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La civiltà perduta di Creta

del Prof. Giovanni Pellegrino


Una delle civiltà più importanti del Mediterraneo è stata senza dubbio quella di Creta.
La principale città di tale antica civiltà era Cnosso, ora un semplice villaggio ancora esistente.
Schliemann che aveva trovato Troia e insegnato al mondo che le leggende greche andavano prese abbastanza sul serio, era stato ben consapevole delle allusioni di Omero a Cnosso e ad altri luoghi dell’isola.
Egli aveva avuto il progetto di scavare a Cnosso, ma aveva litigato con il proprietario terriero locale e poco dopo era morto.
Quando l’archeologo Evans vide i mucchi di macerie e le rovine che avevano affascinato Schlieman, fu preso dal desiderio di compiere degli scavi, ma il governo turco che dominava su Creta, gli negò il permesso.
Quando Creta venne liberata, Evans tornò, acquistò il resto della proprietà, ed ottenne l’aiuto del nuovo governo. Egli ingaggiò 150 operai per farsi aiutare negli scavi.
Evans impiegò soltanto 9 settimane a fare una sensazionale scoperta. Le rovine della ritenuta mitica Cnosso, si distendevano a poco più di un metro di profondità.
Lo sbalordito Evans si ritrovò a contemplare una estesa e complessa rete di mura che copriva almeno sei acri.
Le cantine contenevano chilometri di magazzini. In quelle cantine Evans trovò quello che cercava: una massa di quasi 2000 tavolette d’argilla e sigilli di pietra.
Evidentemente il fuoco, nel distruggere il palazzo, aveva incidentalmente colto e preservato le molli tavolette.
Evans si aspettava fiduciosamente di poter decifrare pittografie e scritti, ma non ci riuscì mai. Risultò che erano in tre diverse lingue sconosciute, una delle quali è tuttora impenetrabile.
Evans annunciò che avrebbe avuto bisogno di un anno per trovare qualcosa di interessante.
Dobbiamo dire che Evans era andato a Creta per decifrare un sistema di scrittura, ma aveva scoperto una civiltà.
Alla fine egli dimostrò che le navi minoiche attraversavano i mari fin dal 4000 a.C., prima di qualsiasi altra potenza marinara conosciuta.
Quella civiltà che risaliva fino ai giorni più antichi del genere umano, era vecchia almeno quanto i faraoni e forse molto di più.
Agli stranieri doveva essere apparsa benigna e pacifica oltre che grande. Non c’erano fortificazioni su Creta.
Il porto di Heraklion, come lo chiamavano i greci, era più grande di quello di Atene.
Dall’altra parte dell’isola, sulla sponda meridionale, c’era Sesto ed anche il maestoso palazzo, privo di fortificazioni. In seguito altri due palazzi vennero alla luce su Creta.
Gli archeologi cominciarono a rendersi conto che la cultura cretese aveva avuto come suo centro il palazzo.
Uno dei dati più sorprendenti della cultura cretese era l’assenza di fortificazioni.
Ma perché non esistevano Mure esterne di difesa?
Perché mancavano praticamente i segni dell’esistenza di armi o di soldati proprio fino agli ultimissimi anni dell’impero?
Gli storici hanno cercato di dare una risposta convivente a tale importante domanda.
Il controllo dei mari da parte di una flotta potente, poteva spiegare perché i signori minoici si sentissero al sicuro contro le invasioni dal mare.
Ma come si difendevano se per caso un signorotto veniva aggredito da un altro? È possibile che non vi fosse bisogno della protezione della polizia, o della sua opera di coercizione contro le rivolte di individui delle classi inferiori?
Questo è senza dubbio un altro interessante mistero della civiltà cretese.
Nell’ambito di tale civiltà un ruolo di grandissima importanza è stato attribuito dagli storici al re cretese Minosse.
Molti studi sono stati effettuati dagli storici riguardo la figura di Minosse. Sembra ora che i minosse fossero molti non uno solo.
Infatti, dopo molti anni di studio, gli studiosi si sono resi conto che i dominatori di Cnosso venivano chiamati sempre Minosse, allo stesso modo che quelli dell’Egitto si chiamavano tutti faraone.
Secondo James Frazer grande esperto di magia e di religione, ogni otto anni Minosse si arrampicava fino alla grotta sul monte Ida e rendeva conto del suo operato di re al suo padre divino, Zeus.
Ma qual è il significato da attribuire a tale tradizione? La tradizione in questione faceva chiaramente riferimento al fatto ch,e senza quel “ rinnovo”, ogni otto anni avrebbe rischiato di perdere il trono.
Perché ogni otto anni?
Perché secondo Frazer soltanto una volta ogni otto anni la luna piena coincide con il giorno più lungo o con il più corto dell’anno.
Tale fatto fa pensare che i minoici avevano tenuto registrazioni esatte del sorgere e del calare del sole e della luna, intuitivo che tra quel rinnovo del potere del re e il tributo di giovinetti e fanciulli ogni otto anni da parte di Atene, dovesse esserci un nesso concreto.
Questo è un motivo per sospettare che la leggenda del Minotauro non era del tutto falsa.
Ma che cosa accadeva a quei ragazzi e a quelle ragazze ateniesi una volta arrivati a Cnosso?
Frazer pensava che quei giovani giocassero un ruolo in un rito orribile.
A tale riguardo Frazer scrive: ”Forse venivano arrostiti vivi dentro l’immagine improvvisata di un toro o di un uomo dalla testa di toro, alfine di rinnovare la forza del re. Questo in tutti i casi è suggerito dalla leggenda di Talo, il gigante di bronzo che abbracciava gli uomini e si gettava con loro nel fuoco. Si diceva che fosse stato messo da Zeus a guardia dell’isola di Creta di cui faceva il giro tre volte al giorno. Secondo un racconto era un toro. Non è escluso che le vittime umane da sacrificare all’idolo, venissero arrostite dentro il suo corpo vuoto.
I greci dicevano che Talo era un gigante di bronzo, il quale teneva lontani gli stranieri da Creta scagliando grossi massi contro le navi che si avvicinavano all’isola, oppure si diceva che diventa incandescente e chi sconfinava veniva bruciato a morte dal suo abbraccio.
Se la gente di quel tempo credeva effettivamente a tale racconto, tale credenza poteva spiegare l’assenza di fortificazioni sull’isola, dal momento che nessuno avrebbe mai osato avvicinarsi a Creta.
Inoltre, alcune leggende mettevano in relazione Talo col grande inventore Dedalo, dal momento che sostenevano che Talo era nipote di Dedalo.
Secondo altre legende Talo era l’apprendista del grande inventore.
In ogni caso, qualunque fosse la verità che si nascondeva dietro quelle leggende, Minosse, Talo, ed il Minotauro del labirinto, facevano sì che Creta sembrasse quando mai poco invitante verso gli stranieri.
Documento inserito il: 23/04/2025
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