Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, personaggi storici: Palmiro Macchiavello Gonzalez

Palmiro Macchiavello Gonzalez

Storia di un giornalista italo-peruviano prestato alla Diplomazia
(1892 – 1955)


di Gerardo SEVERINO
Col. (a) G. di F. – Storico Militare


Premessa

Per gli storici e per gli studiosi in generale dei rapporti Italia – Perù, la testata periodica dal titolo “Perù. Organo del Consolato Generale del Perù in Genova”, un mensile illustrato dedicato alla vita, alla cultura e all’intercambio commerciale fra Italia e Peru, edito a Genova tra il 1925 e il 1927 è sicuramente uno dei principali punti di riferimento, onde avere una maggiore conoscenza di quello straordinario Paese dell’America Latina. Pochi non sanno, tuttavia, che dietro la nascita e la pubblicazione di tale rivista vi era stato l’allora Console Generale della Repubblica del Perù a Genova, il Dottor Palmiro Macchiavello Gonzales, figlio di uno dei tanti emigrati liguri che aveva fatto fortuna in quel di Lima. Il Macchiavello, prima di intraprendere la carriera diplomatica era stato in Patria un apprezzato giornalista, così come autore di non poche pubblicazioni, ma anche un appassionato politico. Quella che segue è la sua affascinante storia.


Da giornalista a Lima a Console Generale del Perù a Genova (1892 - 1927)

Palmiro Macchiavello (spesso citato Machiavello) nacque a Lima il 23 ottobre del 1892, primogenito di Evangelista Macchiavello, un emigrante italiano nato a San Lorenzo della Costa, nei pressi di Santa Margherita Ligure il 15 gennaio 1862, giunto in Perù ad appena nove anni di vita, e di Eusebia Manuela Gonzales, classe 1869, originaria di Chancay, una cittadina ad una settantina di chilometri a Nord di Lima. Il piccolo, venuto alla luce nella casa avita di Avenida Buenos Aires, n. 359, fu battezzato, come era allora consuetudine nelle ex Colonie Spagnole del Sud America, solo tre anni dopo, esattamente l’11 maggio del 1895 presso la Chiesa di San Lorenzo, nella stessa Capitale. Ciò avvenne, in verità, a pochi giorni della fine dell’ennesima guerra civile che aveva insanguinato il Perù e che avrebbe danneggiato anche il padre Evangelista. La famiglia Macchiavello, che in seguito si arricchirà di una cospicua figliolanza, godeva allora di una buona posizione sociale. Evangelista Macchiavello era, infatti, oltre ad un abile commerciante anche un facoltoso proprietario terriero ed allevatore di bestiame, titolare, assieme al socio, anche lui di origini italiane, Francisco Olivari, della tenuta “El Pino”, non molto distante da Lima. L’azienda agricola era stata completamente devastata dalle truppe ribelli in avanzata verso Lima, dando così luogo ad una lunga vertenza giudiziaria destinata a durare molti anni. Palmiro Macchiavello visse e studiò nella bellissima Lima, ove in seguito, dopo la laurea, si sarebbe dato al giornalismo, collaborando così con varie testate. Il suo ingresso in Diplomazia avvenne, molto probabilmente, qualche anno prima dello scoppio della “Grande Guerra”, periodo nel quale egli ci risulta comunque risiedere ancora a Lima, città ove il 2 settembre del 1917 sarebbe nato suo primo figlio, Luis. Era stata, questa, una scelta oculata, volendo seguire le orme del cugino italiano, Giuseppe Macchiavello, il quale era entrato nella Diplomazia italiana il 9 ottobre del 1908 e che in seguito troviamo Agente Consolare a Taltal (Antofagasta). Purtroppo non siamo stati in grado di ricostruirla compiutamente, se non altro per il periodo precedente al suo arrivo in Italia, allorquando fu nominato Console Generale del Perù a Genova. Tale nomina avvenne con Atto Supremo del 20 maggio 1920, allorquando il Macchiavello fu inviato proprio nella città d’origine della famiglia, in sostituzione del Console Manuel Ortiz de Zevallos(1). Il nome di Palmiro Macchiavello Gonzales è stato immortalato dalla storia non tanto per le sue doti di abile giornalista e di Diplomatico, bensì per le sue ide politiche, le stesse che nel 1922, unitamente ad alcuni compatrioti lo avrebbe portato a fondare, nella stessa Genova, una cellula del futuro Partito Comunista peruviano(2). E ciò ad appena un anno dalla fondazione del Partito Comunista italiano, avvenuta a Livorno per merito di Antonio Gramsci(3). Tra i fondatori vi era, oltre agli amici Carlos Roe e César Falcón, anche il celebre giornalista e politico di sinistra José Carlos Mariátegui La Chira, che dal 1919 si era trasferito in Italia, stabilendosi inizialmente in Via della Scrofa, a Roma. Il Mariátegui aveva, poi, raggiunto Genova agli inizi del 1920, allorquando lo stesso Consolato Generale peruviano gli aveva affidato l’incarico di “Agente de propaganda periodística en Italia"(4). Nel frattempo, in Patria, il 21 ottobre del 1921 era scomparso prematuramente il padre di Palmiro, Evangelista, il quale in quel frangente, ricopriva la carica di Consigliere Comunale nella località balneare di La Punta, nei pressi del Callao. La scomparsa del capostipite della famiglia Macchiavello fu divulgata da gran parte della stampa peruviana, tutta concorde nel segnalare il Macchiavello come "…un importante membro della colonia italiana e persona ampiamente legata agli ambienti commerciali della capitale"(5). Nonostante non avesse mai fatto mistero riguardo alla sua ideologia politica, Palmiro Macchiavello “rimase al suo posto”, in Italia, per tutto il periodo degli anni ’20, tanto che per i meriti conseguiti nel curare i rapporti tra i due Stati fu insignito, da Re Vittorio Emanuele III, già nel corso del 1921, della Croce di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia. Sempre a Genova, Macchiavello continuò ad occuparsi di cultura a 360 gradi, tanto che lo troviamo nella veste di traduttore di autori italiani per il Bollettino peruviano “Libros y Revistas”, già a partire dalla pubblicazione del suo primo numero, nel febbraio del 1926. Il 1925, invece, era stato un anno veramente felice per la Comunità peruviana che viveva in Italia, anche per questa circostanza. Il 6 settembre, alla presenza del Re, Vittorio Emanuele III e del Console Generale del Perù, Palmiro Macchiavello, in Domodossola si tenne la cerimonia dell’inaugurazione del monumento al grande aviatore peruviano Geo Chavez, il primo trasvolatore delle Alpi, morto a seguito di un incidente aereo proprio a Domodossola il 27 settembre del 1910. Le cronache del tempo ci ricordano che il velario che copriva il monumento fu fatto scivolare ai piedi del basamento, mentre "a bassa quota volano due areoplani e l’aere sfavilla d’oro e di turchino". Non solo, ma come avevamo già anticipato in premessa, nel giugno dello stesso 1925, Palmiro Macchiavello avrebbe dato vita ad una delle più importanti testate giornalistiche mai pubblicate prima d’allora da parte della Diplomazia internazionale. Con il primo numero di “Perù. Organo del Consolato Generale del Perù in Genova”, si apriva una stagione molto felice nell’ambito dei rapporti fra Italia e Perù, e questo nonostante le abissali differenze ideologiche che separavano il Macchiavello dal regime Fascista, assurto al potere in Italia a fine ottobre del 1922. La rivista a carattere mensile vide nello stesso Macchiavello la figura di Direttore-Gerente, con redazione fissata presso la stessa sede del Consolato, in via Innocenzo Frugoni, n. 11-2, successivamente trasferita in via XX Settembre, n. 3. Composto da una trentina-quarantina di pagine, il periodico fu stampato per i tipi della Società Tipografica Ligure E. Olivieri e C, celebre Casa editrice che operava in via Caffaro, n.8. Il mensile “Perù” rappresentò, purtroppo sino al 1927, un vero e proprio biglietto da visita del Perù in Italia. Grazie alla magica penna del Console Macchiavello e di altri brillanti giornalisti, la rivista pubblicò mensilmente articoli di vario genere, i quali spaziavano dalla storia del Perù alle scoperte scientifiche, dalla statistica sul commercio fra i due Paesi e le varie argomentazioni di natura economica, sociale, mondana, e così via. Non solo, ma la stessa ospitava anche articoli redatti in lingua spagnola, essendo giustamente diretta anche ai tanti peruviani che vivevano allora in Italia. La rivista, sfortunatamente, cessò di essere pubblicata nel febbraio del 1927, epoca nella quale il Console Generale Palmiro Machiavello ricopriva ancora il suo incarico Diplomatico nel nostro Paese. Sfortunatamente non ne conosciamo le motivazioni.


Il prosieguo della vita, della carriera e l’epilogo (1930 – 1955)

Non abbiamo completamente idea se la sostituzione del Console Macchiavello con il suo successore, Don Oscar F. Fernandez, sia avvenuta o meno per una mera scelta politica, dettata forse dai rapporti che Macchiavello aveva mantenuto con l’amico José Carlos Mariátegui. Possiamo solo evidenziare che nel 1930, Palmiro Macchiavello non aveva ancora l’età giusta per andare in pensione, non avendo nemmeno 38 anni d’età. Il 25 agosto 1930(6) è, quindi, la data nella quale il Ministero degli Esteri lo inviò in pensione, salvo poi, quattordici anni dopo, rivedere tale posizione, riconoscendogli così tali anni come se li avesse fatti in servizio(7). Il successore di Macchiavello al Consolato di Genova fu, invece, nominato a tale importante Missione con Atto Supremo del 5 settembre 1930. Palmiro Macchiavello è probabile che sia tornato in Patria, magari per assolvere a qualche altra professione. Sarebbe, quindi, rimasto a Lima sino ai primi anni ’30, epoca nella quale tornò a vivere con la sua famiglia nell’amatissima città di Genova, che poi, se vogliamo, era la città dalla quale proveniva la sua progenie, oltre alla stessa moglie, Ada Ferrero, che vi era nata nel 1895. Nel 1935, tanto per citare un dato ufficiale, lo troviamo, infatti, Presidente della “Società di Beneficienza Peruviana”, che aveva sede in città, in Piazza Verdi, n. 4-1. La Società benemerita, della quale facevano parte la signora Victoria Silva, vedova Dall’Orso (Vice Presidente), il Comm. Mario Copello (Segretario) e Juan Della Porta (Tesoriere) era sorta proprio negli anni nei quali il nostro protagonista era a capo del Consolato Generale, operando fattivamente per il benessere della forte comunità peruviana stanziata in Liguria(8). Il Console Generale di 1^ classe Palmiro Macchiavello sarebbe, poi, ritornato in Patria nel 1937, allorquando, in virtù della Risoluzione Suprema n. 715 del 10 settembre ’37 fu riammesso in servizio, nominato Vice Capo del Dipartimento Consolare dello stesso Ministero degli Affari Esteri, con sede a Lima, in sostituzione del Console Carlos A. Farje. Presso tale Dicastero sarebbe rimasto per tutto il ciclo della seconda guerra mondiale, peraltro ottenendo, per effetto della Risoluzione Suprema n. 3 del 19 gennaio 1941 la nomina a Direttore del medesimo Dipartimento Consolare(9). Terminato il conflitto, mentre in gran parte dell’Europa era iniziata la ricostruzione, nell’Italia repubblicana riprese inesorabile a anche la via dell’emigrazione, sia verso l’America del Nord che quella del Sud. Allo scopo di assicurare un normale afflusso di italiani in Perù, il Ministero degli Affari Esteri “rispedì” il Console Generale Macchiavello in Italia, questa volta però presso la neo istituita Ambasciata a Roma. Ecco, dunque, che nel 1948 troviamo il nostro uomo nominato “Ministro Plenipotenziario addetto speciale per l’immigrazione”, alle dirette dipendenze dell’Ambasciatore Luis Flores(10). Palmiro Macchiavello operò in Italia sino ai primi anni ’50, tornando in Perù attorno al 1952-1953. Si sarebbe, poi, spento a Miraflores, un centro situato poco più a Sud di Lima, il 9 novembre del 1955, appena sessantatreenne, compianto dalla moglie, Ada Ferrero, dai suoi quattro figli e dai nipoti.


Nell'immagine il console Macchiavello nel 1921.


Note:

(1) Cfr. “Atto Supremo n. 914 dato a Lima il 20 maggio 1920”, in "Boletin del Ministerio de Relaciones Exteriores", Lima, Imprenta Americana, 1920, p. 367.

(2) Il Partido Comunista Peruano fu, in realtà fondato in Perù solo nel corso del 1928, dallo stesso José Carlos Mariátegui, con il nome di Partito Socialista Peruano.

(3) Sul tema si consiglia Joaquín Santana, Gramsci y Mariátegui, in AA.VV. (a cura di César Jordán, José A. Mazzotti, Rafael Sánchez-Concha), Perù – Italia, Oltre il Bicentenario, Ambasciata del Perù in Italia, 2021, p. 72 e ss.

(4) José Carlos Mariátegui La Chira (Moquegua, 14 giugno 1894 – Lima, 16 aprile 1930) è stato un giornalista, sociologo e politico peruviano. Conosciuto anche come l'Amauta, è considerato uno tra i primi e più importanti pensatori marxisti dell'America Latina. Fu tra i fondatori del Partito Socialista Peruviano, della Confederación General de Trabajadores del Perú ed è ritenuto l'ispiratore ideologico dell'organizzazione comunista “Sendero Luminoso”.

(5) Cfr. Corrispondenza dal titolo “Señor Evangelista Machiavello”, in "Pulgarcito. Semanario Ilustrado", Lima, 4 novembre 1921.

(6) Il 25 agosto 1930 è anche la data nella quale venne meno la dittatura militare di Augusto Bernardino Leguía y Salcedo, in carica dal 4 luglio del 1919, dando così luogo ad altre dittature militari che avrebbero governato il Paese sino al 1939.

(7) Cfr. “Resolucion Legislativa n. 10198 del 30 dicembre 1944 a firma del Presidente Manuel Pardo”, in <>, Lima, 1944, 199.

(8) Cfr. Annuario Genovese Fratelli Pagano – Guida di Genova e Provincia, Genova, 1936, p. 755.

(9) Cfr. Ministero Affari Esteri Repubblica del Perù, "Boletin del Ministerio de Relaciones Exteriores", Lima, 1941.

(10) Cfr. “Ambasciate e Legazioni Estere in Italia – 1° luglio – 31 dicembre 1949”, in Ministero degli Affari Esteri, "I Documenti Diplomatici Italiani – 1948/1953, vol. III (1° luglio 1949 – 26 gennaio 1950)", Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma, 2007, p. 689.


Documento inserito il: 12/11/2022
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