Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, personaggi storici: Francesco Baracca

Francesco Baracca

di Umberto Diana


L’eroe italiano dei cieli del primo conflitto mondiale che incarnò il mito dell’ardito invincibile tanto caro a Gabriele D’Annunzio e a Benito Mussolini.


NASCITA E ADOLESCENZA

Il 9 Maggio 1888 a Lugo in provincia di Ravenna , nasce Francesco Luigi Baracca, rampollo di una buona famiglia borghese: il padre Carlo é un facoltoso proprietario terriero e la madre, Paolina de Biancoli, é una contessa.
Compiuti i primi studi nella città natale, ed i successivi approfondimenti a Firenze, il giovane Francesco sceglie la carriera militare iscrivendosi nel 1907 all'Accademia Militare di Modena da cui esce due anni dopo con il grado si Sottotenente di Cavalleria del Regio Esercito, venendo assegnato al Secondo Reggimento Piemonte Reale di stanza a Roma.
Nella capitale si mette subito in luce vincendo il prestigioso concorso ippico di Tor di Quinto, facendo presagire una sfolgorante carriera nell’ambito dell’arma di appartenenza.
Nel 1912, però egli assiste ad un'esercitazione aerea a Centocelle e ne rimane affascinato, tanto da richiedere il passaggio alla neonata forza armata, che peraltro in quegli anni era parte integrante dell’esercito.
Il 24 Aprile di quell’anno viene accettato il suo trasferimento e Francesco Baracca inizia il proprio addestramento, conseguendo il 9 Luglio il brevetto di pilota, dimostrando fin da subito un’abilità nelle tecniche di volo non comuni.


CARRIERA MILITARE

Nel 1914 viene assegnato al Battaglione Aviatori e si addestra sui caccia Nieurport 10 mentre i venti di guerra cominciano ad investire l’ Europa.
All’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale, Francesco Baracca comincia ad effettuare voli di pattugliamento con la seconda squadriglia, ed il suo battesimo del fuoco avviene nella seconda metà del 1915, ma il suo primo abbattimento avviene il 7 Aprile 1916, quando sopra i cieli di Gorizia costringe all’atterraggio di fortuna in territorio italiano un ricognitore austriaco, il cui equipaggio viene catturato.
Per questa azione egli ottiene una medaglia d’argento al Valor Militare poiché questa vittoria dell’aria era la prima in ordine cronologico effettuata dall’aviazione italiana.
Occorre sottolineare il fatto che, al termine dell’azione, egli voglia incontrare i nemici abbattuti per complimentarsi per il valore dimostrato, atteggiamento che Francesco Baracca esternerà anche in altre occasioni nel prosieguo del conflitto, dimostrando doti di cavalleria e rispetto dell’avversario perché , come avrà a dire in seguito “io miro all’aereo, non all’uomo che lo conduce“.
Nei mesi successivi viene decorato con un altra medaglia d’argento ed una d’oro, quest’ultima nel maggio 1918.
A questa prima impresa seguono ben sei vittorie in scontri individuali, che lo portano già dal giugno 1916 ad essere considerato uno dei pochi assi dell’aviazione non solo italiana, con tutta la celebrità conseguente e la promozione al grado di capitano.
Agli esordi del 1917 Francesco Baracca conobbe il conte Fulco Ruffo di Calabria, di cui divenne comandante ed intimo amico, e con il quale fu protagonista di battaglie aeree nei cieli della Slovenia, di cui a una, combattuta l'11 Febbraio sopra Udine, assistette re Vittorio Emanuele III e che si concluse con la vittoria dell’asso romagnolo.
Il giorno dopo il Re volle incontrare Francesco Baracca per complimentarsi con lui ed il suo equipaggio, ed insignirlo dell’Ordine Militare di Savoia.
Il 1° Maggio viene istituita la 91 Squadriglia, che viene denominata “degli assi“, perché costituita dai migliori piloti dell’aviazione militare, scelti personalmente da Francesco Baracca; ne faranno parte Fulco di Calabria, Ruggero Piccio, Gaetano Aliperta, Bartolomeo Costantini, Giovanni Sabelli e Ferruccio Ranza.
A questi vengono affidati i nuovi NIEUPORT 10 costruiti dalla Macchi.
Francesco Baracca, per dare un ulteriore segno distintivo alla formazione, decide di fare disegnare sulle carlinghe degli aerei il cavallino rampante, che era contenuto nello stemma della propria famiglia e che nel 1923 sua madre donerà ad Enzo Ferrari perché ne facesse il simbolo della sua scuderia di automobili da corsa.
Il cavallo rampante originale, occorre dire, era più tozzo e muscoloso di quello oggi ammirabile sulle vetture di Maranello. La coda, ad esempio, era rivolta in alto, quasi a sfidare i venti, mentre l’attuale stemma Ferrari é meno vistoso e più stilizzato, ma sicuramente ricalca fedelmente l’idea di potenza e fierezza che Francesco Baracca voleva affidare alla squadriglia da lui comandata.
Nel primi mesi del 1917 , alla testa della 91a Squadriglia, consegue ben 19 vittorie in altrettanti duelli aerei che gli valgono, peraltro, la promozione a Maggiore.
La guerra di terra, però non é altrettanto soddisfacente per l’Italia che , anzi, subisce la disfatta di Caporetto e solo nei cieli la sua supremazia sembra indiscussa, tanto che le vittorie in combattimento di Francesco Baracca salgono a trenta.
Nonostante questo incredibile curriculum, l’asso romagnolo viene messo a riposo per qualche mese, secondo alcuni per personali motivi di salute, ma secondo altri perché nelle alte sfere dell’esercito la sua incredibile popolarità, cominciava a risultare scomoda, oltretutto se paragonata all’odio con cui erano visti i comandanti in capo del Regio Esercito.
Nel maggio 1918, comunque, Francesco Baracca viene richiamato in servizio e, riprendendo i combattimenti, porta a termine altre sfolgoranti vittorie.


L’ABBATTIMENTO

Il 19 Giugno 1918, ormai trentenne, dopo avere compiuto una missione ricognitiva, rientra al campo di Quinto di Treviso, per sostituire il proprio aereo che aveva il rivestimento danneggiato e ripartire con il mezzo di riserva insieme ad altri due velivoli della Squadriglia 91: uno guidato dall’esperto Costantini, l’altro dal giovane ma promettente Osnago.
I compiti assegnati consistevano in un mitragliamento sulle linee austriache del Montello durante il quale, forse per una mancata reciproca copertura, l’aereo di Francesco Baracca viene colpito da un biplano austro ungarico.
Verrà ritrovato solo qualche giorno dopo, il 23 Giugno, da una spedizione guidata dallo stesso Osnago, in località Busa delle Rane.
Accanto ai resti dell’aereo si trova Il corpo di Francesco Baracca , ustionato in vari punti e con una profonda ferita all’orbita dell’occhio destro.
Le cronache dell’epoca adombrarono l’ipotesi che egli abbia preferito il suicidio piuttosto che morire bruciato vivo all’interno del velivolo, o finire prigioniero del nemico.
A riprova di ciò osservarono che la ferita orbitale sarebbe stata provocata da un colpo di pistola, che in effetti non si trovava nella fondina del maggiore, ma nei pressi del suo cadavere.
La mancata autopsia e le numerose ferite al petto provocate dalle mitragliatrici nemiche, rendono però non certa questa tesi. Inoltre le autorità austro ungariche da subito dichiarano, anche con la produzione di fotografie, di avere abbattuto l’aereo di Francesco Baracca durante un combattimento.
Le esequie si svolgono il 26 Giugno 1918 a Quinto di Treviso alla presenza di alte autorità civili e militari e l’elogio funebre é tenuto dal Vate Gabriele d’ Annunzio.
Qualche giorno dopo si svolge una cerimonia voluta dalla famiglia in forma più intima, dove la salma, rinchiusa in un sarcofago di bronzo ottenuto dalla fusione di cannoni austriaci e sormontato da un'aquila che solleva la bandiera dei Savoia, viene tumulata nel cimitero di Lugo.
Nei giorni successivi all’abbattimento e fino al ritrovamento dei resti dell’aereo, la famiglia vive una fievole speranza di una conclusione meno drammatica, avvalorata dal crudele comportamento delle autorità che si preoccupano soprattutto di non creare scoramento tra le truppe.
Lo stesso re Vittorio Emanuele viene convinto ad inviare alla famiglia un telegramma dove si informano i genitori che “non si esclude una soluzione positiva del caso”.


VITA PRIVATA

Francesco Baracca era sicuramente un uomo molto avvenente: di alta statura e dai lineamenti fieri ed intensi, unitamente ad una fama di vincente ed impavido avrebbe potuto sicuramente atteggiarsi a tombeur de femme.
Così non fu. Come ebbe a dichiarare in un’intervista, “vista la pericolosità della mia esistenza non posso dedicarmi a formare una famiglia con una donna che potrei rendere presto vedova“.
Tuttavia, nel 1995 divenne di pubblico dominio la storia d’amore tra lui e Norina Cristofoli, nata a Tolmezzo nel 1902 con la quale l’asso dei cieli inizia una relazione nel 1917 quando si trova di stanza ad Udine.
Conosciuta ad un ballo, la loro frequentazione si interrompe con la disfatta italiana di Caporetto in seguito alla quale la famiglia di Norina ripara a Milano, ma che prosegue in via epistolare fino a qualche giorno prima della tragica scomparsa di Francesco Baracca.
Norina Cristofoli diventerà cantante lirica di un certo successo e morirà nel 1978, senza aver mai più voluto altre relazioni sentimentali, ma vivendo nel ricordo del suo eroe dei cieli.


ICONA FASCISTA

Nel primo dopoguerra, Benito Mussolini aveva necessità di trovare icone che potessero avvalorare, con le loro esistenze le sue idee suprematiste.
Francesco Baracca, con i suoi comportamenti impavidi ed eroici, ricalcava sicuramente questi ideali, ed il fascismo ne fece una indiscussa icona, in questo aiutato da Gabriele D’ Annunzio, sincero ammiratore dell’eroe dei cieli.
A Francesco Baracca sono intitolate strade, istituzioni ed opere pubbliche, ed in svariate città italiane si ergono monumenti alla sua memoria il più importante dei quali si trova alle porte di Treviso con una dedica di D’Annunzio.


IL DUALISMO CON IL BARONE ROSSO

Nel corso del primo conflitto mondiale, la fama di asso dei cieli di Francesco Baracca convive con quella del Barone Manfred Von Richthofen, tedesco soprannominato il Barone Rosso a causa del colore con il quale aveva dipinto la carlinga del proprio velivolo. A lui sono accreditate ben 80 vittorie aeree prima di essere abbattuto il 21 Aprile 1918.
I due protagonisti dell’aviazione nella Prima Guerra Mondiale non poterono mai scontrarsi perché gli scenari delle loro azioni erano diversi: Francesco Baracca era impegnato sul fronte italo-austriaco, mentre il tedesco operava sul fronte francese.
Occorre dire che il Barone Rosso negli anni successivi godette di fama superiore rispetto al nostro concittadino, questo perché la cinematografia, ed anche il mondo dei fumetti, si impossessarono del suo nome e delle sue gesta per renderlo meno candidato all’oblio.


Nell'immagine, l'asso dell'aviazione italiana nel corso della Grande Guerra, maggiore Francesco Baracca.


Documento inserito il: 15/03/2025
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