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I rapporti tra il Regno dei Franchi ed il papato

I Franchi, un popolo di stirpe germanica, nel corso del IV secolo avevano costituito tra il Basso Reno e la Senna uno Stato barbarico alleato di Roma. Dopo la caduta dell’Impero d’Occidente, guidati dal loro re Clodoveo, sconfissero i Visigoti ed i Burgundi, riuscendo ad estendere il proprio dominio a tutta la Gallia. Appartenente alla dinastia dei Merovingi, Clodoveo fu il primo regnante barbaro a far convertire il suo popolo al Cristianesimo, compiendo una scelta molto importante per le sorti future dei Franchi e della civiltà europea. Grazie a questa scelta fu anche favorita la fusione con i Gallo-Romani latinizzati e cristiani. Clodoveo in questo modo gettò le basi per la fondazione di un vasto stato unitario, aiutato in questo dal papato, che vedeva nei Franchi i difensori della fede. Alla sua morte, avvenuta nel 511, il regno venne diviso tra i due figli. Si accese quindi tra i principi reali una lotta per la successione, che si perpetuò anche nei secoli successivi, provocando la divisione del regno in due parti: l’ Austrasia, comprendente i territori orientali del Regno e la Neustria, che era composta dai territori occidentali. Capitò spesso, che a causa della morte violenta dei contendenti al trono, venissero incoronati dei re poco più che bambini, affiancati nel governo da alti dignitari, in origine amministratori dei beni della Corona. Questi personaggi, acquisendo sempre maggior potere, finirono per esautorare questi giovani sovrani, che per la loro incapacità di pensare al governo dello Stato vennero soprannominati re fannulloniFra questi alti dignitari, si distinsero per la loro capacità Pipino di Heristal che riuscì a riunire il Regno annettendo la Neustria ai territori orientali, e suo figlio Carlo, in seguito soprannominato Martello per aver duramente sconfitto gli Arabi nel 732 nella battaglia di Poitiers, evitando che i musulmani dilagassero nell’Europa occidentale cristiana. Suo figlio Pipino il Breve, nel 751 costrinse l’ultimo re merovingio ad abdicare e a cedergli il trono, dando cos’ inizio alla dinastia Carolingia, che venne subito riconosciuta sia dalla nobiltà franca che dal papa Stefano II. Il papato da tempo era alla ricerca di un sicuro alleato contro le minacce portate dai Longobardi ai territori bizantini in Italia, fra i quali il Ducato di Roma amministrato dalla Chiesa. Nel 728 il papa Gregorio II riuscì da solo a persuadere il re longobardo Liutprando ad abbandonare i territori occupati e a donare alla Chiesa il castello di Sutri, situato nei pressi di Viterbo. Nel 752 fu il re Astolfo ad invadere i possedimenti bizantini del centro e a minacciare direttamente Roma; in questa situazione di estremo pericolo, il papa Stefano II chiese l’aiuto dei Franchi. Pipino il Breve, scese due volte in Italia sconfiggendo i Longobardi e costringendoli ad abbandonare tutti i territori occupati in precedenza e donandoli al papa nel 756. Con la donazione dell’Esarcato, della Pentapoli e del Ducato di Roma, si venne a costituire il nucleo dello Stato della Chiesa, che durerà fino al 1870. Il successore di Pipino, Carlo Magno, dette inizio ad un periodo di amicizia con i Longobardi, che culminò con il suo matrimonio con la figlia del re Desiderio. Questi dopo breve si sentì autorizzato a ritentare la conquista dei possedimenti bizantini donati alla Chiesa. A questo punto Carlo, ripudiata la moglie, tornò in Italia sconfiggendo ripetutamente i Longobardi alle Chiuse di Susa, a Pavia, battaglia nella quale venne fatto prigioniero Desiderio, e a Verona, difesa fino allo stremo da Adelchi, figlio del re. Al termine del conflitto, Carlo venne incoronato re dei Longobardi, ricevendo il giuramento di fedeltà dei duchi e confermando le donazioni territoriali che Pipino il Breve aveva fatto alla Chiesa.


Nell'immagine, Carlo magno, primo imperatore del Sacro Romano Impero

Documento inserito il: 21/12/2014
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