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Storia dell'uomo dalle origini ai giorni nostri. Trentacinquesima puntata

di Alberto Sigona


La Prima Rivoluzione industriale

Delimitata dallo storico Thomas Ashton con inizio fra il 1760 e il 1780 e termine tra il 1820 e il 1840, la Prima Rivoluzione Industriale fu un processo di evoluzione economica e di industrializzazione della società che da sistema agricolo-artigianale-commerciale condusse ad un sistema industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica e dall'utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (come ad esempio i combustibili fossili, specie petrolio e carbone), il tutto favorito da una forte componente di innovazione tecnologica e accompagnato da fenomeni di crescita demografica, sviluppo economico e profonde modificazioni socio-culturali. Ebbe inizio in Inghilterra, che all'epoca era uno dei Paesi economicamente (anche grazie alle innumerevoli colonie) e culturalmente (uno dei primi Paesi al Mondo in cui l'Illuminismo aveva attecchito maggiormente) più avanzati, per poi diffondersi lentamente nel resto d'Europa. A favorire l’onda del cambiamento ci furono ovviamente le nuove conoscenze scientifiche che in altri Paesi trovarono un muro di ottuso rifiuto, mentre in Gran Bretagna furono accolte, finanziate e messe a disposizione dei sistemi di produzione industriale.

I simboli della rivoluzione furono due: la macchina a vapore e la locomotiva a vapore. Brevettata dallo scozzese James Watt nel 1775, la macchina a vapore(1) sfruttava l’energia prodotta dalla combustione del carbone, fornendo una costante forza motrice in grado di far funzionare macchinari potenti. Il suo impiego si rivelò perciò di fondamentale importanza nelle industrie - dall'ambito tessile (vi fu un boom del cotone) a quello siderurgico (salì alla ribalta il ferro) – che così ebbero uno sviluppo vertiginoso. Il suo uso sarebbe stato importantissimo anche nelle miniere, per il trasporto del carbone e per azionare le pompe che toglievano l'acqua dalle gallerie e dai pozzi.

Successivamente la macchina a vapore sarà adoperata anche per far viaggiare merci e persone su vagoni trainati da una locomotiva. La locomotiva a vapore, inventata da George Stephenson nel 1814, fu via via perfezionata fino a diventare il perno della rivoluzione dei trasporti: a partire dal 1830 l’Inghilterra ed i principali Paesi europei (Germania e Belgio in primis) risultarono attraversati da una rete sempre più estesa di strade ferrate (la cui proliferazione fu dovuta al progresso tecnologico della produzione siderurgica), percorse da treni sempre più veloci che collegavano fra loro i principali centri industriali. Nel volgere di pochi decenni la ferrovia avrebbe “conquistato” il Mondo.

Grazie al motore di Watt fu inventato (dall'americano Robert Fulton) anche il Battello a vapore, destinato a stravolgere i trasporti marittimi. Il primo vero battello a vapore fu fatto navigare nel 1807 lungo il fiume Hudson (che scorre quasi interamente nello Stato di New York). Inizialmente il piroscafo fu usato nella navigazione in acque interne (fiumi e laghi), essendo troppo problematico e rischioso l'utilizzo in mare aperto e sulle lunghe distanze (d'altra parte le lunghe traversate necessitavano di una gran quantità di carbone come combustibile, e le navi ai primi tempi non disponevano di grandi stive per immagazzinarlo; inoltre il vento era decisamente più... economico rispetto al carbone), ma in tempi relativamente brevi la sua diffusione sarebbe stata impressionante, e già nel 1870 il numero dei vapori circolanti sarà più alto di quello dei velieri (e l'apertura del canale di Suez avrebbe accelerato questa tendenza): col tempo la vela sarebbe diventata un lontano ricordo. L'avvento del “vapore” pertanto consentì sia in ambito terrestre che marittimo lo sviluppo di un sistema di comunicazioni sicuro, veloce ed economico, che avvicinava notevolmente le persone e le merci, riducendo i costi di trasporto. Pensate, prima di queste rivoluzionarie invenzioni, l’uomo si muoveva in strada ancora alla velocità dei cavalli e in mare solo grazie all’energia prodotta dalla forza delle braccia (remi) o dal vento (vele), come avveniva sin dalla preistoria. Perciò il balzo in avanti che si registrò all'epoca fu davvero gigantesco(2).

Sempre in quest'epoca si registrarono importanti innovazioni anche in ambito agricolo: si costruirono le prime trebbiatrici, un nuovo tipo di aratro triangolare e la seminatrice; ancora più importante si rivelò probabilmente l'abbandono della rotazione triennale in favore di quella quadriennale.

Ben presto però l’inquinamento atmosferico ed acustico e le condizioni di vita malsane degli operai e di chi viveva nei primi agglomerati industriali avrebbero affiancato il progresso industriale… L'altra faccia della medaglia della prima rivoluzione industriale è molto bene sintetizzata dalla seguente citazione: “Disse l'uomo: e sia la rivoluzione industriale, si moltiplichino le fabbriche e si alzi il fumo delle ciminiere fino a oscurare i cieli di cenere di carbone e di gas di petrolio. E i cieli si annerirono. E l'uomo chiamò i cieli anneriti progresso. E l'uomo vide che il progresso era una bella cosa. E ci fu la luce e le tenebre”. [Quino]

Pian piano intanto le città cambiarono volto(3), iniziando ad assumere le sembianze attuali, per un fenomeno che passerà alla storia come “urbanesimo” e che avrebbe portato gradualmente la maggioranza della popolazione a trasferirsi dalle campagne alle città. L'intervento sempre più sistematico dei pubblici poteri, statali e municipali; lo sviluppo di più ampi apparati burocratici per il governo delle città; la creazione di nuovi corpi di polizia sempre più numerosi e professionali: tutto ciò servì a disciplinare i processi di urbanizzazione e ad attenuarne il carattere spontaneo, talora “selvaggio”.

Frattanto toccavano livelli sublimi le arti figurative (che iniziarono a sganciarsi dai canoni classici), il teatro e soprattutto la musica, a cui diedero un grandissimo impulso l'austriaco W. Amadeus Mozart (ritenuto da molti il genio per antonomasia), il connazionale Franz J. Haydn, il tedesco Ludwig van Beethoven ed il polacco F. Chopin (in Italia, tra i tanti, si segnalò Gioachino Rossini).


Nell'immagine, L'inventore della locomotiva a vapore, George Stephenson.


Note:

(1) L'invenzione di Watt migliorava in realtà una macchina a vapore già esistente, inventata da Thomas Newcomen nel 1705. Quella di Newcomen fu sostanzialmente la prima applicazione del vapore ad un processo industriale. Prima dell'avvento del vapore le macchine venivano mosse esclusivamente dalla forza dell'uomo, degli animali, del vento o dell'acqua.

(2) Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento il motore a combustione interna e i progressi nell’utilizzo dell’energia elettrica manderanno gradualmente in pensione il motore di Watt, almeno nella sua forma originaria (si trattò, tuttavia, di un processo lento, tanto che anche dopo la Seconda Guerra Mondiale restarono in funzione alcune locomotive e alcune navi alimentate a vapore).

(3) Fra le principali invenzioni che si realizzarono durante la Prima Rivoluzione Industriale ci fu l'illuminazione stradale a gas. La penombra dell'illuminazione notturna, tradizionalmente fornita da candele a olio o a sego, fu finalmente eliminata. L'idea di utilizzare il gas di carbone per l'illuminazione stradale fu portata avanti dall'inventore tedesco Frederick Albert Winsor (1763-1830) a partire dal 1807.

Documento inserito il: 12/03/2025
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