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Generali e alleati di Annibale nella Seconda Guerra Punica [ di Andrea Rocchi ]

La seconda guerra punica è legata soprattutto alle figure di Annibale Barca, Quinto Fabio Massimo detto il "Temporeggiatore", Publio Cornelio Scipione l'Africano, i tre principali attori dello scontro epocale tra le due potenze in assoluto del Mediterraneo;  ma tale guerra, combattuta dal 218 al 202 a.C. in un crescendo di battaglie divenute immortali nella storia, ha visto impegnarsi sul campo, diversi valenti condottieri che nel nome di Cartagine hanno cercato di sconfiggere Roma per garantire la sopravvivenza futura della loro stessa patria. Una menzione meritano anche coloro che appoggiarono le sorti romane o puniche alleandosi con l'una o l'altra fazione

Amilcare Barca (270 a.C. - 228 a.C.)
Padre di Annibale, Asdrubale e Magone, fu un valente e coraggioso generale cartaginese, veterano della prima guerra punica nella quale, a capo di un'armata di mercenari, riuscì a contendere fino alla fine la Sicilia ai romani pur non riuscendo ad evitare la disfatta finale di Cartagine nella guerra suddetta. Tornato in patria, dovette fronteggiare la rivolta degli stessi mercenari riuscendo a domarli dopo tre anni di lotta e successivamente convinse il governo punico dell'importanza di acquisire nuovi territori nella penisola iberica ricca di risorse soprattutto minerarie.   In otto anni, seguito spesso nelle sue campagne dal figlio adolescente Annibale, conquistò la quasi totalità della Spagna, morendo però annegato nell'attraversamento di un fiume nel 228 a.C.

Asdrubale Barca (245 a.C. - 207 a.C.)
Figlio di Amilcare e fratello minore di Annibale, fu un discreto generale cartaginese che si distinse soprattutto nella difesa della Spagna dagli attacchi romani in seguito al 218 a.C. data in cui Annibale diresse il suo esercito direttamente in Italia attraverso le Alpi. Purtroppo per lui, le cose nella penisola iberica presero una piega diversa dopo l'arrivo di Publio Cornelio Scipione il futuro Africano il quale, espugnata Cartagena, mosse le legioni contro Asdrubale stesso, sconfiggendolo nella battaglia di Baecula (208 a.C.) dalla quale il Barcide si salvò per miracolo.  Egli cercò a questo punto di portare il proprio esercito in Italia per ricongiungersi con il fratello Annibale ma nel tentativo, dopo aver valicato le Alpi, fu definitivamente fermato dai romani nel 207 a.C. sul Metauro.

Magone Barca (morto nel 203 a.C.)
Fratello minore di Annibale ed Asdrubale, fu un condottiero cartaginese di buon livello; partecipò attivamente alla battaglia della Trebbia nel 218 a.C. poi inviato da Annibale in Spagna vinse con Asdrubale gli eserciti di Publio e Gneo Cornelio Scipione nelle battaglie intorno al fiume Baetis, provocandone la morte. Anche per lui, in Spagna, la situazione mutò all'arrivo di Scipione il futuro Africano; dopo la disfatta del fratello a Baecula, Magone nel 206 a.C. affrontò i romani ad Ilipa unendo il suo esercito a quello di Asdrubale Giscone subendo però una sonora sconfitta e ritirandosi nelle isole Baleari per arruolare nuove truppe; da li nel 205 a.C.  sbarcò in Liguria saccheggiando Genova,  per poi venire nuovamente sconfitto dai romani nella battaglia nei pressi di Milano. Ripiegando a Savona, a causa delle gravi ferite riportate in battaglia morì una volta imbarcato veleggiando verso Cartagine.

Asdrubale Giscone (morto nel 202 a.C.)
Generale e condottiero cartaginese, partecipò agli scontri del fiume Baetis che provocarono la morte di Publio e Gneo Cornelio Scipione e la disfatta delle legioni romane. Successivamente nel 207 a.C. fu travolto da Scipione il futuro Africano ad Ilipa e costretto a ripiegare in Africa dove strinse un accordo con il principe numida Siface attendendo i romani che da li a poco sarebbero sbarcati sulle coste cartaginesi. Sconfitto nell'imboscata tesa da Scipione e dal nuovo alleato Massinissa al campo numida che comportò la morte di gran parte dell'armata di Siface, fu nuovamente sconfitto ai Campo Magni. Per il vecchio generale non rimase altro che il suicidio nel 202 a.C.

Maarbale
Maarbale fu uno dei più valenti comandanti di cavalleria della storia antica, potendo contare inoltre sui formidabili cavalieri numidi; partecipò distinguendosi in tutte le battaglie più importanti dell'epopea barcide, dall'assedio di Sagunto al Ticino, dalla Trebbia al Trasimeno fino a Canne dove la sua cavalleria diede il meglio di se. Egli ed i suoi cavalieri, grazie alla velocità d'azione e al coraggio in battaglia, rappresentarono per Annibale la risorsa più valida dell'esercito al suo comando. A Maarbale, vengono inoltre attribuite dallo storico Tito Livio, queste parole rivolte ad Annibale in seguito alla battaglia di Canne, nel tentativo di convincere il Barcide ad assediare direttamente Roma: "Annibale, tu sai vincere, ma non sai approfittare della vittoria".

Annone il Vecchio (morto nel 204 a.C.)
Generale e condottiero cartaginese tra i più sconfitti e sfortunati della storia; partecipò attivamente alla seconda guerra punica al comando di Annibale. Sconfitto dai romani nel 215 a.C. a Grumentum, ripetè l'impresa nel 214 a Beneventum. Nel 212 a.C. cedette sempre nei pressi di Beneventum all'esercito del console Quinto Fulvio Flacco ed infine fu ucciso da Scipione l'Africano nel 204 a.C.

Asdrubale il Calvo Generale cartaginese sconfitto e catturato nel 215 a.C. dai romani comandati dal proconsole Tito Manlio Torquato nella campagna militare in Sardegna.

Siface (morto nel 201 a.C.)
Re dei Massesili, stabilitosi nelle regioni occidentali della Numidia, da sempre in guerra con il regno numida del re Gaia, padre di Massinissa, all'inizio della seconda guerra punica scelse di allearsi con i romani in contrapposizione proprio a Gaia alleato di Cartagine ma nel 206 a.C. dopo Ilipa, l'atteggiamento di Siface mutò ed il numida passò al campo cartaginese sposando inoltre Sofonisba, la bella figlia del generale Asdrubale Giscone. Di contro Massinissa, intravedendo il pericolo che Siface potesse impadronirsi dei territori numidi che erano stati del regno del padre Gaia nel frattempo morto, passò nel campo romano alleandosi con Scipione l'Africano.  Sconfitto con Asdrubale Giscone ai Campi Magni, Siface fu preso prigioniero e mandato in Italia dove morì in quel di Tivoli nel 201 a.C.

Filippo V di Macedonia (238 a.C. - 179 a.C.)
Salito al trono di Macedonia nel 221 a.C., Filippo dimostrò polso e lungimiranza nel rendere la Macedonia nuovamente un regno forte ed unito al riparo dalle invasioni dei “barbari” del nord e dalle diatribe interne.  Il suo grande errore politico fu lo stringere alleanza con Annibale Barca nel 216 a.C. subito dopo Canne, attirandosi il desiderio di vendetta dei romani che infatti, appena vinta la guerra con Cartagine, diressero le loro attenzioni alla causa macedone. La campagna militare fu dal Senato di Roma affidata a Tito Quinzio Flaminino,  il migliore generale romano della nuova generazione post seconda guerra punica; egli infatti sbaragliò le falangi macedoni a Cinocefale nel 197 a.C. ma Filippo non perse il trono, accettando la sconfitta e mettendosi a disposizione di Roma come stato vassallo. Morì nel 179 a.C. durante una campagna militare nel nord della Macedonia, di malattia.

Gerone II di Siracusa (308 a.C. - 216 a.C.)
Tiranno di Siracusa dal 270 al 216 a.C. fu un valente condottiero e uomo politico del suo tempo; combattè al fianco di Pirro Re dell'Epiro distinguendosi per valore e coraggio, per poi difendere Siracusa dai Mamertini.  Nel 270 a.C. fu nominato tiranno dai Siracusani e cercò nei primi anni del suo governo di mantenersi in una posizione di assoluta neutralità nelle crescenti tensioni tra romani e cartaginesi per la supremazia nell'isola. Nel 264 a.C. scelse di appoggiare però i Cartaginesi contro i Romani che si erano alleati invece con gli odiati Mamertini ma dinanzi alla prima sconfitta ritirò il suo esercito dal conflitto dimostrando lungimiranza e buon senso. La potenza di Roma, indusse Gerone a chiederne l'alleanza, garantendo così a Siracusa un periodo d'oro di pace e prosperità sotto un governo di fatto illuminato; nella prima guerra punica, il tiranno fece scendere i suoi eserciti al fianco di Roma ricevendo da questa grandi onori per la sua fedele e continuativa alleanza e nello stesso modo si comportò durante la seconda guerra punica anche quando Annibale sembrava ormai padrone incontrastato del campo ben prima di Canne nel 216 a.C.  sconfitta che Gerone non visse in quanto morì poco prima all'età di 92 anni.
Documento inserito il: 19/12/2014

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