Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, medio evo: Il cuore di ferro e la rosa bianca. Storia di Teodolinda, regina dei longobardi
>> Medio Evo > I Longobardi

Il cuore di ferro e la rosa bianca. Storia di Teodolinda, regina dei longobardi

di Katia Bernacci


Nella verdeggiante valle del Ticino, durante il regno dei Longobardi, viveva un giovane guerriero di nome Autari. Era conosciuto come "Cuore di Ferro" per il suo coraggio in battaglia e la sua lealtà. Tuttavia, dietro la sua armatura e il suo sguardo fiero, nascondeva un cuore gentile e un animo romantico. Un giorno, mentre cavalcava attraverso i boschi, Autari incontrò una giovane donna di straordinaria bellezza. Si chiamava Teodolinda, figlia di un nobile longobardo. I suoi occhi erano del colore del cielo d'estate e i suoi capelli dorati come il grano maturo. Era conosciuta come "Rosa Bianca" per la sua purezza e la sua grazia. Autari e Teodolinda si incontrarono spesso nei boschi, lontano dagli occhi indiscreti della corte. Con il passare del tempo, il loro amore crebbe, forte e indomabile come le querce che li circondavano. Tuttavia, il loro amore non era destinato a essere facile. Il padre di Teodolinda, desideroso di consolidare il suo potere, aveva promesso la mano della figlia a un ricco signore della regione. Determinato a non perdere il suo amore, Autari sfidò il signore in un duello. La battaglia fu feroce, ma alla fine, il Cuore di Ferro prevalse. Con il signore sconfitto, il padre di Teodolinda non ebbe altra scelta che accettare l'unione dei due giovani innamorati. Autari e Teodolinda si sposarono in una cerimonia semplice ma piena di gioia. Il loro amore divenne leggenda tra i Longobardi, un simbolo di coraggio e fedeltà. E così, il Cuore di Ferro e la Rosa Bianca vissero felici, governando con saggezza e amore la loro terra.

Questa è una fiaba che forse nasconde la vera storia di Teodolinda, principessa di stirpe reale longobarda. Era una donna volitiva e molto bella, amata dal suo popolo che riuscì a convertire al cattolicesimo, almeno così racconta la voce popolare, anche se la regina fu solo l’iniziatrice del processo che avrebbe richiesto parecchio tempo per avverarsi.
Teodolinda era figlia di Garibaldo, duca dei Bavari e di stirpe franca, che era stato re dei longobardi ed era destinata a un matrimonio politico. Venne promessa a un longobardo, Autari, all’incirca verso il diciottesimo anno d’età, anche se le informazioni su Teodolinda sono poche e di lei, prima dell’unione matrimoniale si sa poco, se non che era stata costretta a fuggire con il fratello, a causa della guerra che si stava consumando. Paolo Diacono, monaco e poeta cristiano, nella sua “Storia dei Longobardi”, descrisse l’incontro tra il re dei longobardi Autari e Teodolinda, osannando Autari, di cui parla come uomo bello, e intrepido. A dire il vero il re s’introdusse a corte sotto mentite spoglie, probabilmente per avere la possibilità di vedere Teodolinda prima che gli fosse presentata ufficialmente.
Il mondo cristiano non aveva una buona considerazione del popolo longobardo, riteneva che fossero barbari, dediti ai culti pagani e senza ritegno a tavola e altrove. Gregorio di Tours racconta di un rito al quale avrebbe assistito, dove i longobardi avevano immolato una capra e poi avevano cantato e ballato attorno alla testa senza vita dell’animale. Parla di questo fatto con disgusto, ritenendo che l’azione potesse riguardate una celebrazione in onore del diavolo.
In realtà le cronache hanno dimostrato come questo popolo, rispetto ad altri, fu molto rispettoso della cultura delle comunità con le quali venivano in contatto, anche se continuarono a mantenere vive le tradizioni germaniche.
In ogni caso pare che Teodolinda e Autari si siano piaciuti da subito e il matrimonio ebbe luogo nel 589, con una certa fretta. La coppia si trasferì poi a Verona, da dove Autari, assunto il nome di Flavio (già portato da Odoacre e Teodorico prima di lui), si stava impegnando per creare uno stato romano-germanico. In quell’autunno c’erano state piogge continue e a Verona, molte erano state le perdite di vite e di animali, cancellati i sentieri e i campi, e quando l’Adige ruppe gli argini, procurò una disastrosa alluvione pare che addirittura avesse modificato la struttura idrografica del basso Veneto, oltre a distruggere mezza Verona. Teodolinda si salvò, non è dato sapere se Autari fosse in città, i suoi impegni politici erano molti, cercava di consolidare la presenza dei longobardi in Italia, cercando di stabilire relazioni diplomatiche.
Purtroppo la vita non è come nelle fiabe e Autari venne ucciso il 5 settembre 590, in circostanze molto misteriose, a Pavia. Gli storici ritengono che probabilmente era stato avvelenato da qualcuno che si trovava all’interno della sua corte e che conosceva gli spostamenti. Può essere che non tutti fossero d’accordo con le idee di Autari, ma purtroppo questo fatto lasciò una giovane Teodolinda vedova e inconsolabile per la morte del giovane marito dai lunghi capelli biondi (sempre a detta di Paolo Diacono), in una lettera papa Gregorio Magno cita le “tante lacrime versate”, non si capisce bene se alluda al matrimonio o alla perdita della donna.
Il popolo però l’ammirava, e le consentì di mantenere la sua dignità regale, lasciandola libera di scegliere un nuovo marito. E Teodolinda, dopo essersi consultata con la corte, scelse Agilulfo, duca di Torino. È sempre Paolo Diacono, particolarmente romantico, che descrive questo nuovo incontro, dove Teodolinda fece portare del vino e quando Agilulfo le baciò la mano, dopo aver svuotato la coppa, lei rispose che avrebbe dovuto baciare non la sua mano ma la bocca, mettendolo al corrente in quel modo della sua scelta.
La regina fu sempre amata dal popolo, per il quale fece molto, ma perse anche il suo secondo marito nel 616, diventando reggente per conto del figlio Adaoaldo e tenendo con forza le redini del comando, sventando anche alcune congiure e diventando l’eroina di numerose leggende, che i cantori diffondevano nelle città del regno.
Chissà se Teodolinda aveva davvero amato Autari come le cronache hanno voluto tramandare, oppure la dipartita prematura del re ha creato un mito che si è arricchito nel tempo?


Nell'immagine, Teodolinda nelle Cronache di Norimberga.


Bibliografia:

Teodolinda la longobarda, Alberto Magnani


Documento inserito il: 02/10/2024
  • TAG: Teodolinda, Longobardi, Autari, Agilulfo, Paolo Diacono

Note legali: il presente sito non costituisce testata giornalistica, non ha carattere periodico ed è aggiornato secondo la disponibilità e la reperibilità dei materiali. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001.
La responsabilità di quanto pubblicato è esclusivamente dei singoli Autori.

Sito curato e gestito da Paolo Gerolla
Progettazione piattaforma web: ik1yde

www.tuttostoria.net ( 2005 - 2023 )
privacy-policy