Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, storia moderna: I Gioielli degli Armaioli: Le Armature 'All’Eroica'
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I Gioielli degli Armaioli: Le Armature 'All’Eroica' [ di Marco Manucci ]

A metà del XVI secolo nelle botteghe degli armaioli si verifica una straordinaria e unica, per intensità e splendore, evoluzione creativa che renderà l’arte di questi abili artigiani ricercata in tutto il mondo conosciuto.
Tutto si ricopre di decorazioni, le zone che prima erano lasciate vuote sono ora riempite assiduamente di motivi floreali e fiabeschi ad agemina ed a pennello, in una sorta di spasmodica restaurazione di quel horror vacui che tanto incantava gli artisti dei primi secoli del Medioevo. A seguito di tale evoluzione la gloriosa armatura all’antica, vero oggetto del desiderio per decenni di principi, re e imperatori, cede il passo a quella che verrà definita all’eroica.
L’armaiolo non ricerca più forme nuove, preferisce riprendere quelle semplici e riempirle d’oro. Egli non è più un semplice artigiano, che segue la moda senza imporla, ma un vero e proprio artista, al pari dei più grandi pittori e scultori dell’epoca, perchè, con un’ottima creazione, si può permettere di imporre una sua idea. Gli stessi artisti entrano in stretta relazione con gli armaioli, come dimostra il caso di Leone Leoni, scultore alla corte di Carlo V, il cui lavoro si riflette chiaramente su alcune armature di committenza imperiale, e quello del figlio Pompeo, protetto da Filippo II; lo stesso discorso vale per Benvenuto Cellini che, in collaborazione con i Negroli, disegnò diverse armature per Cosimo I Granduca di Toscana.
Tipici esempi di armature di questo periodo, decisamente da parata e da rappresentazioni spettacolari pubbliche, possono essere considerate: la guarnitura di Francesco I de’ Medici (1574 ca.), conservata al Museo del Bargello in Firenze, interamente brunita e cesellata, con sul petto una figura con la cornucopia e la palma della vittoria, ai cui piedi è un amorino e ai lati due leonesse con tutt’intorno mascheroni, genietti e grottesche tra volute che si intrecciano, e sulla schiena un ritratto di Nettuno affiancato da due tritoni con le buccine; oppure, la guarnitura di Alessandro Farnese, conservata a Londra, realizzata da Lucio Piccinino intorno al 1578/79, anche questa completamente brunita, cesellata e ricoperta di oro e argento, con decorazioni mitologiche e simboliche, oltre che motivi vegetali e floreali.
Per le parate di questi anni, gli armaioli italiani crearono anche numerosi esemplari di elmi e caschetti con: fattezze animalesche, come la borgognotta di Guidobaldo II della Rovere (1529) realizzata da Filippo Negroli, primo esempio di elmo all’eroica, conservata all’Ermitage di Leningrado, con la tesa lavorata in modo da formare il rostro dentato di un animale fantastico dalle orbite prominenti tra le cui corna si acquatta un bizzarro delfino finito a foglie d’acanto; sul coppo fuoriescono i padiglioni satireschi e poco dietro l’attacco degli orecchioni si staccano due ali di drago lavorate a occhi tra nervatura e nervatura; oppure l’elmetto di Francesco I de’ Medici (1574) del Bargello, dove si può riscontrare la mano di quattro armaioli milanesi, purtroppo sconosciuti che hanno seguito però probabilmente un disegno proveniente da Firenze, dominato dal ceffo di un orso cesellato tra frontale e ventaglia, con le fauci formanti la vista; fattezze umane – avevano lo scopo di mostrare, sebbene stilizzato, il volto del signore coperto dalla visiera o di identificarlo con un’altra figura -, come nel caschetto all’antica di Carlo V (1533) a Madrid, realizzato da Filippo Negroli con perfette riproduzioni cesellate dei riccioli della capigliatura e della barba, nonchè delle orecchie dal lobo forato in luogo dei guanciali; fattezze sia di uomo che di animale, come nel caso della borgognotta creata da Giovan Paolo Negroli per la famiglia medicea intorno al 1550, conservata al Musée de l’Arm&ecute;e a Parigi, con sul coppo un muso di drago dal rostro a pliche, dentato e con il capo ricoperto di grosse squame, alcune delle quali si rilevano a cresta, e sulla buffa un mascherone umano sbalzato con terminale a foglie d’acanto.


Bibliografia

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- A. Sandre, Il costume nell’arte, dalla Preistoria al Rinascimento, Torino, 1971;
- L.G. Boccia, Armi difensive dal Medioevo all’età moderna, Dizionari terminologici, Firenze, 1982;
- P. Ventrone, catalogo della mostra Le temps revient, Il tempo si rinnova. Feste e spettacoli nella Firenze di Lorenzo il Magnifico, Firenze, Palazzo Medici-Riccardi, 8 aprile-30 giugno 1992, Firenze, 1992.;
- A. Tenenti, L’Italia del Quattrocento. Economia e società, Roma-Bari, 1996;
- L. Nieddu, Armature e scudi nella pittura mediterranea del Quattrocento, in Bollettino Telematico dell’Arte, 10 Settembre 2003, n. 340;
- M. Manucci, Elmi fantastici all’antica nelle armature da parata e nell’invenzione artistica del Quattrocento, tesi di laurea, Università degli Studi di Perugia, A.A. 2002/2003.


Nell’immagine,l’elmo dell’Imperatore Carlo V
Documento inserito il: 23/12/2014
  • TAG: armature all eroica, gioielli armaioli rinascimentali

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