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Cenni sulla Storia del Battaglione Alpini Cividale

Il Battaglione Alpini Cividale nacque nel 1909 in seno all’8° Reggimento Alpini con la 16a, la 20a e la 76a Compagnia Alpini.
Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale venne assegnata al battaglione la 110a Compagnia.
Durante la Guerra 1915-18, il Cividale ebbe il primo caduto del conflitto, l’alpino udinese Riccardo Di Giusto. Nel periodo 1915-16 il Battaglione combattè nella zona del Monte Nero e del medio Isonzo.
Nell’aprile-giugno 1916 il Cividale fu inviato nella Val d’Astico per respingere l’offensiva austriaca e dove si guadagnò la medaglia di Bronzo al valor Militare per i combattimenti sostenuti sul Monte Cimone di Arsiero del 23-25 maggio.
Nell’estate del 1916 combattè sull’Altipiano di Asiago e successivamente venne impiegato a presidio della Busa Alta, sulla Catena del Lagorai, fino alla ritirata di Caporetto.
Il 31 ottobre 1917 il Battaglione Cividale si ritirò sul massiccio del Grappa dove combattè disperatamente per contrastare le truppe austro-tedesche che erano dilagate in Friuli e nelo Veneto orientale dopo i fatti di Caporetto. Nella primavera-estate del 1918 il Cividale venne imipegato in Valtellina, nella zona delle Giudicarie ed in Val Camonica e a settembre ritornò sul Grappa per partecipare alla battaglia di Vittorio Veneto, nel corso della quale si distinse nelle azioni dei Solaroli e di Monte Fontanasecca.
Nel corso del conflitto il Battaglione ebbe circa 660 caduti, 1800 feriti e oltre 1000 dispersi.
Dopo un periodo nel 9° reggimento alpini negli anni ’20, il Cividale tornò in seno all’8° reggimento alpini.
Nel 1935, con la costituzione della Divisione Julia, venne inquadrato nella grande Unità e partecipò all’occupazione dell’Albania nel 1939.
Nella Seconda Guerra Mondiale, il Battaglione prese parte alla Guerra di Grecia (28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941)dove si distinse nei combattimenti sul Pindo, al Ponte di Perati, sul Topojanit e sul Golico. Fino al marzo 1942 il Battaglione Cividale rimase in territorio greco a presidiare la zona dello stretto di Corinto. Nella primavera del 1942 ritornò in Patria per ricostituirsi in vista del nuovo impegno della divisione Julia sul fronte russo.
Il Cividale partì dall’Italia nell’agosto 1942 con le tradizionali Compagnie Alpine 16a, 20a, 76a e con la 115a Cp. A/A (Armi /Accompagnamento), di nuova costituzione; venne schierato sul Don dal mese di ottobre al mese di dicembre 1942.
In seguito al cedimento di alcune unità di fanteria nel settore del Kalitwa, il Cividale venne spostato in quell’area per tamponare la falla creatasi nello schieramento e nelle giornate del 4, 5 e 6 gennaio 1943 andò ben 7 volte all’assalto per la conquista di quota 176,2.
Per il grande eroismo dimostrato dagli alpini del Battaglione, il Comando tedesco concesse l’onore di ribattezzare la quota con il nome di Quota Cividale.
Dal 16 gennaio al 3 febbraio 1943 il Cividale rimase coinvolto nella ritirata di Russia nel corso della quale venne distrutto durante i combattimenti sostenuti nel tentativo di aprirsi un varco nella sacca nella quale era rimasto intrappolato con gli altri reparti italiani; su 1500 alpini partiti dall’Italia, ben 1000 furono i caduti e i dispersi.
I superstiti, rientrati in Friuli nella primavera del 1943, furono inquadrati nella compagnia reduci Cividale e parteciparono a delle azioni contro i partigiani jugoslavi nella zona orientale del Friuli in attesa di ricostituire la Julia distrutta sul fronte russo.
In seguito ai fatti dell’8 settembre 1943, il Battaglione venne sciolto.
Dopo la guerra, esso venne ricostituito all’interno del nuovo Esercito Italiano nel 1948 e l’anno successivo, venne inquadrato nella Brigata Alpina Julia, con sede a Cividale del Friuli dove rimase fino a 1963, dopo di che venne spostato a Chiusaforte, dove il Cividale continuò la sua attività addestrativa.
Durante il terremoto del 1976 il Battaglione Cividalesi prodigò a portare aiuto alle popolazioni locali agendo con grande efficacia nella zona della Valle del Fella e in Val Resia.
Nel 1980 il Battaglione venne inviato in Irpinia in aiuto delle popolazioni locali colpite dal terremoto. Nel 1992 il Cividale venne inquadrato nel 15esimo Reggimento Alpini di nuova costituzione e fu impiegato successivamente in vari momenti nel Friuli orientale ed in Sicilia per garantire la sicurezza dei confini e della terra siciliana. Nel 1994 il reggimento venne inviato in Mozambico nell’ambito della Missione Albatros.
Il 15 novembre 1995 il Battaglione Cividale venne sciolto a Chiusaforte (UD).

Campagne di guerra e fatti d’arme
Ricompense alla bandiera


Al Valor Militare

Ordine Militare d’Italia - Decreto 5 giugno 1920. (*)
Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell’aspra battaglia conobbe ogni limite di sacrificio e di ardimento; audace e tenace, domò infaticabilmente i luoghi e le fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d’Italia (1915-18). (All’Arma di Fanteria).

Medaglia d’Oro - Decreto 31 dicembre 1947. (*)
Fedele ad una superba tradizione di gloria, coi suoi granitici battaglioni Tolmezzo, Gemona e Cividale 41a Compagnia Controcarro, respingeva con gagliardo impeto reiterati violenti attacchi. Destinato successivamente in altro settore per sbarrare al nemico la via del successo, per oltre trenta giorni, nell’aperta steppa russa, resisteva con incrollabile tenacia alla diuturna formidabile pressione del nemico grandemente superiore per numero e mezzi, lo inchiodava sul terreno, lo contrattaccava con aggressiva violenza, gli infliggeva gravissime perdite, dando prova di sublime eroismo ed immolandosiper l’onore della Patria. Avuto ordine di ripiegare, i superstiti, con aspri combattimenti, riuscivano ad aprirsi il varco attraverso l’accerchiamento nemico confermando ancora una volta le leggendarie virtù degli Alpini d’Italia. Fronte russo, 15 settembre 1942- 1 febbraio 1943.

Medaglia d’Oro - Decreto 30 gennaio 1948. (*)
Per la superba condotta dei battaglioni Tolmezzo, Cividale e Gemona, durante la guerra italo-greca; irnienti nell’attacco calcarono vittoriosamente le giogaie del Pindo, tenacissimi nella difesa, scrissero pagine di gloria e di sangue sulla dorsale del Mali, sullo Scindei e sul Colico, sbarrando col sacrificio la strada alle soverchianti forze nemiche. Granitici e fieri alpini, furono sui monti di Grecia e di Albania ben degni dell’eroico e vittorioso loro passato di guerra. Fronte greco - Pindo - Mali Scindei - Colico, 28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941.

Medaglia di Bronzo - Decreto 5 giugno 1920. (*)
Il Battaglione Val Natisone dette esempio di tenacia e di abnegazione, sbarrando il passo al nemico con una incrollabile resistenza e attaccando poi vittoriosamente, con impetuoso valore (Le Buse, Schiri, Monte Giove, Monte Chiesa, 20 maggio 1916 - 9 luglio 1916). Il battaglione Cividale, pur con forze assottigliate dalla lotta sanguinosa, teneva fieramente testa, con audacia e valore, a reiterati violenti attacchi di soverchianti forze nemiche (Monte Cimone d’Arsiero, 23-26 maggio 1916). (Ai battaglioni Val Natisone e Cividale).
(*) duplicati delle ricompense alla Bandiera dell’Ottavo reggimento alpini di cui faceva parte all’epoca dei fatti il Battaglione.


Al Valore dell’Esercito
Medaglia d’Argento - Decreto 2 dicembre 1977.
Unità colpita nelle infrastrutture dal sisma del 6 maggio 1976, interveniva immediatamente, in soccorso delle popolazioni dei Comuni di Chiusaforte, Dogna e Resia. Il personale, sotto la guida dei propri Comandanti, si prodigava con abnegazione , senza soste, per il recupero dei feriti e dei beni sepolti dalle macerie operando in condizioni di estrema difficoltà e spesso a rischio della propria incolumità, a causa del perdurare delle scosse e dei crolli. Proseguiva per lungo tempo rifiutando l’avvicendamento, l’opera di assistenza materiale e morale delle comunità, organizzando tendopoli per gli scampati e provvedendo al loro vettovagliamento ed all’assistenza sanitaria. L’opera svolta che ha riscosso l’incondizionata ammirazione e riconoscenza delle Autorità e della popolazione, ha contribuito in modo determinante a ridurre i danni provocati dalla grave sciagura, dando prestigio all’Esercito italiano. Chiusaforte, 6 maggio - 25 luglio 1976 (Al battaglione Cividale).

Al Merito dell’Esercito
Croce d’Oro - Decreto 28 luglio 1995
Il 15esimo Reggimento Alpini ha partecipato con proprie forze alle operazioni di Peace Keeping in Mozambico assumendo in proprio responsabilità di comando, coordinamento e controllo nei confronti del contingente italiano Albatros e di sostegno logistico-sanitario anche per i contingenti di altra nazionalità operanti nella regione centrale della missione Onumoz. Nei circa sette mesi di ininterrotto impegno, agendo in inusuali e spesso severe condizioni climatiche, ed in un quadro politico instabile ed imprevedibile, il Comando del reggimento e le unità dipendenti hanno operato con elevata professionalità ed altissimo senso del dovere dimostrando in ogni circostanza pronta reattività, grande equilibrio ed elevata sensibilità nell’attuazione dei compiti ricevuti mantenendo un atteggiamento di assoluta neutralità ed evitando, ed evitando, anche in situazioni di grave emergenza e pericolo, l’insorgenza di qualsivoglia incidente con le fazioni coinvolte nel processo di pace. Grazie all’elevata potenzialità dello strumento dispiegato, alla sua perfetta organizzazione e, soprattutto, all’entusiastica, incondizionata ed altruistica disponibilità dei suoi quadri, il Reggimento non solo è stato in grado di assolvere in pieno al proprio mandato, ma ha altresì fornito un sostanziale supporto a tutta la missione Onumoz, operando su lunghissime distanze ed in condizioni di piena autonomia. Con la propria efficenza, elevata attitudine ad operare in ambiente internazionale e correttezza nei rapporti con le popolazioni mozambicane, il 15esimo Reggimento Alpini ha sottolineato l’eleggibilità dell’Esercito italiano per interventi di Peace Keeping ed ha contribuito ad elevarne e nobilitarne il prestigio in Patria e all’estero, fornendo un chiaro esempio di professionalità e dedizione.
Chimoio (Mozambico) 1 novembre 1993 - 18 maggio 1994.


Riconoscimenti

Encomio Semplice - Conferito dal Ministero della Difesa
Sostituiva altra unità estremamente provata nelle località danneggiate dal terremoto del 23 novembre 1980, intervenendo nei Comuni di Pescopagano - Castelgrande - Muro Lucano - Bella - Ruoti considerati tra i più disastrati della provincia di Potenza. Con la generosità propria degli Alpini, operavano incessantemente per sgombrare macerie, confezionare e distribuire vitto caldo ai sinistrati, portare aiuto ai casolari isolati, allestire baracche e prefabbricati. Pur continuando senza sosta nell’azione di soccorso ai terremotati, aseguito delle abbondanti nevicate cadute nel cosentino, interveniva con un proprio plotone nella Sila dove, offrendo ancora prova di spirito di sacrificio ed efficenza operativa, rimaneva esposto a condizioni climatiche proibitive dal 23 gennaio al 6 febbraio 1981 per raggiungere interi nuclei familiari rimasti isolati ad alta quota. Dopo 54 giorni di ininterrotta fatica, rientrava in sede, lasciando negli abitanti dei Comuni dove aveva operato profondi sentimenti di riconoscenza, di stima e di affetto. Chiara espressione di virtù militari e civiche. (Provincia di Potenza, 16 dicembre 1980 - febbraio 1981) (Sila, 23 gennaio 1981 - 6 febbraio 1981). (Al Battaglione Cividale)

Alpini del Battaglione Cividale decorati di Medagli d’Oro al Valor Militare

Gian Luigi Zucchi
nato nel 1900 a Tradate (Varese)
Alpino
8° Reggimento Alpini
Battaglione Cividale 76esima Compagnia
Motivazione della Medaglia d’Oro al valor militare alla memoria:
Volontario di guerra diciassettenne, si offrì di far parte di un gruppo di arditi che doveva eseguire un’incursione nelle linee nemiche. Primo si slanciò all’assalto e combattendo con la baionetta e con bombe a mano fu di esempio ai compagni, che alla fine, sopraffatti, dovettero ritirarsi. Accortosi che l’ufficiale comandante era rimasto in mano nemica, invitò i compagni a seguirlo e slanciandosi di nuovo sui nemici impegnava una lotta corpo a corpo. Riuscito ad avvicinarsi al proprio ufficiale mentre un soldato austriaco stava per vibrargli un colpo di baionetta, prontamente slanciandosi e, facendo scudo del proprio corpo al suo superiore, riceveva in pieno il colpo a lui diretto. Ferito a morte, sul punto di esalare l’anima generosa, trovava la forza di gridare: Viva l’Italia.
Valderoa, 15 gennaio 1918


Brunengo Giacomo
nato nel 1911 a Pieve di Teco (Imperia)
Sottotenente di complemento
8° Reggimento Alpini
Battaglione Cividale
16a Compagnia
Motivazione della Medaglia d’Oro al valor militare alla memoria:
Comandante di plotone alpino, durante un violento attacco del nemico, superiore per numero e per mezzi, colpito da scheggia di mortaio che gli spezzava il braccio sinistro, continuava ad opporre tenace resistenza all’avversario e lo obbligava a ripiegare. Successivamente, incurante dell’intenso fuoco, sorridente e fiducioso nella vittoria, si lanciava alla testa del reparto al contrattacco con bombe a mano. Ferito una seconda volta, non desisteva dal combattimento, ma, rifornitosi di bombe, si gettava nuovamente nella lotta e con l’esempio del suo indomito coraggio, reso ancor più evidente dalle sanguinanti ferite, centuplicava le forze e l’ardore combattivo dei suoi alpini, costringendo il nemico a fuggire ed a lasciare le armi sulla posizione. Mentre inseguiva l’avversario, una raffica di mitragliatrice lo colpiva al petto e stroncava la sua giovane, eroica esistenza. Fulgido esempio di virtù militari ed amor patrio.
Zona Peschlani-quota 739 di monte Golico (Fronte greco), 28 febbraio 1941


Zucchi Paolino
nato nel 1915 a Collalto di Tarcento (Udine)
Sergente Maggiore di complemento
8° Reggimento Alpini
Battaglione Cividale 76a Compagnia
Motivazione della Medaglia d’Oro al valor militare alla memoria :
Comandante squadra fucilieri e vice comandante di plotone, dotato di rare doti di ardimento, trascinatore per eccellenza, già distintosi nella campagna dell’Albania, ferito e decorato al Valor Militare, si offriva più volte volontario per colpi di mano nelle linee nemiche. Durante l’attacco ad una munita posizione, da più giorni teatro di lotte sanguinose, rivendicava l’onore di assaltare la postazione dominante la quota, cardine della difesa nemica. Incitati i suoi alpini col motto del battaglione, affrontava con impeto travolgente la forte difesa e, trovando nella sua volontà di vittoria ascose energie, superava di corsa l’erto pendio ed il ciglio conteso. Primo fra i primi lanciava le sue bombe a mano contro i difensori che, sgomenti,si davano alla fuga. Incurante del rischio a cui si esponeva, per l’intera giornata, ritto in piedi sulla posizione, impartiva ordini alla sua squadra, impegnata a respingere continui contrattacchi nemici, e personalmente scaricava con la calma il suo moschetto sugli attaccanti, determinando con il suo esempio la fermezza dei dipendenti. Individuato e fatto segno al tiro di pezzo anticarro, cercava a sua volta di precisare la postazione e rimaneva ritto al suo posto finchè, colpito in pieno, immolava la sua giovinezza tutta spesa al servizio della Patria in armi. Magnifica figura di combattente che trovava nell’ardore della lotta vera ragione di vita.
Quota Cividale di Nowo Kalitwa (Fronte russo), 4 gennaio 1943


Chiaradia Dario
nato nel 1901 a Caneva (Udine)
Capitano di complemento
8° Reggimento Alpini
Battaglione Cividale
Comandante 20a Compagnia
Motivazione della Medaglia d’Oro al valor militare alla memoria:
Volontario nella campagna di Grecia chiedeva insistentemente di poter partire per la Russia al comando di una compagnia alpina. Animatore di uomini sapeva forgiare il suo reparto al suo entusiasmo, alla sua fede, alla sua ansia di combattere per la maggior gloria di Italia. Durante violentissimo attacco nemico, vista cadere in mano avversaria una quota di vitale importanza per il nostro schieramento, raccolti parte degli uomini del suo reparto, decisamente si lanciava al contrassalto, incurante del micidiale fuoco di armi automatiche, di mortai e di artiglierie avversarie, risalendo alla testa dei suoi alpini, galvanizzati da tanto esempio, la martoriata quota, strappandola al nemico. Per più ore si faceva animatore dell’eroica difesa della posizione contro la violenta reazione del nemico, alpino tra i suoi alpini, ai quali infondeva il suo spirito aggressivo, il suo cosciente sprezzo del pericolo, la sua tenacia, la sua incrollabile volontà di vittoria. Il giorno successivo ritornava rinnovando le epiche gesta del giorno precedente all’assalto della medesima quota riuscendo nuovamente a conquistarla. Colpito mortalmente con la visione del nemico in fuga, rifiutava ogni soccorso preoccupandosi soltanto della sorte dei suoi alpini per i quali aveva ancora nobili parole di incitamento, di ardente fede. Magnifica figura di eroico soldato d’Italia.
Quota Cividale sul Nowo Kalitwa (Fronte russo), 4-5 gennaio 1943


Gavoglio Carletto
nato nel 1916 a Genova
Sottotenente di complemento
8° Reggimento Alpini
Battaglione Cividale
76a Compagnia
Motivazione della Medaglia d’Oro al valor militare alla memoria:
Comandante di plotone fucilieri da lui forgiato al suo ardimento ed alla sua fede, incaricato di una audace e rischiosa azione notturna, benchè scoperto e sottoposto ad un infernale fuoco di mortai e mitragliatrici nemiche, scattava, con estrema decisione, alla testa dei suoi uomini galvanizzati dall’eroico esempio, all’assalto di munita posizione. Ferito una prima volta, proseguiva impavido nella sua travolgente azione, colpito una seconda volta sdegnava ogni soccorso continuando a trascinare i suoi uomini fino a pochi metri dalle mitragliatrici nemiche. Una raffica in pieno petto frenava l’eroico slancio mentre stava balzando nella posizione avversaria, ma non smorzava l’ultimo incitamento alla lotta che riusciva a lanciare nell’estremo anelito di vita. Mirabile esempio di elevate virtù militari e di indomito valore.
Quota 176,4 sud di Nowo Kalitwa (Fronte russo), 30 dicembre 1942


Cescato Francesco
nato nel 1917 ad Arsiè (Belluno)
Caporalmaggiore
8° Reggimento Alpini
Battaglione Cividale
76a Compagnia
Motivazione della Medaglia d’Oro al valor militare alla memoria:
Graduato di eccezionali doti di comando, già decorato di medaglia d’argento al valor militare per atti compiuti su altro fronte, aveva fatto della sua squadra uno sceltissimo reparto al quale venivano affidate le più rischiose imprese. Durante un violento attacco nemico si offriva con i suoi uomini per una difficile ricognizione. Impegnato da preponderanti forze nemiche, benchè ferito non abbandonava il comando della squadra, che trascinava decisamente al contrassalto. Caduto il capo arma tiratore, lo sostituiva prontamente concorrendo efficacemente con la tempestività e la decisione del fuoco a fronteggiare efficacemente l’aggressività avversaria. Nuovamente colpito, mentre con indomita tenacia persisteva nell’impari cruenta lotta, cadeva sul campo dell’onore.
Fronte Ovest Golubaja Kriniza (Fronte russo), 30 dicembre 1942-1 gennaio 1943


Lo Stemma Araldico

Decreto 3 dicembre 1976 (aggiornato in base a quanto disposto dallo Stato Maggiore dell’Esercito con circolare 121 del 9 febbraio 1987 - Giornale Ufficiale del 14 febbraio 1987).
a)Scudo: d’azzurro, caricato in cuore da uno scudetto di rosso ad una fascia d’argento; uscente dalla punta un monte all’italiana di tre cime d’argento; il tutto abbassato ad un capo d’oro al quartier franco d’azzurro tagliato:1) al tridente d’Ucraina d’oro; 2)a due fasce d’argento...
b)Corona Turrita;
c) Ornamenti:
1) Lista bifida: d’oro, svolazzante, collocata sotto la punta dello scudo, incurvata con la concavità rivolta verso l’alto, riportante il motto: Fuarce Cividat
2) Onorificenza: accollata alla punta dello scudo con l’insegna pendente al centro del nastro con i colori della stessa.
3) Nastri rappresentativi delle ricompense al Valore: annodati nella parte centrale non visibile della corona turrita, scendenti svolazzanti in sbarra ed in banda dal punto predetto, passando dietro la parte superiore dello scudo.


Sintesi della blasonatura

Lo scudo pieno con lo smalto d’azzurro indica amor di Patria, lealtà e grande valore, tutte qualità riconosciute al battaglione Cividale inquadrato nel reggimento.
Al centro dello scudo vi è l’arme di Cividale, città con la quale lo stesso battaglione ha un forte legame tradizionale, portandone il nome fin dalla costituzione.
Il monte all’italiana rappresenta il legame storico con le zone geografiche ove il battaglione ha lottato con onore durante la guerra 1915-18.
Il capo d’oro simboleggia le due Medaglie d’Oro al Valor Militare concesse alla Bandiera dell&rsquoOttavo alpini, nel quale all’epoca era inquadrato anche il battaglione Cividale, per il comportamento tenuto sui fronti greco e russo, nel corso del secondo conflitto mondiale, come evidenziato dal quartier franco con colori della Grecia (azzurro e argento) ed il tridente d’Ucraina.

Per gentile concessione dell’Associazione Battaglione Alpini Cividale
Documento inserito il: 28/12/2014

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