Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, storia contemporanea: L'Età Giolittiana 1903-1914
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L'Età Giolittiana 1903-1914

di Francesco Cirillo

L'Italia dei primi anni del '900 usciva da una instabilità politica che si concluse il 29 luglio del 1900 quando, l'anarchico Gaetano Bresci, assassinò il re d'Italia Umberto I°, per vendicare i cittadini milanesi uccisi a Milano nel 1898.
Il nuovo re, Vittorio Emanuele III, nominò Zanardelli primo ministro dandogli il compito di ridare stabilità politica e sociale al paese e di risanare l'economia Italiana devastata dagli alti costi derivati dalla politica coloniale in Africa Orientale messa in atto dal Governo Crispi e che si era conclusa nel 1896 con la sconfitta Italiana ad Adua.
Nel 1903 il Re chiamò a formare il nuovo esecutivo, l'ultimo statista dell'Italia preguerra 1915-1918: Giovanni Giolitti.
Dal 1903,fino al marzo del 1914, Giolitti si era prefissato il compito di migliorare la situazione dell'Italia sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista internazionale.
La Politica Giolittiana antecedente al 1911, si era concentrata nel tentativo di dare all'Italia una forte stabilità economica ed una forte crescita dell'apparato economico nazionale, favorendo il settore dell'industria presente in forza nel nord Italia nel cosiddetto “Triangolo Industriale” Torino-Genova-Milano.
La maggioranza parlamentare di Giolitti era composta non solo dalla corrente liberale, ma era appoggiata sia dai socialisti “Riformisti” di Filippo Turati, sia dalla corrente Cattolica.
Per consolidare la posizione del suo esecutivo e la maggioranza parlamentare, Giolitti fece approvare un pacchetto di leggi in favore della classe operaia, tra cui la legalizzazione del lavoro minorile per i 16enni, e stabilì le 12 ore lavorative.
Con questi provvedimenti Giolitti consolidò l'alleanza parlamentare con Turati, al quale chiese addirittura di entrare a far parte del governo, invito declinato dal leader socialista per non inimicarsi la fazione interna dei socialisti massimalisti che non accettavano accordi con la fazione liberale.
La Politica economica del Governo Giolittiano si caratterizzò per due importanti provvedimenti presi dallo stesso Giolitti: la nazionalizzazione delle ferrovie e della rete telefonica fissa del paese e l'introduzione di politiche economiche protezioniste per favorire il settore agricolo e il comparto Industriale Italiano.
Tra il 1910 e il 1911, egli pianificò la ripresa di una politica estera e coloniale. L'Italia, dopo la battaglia di Adua del 1896, aveva partecipato nel 1900 alla repressione della rivolta dei Boxer, scoppiata in Cina, inviando un contingente militare al fianco delle altre potenze europee, degli Stati Uniti e del Giappone con il compito di proteggere gli occidentali presenti nelle città dell'Impero Cinese.
L'Italia “Giolittiana”, membro della Triplice Alleanza insieme alla Germania e all'Impero Austro-Ungarico, iniziò un riavvicinamento a Londra e alla Francia.
Alla fine del 1911 il Governo Italiano progettò l'Invasione della Libia, soggetta al controllo del fragile Impero Ottomano.
L'Impero “Turco” attraversava un grave periodo di instabilità politica e non aveva le risorse necessarie per garantire la protezione della Libia di questa sua provincia africana.
Giolitti assunse un atteggiamento prudente e l'opinione pubblica era divisa su questa nuova campagna militare.
Se i socialisti si dichiaravano ferrei oppositori all'Impresa coloniale in libia, al contrario i nazionalisti, i grandi gruppi industriali e membri delle Forze armate, iniziarono a fare pressione sul governo per convincerlo ad accettare l'entrata in guerra contro la Turchia Ottomana e invadere la Libia, che era l'unico territorio nordafricano ancora non colonizzato.
Alla fine Giolitti, per accontentare i nazionalisti e gli industriali, dichiarò guerra all'Impero Ottomano nel settembre del 1911 e iniziò l'invasione della Libia.
Dai 35.000 uomini iniziali del corpo di spedizione, il regio esercito fu costretto a impegnarne oltre 100.000 e acquisì rapidamente le zone costiere con le città di Tripoli, Tobruk e Bengasi, trovando una forte resistenza delle truppe ottomane presenti nel territorio Libico.
La Regia Marina, che ottenne importanti successi, riuscì a sconfiggere la marina ottomana, bombardò gli stretti e attuò un blocco navale difronte alle coste turche, arrivando ad occupare le isole del Dodecanneso e Rodi, minacciando il cuore dell'Impero Ottomano.
L'Impero turco, che era stato attaccato nel 1912 dagli stati balcanici riuniti nella Lega Balcanica, fu costretto a chiedere la resa a “Roma”, e dopo la firma del trattato di Ouchy del 18 ottobre 1912, consegnò la Libia, Rodi e le isole del Dodecanneso al Regno D'Italia.
Dal 1911 al marzo del 1914 la politica di Giolitti si concentrò principalmente su tre fronti: l'introduzione dell'Istruzione dell'Obbligo, del Suffragio Universale Maschile e l'alleanza con il fronte cattolico.
Con l'allargamento dell'Istruzione il governo attuò una strategia a doppio taglio, poiché, se per le regioni dell'Italia meridionale dette esito negativo, poiché toglieva i figli dei contadini dai campi, al contrario ebbe esito positivo poiché diminuì l'analfabetismo ancora presente nel paese.
Nel 1913 si svolgono le elezioni e Giolitti, per rafforzare il suo esecutivo, introduce il suffragio universale maschile e stringe una forte alleanza con la fazione cattolica conclusosi con la firma del “Patto Gentiloni ”.
Nonostante il successo elettorale Giolitti non riesce ad ottenere la maggioranza alla Camera dei Deputati del Regno e, dopo un anno dalle elezioni, annuncia le sue dimissioni nel marzo del 1914, cinque mesi prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale.
L'età Giolittiana si caratterizzò per due politiche differenti. Se per il Nord Giolitti si dimostrava progressista, al contrario dimostrava posizioni conservatrici per l'Italia meridionale.
Per questo venne soprannominato “l'uomo a due facce”, “Giano” e il ministro della Malavita.
Documento inserito il: 05/04/2016
  • TAG: giovanni giolitti, triplice alleanza, guerra italo libica, impero ottomano, riforme, scuola obbligo

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