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Un ambasciatore russo nella Basilicata dell’800 [ di Michele Strazza ]

Nel 1840 fu in Basilicata il russo Pierre de Tchihatchoff (1812-1890). Destinato in gioventù alla carriera diplomatica ne era stato distolto in seguito dall’amore per i viaggi scientifici. Nutriva, infatti, interessi per la geologia, la geografia e la botanica, essendo membro della società imperiale dei naturalisti di Mosca.
Trovandosi a Napoli nel 1840, intraprese un viaggio in Sicilia, nelle Calabrie, in Puglia ed in Basilicata, decidendo di limitare il viaggio soltanto alle osservazioni geologiche sia “per la stagione sfavorevole alle collezioni botaniche” che “per la difficoltà di far fronte da solo a parecchi generi di lavori”.
Deciso a rinunciare “all’attrattive (di quelle) zone” “sul piano dei ricordi storici”, essendo la Calabria e la Basilicata “ricche di preziosi documenti” che “ricordano continuamente al viaggiatore che egli calpesta il suolo della Magna Grecia, sorella maggiore dell’Attica”, il Tchihatchoff, convinto della mancanza a livello europeo di un quadro deciso di conoscenze geologiche delle Province del Regno di Napoli, pubblicò a Berlino il resoconto del suo viaggio, nel 1842, redigendone il testo in francese.
In quell’anno era ancora ambasciatore a Costantinopoli, dove fu dal 1841 al 1844. Il naturalista russo attraversò in Basilicata la valle del Mercure per recarsi nella regione calabra e fu nel Vulture rientrando dalla Puglia a Napoli.
Percorrendo la vecchia strada consolare per le Calabrie descrisse analiticamente i sedimenti del bacino di Rotonda, senza accorgersi, però, della presenza di antichi laghi in quelle valli. Così egli descriveva i basamenti del bacino di Rotonda: “dalla forma allungata in direzione est-ovest (…) continua a nord ovest in una striscia ristretta lungo la strada maestra sino al piano quasi circolare chiamato Campo del Galdo. Montagne più o meno alte circondano il bacino da tutte le parti ed ha i suoi bordi elevati, soprattutto dal lato di Castelluccio Superiore (Castelluccio Inferiore è già nel dominio del terziario) si distaccano formando delle masse mollemente ondulate, che costituiscono il fondo del bacino, e che malgrado la loro composizione analoga a quella delle colline della Basilicata, non offrono né l’aspetto snello né la monotonia, sono animate tuttora da un ridente verde. Degli strati possenti più o meno orizzontali di sabbia, di ciottoli, di marna e di argilla, formano la sostanza di questi depositi, in mezzo ai quali si vede, di tanto in tanto, spuntare le rocce calcaree, alcune di notevole volume. Così la sommità dell’altura sulla quale è costruita Rotonda, collocata quasi al centro del bacino, non presenta che calcari giurassici, tanto che i suoi fianchi, che reggono una parte della cittadina, sono rivestiti di depositi terziari; e più distante, a nord-ovest di quest’ultima, quasi vicino a Castelluccio Inferiore: un bastione di calcare, ugualmente giurassico, attraversa, come una grande vena, una parte del bacino”.
A parte l’errore di ritenere giurassici dei terreni miocenici (perdonabilissimo per le conoscenze di quei tempi) chiunque abbia visitato quei luoghi non può non ammirare l’esattezza di questa descrizione.
Fugaci ed erronee sono invece le notizie riferite al resto della Basilicata ed al Vulture, attraversato sulla strada del ritorno nella città partenopea. Infatti ritenne “i depositi della zona secondaria del Vulture” poggianti direttamente sul calcare giurassico, precisando che “le marne e le arenarie hanno, nel territorio del Vulture, un ruolo subordinato e occupano in generale solo le regioni comparativamente inferiori: la maggior parte è invece formata di rocce arenacee che si alternano con scisti marnosi e sono prevalentemente segnati (almeno sotto il profilo mineralogico) dal carattere della formazione cretacea: sono le stesse rocce che (…) rapportiamo all’arenaria verde”.


Nell'immagine, Pierre de Tchihatchoff, diplomatico, geologo, geografo e botanico russo.

Documento inserito il: 18/03/2025
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