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Chi sono i figli di Dio? [ di Yuri Leveratto ]

Oggigiorno si sente spesso la frase “siamo tutti figli di Dio”. Questa frase viene detta spesso da credenti cristiani, da fedeli di altre religioni, e persino da agnostici e atei. L’origine di questa frase è il diffondersi del relativismo, la filosofia per la quale tutte le religioni sarebbero vere, in quanto tutte diffonderebbero l’amore, e ogni credenza porterebbe alla salvezza, ossia all’unione con l’Assoluto, con Dio. Innanzitutto chi sostiene il relativismo dimostra di non aver studiato l’essenza delle differenti religioni, che proprio perché sono spesso in contraddizione tra di loro, non possono tutte insieme contenere la Verità. La Verità è pertanto il concetto ultimo, la causa prima, e per definizione deve esistere una sola “Verità”.
Vediamo ora alcuni passaggi biblici sul concetto di “figli di Dio”, del Vangelo di Giovanni (1, 11-13):

Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.


E’ certo che l’amore di Dio si estende ad ogni essere umano, ed è proprio per questo che Dio si è manifestato a tutti con l’incarnazione del Verbo (Vangelo di Giovanni 3, 16). Ma l’Apostolo Giovanni ci dice che solo quando riceviamo Gesù Cristo, e solo quando crediamo in lui, ci viene data l’autorità, il diritto e il potere di diventare figli di Dio. Pertanto in questo senso, diventiamo altre persone, ossia ci convertiamo in persone diverse.
Rileggiamo il testo del Vangelo di Giovanni (1, 11-13). Il verbo genesthai in greco (tradotto diventare in italiano), è in armonia con il sostantivo tekna che si traduce “figli”. Questa parola viene dal greco tiktein che significa “dare alla luce”. E’ implicito pertanto che quando accettiamo Gesù Cristo, pentendoci dei nostri peccati, e credendo che, con il suo sacrificio sulla croce Gesù abbia espiato e quindi perdonato i nostri peccati, diventiamo creature nuove. A tale proposito vediamo questo passaggio della Seconda Lettera ai Corinzi (5, 17):

Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.

Inoltre c’è da considerare un altro punto: il Signore Gesù Cristo, non viene mai chiamato “teknon Theou” ossia “un figlio di Dio”, ma viene sempre chiamato “ho huios tou Theou”, ossia “il Figlio di Dio”. (in alcuni passaggi viene chiamato “ho huios tou anthropou”, ossia “il Figlio dell’uomo”).
La parola teknon (figlio) che viene dal verbo tiktein (dare alla luce), non si applica a Gesù Cristo in quanto la sua persona è eterna e infinita. Infatti Dio Padre non ha mai dato alla luce Dio Figlio. Questo concetto si evince anche dal Vangelo di Giovanni (1, 1):

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio


Quindi teknon indica derivazione da, mentre huios denota comunione, o relazione con.
Tornando al tema della trasformazione che accade in coloro che ricevono Gesù Cristo come loro unico Signore e Salvatore, essi nascono realmente di nuovo, e possono essere chiamati figli di Dio. Vediamo a tale proposito il passaggio del Vangelo di Giovanni (3, 3-8):

Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

Pertanto quello che succede all’atto della conversione, quando accettiamo Gesù Cristo, non è l’unione dell’umano con il divino. Ma è l’accettazione di Dio da parte della persona umana.
La parola teknon “figlio” ha delle caratteristiche speciali di delicatezza e gentilezza. Mentre la parola huios “figlio”, descrive un diritto legale. L’Apostolo Giovanni ci vuole pertanto comunicare che dopo l’accettazione di Gesù Cristo come nostro Signore e Salvatore i credenti non solo ottengono la remissione dei peccati e la salvezza, ma divengono anche degli amati figli di Dio.

Nell'immagine, il Papiro 66, Vangelo di Giovanni, risalente al 200 d.C.
Documento inserito il: 09/06/2016

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