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MEM Memoria e Migrazioni al Galata Museo del Mare di Genova

Il terzo piano del Galata Museo del Mare di Genova dedicato all'emigrazione italiana e all'immigrazione straniera
A partire dal 18 novembre, allestimento permanente

A partire da venerdì 18 novembre il terzo piano del Galata Museo del Mare di Genova è interamente destinato a raccontare l’emigrazione italiana via mare e l’immigrazione straniera, fenomeno che da almeno quarant’anni riguarda l’Italia. Dopo la prima parte - la mostra “La Merica!” inaugurata nel 2008 con grande successo di pubblico e critica e dedicata ai viaggi dell'emigrazione italiana negli Stati Uniti – il Galata prosegue il grande viaggio presentando un’ esposizione permanente e dinamica che racconta in 1200 metri quadrati ed oltre 40 postazioni multimediali, molte delle quali interattive, come le migrazioni hanno segnato e segnino la società italiana. Nel passato attraverso un esodo "biblico" che ha riguardato circa 29 milioni di italiani, dei quali sono un terzo è poi tornato nella patria d'origine, mentre gli altri hanno dato vita alle altreitalie che, oggi complessivamente contano circa una cinquantina di milioni di discendenti italiani.

L’allestimento che, a partire dal mondo contadino italiano del XIX secolo - il grande serbatoio dell'emigrazione - passa per la ricostruzione della Genova ottocentesca e i suoi vicoli che accolsero (e sfruttarono) l'emigrazione, la ricostruzione del piroscafo 'Città di Torino' che nella sua lunga carriera trasportò centinaia di migliaia di quelli che gli americani definivano ironicamente steeragepassengers (passeggeri di stiva) e le ricostruzioni ambientali che ricordano le destinazioni molto diverse degli italiani: quelle urbane, come la Boca, il coloratissimo quartiere di Buenos Aires ma anche quelle rurali, a volte perse nella foresta, come in Brasile, per terminare in quella più nota, Ellis Island. Al termine di questo percorso, un Archivio della Memoria, strutturato come una stanza piena di cassetti, ai quali corrispondono i nomi di venti storie di emigranti ”tipo”: uomini e donne che partirono per le Americhe e fecero o non fecero fortuna. Storie da riscoprire attraverso un “passaporto interattivo” che permette di identificarsi con ciascuno di loro.
L'ultima sezione, per la prima volta in una sede culturale istituzionale permanente, è dedicata all’ immigrazione in Italia, ricordando un fenomeno che nasce negli anni '70 del XX secolo e quindi si afferma e si stabilizza, facendo passare, solo nell'ultimo decennio la presenza straniera "regolare" dal 3 al 7%.
Proseguendo l’attenzione dedicata alle tematiche degli immigrati e alla loro integrazione in Italia, già ampiamente affrontata dal Mu.Ma in questi anni con mostre e dibattiti, nel nuovo allestimento foto d'epoca e gli articoli aiutano a ricordare la storia dell'immigrazione in Italia, mentre molta attenzione viene dedicata ai "viaggi" con cui si cerca - oggi - di raggiungere il nostro Paese.

Viaggi drammatici, come rappresenta la sezione dedicata ai "barconi, una tragedia umanitaria che solo nel 2011 pare aver provocato oltre 1200 morti e una decina di migliaia negli ultimi 15 anni. E' una sezione molto impressionante, costituita da un "barcone" usato per l’attraversata del Canale di Sicilia, e dalle testimonianze fotografiche e filmate dei soccorsi in mare, degli sbarchi e anche dei naufragi, come il video originale delle operazioni di soccorso in piena notte di tempesta a un barcone incagliatosi sugli scogli di Lampedusa, grazie alla collaborazione con la redazione del Tg1.

Ma il padiglione destinato all'immigrazione, ricorda che il fenomeno non è solo legato all'emergenza ma anche fortemente legato al mondo del lavoro e della scuola, dei quali gli stranieri oggi sono una componente non solo rilevante, ma addirittura indispensabile. Il visitatore, attraverso oggetti, testimonianze e postazioni multimediali, può constatare quanto siano cambiate le due componenti: la prima segnata da lavoro nero, caporalato, abusivismo, ma anche fortemente dinamica e con esperienze significative di imprenditoria; la seconda, quella della scuola, denota come con l’arrivo dei bambini e dei ragazzi delle diverse nazionalità si possa parlare di una classe di “nuovi italiani”.

Il viaggio nel mondo dell'immigrazione prosegue con i legami con il mondo di origine: una sezione sugli oggetti che le diverse culture portano con sè in Italia e una sezione sulla cucina, da sempre per le diverse culture, uno dei tramiti per restare in contatto con la propria cultura. Quindi da una parte, imparare a riconoscere gli oggetti degli altri e dall'altra riconoscere la cucina altra, certi che la conoscenza e la curiosità sono molle potenti per scacciare il pregiudizio.

L'ultima sezione, infine, è destinata alla riflessione: il Visitatore viene chiamato a sedersi in stazione interattive e a rispondere personalmente a una serie di domande a riguardo della presenza straniera in Italia. Al termine potrà confrontare le sue risposte con quelle vere (rigorosamente desunte dai dati ufficiali, come ISTAT e ministeri preposti) e vedere quanto la sua idea sugli stranieri è più o meno vicina alla realtà.

Nel 2008, il Mu.MA - Istituzione del Comune di Genova - apriva la mostra "La Merica!" dedicata ai viaggi dell'emigrazione italiana negli Stati Uniti. Grazie a una particolare formula che univa contenuti scientifici, scenografia e multimedialità, coinvolgendo i visitatori, la mostra ha avuto molto successo, venendo visitata, in tre anni da oltre 500.000 persone. L’intero allestimento è curato dallo staff scientifico del Mu.MA - Istituzione Musei del Mare e della Navigazione e realizzato in collaborazione con la Regione Liguria e l’Associazione Promotori Musei del Mare e grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo.

La nostra non vuole essere un’enciclopedia dell’emigrazione - commenta Pierangelo Campodonico, Curatore e Direttore del MuMa e del Galata -. Anche questa volta per raccontare il fenomeno, a volte drammatico dei viaggi per mare e per terra, in particolare quello delle migrazioni, abbiamo scelto un punto di vista personale, cercando cioè d’ immedesimarci in chi per necessità si è trovato e si trova ancora oggi a doverlo affrontare. Il visitatore ha la possibilità di ascoltare, attraverso le voci e gli attori di diverse nazionalità, le testimonianze dei migranti, sia quelle italiane della grande migrazione ottocentesca, sia quelle straniere dei giorni nostri. Il nostro è un invito a “metterci nella pelle dell’emigrante”, nella consapevolezza che solo attraverso l’esperienza diretta si passa da “numeri” a “persone”. Un conto è sentire che “i nostri padri ne hanno passate tante” o che “un barcone con a bordo centinaia di uomini, donne e bambini è affondato a largo di Lampedusa”; diverso è diventare quell’emigrante, vivere la partenza, il viaggio e l’arrivo per poi chiedersi che vita ha fatto, se gli è andata bene oppure – come è accaduto a tanti – ha concluso con una ennesima sconfitta un percorso di sacrifici, scommesse e amarezze. Nell’ ultima sezione vogliamo trasmettere al visitatore un messaggio positivo, che ricorda come il fenomeno dell’immigrazione non è solo legato all’emergenza ma anche al mondo del lavoro, della scuola e della vita quotidiana, realtà della quale gli stranieri oggi sono una componente molto importante. E infine, il percorso è chiuso da un momento individuale di riflessione: grazie a un totem interattivo, il visitatore risponderà a dieci domande sulla migrazione per verificare con numeri e statistiche, al di là dei luoghi comuni, la realtà di questo fenomeno nell’Italia contemporanea”.

"Di solito un museo viene pensato come luogo della 'conservazione' della memoria - commenta Maria Paola Profumo Presidente del Mu.Ma -, noi abbiamo voluto parlare del passato - l'emigrazione - anche per meglio affrontare il presente e il futuro - immigrazione, nuovi italiani, nuovi genovesi - seguendo la nostra mission principale di collegare la conoscenza alla responsabilità sociale. Così al Galata il MEM diventa luogo di 'racconto immedesimazione riflessione' mentre la Commenda è luogo 'd'incontro' tra genovesi e nuovi genovesi. Per la realizzazione del MEM, nel corso di questi ultimi anni, abbiamo sviluppato numerose collaborazioni con diverse realtà locali, nazionali ed internazionali. Un ringraziamento particolare alla Regione Liguria e alla Compagnia di San Paolo che hanno sostenuto il nostro progetto. "
"La peculiarità e il valore aggiunto di questo allestimento permanente - fa sapere Giovanni Enrico Vesco, Assessore Politiche dell’Emigrazione/Immigrazione Regione Liguria - un vero e proprio Museo del Migrante, stanno nella capacità di fondere assieme l'esperienza degli italiani all'estero e quella degli stranieri in Italia, presentandole essenzialmente per ciò che sono: due facce della stessa medaglia. La scelta caratterizzane di mettere a disposizione strumenti multimediali e interattivi costituisce inoltre un ulteriore pregio che rafforza l'empatia e il processo di identificazione tra il visitatore e il migrante. Sono orgoglioso del lungo lavoro fatto affinché la Liguria possa ospitare nel suo capoluogo una struttura così importante, un luogo capace di fare da ponte tra il passato e il presente, tra Ellis Island, la Boca e Genova, capace di tracciare un parallelo tra i nostri nonni, salpati "senza una palanca" in cerca di una nuova vita, e i nostri nuovi vicini di casa, che troppo spesso vengono guardati con diffidenza. Spero sinceramente che questo Museo venga visitato da moltissimi cittadini e in particolare diventi una meta fissa per studenti e insegnanti. Perché la conoscenza è la base fondamentale per il rispetto reciproco e per l'integrazione, elementi di cui la nostra società ha sempre più bisogno".

"Il padiglione  Memorie e Migrazioni del Museo del Mare – commenta Angelo Benessia Presidente Compagnia di San Paolo - costituisce un tassello fondamentale nella ricostruzione delle rotte dell'interscambio fra i popoli, con le loro sofferenze e le loro attese di vita migliore all'insegna dell'integrazione e della fraternità. La Compagnia di San Paolo, che si riconosce in questi valori,  con il sostegno alla nuova realizzazione mantiene i saldi legami  con il territorio".
L'Associazione Promotoricommenta il Presidente Giovanni Paolo Risso - nasce a Genova nel maggio 1996 e da oltre 15 anni raccoglie aziende dello shipping interessate a promuovere il patrimonio culturale marittimo genovese. La valorizzazione di questo capitale avviene attraverso quello che è diventato il più importante museo marittimo del Mediterraneo: il Galata Museo del Mare di Genova. In questo senso il nostro contributo all’inaugurazione di oggi, rappresenta un importante segnale di continuità, in linea con la mission dell'Associazione, che fa della cultura il mezzo principale di aggregazione e confronto fra i membri partner.

La nostra azienda - commenta Giuseppe Costa Presidente di Costa Edutainment spa - contribuisce da sempre attivamente alla valorizzazione e promozione del patrimonio, delle iniziative e delle reti culturali del territorio su cui opera in un’ ottica vincente di collaborazione tra pubblico e privato. Il nostro Gruppo si propone come punto di riferimento affidabile per le istituzioni pubbliche, proprietarie delle grandi strutture da noi gestite.

Servizi Educativi del Mu.MA con il comitato per le Celebrazioni dei 150 Anni dell’Unità d’Italia, che ha visto la realizzazione a Torino di laboratori centrati sul tema Emigrazione/Immigrazione, sono in programma al Galata, in collaborazione con la Cooperativa Solidarietà e Lavoro, laboratori e momenti di riflessioni dedicati alle scuole: il loro focus centrale sarà il barcone giunto da Lampedusa, “gemello” di quello in esposizione e dedicato specificamente alla Didattica.

Il Galata Museo del Mare, di proprietà del Comune di Genova, è amministrato e curato nella direzione strategica, scientifica, culturale e artistica dal Mu.Ma – Istituzione Musei del Mare e della Navigazione, ente permanente del Comune costituitosi nel 2005. Nel corso degli anni (dal 2004 a oggi) il Galata ha notevolmente rinnovato e ampliato le sue tematiche, dalla storia marinara di ieri a quella di oggi, dalla Galea al Sommergibile Nazario Sauro alle Migrazioni, diventando punto di riferimento nazionale e internazionale, a livello scientifico e di pubblico. La gestione è di Costa Edutainment spa, azienda costituita nel 1997 per iniziativa imprenditoriale della famiglia Costa, ed oggi leader in Italia con circa 5 milioni di visitatori all’anno. In associazione con Costa Edutainment, il Consorzio di Cooperative Sociali Progetto Liguria Lavoro garantisce un alto livello qualitativo nella sorveglianza e negli altri servizi aggiuntivi. A sostegno di eventi ed allestimenti anche l’Associazione Promotori Musei del Mare, nata con lo scopo di sostenere a livello finanziario e organizzativo il sistema museale marittimo della città.

La mostra è compresa nel biglietto d’ingresso al Museo negli orari di apertura del Galata Museo del Mare.

MEM: MEMORIA E MIGRAZIONI
Inaugurazione:
giovedì 17 dalle ore 16 alle ore 21 con cerimonia ufficiale alle ore 17.30
Durata della mostra: dal 17 novembre allestimento permanente
La mostra è compresa nel biglietto d’ingresso al Museo negli orari di apertura del Galata Museo del Mare:
Da Novembre a Febbraio:
martedì – venerdì 10.00 – 18.00 ultimo ingresso 17,00) sabato, domenica e festivi 10.00 – 19.30 (ultimo ingresso 18.00)
Da Marzo a Ottobre:
martedì – domenica 10.00 – 19.30 (ultimo ingresso 18.00)
Da novembre a febbraio lunedì chiuso per individuali ma aperto per scuole e gruppi.
Recapiti per informazioni al pubblico: 0102345655;
info@galatamuseodelmare.it


MeM – Memorie e Migrazioni. Descrizione del Percorso

Introduzione
Il percorso inizia dalla ricostruzione ideale di una casa contadina di metà Ottocento: su un tavolo si aprono le ‘’lettere di chiamata’’, le missive che i parenti già all’estero, inviavano ai familiari perché’ li raggiungessero. Queste lettere, con le fotografie dei famigliari, con le immagini dei “nuovi mondi”, con i dollari e i biglietti di viaggio prepagati, si aprono virtualmente e attori appaiono a magnificare le sorti nella Merica o comunque, la fuga dalla fame.

Il Visitatore - migrante viene invitato a ritirare il suo passaporto e il suo biglietto di viaggio

Sala 1
Genova e i suoi vicoli è la porta di partenza
Lo scopo di questo ‘viaggio’ che inizia proprio dalla stazione Principe, punto di raccolta dei migranti è quello di far vivere al visitatore il percorso migratorio di 29 milioni di italiani dalla fine del 1800 ai primi del 1900.
Per fare questo, si è ricostruito un pezzo di centro storico, con facciate dipinte e vicoli stretti, con le sue botteghe e con i suoi (virtuali) abitanti che si affacciano e interloquiscono con il visitatore-emigrante, a volte prendendolo in giro, a volte informandolo di novità come l’affondamento del “Sirio” o l’apertura di Ellis Island.

Il nostro emigrante, lo immaginiamo con la sua famiglia, con i suoi bagagli fatti di fagotti e speranze, entra nella Genova ottocentesca, in mezzo ai ‘’carrugi’’. Il centro storico, per lunghi decenni tra Otto e Novecento, fu un teatro dove si agitava un’antica commedia: il viaggiatore, l’emigrante, come l’ospite inopportuno, ma che non si perde occasione per dileggiare ma anche per sfruttarlo, come facevano gli albergatori, i medici, i sensali di ogni tipo di traffico.

La storia degli emigranti passa anche attraverso i vettori che fornivano loro i biglietti per imbarcarsi, uno dei maggiori tra i genovesi furono i Fratelli Lavarello che, con la loro flotta, movimentarono molti emigranti in America Latina. Lungo il percorso dall’albergo dove gli emigranti trovavano riparo in attesa dell’imbarco, un albergatore si rivolge al Visitatore testimoniando l’accoglienza riservata. Le vetrine delle botteghe storiche, mostrano raccolte di originali attinenti a temi particolari, quali captain’s paints, l’agenzia di viaggi transatlantici e lo scagno dell’armatore. Immagini di emigranti che lasciano il porto concludono la prima sezione.

Sala 2
La Stazione Marittima
Il percorso migratorio prosegue con la stazione marittima. L’attesa è finita. Il piroscafo all’ancora chiama i passeggeri e gli emigranti entrano nella stazione marittima: verifica (disinfezione) dei bagagli, verifica dei passaporti, timbratura dei biglietti. Oltre le finestre, incombe la fiancata della nave, il “Città di Torino”. Il Visitatore presentandosi al doganiere, altra postazione multimediale, con il passaporto che gli è stato consegnato all’inizio della mostra, viene informato sul suo nome e sulla sua età: sarà uno dei venti emigranti italiani, realmente vissuti, dei quali è stata ricostruita la storia. Storie comuni e storie di successo come quella di Rodolfo Guglielmi poi noto come Rodolfo Valentino, che partì povero da Genova e trovò fama in America’’.

Sala 3
L’imbarco. La partenza
Nelle “storie” dell’emigrazione, dove la “grande storia” è in realtà la ricomposizione dell’affresco collettivo di migliaia di storie individuali e famigliari, uno dei topos è rappresentato dal momento dell’imbarco, con l’impatto delle condizioni a bordo, la disciplina e l’organizzazione che vi regna: La ricostruzione scenografica del molo che fronteggia la murata del bastimento, scalandroni e passerelle permettono di accedere a bordo della nave, immergendo il visitatore nel “momento della partenza”, quando i vincoli si sciolgono.

Sala 4
La vita a bordo
Dalle finestre della Stazione Marittima si vede il piroscafo ‘’Citta’ di Torino’’, e i visitatori si ‘’imbarcano’’ passando attraverso una passerella di legno. La ricostruzione dell’interno dell’imbarcazione e’ suggestiva: da un camerone con le cuccette riservate agli uomini, si passa alla seconda classe, fornita di cabine a quattro letti e, ancora, all’infermeria e alla cabina del commissario di emigrazione che sorvegliava i passeggeri. Non mancano una cella dove venivano imprigionati i passeggeri piu’ violenti ne’ il refettorio dove si consumavano i pasti e la sezione femminile con i letti un po’ piu’ grandi per le mamme che avevano con se’ i bambini.La visita a bordo, è raccontata attraverso dialoghi, monologhi, racconti, desunti dalle lettere e dagli scritti degli emigranti, ma anche dei capitani e degli ufficiali, come i Commissari dell’Emigrazione e i medici di bordo, che hanno così modo, per “brevi frasi” di raccontare il mondo e la vita a bordo.

Il viaggio nelle viscere della nave da emigrante finisce con lo sbarco nelle tre destinazioni principali dell’emigrazione italiana: l’Argentina degli anni tra il 1860 r il 1880, il Brasile tra il 1880 e il 1892 e gli Stati Uniti con Ellis Island dal 1992 in poi.

Sala 5
Argentina
Il primo approdo è La Boca, fuori Buenos Aires e’ anche il quartiere dove si insediarono i liguri nella prima meta’ dell’Ottocento. E La Boca e’ rappresentata con i suoi colori vivaci perché’ le costruzioni, realizzate dai liguri in legno, furono dipinte con la stessa pittura che usavano per le loro navi e le loro barche.
Dentro le case de La Boca, altre suggestioni: emigranti che scrivono lettere a casa, raccontando le difficoltà dell’arrivo, mentre sullo sfondo scorrono le immagini dell’Argentina dell’epoca. Ma Buenos Aires significa musica, certamente tango e milonga, ma anche altro: ed è il Conservatorio Paganini di Genova che ha selezionato e digitalizzato i brani che rappresentano un ponte tra l’Italia e Argentina. Un antico grammofono permette di posizionare dischi a 78 giri che, magicamente, suonano rimandando le note e i suoni di culture diverse che si mescolano insieme. Dalle note argentine il Visitatore viene accompagnato alla prossima destinazione: il Brasile.

Sala 6
Brasile
Pochi conoscono come i discendenti italiani viventi oggi in Brasile siano oltre 20 milioni. Quest’emigrazione, meno conosciuta di quella statunitense e argentina, si impose tra gli anni ’70 e ’80 dell’Ottocento grazie alle forme di emigrazione assistita da parte dello stato federale di San Paolo che, attraverso l’immigrazione – in particolare quella italiana – intendeva risolvere il problema rappresentato dalla defezione degli schiavi afro-brasiliani a seguito dell’abolizione dello schiavismo.

Gli italiani, giunti in massa, al completo con le loro famiglie, furono avviati al difficile lavoro dei caffezais, dove conobbero forme molto dure di sfruttamento. Con il tempo, molti si emanciparono dalle nuove schiavitù dei fazendeiros e si iscrissero ai “nuclei colonial” con i quali si intendeva porre reddito larghe estensioni di macchia e di bosco non coltivati. Una parte di questi coloni, successivamente, passò in città (e in particolare a San Paolo) dove contribuirono fortemente alla industrializzazione e alla nascita della metropoli.

La ricostruzione brasiliana intende mettere in luce le diverse relazioni tra le forme di emigrazione: quella presso le “fazende”, quella nei nuclei coloniali e, infine, quella urbana e industriale. Il Visitatore incontra una capanna in legno, quali erano quelle presenti nei caffezais, con il suo contesto, fatto di bosco e di grandi piante di caffè. Entro la capanna sono ospitati alcuni elementi multimediali che raccontano il far west brasiliano, in una vita di vacheros e contadini impegnati in una dura attività di colonizzazione.

Sala 7
Ellis Island
Dalle grandi finestre si vedono sullo sfondo New York e i grandi transatlantici italiani che per decenni portarono gli emigranti: il Duilio, il Rex. Ma il Visitatore è ingabbiato nelle sbarre bianche che dirigevano il flusso dei migranti, avviati al controllo sanitario e psicologico. Tra le piastrelle appaiono i volti di altri emigranti, un caleidoscopio di etnie e di popoli, a memoria che Ellis Island, “l’isola delle lacrime” appartiene a tutto il mondo, e non solo agli italiani.

Grazie alla collaborazione con l’Ellis Island Immigration Museum, è stato possibile ricostruire i test psicologici e attitudinali che venivano fatti ai migranti: il puzzle, il “Cubo di Knox” e persino le prove di lettura, in italiano e in inglese, dedotte dagli stampati originali. Il Visitatore emigrante presenta il passaporto e viene sottoposto al test. In ultimo due arcigni ufficiali dell’Immigration Service ti sottopongono all’ultima, insidiosa, intervista, quella da cui si decide la tua ammissione o il rigetto, e perciò la condanna a tornare a casa, fine del sogno americano.

L’emigrazione italiana, almeno la sua fase più eclatante, quella che Ercole Sori aveva chiamato la “grande migrazione” è finita. Con la prima guerra mondiale i flussi si interrompono e riprenderanno a tratti dopo i due conflitti mondiali. Ma è il momento adatto per la “memoria migrante”. Adesso è possibile, tra i cercare quello dedicato al nostro emigrante, il nostro “alias” del passaporto. E’ possibile leggere la sua storia, le avventure, i successi e anche il fallimento. Una particolarità: due di questi emigranti sono ancora vivi, a segnare che questa storia si è estende fino al presente.

Ma non si ci limita a qualche storia. Grazie alla collaborazione con il Cisei, il Centro Internazionale di Studi sull’Emigrazione Italiana di Genova, una postazione di ricerca informatica permette di scandagliare un archivio di due milioni e mezzo di nomi: i partenti per l’estero, dove trovare lo zio d’America, l’anno e la nave con cui partì.

Sala 8
Immigrazione attraverso le immagini di Uliano Lucas
L’immigrazione straniera risale ad almeno quaranta anni fa. In forme sporadiche, lavoratori di altri paesi, in particolare dell’Africa, del Maghreb ma anche asiatici iniziarono a giungere in Italia e a occupare “nicchie” particolari.
I pescatori tunisini imbarcati sui pescherecci italiani a Mazara del Vallo, i venditori di tappeti marocchini in Sicilia, i venditori senegalesi nelle città del Nord e del Sud. Tra i primi a registrare una presenza silenziosa ma effettiva, il fotografo Uliano Lucas.
La prima stazione del percorso “Immigrazione” è quindi dedicata alla sua produzione. Le immagini, in bianco e nero, in formati verticali e orizzontali vengono proiettate su uno schermo, contestualmente a testi ricavati dalla stampa dell’epoca o dalle pubblicazioni degli stessi anni.

Cartoline di Viaggio
La sezione successiva è intitolata “Cartoline di viaggio” e gioca con il gusto esotico di noi occidentali. Si sceglie una grande e colorata cartolina da un raccoglitore, la si posa sul tavolo e subito parte una proiezione. Da quel paese, sia il Senegal, il Niger o l’Afghanistan, qualcuno è partito e ci racconta un viaggio verso l’Occidente. E’ il “grande viaggio”, quello in cui un migrante si gioca la vita per scappare dalla guerra o dalla fame. La mappa aiuta a vedere la lunghezza esasperante dei percorsi, le parole – a volte in un italiano incerto – raccontano di tormenti e sfruttamento. E non tutti i viaggi finiscono bene.

Il barcone
Uno dei momenti più significativi dell’esposizione: il “barcone” di Lampedusa che, barcone poi non è, grande poco più di una piccola barca da pesca ma che è stata una delle prime imbarcazioni cariche di profughi a giungere, sulla spinta della “primavera araba” sulle coste italiana.

L’oggetto, la barca, la dimensione reale delle cose: immagini dei salvataggi in mare e degli arrivi, le voci, le testimonianze raccolte dai giornalisti in questi anni aiutano a descrivere questo drammatico viaggio della speranza . E’ una parte impressionante. Le voci, i rumori, i racconti in prima persona dei migranti: i poveri oggetti raccolti dentro le barche, testimoniano una realtà terribile, a cui ci siamo abituati, perché è lontana dai nostri occhi, perché a volte è fatta di numeri e non di persone.

Ma è questa la realtà dell’immigrazione in Italia? No, questa è solo una parte la più dura, la più crudele. Il percorso prosegue raccontando gli altri aspetti di questa realtà:

Il lavoro
La prossima sezione è intitolata provocatoriamente “Chi ci ruba il lavoro?”: grazie ai filmati RAI e a quelli autoprodotti si ha un’idea della realtà lavorativa dell’immigrazione. I lavoratori immigrati ben raramente competono con quelli italiani. A loro sono rimasti i lavori disagiati, quelli flessibili e usuranti e per di più ( dati INPS) vengono pagati in media il 20% in meno rispetto agli italiani. Il lavoro femminile, in più, ha rappresentato un vero puntello per il welfare state all’italiana: la badante con l’anziano disabile a casa, e la donna italiana a lavorare in ufficio. A fianco scorrono immagini belle e colorate: sono gli scatti del “Team Donna Fotografa” di Giuliana Traverso. Riprendono una Genova familiare con un tocco in più: uomini e donne con tratti somatici diversi dai nostri eppure a loro agio, come la ragazza africana che vende la focaccia. Genova cambia, e forse cambia più velocemente di quanto ci accorgiamo.


La scuola
Altra realtà: la scuola. Il museo non perde occasione per giocare e stupire il visitatore: qui si diventa gli insegnati (diciamo supplenti) di una “classetta” colorata e composta, è possibile fare l’appello e chiamare uno dei ragazzi che, diligentemente, si alza e legge il suo tema, preparato con cura a casa. La propria storia, sentirsi diversi e uguali dai propri compagni. Avere tante aspirazioni e tanta voglia – proprio come gli italiani di nascita e di sangue – ma anche difficoltà: in casa, a scuola, per strada. Come insegna la storia della Francia, il problema dell’integrazione non è tanto quello della prima, quanto quello della seconda generazione.

La cucina
Il viaggio prosegue in compagnia di questi migranti ormai familiari. Ed ecco una grande colorata vetrina, piena di oggetti originali scelti dal Museo in base alle indicazioni dei migranti stessi intervistati. Sono i “ponti” tra culture e mondi diversi, quelli che ti permettono di restare te stesso anche a migliaia di chilometri di distanza. Il viaggio finisce in cucina: Chef Kumalè – alias Vittorio Castellani, giornalista “gastronomade” introduce i Visitatori alle cucine migranti e con l’aiuto di quattro cuochi di diverse nazionalità illustra la preparazioni di piatti importanti, di gusti che con tutta probabilità influenzano e cambiano le abitudini alimentari.

Le nicchie della riflessione
Il Visitatore è giunto alla fine del percorso. Ancora una volta prevale l’impostazione personale che i curatori del Museo hanno voluto dare. Una serie di nicchie rosse si presentano come i “confessionali” della celebre trasmissione “Grande Fratello”. Dai video appaiono i curatori (virtuali) nella innovativa sezione “Ma diamo i numeri?”. Un po’ quiz, un po’ sondaggio la postazione è un percorso su dieci domande che affrontano molti luoghi comuni. Una sorta di autoesame su quanto è conosciuto sulle migrazioni. A ogni risposta si fornisce quella giusta e un commento. E’ il momento della riflessione, perché il mondo sta cambiando, è cambiato e forse non ce ne siamo ancora accorti.

Documento inserito il: 27/12/2011
  • TAG: galata museo mare, genova, terzo piano, museo emigrazione immigrazione, postazioni multimediali, partenza piroscafo, arrivo america, fedele ricostruzione
  • http://www.galatamuseodelmare.it

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