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Carlo Emanuele Buscaglia. L'asso degli aerosiluranti che visse due volte

di Francesco Caldari


Dal 10 giugno 1940 l’Italia è in guerra. Due anni dopo, la Regia Aeronautica sta facendo la sua parte, ma si trova in una situazione di grave difficoltà, con pesanti perdite, problemi di produzione e logistica. La difesa del territorio italiano e delle colonie africane è ardua. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno sviluppato aerei di alta qualità, come il P-51 Mustang, il Supermarine Spitfire e il North American P-51, in grado di contrastare efficacemente quelli dell'Asse, oltre una forte capacità di produzione, che permette loro di sostituire le carenze e di mantenere elevata la superiorità aerea.
16 novembre 1942. Le perdite italiane sono importanti, giungendo a offendere anche riconosciuti assi della nostra aviazione: con un proprio Ordine del Giorno, il capitano Giulio Cesare Graziani porta a conoscenza dei propri uomini che gli è stata attribuita la responsabilità del 132° Gruppo Autonomo Aerosiluranti e che il Sottosegretario di Stato all’Aeronautica, Rino Corso Fougier, ha disposto che tale Gruppo assuma il nome del Comandante caduto in un combattimento aereo solo qualche giorno prima: il maggiore Carlo Emanuele Buscaglia. Per lui è già stata inoltrata la proposta per la concessione della medaglia d’oro al valor militare.
Il 12 novembre è avvenuto lo scontro aereo a seguito del quale Buscaglia è dichiarato disperso. L'evento si svolge nei cieli della baia di Bougie, in Algeria. È ai comandi del suo Savoia-Marchetti S.M.79 Sparviero, più noto col nomignolo di “gobbo maledetto”, a causa della peculiare protuberanza presente sopra la cabina di pilotaggio, che alloggia la postazione dell'armiere che utilizza la mitragliatrice dorsale per la difesa ravvicinata contro i caccia nemici. Sta partecipando a un'azione contro un convoglio di navi alleate, impegnate nello sbarco in Nord Africa. La formazione italiana è intercettata da sette Speedfire inglesi, decollati da Algeri. L'aereo di Buscaglia è colpito dalle mitragliatrici dei caccia nemici e, pare, anche dal fuoco di un caccia torpediniere alleato. Nonostante l'aereo si incendi, Buscaglia porta a termine la sua missione, sganciando il siluro trasportato contro un piroscafo alla fonda.
Il suo aereo si infila in mare ed esplode, come testimoniano gli italiani che volano su altri aerosiluranti. L’equipaggio viene segnalato come disperso. Non vi sono speranze per la loro sopravvivenza.
Il bollettino del Comando Supremo numero 901 del 13 novembre 1942 riporta che il Maggiore Buscaglia, dopo aver guidato l'azione - e superato complessivamente nel corso della sua carriera le 100.000 tonnellate di naviglio nemico affondato - non ha fatto ritorno alla base. Egli è dichiarato formalmente disperso e presunto morto in azione. Oggi si direbbe MIA ("Missing in Action"), la locuzione utilizzata in molti paesi, compresi Stati Uniti, Regno Unito e altre Forze Armate della NATO.


L’aerosilurante, un’idea che viene da lontano

L'idea di utilizzare l'aeroplano come vettore del siluro nacque in tempi lontani. Nel 1914 l’ingegnere ed avvocato Alessandro Pasteras – Pescara propose alla Marina di costruire un idrovolante progettato appositamente per questo scopo. Il connubio tra idrovolante e siluro apparve subito una soluzione ottimale per contrastare l'obsolescenza tecnica delle siluranti navali di fronte al progresso delle altre unità da guerra. Le torpediniere avevano perso la loro capacità di attacco insidioso ed in più attraevano il fuoco nemico. L'aeroplano, invece, si rivelava capace di attaccare navi alla fonda o protette da sbarramenti. Un prototipo venne costruito e collaudato all'Arsenale di Venezia. La direzione tecnica del progetto fu affidata al Capitano del Genio Navale Alessandro Guidoni, un pioniere dell'aviazione militare italiana che ha contribuito significativamente allo sviluppo delle tecnologie aeronautiche. La realizzazione del velivolo affrontò notevoli ostacoli, superati con soluzioni costruttive audaci, come l'adozione di una struttura completamente metallica e due motori in tandem. Si tenga conto che, all'epoca, i massimi pesi lanciati dagli aerei non superavano i 10 kg, mentre il siluro ne pesava circa 450. La notizia di un primo lancio di prova di un simulacro di siluro ebbe vasta risonanza internazionale e Guidoni fu accolto in un viaggio negli Stati Uniti come il "primo idrosilurante del mondo".
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale portò paradossalmente all’abbandono in Italia degli studi, per scarso interesse delle autorità, mentre inglesi e tedeschi credettero maggiormente in questa nuova specialità, tanto da ottenere alcuni successi durante il conflitto. Ciò risvegliò la nostra attenzione, e nell'agosto 1917 vennero approntati dei velivoli Caproni capaci di trasportare un siluro da 600 kg. Fu pertanto pianificata ed eseguita una missione contro una corazzata austriaca ormeggiata, che non ebbe successo a causa dello sgancio prematuro del siluro. Gabriele D'Annunzio, fervente appassionato del volo, si prodigò, ed egli stesso assunse il comando della Prima Squadriglia Navale Siluranti Aeree "San Marco" nel marzo 1918.
Nel dopoguerra, l'interesse per la specialità si affievolì nuovamente (il conflitto aveva portato con sé la vittoria ma anche problemi economici per lo Stato, che avevano indotto un vasto programma di smobilitazione delle strutture aeronautiche), ma un risveglio si ebbe nel 1923, con la costituzione della Regia Aeronautica come Forza Armata indipendente. Fu indetto un concorso, vinto dal Savoia – Marchetti S. 55, capace di trasportare un siluro tra i due scafi, ed anche il Macchi M. 24 venne impiegato per esercitazioni di aero siluramento. Intanto, si profilavano tensioni tra Regia Aeronautica e Regia Marina sullo sviluppo della specialità.


L’asso degli aerosiluranti

Carlo Emanuele Buscaglia nacque a Novara il 22 settembre 1915. Dopo aver studiato al liceo ed essersi brevemente iscritto a legge, passò all'aeronautica. D’altra parte, il suo interesse per la vita militare si era manifestato sin da adolescente. Nel 1934 presentò domanda come volontario e, un mese dopo, si iscrisse al concorso della Regia Accademia Aeronautica, classificandosi al termine 24º su 220 candidati. Il suo primo volo (di 10 minuti) avvenne il 24 ottobre 1934 presso la scuola di pilotaggio di Capua. Fu nel 1937che venne nominato Sottotenente. Nel giugno del 1940, l'Aeronautica italiana era entrata in guerra priva di una specialità aerosiluranti. Le sperimentazioni precedenti erano state condotte lentamente e vi erano problemi per l'approvvigionamento dei siluri. Solo dopo le prime prove negative dei bombardieri in quota, venne istituito a Gorizia un primo reparto di cinque trimotori S. 79 denominato Reparto Sperimentale Aerosilurante. Gli S. 79 erano stati scelti definitivamente fin dal 1937 per la loro attitudine al lancio. Anche Buscaglia entrò a far parte della 278ª squadriglia, soprannominata "i quattro gatti": era composta da pochi aerei e disponeva di un numero limitato di siluri. Nello stemma era raffigurato un siluro con appollaiati sopra per l’appunto quattro gatti, due bianchi e due neri, con un pizzico di scaramanzia.
Le tattiche di siluramento prevedevano l'attacco al fianco della nave nemica, spesso in coordinamento con bombardieri in picchiata. Bisognava attaccare seguendo parametri molto precisi: a 300 km/h e da un'altezza di 30 metri si lanciava il siluro da una distanza fra il chilometro e i 300 metri. I siluri aerei avevano gittata e velocità inferiori a quelli navali, ma una carica bellica simile o superiore.
La squadriglia sperimentale fu messa alla prova quasi subito. Il "battesimo del fuoco" degli aerosiluranti, presente anche Buscaglia, consistette in un attacco al porto di Alessandria d'Egitto nella sera di Ferragosto del 1940, che si rivelò un fallimento. La Royal Navy aveva scelto le sue basi nel Mediterraneo accuratamente. Da ovest Gibilterra, poi Malta, quindi Alessandria d'Egitto e Cipro ed Haifa. L’attacco su Alessandria fu eseguito da cinque aerosiluranti. La reazione contraerea fu vivace. I fondali non erano ben conosciuti, e quindi l’aviolancio dei siluri non poteva conseguire risultati efficaci. Seppure Buscaglia riuscì nel lancio, il siluro non raggiunse l’obiettivo e si insabbiò. Un altro aereo esaurì il carburante, e fu costretto a un atterraggio nel deserto egiziano, venendo catturato.
Il reparto neocostituito conseguì i primi successi nella seconda metà del 1940, danneggiando gli incrociatori britannici Kent (17 settembre 1940 al largo di Solum in Libia, Buscaglia insieme al Tenente Guido Robone danneggiò gravemente l'incrociatore inglese, mettendolo fuori uso per diversi mesi), Liverpool e Glasgow (3 dicembre 1940 alla baia di Suda a Creta, dove il nostro insieme al Capitano Massimiliano Rasi silurò l'incrociatore, anch'esso reso inutilizzabile per mesi). Gli aerosiluranti italiani parteciparono a numerose operazioni sempre nel Mediterraneo, ottenendo ulteriori successi significativi come il danneggiamento della corazzata Nelson (27 settembre 1941), oltre all'affondamento di numerosi incrociatori e naviglio mercantile. Successivamente vennero costituite altre squadriglie e gruppi aerosiluranti, raggiungendo il massimo incremento organico a fine 1942.
Carlo Emanuele Buscaglia con il suo Savoia-Marchetti S.M.79 Sparviero "gobbo maledetto", aveva consolidata la propria fama, divenendo uno dei più celebri e capaci piloti aerosiluranti, protagonista di numerosi successi. Egli spiccava nell'eseguire manovre complesse per sganciare il siluro vicino al bersaglio, evitando la contraerea nemica. Ciò poiché teorizzava che il rischio di attaccare a distanza ravvicinata era solo marginalmente superiore al vantaggio di colpire con certezza. Nel novembre 1942 la triste notizia del suo abbattimento.


La seconda vita
5 marzo 1943. Le autorità inglesi divulgano una lista di nomi di prigionieri. E, a sorpresa, spunta il nome di Buscaglia. Sopravvissuto all’ammaraggio, era stato fatto prigioniero.
Dopo che il suo Savoia-Marchetti S.M.79 era stato abbattuto ed esploso in mare, Buscaglia e il suo fotografo di bordo, l'aviere Francesco Maiore, sebbene in gravi condizioni, sono recuperati da un'unità navale americana. Ricoverati in un ospedale francese in Algeria, Maiore, morirà alcuni giorni dopo a causa delle gravi ferite. A Buscaglia è concesso di inviare un paio di lettere alla famiglia a Novara. Le due missive arriveranno però a destinazione dopo l’inserimento del suo nome nella lista di prigionieri. Dopo le prime cure, Buscaglia fu trasferito in un campo di prigionia a Crossville, nello stato americano del Tennessee. Un prigioniero italiano di quel campo scrisse una lettera ai propri genitori in Sicilia: “stamattina è giunto fra noi un maggiore pilota italiano, Carlo Emanuele Buscaglia, per il quale avevo ascoltato la messa in suffragio in Sicilia poche ore prima della mia partenza per il fronte. Potete immaginare la gioia che mi pervade sapendolo vivo, seppur con qualche bruciatura”. Quando le autorità americane ufficializzarono la cobelligeranza del Regno del Sud, ai prigionieri fu data la possibilità di scegliere se tornare in patria e unirsi agli Alleati o rimanere nel campo come prigionieri della Repubblica di Salò. Buscaglia scelse di tornare in Italia per essere reintegrato nei ranghi della Regia Aeronautica. Non mancarono gli insulti da parte di alcuni suoi compagni di prigionia che avevano optato per rimanere fedeli alla Repubblica Sociale Italiana.
Rientrato in Italia alla fine di giugno del 1944, fu immediatamente proposto per il comando dello Stormo “Baltimore”, un'unità da bombardamento leggero equipaggiata con aerei della RAF britannica.
Nel frattempo, al nord, nella Repubblica Sociale Italiana, Buscaglia era ritenuto caduto in combattimento e un gruppo aereo siluranti – come abbiamo scritto sopra - era stato intitolato alla sua memoria. Quando giunse la notizia della sua sopravvivenza e della sua scelta di combattere con il Regno del Sud, il governo di Salò modificò il nome del reparto (che venne intitolato a Carlo Faggioni, un altro pilota caduto in missione con l'Aeronautica Nazionale Repubblicana).
Buscaglia iniziò quindi l'addestramento sui velivoli inglesi. Era stato però per circa due anni inattivo e pativa ancora le conseguenze delle ferite. Il 23 agosto 1944, a Campo Vesuvio vicino a Napoli, tentò di decollare – in solitaria - con un bombardiere Baltimore, che aveva funzionamento inverso delle manette del motore rispetto agli aerei italiani. In fase di decollo l'aereo si schiantò, si incendiò e Buscaglia rimase gravemente ferito, tanto da morire il giorno successivo presso l'ospedale militare inglese di Napoli. I suoi funerali si tennero nel Duomo di Napoli e fu sepolto a Ottaviano, nei pressi del campo di volo che aveva visto la sua ultima missione.


L’eredità di Buscaglia
Se vi chiedete se il suo nome è ancora ricordato nei cieli, ebbene sappiate che i piloti del 132° Gruppo Volo “Buscaglia” della nostra Aeronautica lo portano scritto sulla carlinga dei loro velivoli. Gli Eurofighter Typhoon (EF 2000), basati ad Istrana (Treviso) assicurano il servizio di sorveglianza e difesa dello spazio aereo nazionale e NATO, svolgendo attività anche in operazioni all’estero.
La prassi normale prevede che siano gli Stormi (il livello gerarchico superiore al Gruppo) ad avere la possibilità di essere intitolati a personaggi che hanno segnato la storia della Forza Aerea con le loro imprese. Il 132° Gruppo Volo rappresenta un'eccezione significativa a questa regola: il 132° "Buscaglia" rappresenta un caso particolare in cui, per ragioni storiche e per il forte legame dell'eroe con il reparto, questa prassi è stata derogata, per ricordare colui che, come cita la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare a suo tempo conferitagli e confermata dalla Repubblica liberata:” sulle vampe della violenta difesa contraerea, sotto la mitraglia rabbiosa di numerosi caccia che gravemente colpivano il suo velivolo incendiandolo, si lanciava come folgore sull'obiettivo prescelto e, a distanza ravvicinata, mentre un’ala dell'apparecchio era già consumata dal fuoco, sganciava il siluro contro un grosso piroscafo che, colpito, si incendiava”.


Nell'immagine, a sinistra il maggiore Carlo Emanuele Buscaglia; a destra lo stemma attuale del 132° Gruppo Volo

Documento inserito il: 12/03/2025
  • TAG: Aerosiluranti, Buscaglia

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