gli antichi abitanti di Kuélap parlassero delle lingue amazzoniche, ma per ora non si possono trarre conclusioni su quali fossero. Se si potessero analizzare, con tecniche non ancora universalmente conosciute, i resti di materiale organico trovato negli scheletri trovati a Kuélap, si potrebbe forse tentare di dare una spiegazione genetica sull’origine dei Chachapoyas.
Il dominio dei Chachapoyas fu conquistato dall’imperatore degli Incas Tupac Inca Yupanqui nella seconda metà del XV secolo.


Si ringrazia l'amico Yuri Leveratto per l'invio ed il permesso alla pubblicazione di questo articolo.

Documento inserito il: 22/12/2014
  • TAG: chachapoyas, pedro cieza de leon, kuélap, gran pajaten, popoli precolombiani, cultura wari

Note legali: il presente sito non costituisce testata giornalistica, non ha carattere periodico ed è aggiornato secondo la disponibilità e la reperibilità dei materiali. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001.
La responsabilità di quanto pubblicato è esclusivamente dei singoli Autori.

Sito curato e gestito da Paolo Gerolla
Progettazione piattaforma web: ik1yde

www.tuttostoria.net ( 2005 - 2023 )
privacy-policy