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Storia della 115a Compagnia Mortai del Battaglione Alpini Cividale

La 115a Compagnia Mortai nasce nell’estate del 1942, verso gli inizi di Giugno, per rinforzare l’organico del Cividale che era da poco rientrato dal fronte greco-albanese dopo tre anni di assenza dal Friuli. Lo zoccolo duro del battaglione era costituito dai figli delle valli del Natisone e del Judrio, nonchè della zona del tarcentino, del cividalese e delle zone limitrofe di Udine, composto dai veci che si erano sacrificati ad oltranza sul fronte greco-albanese e da altri richiamati delle classi più anziane, mentre il grosso del battaglione era composto dai bocia del ’21 e del ’22. Alle compagnie che esistevano da sempre, e cioè la Comando, la 16a, la 20a e la 76a, viene aggiunta per l’appunto la 115a che allora veniva chiamata Compagnia Armi di Accompagnamento, e che aveva in dotazione 4 mortai da 81mm e 4 cannoni da 47/32.
Il 20 giugno del 1942, il Battaglione Cividale ormai ricostituito è passato in rivista allo stadio Moretti di Udine dal Re d’Italia assieme agli altri reparti della Divisione Julia. Nella prima quindicina di luglio, il battaglione si trova in località nella zona di Torreano per completare il proprio addestramento ed effettuare le prove di tiro con gli armamenti a sua disposizione, dopodichè, rientrato nelle sedi delle varie compagnie a Tricesimo e ad Adorgnano (ad eccezione della 20a che è invece dislocata a Nimis) il battaglione si prepara per la partenza per il fronte russo. Tra l’8 ed il 9 agosto, il battaglione parte dalla zona di Tricesimo raggiungendo a piedi, dopo un’estenuante marcia lungo le strade che costeggiano il fiume Torre, la linea ferroviaria Udine-San Giovanni-Cormons. Le tradotte vengono avviate sulla linea per Tarvisio (la Cp. Comando e la 16a partono da San Giovanni l’8 agosto, mentre la 20a parte dalla stessa località il giorno successivo). Il giorno 9 tocca alla 76a che sale nella zona di Cormons, mentre la 115a viene suddivisa in tre blocchi: il primo parte con la 20a, uno con la 76a, ed il restante con altri reparti della Divisione e si incammina ala volta della stazione di Udine il 10 agosto.
Immaginatevi la faccia che hanno fatto i baldi alpini con loro amara sorpresa, quando transitano per Tricesimo e sotto un diluvio di improperi ed imprecazioni maledicono la fatica fatta per niente il giorno prima, quando potevano comodamente aspettare il treno alla stazione. Ma questo malcontento passa in fretta, anche perchè li attende un viaggio lento e lunghissimo che li porterà in terra di Russia attraverso il seguente itinerario: San Giovanni al Natisone-Udine-Tarvisio-Villach-Salisburgo-Monaco-Norimberga-Varsavia-Brest-Kobrin-Baranovici-Minsk-Gomel-Kursk-Charkov-Izium. Tra il 18 ed il 21 agosto 1942, dopo dieci giorni di viaggio, il battaglione si riunisce nella zona di Izium, dove rimane fino al 27 dello stesso mese. Il 27 gli alpini si mettono in marcia per raggiungere il fiume Don con lo zaino affardellato, compiendo tappe estenuanti anche di 30 Km. al giorno nella steppa infuocata, e quando piove il terreno diventa un acquitrino appiccicoso che rende la marcia un calvario. Durante una di queste marce, il Ten. Moro della 115a recupera due cannoncini anticarro sovietici da 47/37mm e molti proiettili che vanno ad integrare lo scarno armamento delle artiglierie del reparto.
Questo era l’ordine di battaglia della 115a alla data del 4 gennaio 1943: Capitano Mario Crea, Comandante della compagnia Ten. Ermenegildo Moro, facente funzioni di aiutante di campo del Te. Col. Zacchi, comandante di battaglione Ten. Guido della Vecchia, salmerie Sottotenente Alberto del Guasta, plotone mortai Sottotenente Aleandro Canonichetti, Primo plotone mortai Sottotenente Luigi Cariolato, Secondo plotone mortai Sottotenente Pierluigi Castagnoli, aggregato alla 115a.

Quota Cividale
Verso le 2 di notte del 4 gennaio 1943, la 20a Compagnia del Cividale si porta ad allinearsi alla destra del Tolmezzo, ed il Gemona lascia le sue posizioni sotto la quota Signal (Mt. 176,2), così chiamata dai tedeschi perchè sulla sua sommità c’è un segnale trigonometrico, (va ricordato che la collina che porta il nome di quota Signal è la più alta collina che c’è in zona, ed è di estrema importanza conquistarla poichè permette il controllo pressochè totale delle mosse del nemico) e lasciarla in mano ai russi significherebbe mettere su un piatto d’argento il controllo di tutti gli appostamenti degli alpini, esponendo così il battaglione ai tiri di artiglieria sulle piste di rifornimento che collegano i reparti avanzati in prima linea con le basi di appoggio.
Mentre la parte alta della collina ed i fianche vengono presidiati da un reparto tedesco, il Gemona ripiega all’indietro, sostituito dal Cividale con la Cp. Comando che accompagna la 20a, mentre la 16a si porta a sinistra a contatto con il Tolmezzo, e la 20a si schiera occupando delle posizioni a poche centinaia di metri dalla base della collina. La 115a è di rinforzo alle compagnie fucilieri, mentre il plotone fucilieri della 76a, che si era già posizionato alla destra del Tolmezzo, si mette di rincalzo con il resto della compagnia. Alle 4 tutte le posizioni sono occupate e la Cp. Comando ed il plotone Comando della 115a si attestano dietro la 76a. Alle prime luci dell’alba, i tedeschi sono costretti a ripiegare dal fianco destro per gli incessanti attacchi dell’artiglieria russa, e la 20a deve d’urgenza schierare un plotone di fucilieri a sinistra e gli altri due sulla destra, mentre alcune squadre si sistemano a tergo a protezione dello schieramento. Sotto un cielo plumbeo e con un freddo intenso, alle 8 il Primo plotone, sotto il comando del Tenente Benedini, parte all’assalto della quota ed i russi sono costretti ad abbandonarla; alle 9,30 i russi contrattaccano cercando di aggirare i valorosi alpini sul lato destro, dove si trova il Tenente Giannotti con il Secondo plotone, mentre ciò che resta del Primo del Tenente Benedini deve ripiegare. Il tenente viene ferito tre volte, mentre l’alpino Lestani riesce a mantenere la posizione con il fuoco del suo fucile mitragliatore.
Un furioso fuoco di sbarramento costringe il Secondo plotone alla base della collina. Verso le ore 12 la 16a, che era in attesa di disposizioni, parte all’attacco occupando di slancio l’altura che nell’evolversi della battaglia viene ripetutamente martellata da colpi d’artiglieria e di mortaio. Si distinguono nel combattimento per il loro eroismo gli esploratori della 16a che snidano all’arma bianca econ l’ausilio di bombe a mano alcune postazioni di mitragliatrici nemiche. Durante questi scontri muore il sergente maggiore Paolino Zucchi (al quale è intitolata la Caserma di Chiusaforte) e viene ferito il Sottotenente Bianco. Durante la notte, restano a presidiare la quota quattro squadre di fucilieri ed alcune di mitraglieri sia della 16a che della 20a, mentre il grosso delle compagnie torna a riposare in una gola alla base della collina. Durante tutta la giornata del 4 e la notte del 5 quattordici batterie hanno accompagnato con i loro tiri gli assalti dei baldi alpini.
Il Comando tedesco, riconoscendo l’eroico comportamento degli alpini e la loro caparbietà nonchè sprezzo del pericolo, stabilisce che la quota denominata Signal, venga ribattezzata con il nome di quota Cividale. Tra alterni e ripetuti attacchi da parte dei russi, il Cividale manterrà il possessò della quota fino al 16 gennaio 1943, data in cui dal Comando di Reggimento arriva l’ordine di ripiegare oltre la piana del Kalitwa ove costituire una nuova linea di resistenza. Questa è una breve pagina tra le tante che il Cividale ha saputo scrivere in terra di Russia e non solo, immolando tanti suoi figli e la meglio gioventù del suo glorioso battaglione.

Per gentile concessione dell’Associazione Battaglione Alpini Cividale

Nell’immagine due alpini del Battaglione Cividale sul fronte russo
Documento inserito il: 25/11/2014

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