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La legge agraria di Tiberio Gracco

del Prof. Giovanni Pellegrino


La legge agraria di Tiberio Gracco è di solito presentata come una legge che toglieva ai ricchi per dare ai poveri e certamente fu così.
La terra pubblica posseduta illegalmente oltre i 500 iugeri, veniva recuperata e poi distribuita ai cittadini meno abbienti per aiutare la classe media.
Ma la stessa legge prevedeva anche una modalità diversa per ottenere lo stesso risultato.
Per capire questo, dobbiamo chiederci come la legge considerava le terre possedute illegalmente in quantità minore di 500 iugeri.
Di solito questo problema viene ignorato oggi dagli studiosi moderni, ma in genere gli studiosi di diritto romano ammettono che ogni possesso abusivo rientrante nei limiti dei 500 iugeri, veniva legalizzato diventando proprietà privata. Ne risultava pertanto una specie di “sanatoria”.
Le conseguenze di tale sanatoria furono rilevanti, e questo ci permette di apprezzare l’astuzia politica di Tiberio Gracco che utilizzò contemporaneamente due strade diverse per raggiungere gli stessi fini. Anzi la strada nascosta si rivelò addirittura come quella più efficace.
Vediamo il perché.
I Romani avevano confiscato enormi quantità di terreno pubblico alle città dell’Italia meridionale dal momento che durante la seconda guerra punica erano passate dalla parte di Annibale. La gestione complessiva di queste terre fu certamente difficile. Molte rimasero comunque ai vecchi proprietari, sia romani che italici, ora diventati semplici occupanti.
Altre terre furono occupate abusivamente da persone senza risorse, per avere di che vivere attraverso la coltivazione dei campi. Altre ancora caddero nelle mani di grandi latifondisti che le utilizzarono per il pascolo del bestiame.
Vi era dunque una situazione variegata e certamente moltissimi tra questi possessi abusivi erano inferiori a 500 iugeri. Le fonti ce lo confermano sottolineando che la commissione triumvirale graccana, nello stabilire quali terre fossero dello Stato e quali dei privati, ebbe difficoltà a reperire terre da distribuire alla plebe.
Tiberio Gracco allora propose di distribuire alla plebe il tesoro del re Attalo di Pergamo lasciato dal re stesso in eredità alla Stato romano. Dunque il lavoro della commissione triumvirale fu duplice e necessariamente lento.
Il lavoro più semplice era quello riguardante la sanatoria, cioè quello di riconoscere i piccoli possessi inferiori a 500 iugeri come proprietà privata . Il lavoro più complicato era invece quello di sequestrare i possessi superiori a 500 iugeri dividerli in lotti e poi assegnarli alla plebe tra le proteste degli occupanti che certamente facevano la voce grossa perché ricchi e potenti a Roma.
Le conseguenze si è detto furono rilevanti: facciamo degli esempi.
Un cittadino romano nullatenente occupa abusivamente con la sua famiglia 50 iugeri di terreno pubblico per coltivarlo in modo da riuscire a vivere. L'ampiezza di terreno gli permette anche di vendere i suoi prodotti sul mercato ricavando una certa quantità di denaro. Tuttavia, costui ai censimenti quinquennali romani tenuti dai censori, essendo abusivo non può dichiarare nulla restando sempre nullatenente. Pertanto egli viene censito nella quinta e ultima classe e non viene considerato arruolabile per l’esercito. Come diretta conseguenza di tutto ciò, sul piano sociale tale individuo non è quindi nessuno.
Tale tipo di situazione non era positiva certamente né per il cittadino né per lo Stato romano. Tuttavia, la situazione di tale cittadino cambia radicalmente nel momento in cui venne emanata e divenne operativa la legge agraria di Tiberio Gracco.
Infatti, nel momento in cui la commissione graccana gli riconosce e gli attribuisce la piena proprietà dei 50 iugeri, tale cittadino romano diventa un rispettabile proprietario a tutti gli effetti. Pertanto, al censimento successivo può dichiarare i suoi redditi e può essere inserito in una classe di censo superiore, ovvero nella terza o forse addirittura nella seconda. Di conseguenza può essere arruolato nell’esercito, con grande vantaggio per lo Stato romano. Inoltre, il cittadino in questione veniva favorito in questa sua ascesa sociale. Pertanto egli sarà eternamente grato a Tiberio Gracco e al suo gruppo politico, diventando suo cliente e votando i provvedimenti da lui proposti.
Facciamo ora il caso di un Latino o di un Italico nella stessa situazione, occupante abusivo di 50 iugeri di terreno pubblico.
Anche a costui la commissione graccana riconosce la piena proprietà del terreno. Ma a questo punto, poiché possiede terreno romano, giuridicamente diventa anche cittadino romano. E allo stesso modo, al successivo censimento si presenterà facendo la sua dichiarazione e di fatto verrà inserito nella classe media, accrescendo il numero dei cittadini romani. Tale individuo pertanto resterà eternamente grato a Tiberio Gracco.
Le fonti infatti ci dicono che Tiberio Gracco aveva promesso la cittadinanza romana all’intera Italia.
Ma come intendeva concederla?
Certamente non poteva proporre una legge apposita perché sarebbe stata respinta, come furono respinte quella di Gaio Gracco e anche quella di Livio Druso nel 91 a.C., la cui uccisione portò alla guerra degli Italici contro Roma.
Tiberio Gracco quindi fece uso dell’astuzia e ideò un progetto di riforma agraria molto complesso. In primo luogo tale riforma faceva scomparire il terreno pubblico privatizzandolo. In secondo luogo accontentava la plebe cittadina distribuendo i lotti recuperati. In terzo luogo faceva emergere gli occupanti abusivi consentendo loro di entrare nelle classi medie. In quarto luogo dava indirettamente la cittadinanza romana agli occupanti Latini e Italici.
Proprio grazie a questa riforma dal 131 al 125 a.C. i cittadini romani aumentarono di circa 76.000 unità.
Votarono la legge agraria i soli cittadini romani delle 35 tribù nei comizi tributi, ma le fonti mettono in evidenza il grande numero di sostenitori di Tiberio Gracco venuti da tutta l’Italia per votare.
Perché farlo con la sola speranza di ottenere chissà quando un lotto di terra?
Ma se costoro erano piccoli occupanti abusivi sparsi in tutta Italia, avevano tutto l’interesse a votare la legge per trasformare con certezza i loro possessi in una vera e propria proprietà privata. In tal modo non badarono al fatto che ne avrebbero beneficiato anche Latini e Italici che si trovavano nelle stesse condizioni.
Data la complessità non possiamo pensare che un simile progetto di riforma fosse opera di una sola persona. Infatti, accanto a Tiberio vi erano nel suo gruppo politico molti nobili ed in particolare esponenti della famiglia dei Claudii e degli Scevola.
Dobbiamo mettere in evidenza che della famiglia degli Scevola facevano parte insigni giuristi che ebbero un ruolo importante nella messa punto della legge.
Inoltre, vicino a Tiberio Gracco vi era il filosofo storico Bossio di Cuma, che sosteneva l’idea dell’uguaglianza degli uomini e della parità dei diritti, nonché dell’azione politica volta al benessere collettivo. Bossio era anche un sostenitore delle richieste dei Latini e degli Italici finalizzate ad ottenere la cittadinanza romana.
Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sulla legge agraria di Tiberio Gracco.


Nell'immagine scultura del volto di Tiberio Gracco.

Documento inserito il: 06/04/2023
  • TAG: tiberio gracco, legge agraria, italici, roma, latini, italici. caio gracco, livio druso, bossio di cuma

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