Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, storia moderna: Tra Lumi ed esoterismo: Massoneria e scienza nel Regno di Sardegna a fine Settecento
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Tra Lumi ed esoterismo: Massoneria e scienza nel Regno di Sardegna a fine Settecento

di Davide Arecco


Al tempo di Vittorio Amedeo III, tecnologia, Lumi, militari ed aristocratici del partito di corte si allearono in Piemonte costruendo uno spazio comune di pratiche sociali e culturali, che vedevano, entro le colonne dei templi massonici, un forte quanto congiunto interesse, verso le nuove scienze e la cultura esoterica del XVIII secolo. Nel maggio del 1749, a Chambéry, Bellegarde fondò la loggia Saint-Jean des Trois Mortiers, che cominciò a fare proseliti e a ramificarsi sul territorio a partire dal 1765, con la creazione, a fine dicembre, della Saint-Jean de la Mystérieuse, nata sotto l’egida della gran loggia madre savoiarda. Il rinsaldarsi dei legami libero-muratori con Londra, nel 1773 – l’anno proprio dell’ascesa al trono di Vittorio Amedeo III – conduce, sempre di più, Torino nel cuore della galassia latomistica, italiana ed europea, e, nel medesimo tempo, anche grazie ai legami tra i fratelli massoni, al centro della Repubblica delle Lettere di allora. Una Torino legatissima, sul versante del sapere scientifico e dei contatti accademici, alla Parigi dei philosophes, su tutti Condorcet (col suo ideale baconiano e neo-atlantideo) e d’Alembert, punta di diamante dell’Académie des Sciences.
La capitale subalpina, negli anni cruciali e irripetibili del tardo Illuminismo, è quindi al centro della vita, massonica e scientifica, piemontese. Bernezzo e Giroud ne tengono le fila. Filtrano, nella Libera Muratoria sabauda di Rito inglese, idee nuove: l’ermetismo alchemico, le scienze occulte, la teosofia neo-pitagorica di Martinez de Pasqually, sino a che lo stesso simbolismo dell’Arte Reale, a confronto col periodo newtoniano immediatamente precedente, si tinge, ai piedi delle Alpi, di nuovi colori. Nell’ottobre del 1775, giunge così a Torino il Barone austriaco Von Weiler, l’emissario della Stretta Osservanza Templare, incaricato dai suoi superiori di riorientare, in direzione occultistica, il ritualismo piemontese, per costruire un nuovo e sovra-nazionale Tempio di Salomone, spiritualista e che a Torino doveva muovere i primi passi, appunto, fra gli ascritti alla Mystérieuse. E’ nuovamente il dinamico Giroud ad orchestrare la transizione dei fratelli piemontesi, dall’obbedienza londinese a quella del Regime Rettificato, dei liberi muratori di Lione, fra il 1778 e il 1779. La costellazione di corrispondenze epistolari e relazioni intellettuali lo conferma, anche al livello di documenti rimasti sepolti, sino a pochi anni fa, in archivi polverosi e trascurati dagli storici. La trasformazione è infatti in atto, almeno, sin dall’estate del 1777, abilmente preparata, dai vertici della piramide massonica di Torino, di concerto con i fratelli tedeschi e continentali. I rapporti con Londra peraltro, ed anche per mezzo dei comuni interessi scientifici e di legami solidamente avviati tra fisici e naturalisti, tuttavia non muoiono, né scemano mai in misura troppo considerevole.
Sul finire del 1779, l’elaborato e complesso templarismo di Willermoz ha, si può dire, preso piede in via quasi definitiva a Torino, portando dottrine cavalleresche e rosa-crociane prima inedite, che vanno ad ampliare il sistema trigraduale britannico originario. Giroud, medico di formazione, si reca in Francia, per rafforzare i nuovi legami massonici. Arrivato a Lione, nel maggio 1779, coopta i savoiardi fratelli de Maistre: il futuro aeronauta Xavier e, soprattutto, Joseph, poi famoso autore de Le serate di San Pietroburgo (1821). Il ritorno in patria, dal viaggio in terra francese, vede la Torino di massoni ed illuminati entrare a fare parte del Gran Priorato d’Italia. A corte, nondimeno, il troppo entusiasmo dei liberi muratori torinesi verso l’occultismo irrita Re Vittorio Amedeo III, e ne smorza quelli che erano stati, sino a quel momento, gli iniziali slanci filo-massonici. Siamo nel 1780. Certo, la Massoneria piemontese di fine secolo, vive, soprattutto, di pratiche segrete e libri occulti, rifugio ed evasione, insieme. A Torino penetrano testi di letteratura erotica e libertina stampati fra il 1762 e il 1774 in Francia. Fra gli interessi scientifici più in voga nel tardo secolo XVIII, inoltre, a Torino si coltivano da parte dei massoni arte iatrica, botanica, storia naturale linneana (con Allioni), chimica, fisica, mineralogia, agronomia, astronomia ed aerostatica (dal giugno 1783, i nuovi eroi sono, quasi ovunque e pertanto anche nel Piemonte settentrionale, i fratelli Montgolfier, con tanti epigoni sparsi in tutta Europa). E’ una stagione esaltante per l’uomo che pare davvero avere conquistato il cielo. Si legge Metastasio e si chiedono al mercato librario i testi di Voltaire (iniziato alla loggia massonica Les neuf soeurs, da Lalande, nel febbraio 1778), in particolare le newtoniane Lettres anglaises (che in Europa circolavano manoscritte dal 1734 almeno). Altro autore francese apprezzato, nella Torino di massoni e savants, è Beaumarchais, oltre al materialista e fratello di loggia Helvétius, al Mercier de L’an 2440 (uno dei primi romanzi distopici, nella proto-fantascienza di allora), alle Confessions di Rousseau e alle Lettres persanes (1721) di Montesquieu.
I massoni dediti alla scienza sperimentale di questi anni coltivano, con favore ed interesse, la metallurgia, senz’altro in quanto, con essa, possono unire disinvoltamente passioni, altrimenti, in sé contrapposte, quali quelle per arti del metallo ed astrologia, mineralogia ed alchimia. La loro – alla luce, anche, di una spiccata militanza di ordine latomistico – pare essere una scienza ancora mista, in bilico tra il vecchio massonismo newtoniano, importato dai giacobiti inglesi, intorno al 1740 (se non prima), ed i nuovi entusiasmi per la scienza misteriosa dei geroglifici (testimonianza di un mito dell’Egitto perennemente vivo, nella coscienza europea). Nei gabinetti letterari torinesi, si discute di scienze naturali, geometria e analisi matematica (tra i soci corrispondenti del gruppo accademico di area piemontese vi è anche Eulero, nonché Lagrange naturalmente tra i fondatori). Ma circolano e si rivelano altresì importanti, come si diceva, gli interessi ermetico-esoterici, anche per autori di epoca medievale (come Lullo) e rinascimentale (Bruno, che nel Settecento torna a farsi autentico punto di riferimento per la Massoneria più radicale, controcorrente e panteistica, non solo in Olanda ).
I massoni di Torino hanno nel tramonto dei Lumi anche spiccati interessi storici, nei confronti della Cabala cinquecentesca di Reuchlin (e della tradizione, da quest’ultimo, principiata), così come delle prime fonti dell’esoterismo occidentale. Il culto per la antica sapienza egiziana porta, inoltre, non senza dubbi e domande, ad interrogarsi anche in Piemonte su Cagliostro, allora l’occultista ed il massone più acclamato e diffamato di tutto il continente, mentre scienza e magia, Lumi ed alchimia cabalistica ancora si incontrano e sposano, nei romanzi oggi dimenticati del medico e letterato De la Roche, vissuto tra il 1722 ed il 1774, e particolarmente letto dagli accademici subalpini. Ma sono, in Piemonte, anche e soprattutto, anni di accentuato entusiasmo scientifico e tecnico, specie grazie alla funzione di patronage del Principe di Carignano: il conte, proprietario di miniere, fa stampare sia in francese sia in italiano – a Torino, nel 1782 – un Procédé pour obtenir par l’union du phosphore de Kunkel à des matières inflammables, renfermées hermétiquement, dans un tube de verr, des bugies, qui s’allument, au sinple contat de l'air. Si tratta di uno dei primi libri di chimica, applicata ai temi della metallurgia, con taglio quantitativo e sperimentalista. Lo stesso caro a Lavoisier e a Fourcroy, il che infatti spiega la subitanea fortuna francese e parigina dell’opera, oggi da riscoprire.
Ancora una volta, lo storico non può non notare, in seno al microcosmo massonico di Torino, una caratteristica e controversa mescolanza di istanze razionaliste ed illuministiche da una parte e di echi paracelsiani dall’altra (in Piemonte ancora si legge, con partecipazione, la Royale chymie edita da Croll a Lione, nel 1627: un manifesto della tradizione alchimistica di scuola asburgica). La stessa geometria è insieme, per massoni e savants sabaudi, una scienza sacra, in quanto connessa tanto alla architettura quanto più nello specifico alla costruzione del Tempio massonico. E, fra le sue colonne, moltissimi sono gli accademici attivi in Piemonte, a corte, in qualità di tecnici, al servizio del potere e della politica amedeana. Ritroviamo, quindi, anche nella Torino del tardo XVIII secolo quello che Rotta ci ha insegnato a vedere come il rovescio mistico della ‘rivoluzione scientifica’ e degli stessi Lumi europei settecenteschi. L’uomo – il massone, in questo caso – aspira, tramite la pratica tecnica e scientifica, a cogliere le nascoste e segrete armonie del cosmo divino. I libri di secreti, che godono di ampia circolazione-diffusione nelle città e valli piemontesi, sono conferma di inclinazioni volte a ritrovare nel gran laboratorio della Natura quelle riposte corrispondenze (già care ai Rosa-Croce) fra macro e microcosmo, fra terra (studiata da mineralogia e allora nascente geologia) e cielo (quello di astronomi e cosmologi, attratti dalla intima architettura dell’universo). Il creato è, per la scienza dei massoni ed illuministi piemontesi – ma sarebbe alla luce di ciò forse più corretto dire illuminati –, il gran libro da leggere e decifrare, scritto dalla divinità mediante arcane metafore ed allegorie. E’ uno spiritualismo, inquieto e costantemente alla ricerca, dentro e fuori le logge, volto a coniugare, nella nuova religione naturale, la via delle scienze esatte e quella della magia ermetica. Lo prova l’eco, a Parigi come a Torino, dal 1778, delle conoscenze operative di Mesmer, il medico e massone tedesco di cui si fa un gran parlare, nei salotti di fine secolo, attratti e strabiliati dalle nuove conquiste della fisica dei fenomeni elettrici. Mesmer coniuga terapeutica e simboli esoterico-musicali, magnetismo terrestre e fluidi stellari, dunque ancora una volta razionale ed irrazionale (i due poli della cultura di fine Settecento, quasi dovunque), allo scopo supremo di ristabilire la perduta armonia fra gli uomini e la sfera naturale. Di lui, si parla nel crepuscolo del XVIII secolo in logge, accademie scientifiche e salotti letterari, nelle corti di un ancien régime in crisi e sui giornali e gazzette, nonché attraverso la miriade di pubblicazioni divulgative sull’argomento, che invade il mondo della stampa del periodo: è il trionfo di una scienza fantastica, che svela forze invisibili, destando stupore e meraviglia. Dopo Newton, Franklin e i fratelli Montgolfier, per alcuni anni è il mesmerismo il fenomeno – culturale e sociale – saliente, anche grazie al network e all’azione dei massoni, in Francia come in Savoia, ed in particolare lungo l’asse libero-muratorio e scientifico-accademico Parigi-Torino.
La fine del Settecento, pertanto, vede, in ambito scientifico, nel medesimo tempo, chimica dei gas e guarigioni portentose, pratiche magnetiche e radicalismo politico. Gli adepti della Massoneria più spiritualista trasformano la scienza in una sorta di perpetuo miracolo. Per gli ultimi illuministi, è altresì molto importante però anche circoscrivere i confini delle suggestioni innescatesi. Il medico e chirurgo Bonnefoy fa uscire, a Lione, la sua Analyse raisonnée des rapports du magnétisme animal, mentre il medico universitario e massone Doppet pubblica, a Torino, il Traité théorique et pratique du magnétisme animal. I due libri escono, non a caso, nel medesimo anno, il 1784, a dimostrazione delle fervide e talora accanite discussioni allora in corso. Pseudo-scienza, implicazioni metafisiche, derive occulte, echi swedemborghiani non sono del resto facili da separare dal mesmerismo, che, fra Parigi e Torino, prende, largamente, piede. La stessa Massoneria si adegua, e non poco complice nel processo di trasformazione storica in corso dell’Istituto latomistico. Il teurgo Willermoz fa a Lione della Concorde una loggia muratoria e una società mesmerica, insieme, ed il patrimonio misterico si arricchisce di richiami agli Arcani maggiori dei Tarocchi e di oscuri messaggi celesti da intelligenze angeliche non meglio precisate. Il torinese Giroud viene affiliato alla Concorde nel 1784 e ne porta, subito, il messaggio nel Piemonte sabaudo. Uno scenario, quindi, del quale i savants subalpini sono al contempo testimoni e attori storico-sociali di rilevanza ragguardevole se non primaria.
Gli anni di Napoleone recano con sé, a Torino, non solo i restanti rimandi a Voltaire, Brissot e La Fayette, ma anche le idee nuove del latomismo più imparentato con le scienze occulte. In merito, la punta dell’iceberg è proprio il mesmerismo massonico, che trova moltissimi seguaci, in Piemonte settentrionale, fra intellettuali e liberi pensatori, presenti ed attivi nella corte vittoriana. Feudo, sia di Lione prima, sia di Parigi poi, come, nella prima metà del secolo, lo era stata di Londra – la Londra, newtoniana, della Royal Society – l’aristocrazia dei massoni torinesi trascorre anni febbrili prima di tornare all’ovile dei puri sacramenti cristiani e dell’incontaminato cattolicesimo tradizionale.
Nella Val d’Aosta coeva, si riproducono in vitro le stesse dinamiche storico-sociali e culturali, tra fedeltà all’assolutismo illuminato ed echi voltairiani. Al riguardo, molto interessante è la figura di un nobile valdostano del XVIII secolo, che si fa, all’epoca, un certo nome negli Stati sardi, vale a dire François-Maurice Challant (1749-1796), uomo di scienza, viaggiatore ed inventore. Sua moglie Gabriella Canalis di Cumiana (1770-1841)è l’ultima Contessa di Challant. Per parte sua, François-Maurice paga anch’egli il suo tributo generoso ai miti del secolo, chiudendo la vicenda secolare dei casati illustri valdostani. E’ un protagonista della vita libero-muratoria, a lui contemporanea, paggio di Sua Maestà come diversi altri rampolli di alto lignaggio, membro dei Dragoni e Luogotenente nel Savoie Cavalerie, massone dal 1771 almeno (pertanto una iniziazione precoce), in relazione – come ci dicono i suoi fitti carteggi – con le maggiori personalità del latomismo settecentesco, ad esempio (lettera non datata, del 1773) con il Conte Gasparo Solaro di Moretta. Challant ha contatti con molti fratelli di loggia, anche a Malta e a Marsiglia, al di fuori, dunque, dei confini patrii. D’altra parte, la Massoneria, nel XVIII secolo, è cosmopolita e sovra-nazionale, al pari della comunità scientifica ed accademica, di cui è specchio e complemento. A partire dal 1776, pure per svolgere missioni libero-muratorie, Challant viaggia tantissimo: a Losanna incontra il famoso Tissot, medico dei principi di antico regime e riconosciuto caposcuola del massonismo iatrico svizzero-francese.
Dall’ottobre del 1777, perlomeno, Challant è vicinissimo alle vette dell’olimpo massonico dei fratelli di loggia piemontesi, legato a Giroud e Bernezzo, in particolare. Entrato nella Mistérieuse, si divide non senza abilità diplomatica fra Chambéry e Londra, tra baroni e libertini, durante il biennio 1777-1778. Nel castello àvito di Chatillon, inoltre, Challant costruisce – lui, lettore onnivoro – una ricchissima ed imponente biblioteca personale, anche sfruttando i canali massonici, per acquistare e reperire i libri. La sua collezione privata annovera classici stampati in prevalenza a Londra, Parigi e in Olanda: il licenzioso Restif de la Bretonne, opere voltairiane, il libertineggiante Nougaret, testi di Villaret baciati da notevole fortuna editoriale, letteratura francese (Marivaux, Racine, Molière ed il fisico ed astronomo Boileau), Umanesimo italiano (Petrarca e Guicciardini, fra gli altri), libelli dal sapore anti-gesuitico secondo il gusto tipicamente settecentesco, materialisti e primi Idéologues, ed in particolare i libri di carattere scientifico e tecnico. Tra questi ultimi, va ricordata la copia di Rares expériences sur l’esprit minéral pour la préparation et transmutation des corps métalliques (1777) di Keller, trattato mineralogico la cui lettura coinvolge da vicino Challant sino al 1781. La conferma dei suoi marcati interessi verso la nuova chimica di laboratorio d’ascendenza transalpina. Le scienze naturali, infatti, lo stimolano ed incuriosiscono non poco. Allo stesso modo lo attira la trattatistica di matrice esoterico-occulta, lettissima e consigliatagli dai fratelli di loggia. Anche Challant si ritrova affascinato dall’ermetismo e da Mesmer, prima di restarne deluso, e di far ritorno ad un Illuminismo cristiano dal 1792, moderato e conservatore, lontano dalle tempeste rivoluzionarie, come dai fremiti alfieriani che restano – solo per altri, si pensi a Foscolo – causa di sconvolgimenti interiori.


Nota bibliografica

Sulla Massoneria tardo-settecentesca, nel Piemonte settentrionale, fondamentale ed aggiornato, da me, in questa sede, ampiamente riutilizzato, è l’eccellente e ampio studio condotto da A. Désandré, All’oriente di Aosta. Massoneria ed anti-massoneria dai Lumi ai Fasci, Gignod, END, 2021. Da consultare assolutamente, inoltre, l’esteso inventario circa il patrimonio familiare di Francesco Maurizio Gregorio di Challant, ad opera di L. Colliard, Inventaire des biens appartenant au dernier comte de Challant (1796), in Société académique, religieuse et scientifique du Duché d'Aoste: fondée le 29 mars 1855 sous la protection de Saint Anselme, XLVI, 1972-1973, pp. 149-240. Si veda, poi, il profilo di J.-C. Perrin, Note bibliographique: une attribution controversée, in Archivum Augustanum, VI, 1973, pp. 256-264, importante per stabilire l’attribuzione, allo scienziato, massone ed inventore valdostano, del Procédé pour obtenir par l'union du phosphore de Kunkel à des matières inflammables, renfermées hermétiquement, dans un tube de verre des bougies, qui s'allument au simple contact de l'air, studio di chimica e tecnologia, fra i meno noti e migliori dell’epoca. Altri dettagli in: M.-R. Colliard, Le précurseur des allumettes. Il bicentenario della morte del Conte François-Maurice di Challant, in Le messager valdôtain. Almanach illustré, I, 1996, pp. 302-304. Il catalogo completo, in IV tomi manoscritti, degli archivi storici della famiglia Challant, infine, è ora disponibile, anche in rete, all’indirizzo: https://www.regione.vda.it/cultura/archivi_e_biblioteche/archivio_storico/Fondi/inventaires_fonds_f.aspx. In merito alla Massoneria piemontese, cfr. A. Merlotti, The British Freemasonry in Eighteenth-Century Turin, in Turin and the British in the Age of the Grand Tour, a cura di P. Bianchi-K. Wolfe, Cambridge, Cambridge University Press, 2017, pp. 157 ss. Altri materiali in Archivio di Stato di Torino, Corte, Archivi di famiglie e persone, Ms. V, f. 1. Sugli aspetti editoriali – di storia e della cultura clandestina a stampa e dell’Illuminismo radicale – cfr. R. Darnton, Libri proibiti, Milano, Mondadori, 1997. Sull’esoterismo tardo-settecentesco, vedi R. Darnton, Il mesmerismo e il tramonto dei Lumi, Milano, Medusa, 2005. Sulla commistione di esoterismo e scienza, cfr. W. Eamon, La scienza ed i segreti della natura, Genova, Ecig, 1999. Su De Maistre, si veda il profilo di: G. Tocchini, Le veglie di Torino. Joseph de Maistre e la religione magica del cristianesimo delle origini, in Storia d’Italia. Annali, XXV, Esoterismo, Torino, Einaudi, 2010, pp. 389 ss.


Nell'immagino, Vittorio Amedeo III di Savoia.

Documento inserito il: 18/05/2024
  • TAG: Massoneria, scienze, storia del viaggio, età dell’Illuminismo, Piemonte, Savoia, ancien régime, Francia, storia sociale e culturale, newtonianesimo, storia politico-istituzionale

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