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L’inquisizione e la follia

Articolo di Katia Bernacci
Immagine di Marino Olivieri


Nel 1184 Papa Lucio III istituì una prima Inquisizione per combattere gli eretici della Francia del sud: i catari. L’Inquisizione era una istituzione fondata dalla Chiesa per indagare e perseguire gli eretici, ovvero tutti coloro che professavano idee non ortodosse o considerate in opposizione al pensiero cattolico. Divisa in tre grandi periodi, l’Inquisizione medievale, quella spagnola e quella romana, durò diverse centinaia di anni e venne in seguito trasformata, durante il Concilio Vaticano II (1962-65), quando divenne la Congregazione per la Dottrina della Fede e iniziò a fornire orientamento e supporto ai vescovi, oltre a verificare che comportamenti, libri e articoli fossero conformi alla fede cattolica.
Anche se l’Inquisizione ha avuto un impatto incredibile sugli uomini del passato, gli studiosi moderni sono sempre più inclini a ritenere che l’Inquisizione abbia, in alcuni casi, limitato l’azione sia dei governanti dei vari luoghi, sia le vendette personali e i linciaggi che spesso si verificavano (anche dopo il periodo della caccia alle streghe) tra il popolo, che tendeva a reagire con violenza alle calamità o alle morti improvvise, spesso attribuite alle streghe, capri espiatori per eccellenza.
In molti si sono interrogati rispetto alle reazioni delle donne durante la grande persecuzione, spesso erano sole ed emarginate, vedove, dedite alla cura con le erbe, a volte levatrici, con nomea di essere delle fattucchiere che non disdegnavano neppure le arti malefiche, gli incanti, le magie d’amore o di morte. Queste donne non sempre erano davvero streghe, eppure oltre alle numerose denunce di vicini malevoli, molte di loro si autodenunciavano, dichiarando di aver fatto un patto con il diavolo e di volare agli incontri notturni dove avevano rapporti sessuali con il demonio, che poteva anche prendere le fattezze di un giovane piacente, che mano a mano assumeva caratteristiche caprine.
Insomma, perché queste donne erano convinte di fornicare con il diavolo? Le ipotesi sono parecchie. Una delle ultime avanzate per la vicenda dei processi di Salem, che sappiamo essere partiti da alcune giovani donne che hanno iniziato a comportarsi in modo strano, è che fossero affette da ergotismo. Questa teoria suggerisce che i comportamenti anomali osservati nelle ragazze di Salem fossero causati dall’ingestione di micotossine presenti nella segale infetta da un fungo chiamato Claviceps purpurea, noto anche come ergot o segale cornuta. Questo fungo contiene alcaloidi, come l’acido lisergico, che ingerito può dare effetti molto simili all’LSD: visioni, urla, convulsioni. Anche in Europa la contaminazione di questo elemento era tutt’altro che rara, veniva soprannominata “fuoco di sant’Antonio” e curata con il grasso di maiale, ma spesso portava alla degenerazione neurologica e addirittura alla cancrena degli arti.
In realtà alcuni autori dell’epoca parlavano di “melanconia”, una sorta di depressione odierna, che dalle teorie degli umori di Ippocrate, derivava dalla bile nera. Johann Wier, medico, umanista e grande precursore, nel XVI secolo fu uno degli scienziati che provarono a sostenere l’ipotesi della malinconia delle streghe, sostenendo che queste donne avevano una reazione dovuta a un comportamento malinconico, che era considerato una malattia dallo studioso, e non legata al patto con il diavolo. Wier rischiò, tra l’altro, di essere considerato un “posseduto dal diavolo”, una ipotesi non molto remota e un problema nel quale incorsero molti inquisitori, accusati di essere stati “contagiati” dalle streghe. “Il fenomeno delle possessioni demoniache, in parte collegato alla stregoneria, era spesso ricondotto alla sfera della malattia mentale e la Santa Inquisizione imponeva la presenza di un medico durante i riti di esorcismo, limitandosi a intervenire solo nei casi che suscitavano più clamore. Sul fronte medico, però, resisteva la tendenza a giustificare come maleficium la malattia difficile da diagnosticare e curare”, leggiamo sull’interessante approfondimento fatto da Mariangela Rapetti ne Gli inquisitori di fronte alla follia. Lo scenario quindi si complica, poiché mentre in alcuni casi gli scienziati, i medici e l’élite colta dell’epoca erano in grado di comprendere che potevano essere presenti dei problemi mentali, nel caso della stregoneria questa ipotesi era bellamente sorvolata, preferendo invece la persecuzione e la condanna, spesso pubblica e molto scenografica delle donne e degli uomini coinvolti.
Non tutta l’erba apparteneva allo stesso fascio, la storia dipende anche dalla diversità degli uomini: ci sono stati casi nei quali i malati di mente sono stati riconosciuti come tali e rimandati alla famiglia per le cure, in altri, purtroppo, si è preferito pensare che il diavolo agisse, scombussolando la mente delle accusate, per non far riconoscere la sua presenza.
Oggi sappiamo che alcune di quelle donne erano affette da malattie di vario genere, tra le quali anche quelle che riguardavano la mente, presumibilmente causate dalla malnutrizione, dalla vita grama, dalla crescita in un mondo violento, dove spesso sia il padre, sia il marito, tendevano a sottolineare la propria autorità con mezzi di ogni genere. Isteria, epilessia, disturbi post traumatici, bipolarismo e schizofrenia erano probabilmente alcune delle patologie che affliggevano le donne medievali e rinascimentali, non riconosciute come malattie oppure attribuite all’azione del diavolo.
Se la medicina si fosse evoluta più velocemente, la caccia alle streghe avrebbe comunque avuto un impatto così forte sulla storia europea? Non possiamo saperlo, anche se è probabile che le differenze sarebbero state minime, in quanto la grande persecuzione ha avuto come una delle cause principali i motivi politici e di contenimento del popolo.


Nell'immagine il castello di Rivara, che fungeva da prigione per tutti coloro che venivano processati per stregoneria nel canavese.


Documento inserito il: 29/12/2024
  • TAG: stregoneria, inquisizione, Concilio Vaticano II, claviceps purpurea

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