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1° Reggimento 1° Battaglione 3a Compagnia Fucilieri [ di Giacomo Suttini ]

L’abbigliamento della fanteria di linea italiana dal 1804 al 1815

Prima di descrivere l’equipaggiamento della fanteria di linea italiana è necessario spiegare l’origine del termine di linea che differenzia questa specialità per i capi che venivano indossati rispetto ad altre che indossavano capi più comodi studiati appositamente per un determinato utilizzo tattico.Questa definizione risale all’inizio del XVIII sec. quando le fanterie europee, per effetto dell’adozione della baionetta a ghiera, non dovevano più essere protette da reparti di picchieri ma operavano avanzando a ranghi serrati al fine di sfruttare la maggiore potenza di fuoco che questo schieramento potesse offrire. L’abbigliamento e l’equipaggiamento del fante di linea ad un soldato moderno può apparire scomodo ed inutile, ma in realtà era funzionale alle modalità di combattimento dell’epoca. È necessario sottolineare la difficoltà di reperire informazioni sicure sulle uniformi italiane di questo periodo in quanto pochissimi originali sono giunti sino a noi, l’iconografia è scarsa ed i regolamenti spesso sono contraddittori e prevedono sulla carta anche ciò che non verrà mai realizzato o realizzato parzialmente.Alla proclamazione del Regno d’Italia (marzo 1805) le unità italiane indossavano uniformi chiaramente ispirate a quelle francesi: si trattava di uniformi di colore verde con mostreggiature bianche e rosse. Nonostante già con regolamento del 1805, successivamente modificato nel 1807 e poi nell’1810 e sino al regolamento definitivo del 25 gennaio 1811, per espressa volontà dell’Imperatore, le truppe italiane di linea avrebbero dovuto portare la divisa bianca con mostreggiatute e filettature distintive del reggimento. Vi sono prove iconografiche risalenti al 1807 (Manoscritto di Otto e Weiland) che testimoniano però, che la divisa verde venne portata sino alla fine della campagnia di Germania, con tutta probabilità solo dal 1809 iniziarono lentamente le distribuzioni delle divise bianche. Il coscritto appena giunto presso la caserma alla quale era destinato rimaneva sicuramente ammaliato dalle sgargianti divise portate dai camerati anziani, ma spesso, solo dopo molti mesi gliene veniva fornita una, in quanto l’intedeza risentiva di una cronica deficienza di mezzi e materiali. Questo fu un problema costante di tutte le campagne napoleoniche al punto che i coscritti venivano inviati a combattere solamente con indosso una camicia da contadino ed un cappello rotondo, mentre il loro stato militare era riconoscibile solo dal fucile, dalla giberna e dallo zaino. Il fante italiano indipendentemente che fosse un fuciliere, granatiere o volteggiatore avrebbe dovuto disporre di ben tre tenute: la tenuta ordinaria, quella da caserma ed infine, quella da campagna. La tenuta ordinaria era composta dalla marsina, gilet, coulottes bianche e ghette di panno nero sino al ginocchio; a questo si aggingeva l’immancabile buffetteria costituita da budriere di bufalo inbiancato, giberna, zaino e cappello (per i granatieri e volteggiatori anche il tasca sciabola con sciabola corta da fanteria). La tenuta da caserma, quella maggiormente utilizzata, prevedeva l’utilizzo di braghe di tela grezza, camicia, cravatta, cappello da fatica (Bonnet) e gilet a maniche. In campagna i fanti utilizzavano principalmente il cappotto per evitare di rovinare la divisa d’ordinaza che veniva accuratamente riposta nello zaino.Durante le operazioni belliche i fanti disponevano inoltre di un tascapane, di borracce di latta (come perevisto dai libretti personali dei soldati italiani) e dall’immancabile Zaino.Quest’oggetto merita un esame accurato in quanto era destinato a custodire tutti i beni del soldato. Era confezzionato con della pelle di vacca alla quale veniva lasciato il pelo per garantirne l’impermeabilità; non aveva una forma rigida ed era fornito di cinghie di cuoio alle quali si potevano fissare il cappotto o altri indumenti del soldato. All’interno probabilmente vi avremmo trovato della biancheria di ricambio, la marsina ordinatamente piegata, una scatoletta contenente gli attrezzi di pulizia del fucile, una pipa con una manciata di tabacco, una stecca per pulire i bottoni, l’occorrente per rammendare e forse, qualche moneta.Veniva conservata all’interno dello zaino anche una scarpa di riserva (allora la forma della scarpa non aveva distinzione tra destra e sinistra) ed in caso di necessità si poteva sostituire a quella maggiormente consumata. Il fante doveva inoltre tenere sempre con sè il libretto personale che costituiva il proprio documento d’identità e serviva come rendiconto e conto corrente di tutte gli oggetti che gli venivano affidati dall’intendenza.

Divisa
Bicorno , coccarda ,cappellone di pelo o sakot con cordoni e pennacchio e telino di tela incerata.
Marsina e spalline (frangiate per granatieri e volteggiatori)
Gilet ( uno estivo ed uno invernale)
Giubbetto da fatica
3 camicie
2 cravatte bianche ed una nera
pantaloni corti al ginocchio
2 paia di calze
scarpe chiodate (più una di riserva all’interno dello zaino)
Ghette nere al ginocchio ed 1 paio di ghette corte bianche o nere
Cappotto
Braghe di tela cruda
Tascapane e borraccia
Fucile, baionetta e briquet con dragona rossa o verde (solo per granatieri e volteggiatori)
Giberna con budriere e tascasciabola (solo per granatieri e volteggiatori)
Bicchiere, cucchiaio, coltello a serramanico e forchetta.
Cappello da fatica (Bonnet de police)
Guanti di lana, stecca per pulire i bottoni, spazzola di crine, stracci, bianchetto e grasso da scarpe
Zaino di vacca

Arnesi per la cura delle armi nella Giberna
Oliatore
Cacciavite
3 pietre focaie già montate nel piombo
Nettafocone

Arnesi per la cura delle armi nella cassetta di pulizia del fucile
Ampolla d’olio
Stracci
Cava palle
Cava stracci
Porta stracci
Scatola con grasso, piombi e pietre di riserva Polvere di mattone per lucidare le parti metalliche
Documento inserito il: 24/12/2014

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