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L'assedio di Torino del 1706

L'assedio di Torino ebbe inizio il 14 maggio del 1706 con l'accerchiamento, da parte dell'esercito franco-spagnolo, della cittadella fortificata.
Per le grandi dimensioni della città e per la sua importanza politica e strategica, questo avvenimento bellico ebbe una grande risonanza a livello internazionale.
Questo episodio faceva parte di un più ampio conflitto che prese il nome di " Guerra di Successione Spagnola", che terminò nel 1713 con la firma dei Trattati di Utrecht e di Rastadt nel 1714. A seguito di questi trattati, Vittorio Amedeo II, fino ad allora Duca di Savoia, divenne il primo re della dinastia Savoia.
Il conflitto europeo esplose nel 1700, quando il re di Spagna, Carlo II d'Asburgo morì senza lasciare eredi.
Le altre monarchie europee, che ben conoscevano il problema si misero subito all'opera con la diplomazia per risolvere il problema della successione. Particolarmente attivi in questo senso furono il re di Francia Luigi XIV, che aveva preso in moglie Maria Teresa, figlia nata dal primo matrimonio di Filippo IV di Spagna e quindi sorellastra del defunto re e l'imperatore Leopoldo I d'Asburgo, che aveva sposato Margherita Teresa, nata dal secondo matrimonio di Filippo IV e quindi sorella dello scomparso Carlo II.
In gioco erano il controllo della Spagna, dei suoi possediemnti continentali e del suo immenso impero coloniale.
Gli Asburgo, ritenevano di essere i leggitimi successori in quanto appartenenti alla stessa dinastia che fino ad allora aveva regnato in Spagna.
Mentre era ancora in vita, Carlo II chiese consiglio al papa che, per evitare ciò che era già accaduto due secoli prima con Carlo V, ovvero una grandissima concentrazione di poteri ad un Asburgo, suggerì al sovrano spagnolo di designare come suo successore un francese.
Fu così che Carlo II decise di nominare suo successore Filippo di Borbone, ovvero il nipote del re di Francia Luigi XIV.
Al momento dell'apertura del testamento, lo scontro divenne inevitabile, in quanto l'alleanza tra Francia e Spagna, andava a sovvertire la situazione di equilibrio che si era venuta a creare in Europa.
La Guerra di Successione Spagnola durò 10 anni e vide affrontarsi da una parte l'impero degli Asburgo, l'Olanda, l'Inghilterra, il Portogallo e la Danimarca, e dall'altra la Spagna e la Francia.
Il Ducato di Savoia, era situato tra la Francia ed il Ducato di Milano, che all'epoca apparteneva alla Spagna, e a causa di questa posizione, fungeva un pò da passaggio di collegamento tra i due alleati, e quindi si vide imporre da Luigi XIV un'alleanza strategica, che il duca Vittorio Amedeo II rifiutò, appoggiato in questo dal cugino, il principe Eugenio di Savoia-Carignano, comandante delle truppe imperiali, convinto che in quest'occasione, l'esito del conflitto sarebbe stato deciso in Italia e non più, come in altre occasioni, nel Nord Europa.
Ma la decisione di unirsi agli imperiali scaturì anche dal fatto, che essi erano i soli che potessero garantire, in caso di vittoria, l'indipendenza del ducato. Inoltre al duca erano stati promessi, in cambio del suo aiuto una serie di concessioni territoriali comprendenti il Monferrato, parte della provincia di Novara, della Valsesia, della Lomellina e il territorio comprendente Vigevano.
La scelta di Vittorio Amedeo II fu senza dubbio intelligente, ma anche molto rischiosa, in quanto se a vincere lo scontro fossero stati i franco-spagnoli, molto probabilmente il Ducato di Savoia sarebbe scomparso dalla carte geografiche e con esso la dinastia dei Savoia.
Alla notizia della firma del Trattato di Torino, che legava il Ducato di Savoia alle forze imperiali, il re di Francia Luigi XIV diede immediatamente inizio alle operazioni militari, investendo con il proprio esercito prima la Savoia e successivamente il Piemonte.
Assediato da ovest dai francesi e da est dagli spagnoli provenienti dalla Lombardia, il ducato perdette in successione le città di Susa, Vercelli, Chivasso, Ivrea e Nizza. L'ultimo caposaldo della resistenza sabauda consisteva nella Cittadella di Torino, fatta edificare alla metà del XVI secolo dal duca Emanuele Filiberto I di Savoia.
Importantissimo fu il ruolo giocato dai tunnel scavati sotto il terreno che circondava la cittadella, denominati gallerie di mina, sorvegliati da circa una cinquantina di soldati facenti parte di un corpo speciale e da alcune centinaia di operai che provvedevano allo scavo di questi tunnel. Questi soldati avevano il compito di far esplodere dei barili di polvere posizionati in diversi punti del'intrico di gallerie, ed in particolare dove si riteneva ci fosse nel terreno soprastante una concentrazione di truppe nemiche.
La cittadella era inoltre dotata di una grande cisterna che le assicurava un rifornimento pressochè inesauribile di acqua, consentendo così ai difensori di poter resistere agli assedi anche per lunghissimi periodi.
Nel 1705, l'esercito franco-spagnolo si era attestato nel pressi della cittadella, ma il suo comandante, il generale de la Feuillade, ritenne di non avere un numero sufficiente di soldati per poter attaccare con qualche possibilità di successo e decise di rimanere in attesa di rinforzi.
Questa decisione del conte de la Feuillade, permise ai difensori di rafforzare le opere difensive e prolungarle fino alla collina, preparandosi quindi a sostenere l'assedio posto in atto dai nemici con maggiore sicurezza.
L'assedio vero e proprio ebbe inzio il 14 maggio del 1706, quando circa 40.000 tra francesi e spagnoli presero posizione davanti alla fortezza. Il famoso marchese Sébastien le Prestre de Vauban, esperto conoscitore di tecniche d'assedio e maresciallo di Francia, avrebbe preferito che la città venisse attaccata lateralmente per eludere il gravissimo pericolo rappresntato dalle gallerie di mina scavate dai genieri piemontesi, ma il generale de la Feuillade, optò per lo scavo di un gran numero di linee di trincea posizionate proprio sul terreno più a rischio, cagionando al proprio esercito un gran numero di perdite.
l'8 giugno, su ordine di Luigi XIV, il generale de la Feuillade, inviò un messaggero al duca Vittorio Amedeo, nel quale le veniva comunicato che avrebbe potuto lasciare liberamente Torino per evitare di mettere a rischio la propria vita a causa del bombardamento al quale la città era sottoposta. La proposta venne rifiutata, ma Vittorio Amedeo e il cugino Eugenio di Savoia, lasciarono poi la città il 17 giugno, lasciando il comando delle operazioni al generale Daun.
Uno degli obbiettivi maggiormente perseguiti dai francesi, consisteva nello riuscire ad individuare l'ingresso ad uno dei cunicoli per poi scendervi in massa ed occupare in tal modo la cittadella. la cosa si dimostrò piena di difficoltà, ma nella notte tra il 13 ed il 14 agosto venne scoperta un'entrata e, dopo aver subito notevoli perdite, gli assedianti riuscirono a penetrare nel cunicolo. Poco dopo coloro che erano riusciti ad entrare vennero seppelliti dall'esplosione provocata dai piemontesi, che accortisi dell'intrusione fecero brillare le mine predisposte lungo il percorso.
Una decina di giorni più tardi, i francesi sferrarono un poderoso assalto al bastione della Mezzaluna di Soccorso, impiegando nell'operazione una quarantina di compagnie di granatieri, che vennero però respinti, a prezzo di un elevato numero di morti tra i difensori. Furono infatti quasi cinquecento i caduti di parte sabauada. Per evitare il propagarsi di eventuali epidemie, il conte Daun fece scavare una serie di grandi fosse nelle quali vennero bruciati i cadaveri.
Il 29 agosto un altro grosso contingente di truppe francesi, dopo aver eliminato le guardie preposte alla sua custodia prima che potessero attivare le mine, penetrarono in uno dei cunicoli e si diressero rapidamente verso il cuore della cittadella. Due soldati piemontesi che si trovavano di guardia nelle galleria adicente si accorsero del pericolo che incombeva e si diressero velocemnte al successivo sbarramento per far esplodere le mine ed evitare che i francesi occupassero la cittadella. Giunti sul posto, uno dei due soldati, Pietro Micca, si accorse che ormai non c'era piu tempo per utilizzare la lunga miccia d'accensione e fatto allontanare l'altro soldato diede fuoco alle polveri sacrificando la propria vita e salvando la città.
la situazione degli assediati si stava facendo sempre più critica anche per il sopraggiungere a Torino del duca d'Orleans, nipote di Luigi XIV, che desiderava dare personalmente il colpo di grazia alla città.
Il 2 settembre 1706 Eugenio di Savoia e Vittorio Amedeo salirono sulla sommità della collina di Superga, dalla quale si poteva dominare la città, per studiare le mosse per la controffensiva. Decisero quindi che la manovra più idonea sarebbe stato l'aggiramento dell'esercito nemico verso nord-ovest, utilizzando il grosso dell'esercito e parte della cavalleria, anche se questa manovra implicava un grande rischio costituito dalla vicinanza delle linee francesi.
Il 5 settembre, nei pressi di Pianezza, la cavalleria imperiale riuscì ad intercettare un convoglio di rifornimenti francese. Grazie a questa azione infatti, i francesi avrebbero dovuto combattere con le munizioni razionate.
Il 6 settembre, la manovra di aggiramento portò l'esercito austro-piemontese a posizionarsi tra la Dora Riparia e la Stura di Lanzo.
la battaglia finale avvenne il 7 settembre, quando le forze sabaude e imperiali si disposero sull'intera lunghezza del fronte, respingendo i tentativi di controffensiva effettuati dai franco-spagnoli.
Il piano del Principe Eugenio prevedeva a questo punto lo sfondamento dell'ala destra dello schieramento francese ad opera dei prussiani comandati dal principe Leopoldo I di Anhalt-Dessau: lo sfondamento riusci solo dopo alcuni tentativi, a causa della tenace resistenza opposta dai francesi che nel momento dell'assalto decisivo si vennero a trovare senza munizioni e furono costretti a ritirarsi in disordine.
Subito dopo aver respinto la cavalleria comandata dal duca d'Orleans, il principe Eugenio riorganizzò la cavalleria imperiale per porla in condizione di poter distruggere quella avversaria: a questo punto la vittoria era a portata di mano.
Non più supportata dalla proporia cavalleria, anche l'ala sinistra francese venne travolta e si sbandò cercando di ritirarsi oltre i ponti del PO.
In totale, circa 6.000 franco-spagnoli e 3.000 austro-piemontesi caddero nel corso degli scontri. Circa altri 8.000 francesi caddero nel corso di scontri successivi con gli imperiali.
Al termine della battaglia, Eugenio di Savoia e il duca, futuro re Vittorio Amedeo II, fecero il loro trionfale ingresso a Torino, che dopo quattro mesi di assedio era nuovamente libera.


Nell'immagine, dipinto raffigurante l'assedio di Torino del 1706.
Documento inserito il: 23/12/2014
  • TAG: assedio torino 1706, guerra successione spagnola, trattato utrecht 1714, trattato rastadt 1714, marchese vauban, vittorio amedeo savoia, pietro micca, eugenio savoia

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