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Storia dell'uomo dalle origini ai giorni nostri. Trentatreesima puntata

di Alberto Sigona


La nascita e l'espansione della Gran Bretagna

Nella prossima puntata ripercorreremo in breve gli eventi che portarono alla nascita della più grande Nazione di tutti i tempi, gli Stati Uniti d'America. Come vedremo essi furono la diretta emanazione di colonie britanniche presenti in terra americana che dopo un lungo periodo di dipendenza dalla Gran Bretagna si scissero dalla Madre Patria fondando uno Stato a sé stante del tutto indipendente e sovrano. Prima di addentrarci nella comparsa degli USA ripercorriamo però in estrema sintesi le tappe che portarono alla formazione della Gran Bretagna, giusto per riordinare sommariamente le idee.

Facciamo un lungo passo indietro, sino a giungere al 1282. In quell'anno, dopo una vittoriosa campagna militare condotta da Re Edoardo I d'Inghilterra, il Galles fu inglobato nel Regno d'Inghilterra, che così iniziò la sua espansione. Per un ulteriore ingrandimento si dovrà però aspettare un bel po' di secoli, ovvero il 1707, quando, a seguito dell'Atto di Unione (che aveva l’obiettivo di dare più forza al regno e di proteggerlo da mire espansionistiche esterne), avverrà la fusione col Regno di Scozia, portando alla nascita della Gran Bretagna. Da precisare però che all'epoca il Regno d'Inghilterra ed il Regno di Scozia erano sì Stati sovrani separati (con Parlamenti separati), ma condividevano da tempo lo stesso monarca, in quanto dopo la morte di Elisabetta I d'Inghilterra - la quale non aveva lasciato eredi - si erano già uniti nel 1603 con la salita al trono di Giacomo VI Re di Scozia (cugino di terzo grado di Elisabetta): fu quindi, in un certo senso, la Scozia ad “annettere” (pacificamente) l’Inghilterra. Con il trascorrere dei decenni la Gran Bretagna sarebbe diventata una delle entità statali più potenti ed avanzate (istituzionalmente, culturalmente ed economicamente) della storia moderna.


L'impero

Grazie a notevoli acquisizioni territoriali, soprattutto fuori dall'Europa, la Gran Bretagna diverrà col tempo un vero Impero. Fondato nel 1607 con la creazione della Colonia della Virginia (in Nord America), l'Impero britannico sarebbe progressivamente divenuto il più vasto dominio di tutti i tempi(1). Nel 1800 la Gran Bretagna annetterà pacificamente anche l'Irlanda (che dipendeva dalla corona britannica sin dal 1171, dai tempi di Enrico II d'Inghilterra), mediante un “Atto d'Unione” approvato sia dal Parlamento britannico sia da quello irlandese, costituendo così il “Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda”. Quella creata per la fusione tra i regni d'Irlanda e di Gran Bretagna rimane ancora la bandiera del Regno Unito e combina le bandiere di Inghilterra e Scozia con la croce di San Patrizio, che rappresenta l'Irlanda.

All'apice della gloria, attorno proprio all'Ottocento, la Gran Bretagna, avvalendosi soprattutto della sua superiorità marittima, era ormai un Impero ciclopico comprendente colonie, domini, protettorati, mandati e altri territori sparsi per il globo, governando circa 458 milioni di persone (un quinto della popolazione mondiale), coprendo oltre 37124894 km², quasi un quarto dell'intera superficie della Terra. Fra le Nazioni sotto il suo dominio vi furono Canada, Australia, Nuova Zelanda, India, Egitto, Sudafrica, Nigeria, Giamaica, Camerun e Ghana.

Nel 1921, a seguito di una violenta guerra d'indipendenza, la parte Sud dell'Irlanda si staccherà dalla Gran Bretagna, diventando uno Stato autonomo, anni dopo ribattezzato Eire (o Irlanda, la cui bandiera è un tricolore composto da tre bande verticali di uguali dimensioni dai colori verde, bianco e arancione). La parte settentrionale, invece, rimarrà per sempre fedele alla Gran Bretagna, assumendo la nuova denominazione di Irlanda del Nord (la cui bandiera non esiste ufficialmente dal 1972: era formata da una croce rossa, una mano rossa, una stella a sei punte e una corona).

Oggi il Regno Unito mantiene la sovranità sui 14 territori posti al di fuori delle isole britanniche, che nel 2002 sono stati rinominati “territori britannici d'oltremare” (fra cui citiamo Anguilla, Isole Vergini, Isole Pitcairn, Bermuda, Cayman, Gibilterra, Montserrat, Sant'Elena e Falkland). La maggior parte delle ex colonie britanniche e protettorati fanno ora parte di circa 50(2) Stati membri del “Commonwealth delle Nazioni”, una associazione non-politica, volontaria (nata nel 1931 mediante lo “Statuto di Westminster(3)” e volta a promuovere la democrazia, i diritti umani e un governo equo in questi Paesi) che comprende una popolazione di circa 2,2 miliardi di persone. Esso non essendo un'unione politica non permette al Regno Unito di esercitare alcun potere negli affari interni dei membri dell'organizzazione. Il re d'Inghilterra governa simbolicamente il Commonwealth mentre il capo esecutivo dell'organizzazione è il segretario generale del Commonwealth che presiede il Segretariato del Commonwealth. I regni del “Reame del Commonwealth” (Australia, Canada, N. Zelanda, Papua Nuova Guinea, Antigua e Barbuda, Bahamas, Belize, Grenada, Giamaica, Saint Kitts, Saint Vincent, Isole Salomone, Saint Lucia e Tuvalu) condividono volontariamente il monarca inglese come loro capo di Stato.


Nell'immagine, cartina che raffigura la massima espansione dell'impero britannico.


Note:
(1) Nel 1783 l'indipendenza delle tredici colonie del Nord America al termine della guerra d'indipendenza americana causò la perdita da parte della Gran Bretagna di molte delle sue colonie più antiche e più importanti. Ci torneremo più avanti...

(2) I membri del Commonwealth oggi sono: Regno Unito, Canada, Sudafrica, Australia, India, N. Zelanda, Pakistan, Sri Lanka, Ghana, Malaysia, Nigeria, Cipro, Sierra Leone, Giamaica, Trinidad & Tobago, Uganda, Kenya, Malawi, Malta, Tanzania, Zambia, Gambia, Singapore, Barbados, Botswana, Guyana, Lesotho, Mauritius, Eswatini, Figi, Samoa, Tonga, Bangladesh, Bahamas, Grenada, Papua N. G., Seychelles, Dominica, Isole Salomone, Tuvalu, Kiribati, Saint Vincent, Saint Lucia, Vanuatu, Antigua & Barbuda, Belize, Maldive, Saint Kitts & Nevis, Brunei, Namibia, Camerun, Mozambico, Nauru, Ruanda, Gabon e Togo. I membri sono quasi tutti accomunati (eccetto Mozambico, Ruanda, Gabon e Togo) dalla passata appartenenza all'Impero britannico. Fino al 2003 ne faceva parte anche lo Zimbawe. Fino al 1949 ne faceva parte anche l'Irlanda (Eire).

(3) Approvato l'11 dicembre 1931, lo statuto incrementò la sovranità e autonomia dei dominion (territori dell'Impero britannico dotati di autogoverno) dal Regno Unito. Lo statuto, rimuovendo praticamente ogni autorità del Parlamento britannico di legiferare per i dominion, costituì il momento cruciale della definitiva trasformazione di questi ultimi in Stati pienamente sovrani e indipendenti, pur restando essi ancor legati dal vincolo comune di fedeltà alla corona britannica. Negli ultimi anni si è però presentata una reciproca mancanza di interesse nel mantenere attive le relazioni intra-Commonwealth, e l'importanza politica ed economica dell'organizzazione è diminuita.
Documento inserito il: 02/03/2025
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