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Le guerre puniche ed il dominio del Mediterraneo

Un antico trattato stipulato tra Roma e Cartagine garantiva alla prima il dominio della penisola italica e alla seconda quello del mare. Ma a questo punto, Roma sentiva la necessità di poter navigare liberamente per procurarsi oltremare le materie di cui aveva bisogno e quindi lo scontro tra le due potenze divenne inevitabile. Il conflitto ebbe origine in Sicilia, dove i Mamertini, truppe mercenarie che avevano occupato la città di Messina, trovandosi in lotta con la potente Siracusa avevano chiesto l’aiuto dei Cartaginesi, i quali collocarono nella città un loro presidio. I Mamertini, non sopportando oltre la prepotenza dei cartaginesi, chiesero aiuto a Roma, la quale dopo molte esitazioni inviò un proprio contingente di truppe in Sicilia, dando così inizio allo scontro tra le due maggiori potenze del Mediterraneo occidentale. I Romani combatterono contro i Cartaginesi tre distinte guerre, che presero il nome di guerre puniche, dal nome Puni, con il quale i Romani indicavano i Cartaginesi. La prima guerra punica durò dal 264 al 241 a.C..Padroni del mare, i Cartaginesi per ritorsione compirono una serie di saccheggi e devastazioni sulle coste italiche. Questo fece capire ai Romani che il potente avversario poteva essere sconfitto soltanto per mare. Provvidero quindi ad allestire una grande flotta composta di navi dotate di speciali passerelle provviste di uncini con i quali agganciare la nave nemica e permettere ai soldati romani, abituati più ai combattimenti terrestri, di portare la battaglia sulla nave nemica. Questa tecnica venne utilizzata per la prima volta nel 260 a.C. nella battaglia di Milazzo, nella quale il console Caio Duilio riportò una grande vittoria sulla flotta cartaginese. Dopo questo scontro, il conflitto si protrasse a lungo senza altri scontri decisivi. Stanco di questa situazione, il console Marco Attilio Regolo decise di portare la guerra in Africa, ma venne sconfitto e fatto prigioniero. Teatro principale degli scontri tornò ad essere la Sicilia, dove il conflitto proseguì per altri quattordici anni. Finchè nel 241 a.C., i Romani distrussero la flotta cartaginese presso le isole Egadi e costrinsero l’avversario a chiedere la pace. Per ottenerla dovettero cedere a Roma i loro possedimenti siciliani, restituire tutti i prigionieri di guerra e pagare una forte indennità. Poco tempo dopo i Romani presero possesso anche della Sardegna e della Corsica, divenendo in tal modo padroni incontrastati del Tirreno. Rimaneva ora da risolvere il problema inerente la conquista della valle padana, che venne risolto sconfiggendo le tribù galliche che vi si erano stanziate da tempo e conquistando la loro capitale Mediolanum, Milano. Nel frattempo Cartagine, privata delle sue basi nel Tirreno, che le garantivano un’importante riserva di cereali e metalli, iniziò la propria espansione in Spagna. Questo preoccupò Roma, che con un trattato stabilì il limite massimo di espansione cartaginese in Spagna a sud del fiume Ebro.Conquistata gran parte della Spagna a sud dell’Ebro, Cartagine, con la ripresa dei commerci e con i proventi derivanti dalle miniere iberiche si risollevò presto dai danni subiti nella prima guerra punica. Nel 220 a.C. il nuovo comandante in capo dell’esercito cartaginese, Annibale, ideò un piano per invadere l’Italia. Il pretesto per l’inizio della seconda guerra punicafu la conquista da parte del condottiero cartaginese della città di Sagunto, che pur trovandosi a sud dell’Ebro, godeva della protezione di Roma. Annibale con un grande esercito e una trentina di elefanti, valicò prima i Pirenei e poi le Alpi giungendo in Italia nel 219 a.C.; quindi, prima al Ticino, poi sul fiume Trebbia ed infine sulle rive del lago Trasimeno, distrusse gli eserciti romani che gli erano stati mandati incontro. Percorse poi tutta l’Italia centrale senza incontrare alcuna resistenza fino a raggiungere la Puglia. Qui si fermo sperando nella ribellione dei popoli della Confederazione Italica, che fornivano a Roma i reparti militari migliori, ma questo non accadde. A Roma intanto, vista la tragicità della situazione, si provvide a nominare un dittatore; venne eletto a questa carica Quinto Fabio Massimo detto il Temporeggiatore per la tattica particolare da lui usata, cioè impegnare il nemico con piccoli scontri, cercando di causarle il maggior danno possibile dando così il tempo all’esercito di riacquistare vigore per lo scontro decisivo. Ma questa tattica venne giudicata insufficiente per il conseguimento della vittoria finale ed il potere venne restituito ai consoli. Nel 216 a.C. i due nuovi consoli Terenzio Varrone e Paolo Emilio, affrontarono Annibale nella piana di Canne, ma subirono la più terribile sconfitta della storia di Roma. Grande fu la costernazione in città al giungere della notizia della sconfitta, ma grande fu anche la reazione del popolo romano. Venne restituito il potere al Temporeggiatore e nel contempo furono riconquistate Siracusa, Capua e Taranto, che erano passate dalla parte di Annibale. Sul fiume Metauro i romani sconfissero il fratello del condottiero cartaginese, Asdrubale, che stava tentando di raggiungere il meridione per portare truppe fresche di rinforzo; la sua testa venne poi inviata al campo del condottiero cartaginese .Nel frattempo il console Publio Cornelio Scipione, al fine di allontanare Annibale dall’Italia, decise di effettuare una spedizione in Africa per portare la guerra direttamente a Cartagine. Qui trovò un ottimo alleato nel re di Numidia Massinissa. I Cartaginesi, vista minacciata la propria terra, richiamarono il loro grande condottiero in patria. Sulla strada del ritorno Annibale, nel 202 a.C. si scontrò con i Romani a Zama, riportando una disastrosa sconfitta che segnò anche la fine della seconda guerra punica. Le condizioni di pace dettate da Roma furono questa volta catastrofiche per l’economia cartaginese: consegna della flotta e di tutti gli elefanti in dotazione all’esercito, cessione di tutti possedimenti spagnoli e delle isole del Mediterraneo, proibizione di intraprendere campagne militari senza il permesso dei Romani. Questa vittoria sancì il predominio commerciale di Roma in Occidente e rinsaldò i sui legami con i propri alleati italici che avevano contribuito in larga misura al successo finale. Circa due anni più tardi, i Romani dichiararono guerra al re di Macedonia Filippo V che aveva fornito il proprio aiuto ai Cartaginesi, e nel 197 a.C. lo sconfissero nella battaglia di Cinocefale, in Tessaglia. In questo modo posero fine all’egemonia macedone sulla Grecia, restituendole la libertà. Quando pochi anni dopo, Antioco III re della Siria presso il quale si era rifugiato Annibale dopo la sconfitta di Zama, volle estendere la propria autorità sulle città greche dell’Asia Minore, Roma reagì duramente e nel 190 a.C. lo sconfisse nella battaglia di Magnesia; tra le dure condizioni di pace imposte al re siriano, ci fu anche l’imposizione di cacciare il condottiero cartaginese dal regno. Annibale si rifugiò allora in Bitinia, dove si tolse la vita con il veleno per non cadere nelle mani dei Romani. Sconfitte Macedonia e Siria ed essendo la potenza egiziana in piena decadenza, Roma poteva ora aspirare alla conquista dell’Oriente. I Greci, che ormai non nascondevano più la propria insofferenza verso la soffocante protezione di Roma e in particolar modo mal sopportavano il fatto che essa dominasse anche sui mari un tempo solcati dalle loro navi, si rivolsero a Perseo, figlio del re di Macedonia Filippo, che si mosse con il proprio esercito in soccorso dei Greci. Nel 168 a.C. i due eserciti avversari si scontrarono a Pidna e i Romani ottennero una vittoria decisiva, a seguito della quale sottomisero la Macedonia e la Grecia.In Africa, nonostante le dure condizioni imposte dal trattato di pace, Cartagine si era nuovamente risollevata con i commerci marittimi ed era ancora una volta causa di grave preoccupazione per Roma. Il re di Numidia Massinissa, alleato dei Romani a Zama, continuava ad espandere il proprio territorio a danno dei Cartaginesi i quali, a causa delle clausole del trattato di pace, non potevano difendersi poichè era loro vietato muovere guerra senza il permesso di Roma. Stanchi di subire ed esasperati dalla prepotenza di Massinissa dichiararono la guerra ai Numidi. A questo punto i Romani intevennero con la scusa che era stato violato il trattato di pace e con questo passo ebbe inizio la terza guerra punica. Dopo un assedio durato tre anni, nel 146 a.C. riuscirono a conquistare Cartagine che venne saccheggiata e distrutta fino alle fondamenta. Con questo atto ebbero fine le guerre puniche e la potenza di Cartagine, Le cui rovine sono ancora oggi visibili nelle vicinanze di Tunisi.


Nell'immagine, busto di Publio Cornelio Scipione l'Africano, il console che, conquistando Cartagine pose fine alle guerre puniche. Documento inserito il: 19/12/2014
  • TAG: guerre puniche, console caio duilio, battaglia di milazzo 260ac, battaglia isole egadi 241ac, roma dominio del mediterraneo

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