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La filosofia occulta di Tommaso Campanella

del Prof. Giovanni Pellegrino


Tommaso Campanella è una delle figure tra le più complesse e contradditorie della propria epoca legata al movimento religioso della Controriforma in contrasto con l’indirizzo che in quel periodo la scienza stava assumendo soprattutto grazie a Galilei.
Campanella era convinto della necessità di un contatto diretto con le cose l’unico a poterci offrire conoscenze attendibili.
Non per nulla egli si dimostrò critico nei confronti di Pico della Mirandola che ai suoi occhi era troppo occupato a leggere libri e troppo poco attento a imparare dalle meraviglie della natura.
Inoltre Campanella era profondamente interessato al mondo magico e misterioso.
Egli fu un grande rappresentante della prospettiva magica come appare dalla sua opera intitolata “Il Senso delle cose e la magia”.
Tuttavia dobbiamo mettere in evidenza che egli non tenne nel corso degli anni un identico atteggiamento nei confronti dell’approccio magico. Da giovane infatti egli era contrario alla magia non meno che all’astrologia e solo in un secondo tempo cambiò atteggiamento nei riguardi della magia soprattutto in seguito alla frequentazione dei fratelli Della Porta.
È infatti dalle discussioni con Giovanbattista Della Porta nasce il libro “Il Senso delle cose della magia”, l’opera che soprattutto ci interessa in tale articolo.
La filosofia di Campanella può essere senza nessun dubbio definita filosofia occulta essendo fondata sulla convinzione che nessun ente può dare agli altri quello che non abbia già in sé.
Per fare un esempio per Campanella mai il caldo potrà produrre il freddo e viceversa.
Per il nostro autore tutto nell’universo “sente “e soltanto questo rapporto intimo sensibile tra ogni cosa e tutte le altre rende possibile la comunicazione tra gli enti.
Senza tale “sentire” universale non vi sarebbe vita né generazione e corruzione.
In ultima analisi la filosofia occulta di Campanella è quindi un sensismo radicale che gli fa giudicare assoluta falsità l’idea che il senso possa portare errori grossolani.
Per Campanella pensare ciò equivale a giudicare imperfetta l’opera di Dio che ci ha fatto tutti sensienti.
Su questa base va affrontata la prospettiva di Campanella in rapporto al concetto di magia.
Egli sa bene che la magia ha una tradizione antichissima ma sa anche che ai suoi tempi se ne era ormai diffusa un’idea poco attendibile.
Nel nostro autore ritroviamo dunque la preoccupazione comune a molti studiosi rinascimentali di distinguere tra falsa e vera magia.
La vera magia ai suoi occhi è una cosa molto seria e va intesa come sapienza speculativa e pratica insieme.
Per Campanella esisteva una magia divina che l’uomo senza grazia di Dio non intende ne opera ma esisteva anche una magia naturale ed infine una magia diabolica praticata da quelle persone che utilizzando i poteri demoniaci facevano cose sorprendenti.
La prima forma di magia (magia divina) dipendeva per Campanella da una sorta di amicizia col creatore e non dal mago in senso proprio dal momento che in tale magia era Dio stesso a entrare in gioco, quasi per una sorta di conformità tra il volere divino e quello dell’uomo.
La seconda magia invece non produceva miracoli poiché era puramente naturale e poteva apparire miracolosa solo agli ignoranti.
Nella magia naturale l’uomo giocava un ruolo importante e specifico.
Il mago naturale secondo Campanella agiva imitando la natura ed aiutandola con l’arte magica arte ignota non solo alla plebe ma alla grande maggioranza degli esseri umani.
Per il nostro autore tutte le scienze servivano dunque alla magia, tuttavia anche nella magia naturale tanto cara a Campanella vi era senza nessun dubbio chi poteva essere definito vero mago.
Per il filosofo italiano il vero mago naturale era chi sapeva creare nell’uomo effetti come dolore e voluttà amore e odio speranza e timore fiducia e diffidenza.
Per creare tali effetti il mago naturale utilizzava erbe riti magici e altre cose opportune.
Per il nostro autore la magia naturale non faceva miracoli violando le leggi della natura ma anzi agiva utilizzando le leggi della natura.
Tra le altre cose per il filosofo italiano conoscere la magia naturale consentiva di vivere dunque a lungo.
Ma secondo Campanella la magia naturale aveva un lungo elenco di indicazione pratiche anche di carattere medico.
Forse che dal mago filosofo e rinnovatore del mondo di Giordano Bruno si passa con Campanella a un diverso concetto di mago naturale che poteva esercitare le funzioni di medico erborista e dietologo.
Non è precisamente così.
Accanto a queste conoscenze pratiche e scarsamente occulte il mago di Campanella crede anche che nei corpi morti rimanda operante una specie di attività sensiente.
Per il nostro autore la magia riceve un grande aiuto da quella particolare caratteristica della natura che permette a ogni cosa di con-sentire con il simile anche a distanza.
Per dirla in altro modo secondo Campanella la magia trova la sua ragion d’essere nella simpatia universale.
Per Campanella il vero mago deve essere consapevole delle consonanze nascoste che esistono nella natura.
Proprio la simpatia universale costituisce la prova di quel sentire universale che si basa sulle simpatie e antipatie che costituiscono le relazioni infinite che caratterizzano la natura dell’universo.
Non tutte le relazioni occulte che esistono nell’universo possono essere perfettamente conosciute.
Tale fatto spiega perché tutta una serie di fenomeni rimanga misteriosa.
Ma proprio il mago deve essere sempre consapevole di tali occulte relazioni ed inoltre il mago dovrà prestare molta attenzione a non cadere vittima degli inganni dei demoni dal momento che tali inganni fanno vedere le cose in maniera diversa da quello che sono.
Tuttavia Campanella non sa spiegarsi in che modo i demoni possono far vedere le cose diverse da quelle che sono dal momento che i demoni sono incorporei.
Campanella ammette che gli uomini possono conoscere ben poco della natura dei demoni che in ogni caso posseggono un non trascurabile potere nell’universo.
In ogni caso il mago dovrà in tutti i modi tenersi lontano dai demoni e dai loro incomprensibili inganni e soprattutto il mago non dovrà mai praticare la magia demoniaca che trova la sua ragion d’essere nei poteri dei demoni.
Inoltre il mago dovrà essere ben consapevole della forza magica dei suoni che rivestono un ruolo importante nella magia.
E non meno dei suoni anche le voci appaiono a Campanella dotate di una vera e propria forza magica.
Un concetto che Campanella non si stanca mai di mettere in evidenza è che l’uomo è l’epilogo del mondo intero mentre il cosmo intero è statua vale a dire immagine di Dio.
Il nostro autore sostiene che conoscere con sempre maggior precisione e sapienza i legami oscuri che connettono ogni cosa a tutte le altre è il modo migliore e più corretto per procedere verso Dio.
Ma in ultima analisi a che cosa deve tendere il mago secondo Campanella?
Per il filosofo italiano il mago deve tendere in tutti i modi a imparare da Dio e dal suo immenso potere.
Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che la prospettiva di Campanella si rivela in realtà assai complessa poiché tiene insieme istanze molto diverse ovvero quella religiosa quella scientifica quella filosofica e quella magica.Documento inserito il: 28/07/2023
  • TAG: tommaso campanella, filosofia, magia, galileo galilei, giovambattista della porta

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