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I Generali Romani nella Seconda Guerra Punica [ di Andrea Rocchi ]

La seconda guerra punica è legata soprattutto alle figure di Annibale Barca, Quinto Fabio Massimo detto il "Temporeggiatore", Publio Cornelio Scipione l'Africano, i tre principali attori dello scontro epocale tra le due potenze in assoluto del Mediterraneo;  ma tale guerra, combattuta dal 218 al 202 a.C. in un crescendo di battaglie divenute immortali nella storia, ha visto impegnarsi sul campo, in nome di Roma, un'intera generazione di generali e uomini politici, molti dei quali morirono alla testa dei propri uomini nel tentativo di sconfiggere i valenti condottieri avversari. Questa pagina è a loro dedicata.

Tiberio Sempronio Longo (260 a.C. - 210 a.C.)
Console romano durante la seconda guerra punica, eletto nel 218 a.C. insieme a Publio Cornelio Scipione (padre del futuro "Africano), fu mandato dal Senato in Sicilia nello stesso anno per preparare l'invasione dell'Africa ma richiamato a Roma in seguito alla disfatta del Ticino, si unì alle legioni di Scipione per contrastare l'avanzata di Annibale sul suolo italico. Provocò in parte la sconfitta romana sulla Trebbia, attaccando troppo frettolosamente il nemico e cadendo di fatto in trappola ma la sua abilità di generale gli permise di aprirsi un varco nelle schiere nemiche portando in salvo i suoi 10.000 fanti. Si riscattò nel 215 a.C. sconfiggendo Annone a Grumentum in Lucania, cacciando le truppe cartaginesi verso il Bruttium e permettendo così a Roma di riconquistare le città di Vercellium, Vescellium e Sicilinum.

Gneo Cornelio Scipione Calvo(morto nel 211 a.C.)
Fratello maggiore di Publio Cornelio Scipione Padre e di conseguenza zio di Publio Cornelio Scipione detto “Africano”, fu eletto console dal 222 a.C. per ben cinque volte; proveniente dalla Gens Cornelia, fu un nobile esponente del patriziato romano nonché generale di talento e valente uomo politico. Coinvolto nella seconda guerra punica, fu impiegato con le sue legioni sul fronte iberico dove conseguì, soprattutto dopo l'arrivo del fratello Publio Cornelio, diverse vittorie, tra cui si ricorda principalmente quella di Cissa del 218 a.C., prima di cadere  nel 211 a.C. alla testa dei suoi uomini, negli scontri tenutosi nei pressi del fiume Baetis, in un estremo tentativo di difesa del proprio campo.

Gneo Servilio Gemino (morto nel 216 a.C.)
Eletto console nell'anno 217 a.C. iniziò subito le operazioni militari contro Annibale, assumendo come base operativa la città di Ariminum. Dopo la terribile disfatta romana nella battaglia del Trasimeno, Quinto Fabio Massimo assunse il comando delle forze terrestri in Italia mentre a Gneo Servilio fu affidata la flotta per la difesa della Sardegna e della Corsica. Investito del mandato proconsolare per l'anno 216 a.C. ingaggiò diverse operazioni di schermaglia con l'esercito di Annibale  fino ad affrontarlo in campo aperto nella battaglia di Canne, trovando la morte.

Gaio Flaminio Nepote (265 a.C. - 217 a.C.)
Valente uomo politico della Roma Repubblicana, appartenente alla fazione popolare; ebbe una grande carriera, presentandosi come “homo novus” ed ottenendo l'ambita carica di tribuno della plebe nel 232 a.C. Governatore della Sicilia nel 227, fu console per l'anno 224, fermando una insurrezione dei Galli nella futura provincia della Gallia Cisalpina da lui creata alla fine della campagna suddetta. Gaio Flaminio continuò la sua ascesa e nel 221 l'ex console fu nominato magister equitum del console in carica, Minucio Rufo e l'anno successivo censore. Nuovamente console nel 217, insieme al collega Servilio Gemino, andò incontro ad Annibale raggiungendo la città di Ariminum mentre il Barcide valicava invece gli Appennini. Ripiegando frettolosamente verso sud, cadde con le sue legioni nell'imboscata del Trasimeno, lasciandoci la vita insieme alla maggior parte dei suoi uomini.

Marco Atilio Regolo
Console romano nel 227 a.C. e nel 217 a.C. alla morte del valente Gaio Flaminio, affiancò il collega Gneo Servilio Gemino nella lotta contro Annibale, abbracciando la strategia temporeggiatrice tracciata da Quinto Fabio Massimo. Rimandato a Roma, terminato il consolato, per via della sua età avanzata  non venne più aggregato all'esercito risparmiandosi dunque la disfatta di Canne. Nuovamente console nel 214 a.C. rinunciò al mandato.

Marco Minucio Rufo  (morto nel 216 a.C.)
Uomo politico romano di estrazione plebea, fu eletto console nel 221 a.C. e nel 217 a.C. direttamente per volere del Senato affiancò il dittatore Quinto Fabio Massimo come magister equitum. In netta contrapposizione con la strategia temporeggiatrice di Fabio Massimo, appena ottenne dal Senato la carica di co-dittatore si mise alla guida di parte dell'esercito cercando di provocare Annibale allo scontro ma subendo una tremenda lezione di strategia dal Barcide e sopravvivendo proprio grazie all'intervento del  “Temporeggiatore”. Rinunciando alla carica di dittatore, combattè nella disfatta romana di Canne, trovando una coraggiosa morte.

Lucio Emilio Paolo (morto nel 216 a.C.)
Uomo politico romano, appartenente alla Gens Aemilia, dunque di fiera estrazione patrizia, fu eletto console nel 219 a.C. guidando da vincitore l'esercito nella seconda guerra illirica. Tornato a Roma, ottenne il trionfo insieme all'accusa infamante di non aver con l'altro collega console Salinatore, spartito in modo equo il bottino di guerra.   Cavatosela a stento, fu nuovamente console per l'anno 216 a.C. insieme a Terenzio Varrone che contrariamente al suo parere attaccò battaglia a Canne contro Annibale; nella disfatta romana che ne seguì, Lucio Emilio morì coraggiosamente con la spada in pugno rifiutandosi di fuggire dal campo di battaglia, pur avendone avuto l'occasione.

Gaio Terenzio Varrone
Console romano nel 216 a.C. di estrazione plebea, ricoprì prima di quel fatidico anno la carica di pretore nel 218 a.C. Determinò in larga misura la sconfitta romana di Canne attaccando Annibale contro il volere dell'altro console Lucio Emilio Paolo ma sopravvisse alla disfatta continuando nel suo "cursus honorum" politico, ricoprendo le cariche di proconsole, propretore e ambasciatore in Africa.

Aulo Postumio Albino (morto nel 216 a.C.)
Eletto console nel 216 a.C. al posto del defunto Lucio Emilio Paolo, fu mandato con due legioni nella Gallia Cisalpina per portare la guerra ai Boi e agli Insubri alleati di Annibale. Ma un'imboscata dei Galli nella Selva Litana comportò la distruzione delle legioni affidatagli e la morte del console stesso.

Tiberio Sempronio Gracco (morto nel 212 a.C.)
Politico romano, fu edile curule nel 216 a.C. ma in seguito al disastro di Canne, venne arruolato nell'esercito come magister equitum del dittatore Marco Giunio Pera; al comando di un rifondato esercito romano mentre Annibale assediava Casilinum, cerco invano di aiutare la popolazione ed una volta capitolata la città fu costretto a far ritorno a Roma dove ottenne il consolato per il 215 a.C. per via dei suoi alti meriti civili e militari. Al comando di nuove forze, sotto gli ordini del dittatore Quinto Fabio Massimo, intercettò l'esercito cartaginese di Annone il Vecchio presso Benevento, disperdendolo. Nel 213 a.C. fu di nuovo console, morendo poi un anno dopo presumibilmente per cause naturali.

Marco Fabio Buteone (245 a.C. -216 a.C.)
Politico romano di secondo piano, ebbe una discreta carriera culminata con il consolato conseguito nel 245 a.C. e con la carica di censore nel 241 a.C. Nominato dittatore nel 216 a.C. partecipò alla disfatta di Canne nello stesso anno e questo determinò la sua sostituzione con Marco Giunio Pera.

Marco Giunio Pera
Console nel 230 a.C. e successivamente censore, venne nominato dittatore nel 216 a.C. in seguito alla disfatta di Canne. La sua carriera politica e militare procedette senza infamia e senza lode.

Marco Livio Salinatore
Personaggio controverso del periodo, di estrazione plebea, guidò nel 219 a.C. le legioni di Roma nella guerra contro gli Illiri insieme al collega Lucio Emilio Paolo, vincendo e tornando a Roma da trionfatore; accusato di non aver ben spartito il bottino di guerra, non riuscì a scampare la condanna che portò di fatto il suo allontanamento dalla vita politica e militare dell'Urbe. Nel 210 a.C. in piena crisi, dovuta alla guerra contro Cartagine, i consoli richiamarono alle armi e al Senato anche il valente Salinatore che per l'anno 207 a.C. fu eletto console a causa della penuria di eminenti personaggi di estrazione plebea. Minato da forte risentimento nei confronti di Roma, Marco Livio fu comunque uno dei vincitori del Metauro, portato in trionfo ed investito dei “mandata” proconsolari per i successivi due anni in cui si adoperò con le sue legioni per arrestare l'avanzata di Magone in Liguria. Ottenuta la censura nel 204 a.C. Marco Livio onorò la carica con provvedimenti spesso dettati ancora dal forte risentimento per chi in passato lo aveva condannato; una nota di colore fu rappresentata dalla tassa imposta sul sale che gli dette il cognomen “Salinator” che contraddistinse da li in poi ogni membro della sua famiglia.

Marco Claudio Marcello (268 a.C. - 208 a.C.)
Generale romano di indubbio valore fu console nel 222 a.C. impegnato nella guerra contro i Galli Insubri; in questa campagna ottenne il trionfo con “spolia opima”, la massima onorificenza per un generale romano conseguita con l'uccisione in un duello individuale del capo gallico Viridomaro. Partecipò alla prima guerra punica e di conseguenza fu arruolato per la seconda dove nel 216 a.C. in seguito alla sconfitta di Canne, prese il comando dei resti dell'esercito romano ripiegando in Campania e difendendo strenuamente la regione tranne Capua che cadde in mano cartaginese. Nel 214 a.C. lo troviamo in Sicilia come console, nel sedare la sommossa dei Siracusani e nel 212 dopo vari assedi falliti conquistò finalmente la città di Siracusa difesa con abilità e coraggio dal matematico Archimede. Ancora console nel 210 a.C. prese Salapia in Apulia che si era rivoltata in favore di Annibale e come proconsole nel 209 a.C. attaccò il Barcide a Venusia risultandone sconfitto. L'astro di Marcello era ormai in netto calo come il favore di Roma nei suoi confronti e nel suo ultimo consolato nel 208 a.C. mancò anche la fortuna; caduto in un'imboscata cartaginese ancora nei pressi di Venusia, Marcello trovò la morte. I suoi resti, cremati, furono da Annibale restituiti alla famiglia.

Tito Manlio Torquato (morto nel 202 a.C.)
Patrizio romano, appartenente alla Gens Manlia, fu un valido uomo politico e generale che ricoprì il consolato sia nel 235 che nel 224 a.C., fu censore nel 231 e dittatore nel 208 a.C. Tolse la Sardegna ai Cartaginesi durante il suo primo consolato e nel 235 a.C. sempre da console fu il primo generale romano a superare con un esercito il fiume Po nel contesto della vittoriosa campagna contro i Galli. Dopo la disfatta di Canne, fu mandato nel 215 a.C. nuovamente in Sardegna per difendere l'isola, ormai possedimento romano, dal tentativo cartaginese di riprenderne il possesso.        Mori nel 202 a.C. e di lui si può dire che abbia nella vita interpretato a pieno lo spirito del “vero romano”.

Gneo Fulvio Centumalo Massimo
Edile curule nel 214 a.C. e console nel 211 a.C. incappò in una dura sconfitta con il suo esercito forte di ottomila armati dinanzi allo stremato esercito di Annibale tra le montagne e le colline della Calabria e della Lucania.

Gaio Claudio Nerone
Altro esempio di valente e valido generale romano appartenente alla gens Claudia, dunque di estrazione patrizia; comandante di cavalleria alle dipendenze di Marco Claudio Marcello fu aspramente criticato dal suo generale quando nei pressi di Nola non riuscì a giungere in tempo sul luogo dello scontro con la retroguardia di Annibale. Il riscatto non giunse nemmeno nel 211 a.C. quando fu inviato in Spagna, dopo le dure sconfitte del Baetis Superiore; nella riorganizzazione delle truppe fu ben presto sostituito da Cornelio Scipione, il futuro Africano.  Nel 207 a.C. da console insieme con il pari grado Marco Livio Salinatore sconfisse i cartaginesi nella battaglia del Metauro dove perse la vita Asdrubale, fratello di Annibale. Chiuse la carriera politica come censore nel 204 a.C. ed infine come ambasciatore nell'Egitto Tolemaico nel 201 a.C.

Marco Valerio Levino (morto nel 200 a.C.)
Uomo politico e generale romano ricoprì la carica di governatore della Sicilia; fu console per la prima volta nel 220 a.C. ma nel 215 a.C. dopo la cocente disfatta romana a Canne, pur ricoprendo una carica prettamente civile (pretore peregrino), fu investito del comando militare e messo al comando di flotta e legioni per controllare il territorio dell'Apulia e le coste meridionali della penisola italica. In seguito alla battaglia di Canne inoltre, Filippo V di Macedonia scese in guerra contro Roma come alleato di Annibale e proprio contro i Macedoni si diresse Valerio Levino attraversando l'Adriatico e sbarcando in Epiro dove conquistò Oricum e liberò dall'assedio Apollonia. La sua campagna contro i Macedoni si protrasse con successo dal 214 al 210 a.C. anni in cui come propretore e poi come console mise a segno numerose ed importanti vittorie. Tornato a Roma, fu nominato governatore della Sicilia e si impegnò per espellere tutti i cartaginesi dall'isola, riportare le città ribelli sotto il controllo di Roma e risanare l'economia agricola dell'isola stessa; il suo governo in Sicilia fu attento e prosperoso ed evitò nuove invasioni ed anzi con l'ausilio della flotta fu lo stesso Levino a condurre azioni di saccheggio sulle coste africane in mano cartaginese.  Tornò in Italia per presidiare con il suo esercito il centro Italia e alla fine della seconda guerra punica fu sempre attivo nella vita politica e militare della Repubblica. Morì nel 200 a.C. ed il bilancio della vita di questo uomo può essere considerato solamente in termini estremamente positivi.

Marco Cornelio Cetego (morto nel 196 a.C.)
Personaggio colto, brillante oratore di fama e latinista, oltre che valente generale e uomo politico che ricoprì diverse importanti cariche tra qui quella di pontefice massimo ed edile curule nel 213 a.C., propretore nel 211, censore nel 209 e console nel 204 a.C. Come proconsole un anno dopo, nel 203 a.C. conseguì la vittoria in battaglia contro Magone nel nord della penisola italica, costringendo l'esercito cartaginese a ritirarsi in tutta fretta a Savona. Infine mandato dal Senato in Sicilia per riprendere possesso delle "poleis" passate nel frattempo ad Annibale, ben si comportò portando a termine ogni compito con competenza e dovizia.

Publio Sempronio Tuditano
Magistrato romano che ricoprì in carriera diverse importanti cariche tra le quali il tribunato militare, la pretura ed il consolato nel 204 a.C. Fu anche censore ma di lui si ricorda la partecipazione come tribuno alla battaglia di Canne e la vittoria conseguita contro Annibale stesso nella battaglia di Crotone nel 204 a.C. anche se alcune fonti storiche riferiscono di uno scontro terminato in assoluta parità senza ne vinti ne vincitori.

Marco Porcio Catone (234 a.C. -149 a.C.) detto il Censore
Importante uomo politico della Roma Repubblicana, scrittore, generale, di umili origini plebee, seppe percorrere il cursus honorum con determinazione ed abilità (questore, edile, pretore, console) per via delle sue innate qualità di uomo retto ed onesto che lo portarono ad essere infine nel 184 a.C. censore. Fondatore della Gens Porcia, lo troviamo nel contesto della seconda guerra punica nel 204 a.C. come questore al seguito di Scipione l'Africano anche se i rapporti con il grande generale, considerato filo-ellenista e contrario alle tradizioni romane non furono mai buoni. Dirottato in Sardegna e poi in Spagna dimostrò grandi doti di condottiero e una condotta morale irreprensibile per poi servire come tribuno nell'esercito romano nella guerra contro Antioco III di Siria ben comportandosi anche in tale contesto. Terminata la carriera militare, Catone il Censore si distinse per l'attività pubblica nella vita politica di Roma, di lui rimangono impresse le fiere opposizioni in Senato contro qualunque influenza potesse minare lo spirito e le tradizioni di Roma.

Quinto Cecilio Metello (250 a.C. - 175 a.C.)
Politico e militare della Roma Repubblicana, ricoprì diverse importanti cariche del cursus honorum (edile, console, pontefice massimo e dittatore), per terminare la carriera politica come ambasciatore alla corte di Filippo V di Macedonia nel 185 a.C. Valente oratore, come militare servì con il grado di legato nell'esercito di Gaio Claudio Nerone, partecipando alle ultimi fasi della seconda guerra punica.
Documento inserito il: 19/12/2014

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