Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, storia contemporanea: Lo squadrismo fascista tra il 1920 ed il 1921.
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Lo squadrismo fascista tra il 1920 ed il 1921.

La fine dell' occupazione delle fabbriche nel settembre del 1920, segnò l'inizio del progressivo declino del movimento operaio e di un'aumento delle azioni delle squadre fasciste. Inizialmente finanziate dai grandi proprietari terrieri, le camicie nere trovarono negli industriali un nuovo e più cospicuo appoggio finanziario; inoltre esse godevano di una larga tolleranza da parte delle forze dell'ordine. Nel primo semestre del 1921 vennero occupate, devastate, distrutte o date fiamme circa duecento Camere del Lavoro, una ventina di tipografie e sedi di testate giornalistiche, ed un certo numero diCase del Popolo cooperative; la stessa sorte toccò a circa centocinquanta sezioni dei partiti socialista e comunista, una trentina di sedi sindacali ed un cospicuo numero di circoli culturali. Vennero anche dannegiate o distrutte una decina di biblioteche e altrettanti teatri popolari, oltre ad una cinquantina di circoli operai ed un elevato numero di abitazioni private. Negli scontri fra le squadre fasciste ed i socialisti i morti accertati furono 207, mentre più di 800 furono i feriti. Molto illuminante è anche il dato degli arresti e dei denunciati: più di 1400 gli attivisti socialisti arrestati dalle forze dell'ordine, contro poco più di 400 fascisti; circa 620 socialisti vennero denunciati a piede libero contro 878 fascisti. Innumerevoli furono i casi di non luogo a procedere nei confronti degli squadristi fascisti.Per rendere ancora più teso il clima, ebbero inizio una serie di attentati contro obbiettivi civili:il più efferato fu senza dubbio quello avvenuto il 23 marzo del 1921 contro il Teatro Diana a Milano, nel quale persero la vita ventuno persone e quasi duecento rimasero ferite. La stessa sera le squadre fasciste milanesi partirono alla volta della sede del quotidiano socialista Avanti da poco ricostruita e la distrussero nuovamente. Era il marzo del 1921 e le elezioni politiche erano previste per il 15 maggio successivo. Il Partito Socialista stava attraversando un momento di profonda crisi che si era concretizzata nel gennaio nel corso del congresso di Livorno, durante il quale ci fu una scissione interna che sancì la nascita del nuovo Partito Comunista Italiano, che si riconosceva nella III Internazionale. Il capo del Governo Giolitti, tentò di approfittare di questa momentanea debolezza della sinistra ed inserì Mussolini ed i suoi collaboratori nelle liste del Blocco Nazionale, un insieme di partiti che comprendeva democratici, liberali e nazionalisti. Egli continuò a lasciare mano libera alle camicie nere, i cui capi andavano assumendo giorno dopo giorno sempre più fama: l'avvocato Roberto Farinacci a Cremona, Italo Balbo a Ferrara, Dino Grandi e Arpinati a Bologna. Alcuni tra loro erano lautamente stipendiati dai grandi proprietari terrieri e tutti erano abbondantemente riforniti di camion e armi sia dagli agrari che dai militari, godendo inoltre di una certa immunità.Le elezioni di maggio videro una tenuta della sinistra e una crescita del Partito Popolare. Il tentativo di Giolitti di portare via voti ai socialisti e ai popolari con il suo blocco nazionale, fallì miseramente. Questa sua mossa avventata avvantaggiò i fascisti, che riuscirono a portare in Parlamento ben 35 deputati. Mussolini era felicissimo per l'ottimo risultato ottenuto: in aula occupò l'ultimo posto a destra, e nel corso del suo primo discorso parlamentare, il 21 giugno, precisò subito che la sua sarebbe stata una politica di destra, enunciando quelli che poi sarebbero stati i punti base della sua attività. Il nuovo governo formato da Giolitti durò poco più di un mese e venne poi sostituito da un governo di centrosinistra guidato da Ivanoe Bonomi. Anch'egli si trovò con le mani legate nei confronti delle azioni condotte dalle squadre fasciste, poichè era stato eletto nel blocco nazionale e quindi anche con i voti dei fascisti. Nell'estate del 1921, per far fronte alle continue violenze delle camicie nere, prese vita un movimento che assunse la denominazione di Arditi del Popolo, che nelle intenzioni dei fondatori avrebbe dovuto arginare la violenza delle squadre fasciste. Inizialmente essi vennero appoggiati sia dai socialisti che dai comunisti, che in seguito presero poi le distanze da questo movimento, che indebolito dalle defezioni giunse a stringere una tregua ufficiale con i dirigenti fascisti.


Nell'immagine, una squadra d'azione fascista.
Documento inserito il: 05/01/2015
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