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Il primo Governo Mussolini

Con le sue sole forze alla camera dei Deputati, Benito Mussolini non avrebbe mai potuto formare un proprio governo. Ma grazie ai contatti e alle trattative che egli condusse per tutto il mese di ottobre, le bastò inserire qualche esponente liberale, democratico e popolare nella compagine governativa e tra i sottosegretari, per raggiungere il proprio scopo. Il 19 novembre del 1922, la Camera votò con larga maggioranza la fiducia al Governo Mussolini. Fra coloro che votarono a favore, figuravano nomi importanti del panorama politico italiano: Giolitti, Salandra, Facta, Bonomi, Orlando, e anche due personaggi destinati a divenire molto importanti nel futuro: Gronchi, futuro presidente della Repubblica Italiana nel dopoguerra, e Alcide De Gasperi, futuro Presidente del Consiglio nell’immediato dopoguerra. Qusti voti vennero dati a Mussolini, nonostante egli, in occasione della presentazione alla Camera del nuovo esecutivo, avesse minacciato i deputati presenti, facendo loro presente che se solo avesse voluto, avrebbe potuto facilmente ottenere con la forza la fiducia del Parlamento. Tutto ciò avvenne senza che l’allora Presidente della Camera dei Deputati Enrico De Nicola, che diverrà in seguito il primo Presidente della neonata Repubblica Italiana, intervenisse, anzi, egli diede il proprio voto al nuovo Governo. A fine novembre, anche il Senato accordò la fiducia al Governo Mussolini, che non ancora soddisfatto, il 24 novembre chiese ed ottenne dal Parlamento i pieni poteri per un anno. I suoi primi decreti legge vennero accolti come un ringraziamento da quanti lo avevano sostenuto nella sua scalata al potere: industriali e ricchi possidenti terrieri. Venne infatti abolita la nominatività dei titoli azionari, alla quale fecero seguito le privatizzazioni e la soppressione della tassa di successione familiare. Vennero quindi ridotte l’imposta sugli immobili, e sulla ricchezza mobile, estesa anche agli stipendi dei lavoratori pubblici e parastatali. I possidenti terrieri vennero invece premiati con lo sblocco dei fitti e con il blocco di ogni progetto di riforma agraria: a subirne le conseguenze furono i contadini ed i mezzadri, gravati di una nuova imposta. A subire le maggiori ritorsioni furono i ferrovieri, che con la loro lotta erano stati un esempio per tutte le altre categorie di lavoratori: molti di loro vennero licenziati con la scusa di un esubero di personale o con altre motivazioni. la festività del 1° Maggio venne abolita e al suo posto venne inventato il Natale di Roma, che cadeva il 21 aprile. Nel corso di quel periodo nel quale Mussolini ebbe i pieni poteri, venne costituito un esecutivo che divenne successivamente organo costituzionale: il Gran Consiglio del Fascismo. Il Vaticano ricevette rassicurazioni circa il salvataggio del Banco di Roma; il costo dell’operazione ricadde poi sulle spalle dello Stato e di conseguenza degli italiani. Per ingraziarsi ulteriormente le gerachie vaticane, venne resa obbligatoria la presenza del crocifisso in tutti gli edifici e uffici statali, e verranno concessi aumenti di rendite ai parrocci e ai vescovi. Inoltre seminaristi e sacerdoti vennero esentati dagli obblighi militari. Il 14 gennaio 1923 venne costituita la Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale, nella quale affluirono le fedeli camicie nere, che giuravano fedeltà a Mussolini ma non al re. Questo corpo paramilitare svolgeva compiti di polizia territoriale ed era stipendiata dallo Stato. Per entare a far parte di questi reparti, occorreva essere iscritti al Partito Nazionale Fascista. Tutti coloro che in precedenza erano a capo delle squadre fasciste, che in precedenza si erano macchiate dei più svariati crimini, divennero ufficiali della M.V.S.N. il cui primo console, grado corrispondente a quello di colonnello, fu Piero Brandimarte, che si era messo in evidenza a Torino dove rivestiva la carica di capo del Fascio. Fra il 18 ed il 22 dicembre 1922 a causa dell’uccisione di un fascista, vennero assassinati 22 attivisti di sinistra, mentre due riuscirono miracolasamente a fuggire mettendosi in salvo. Gennaro Gramsci, scambiato per il più famoso fratello Antonio Gramsci, venne assalito e preso a bastonate, mentre tutti i giornalisti del quotidiano Ordine Nuovo vennero duramente perseguiti. In quei giorni a Torino venne incendiata la locale Camera del Lavoro, il circolo dei ferrovieri ed altri centri di aggregazione appartenenti ad organizzazioni di sinistra, o legate al movimento operaio. Nelle contempo, nelle altre città italiane imperversavano bastonate ed olio di ricino. Tutti questi fatti vennero denunciati dal deputato socialista Giacomo Matteotti. Tra il 1° novembre 1922 ed il 31 marzo 1923, secondo alcune fonti ufficiali, i fascisti commisero più di 100 omicidi, per i quali nessuno venne mai condannato.

Nell'immagine, Piero Brandimarte, il comandante della Milizia Volontaria di Sicurezza nazionale, costituita durante il primo governo Mussolini, con funzioni di sicurezza interna.
Documento inserito il: 07/01/2015
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