Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, personaggi storici: L'imprevedibile Rommel, una guerra alla massima velocità

L'imprevedibile Rommel, una guerra alla massima velocità

di Francesco Caldari


La mattina del 14 ottobre 1944 Erwin Rommel - reduce da un incidente automobilistico occorsogli in Normandia - trascorreva un periodo di riabilitazione nella sua casa, Villa Lindenhof, ad Herrlingen, sulle rive del Danubio tra Baviera e Baden-Wittenburg.
Decise che era opportuno vestire l’uniforme dell’Afrika Korps.
Era quella che preferiva, perché era più comoda di quella da generale, che aveva il collo rigido. Il caso aveva voluto che Manfred, suo figlio quindicenne, fosse giunto quello stesso giorno in licenza dalla sua postazione antiaerea. Fecero una lunga passeggiata insieme. Lui raccontò al ragazzo che attendeva due generali, che gli avevano annunciato la loro visita. Ciò poteva significare alternativamente due cose: o la proposta di un nuovo comando sul fronte orientale o la “Corte del popolo”, la famigerata Volksgerichtshof.
Rommel immaginava che la seconda opzione fosse di gran lunga la più probabile.
Era riuscito con la valida scusa delle incerte condizioni di salute a sottrarsi ad un viaggio a Berlino, ove era stato convocato, ma ora il momento era giunto. Seppure non vi fossero prove certe della sua partecipazione al fallito complotto contro Hitler, l’attentato al quartier generale di Rastenburg del 20 luglio precedente ("Operazione Valchiria"), la repressione contro i “traditori” da parte del Führer non stava andando certo per il sottile, ed il semplice sospetto era sufficiente per finire sotto le grinfie del brutale presidente della Corte, Roland Freisler. Furono circa 4.000 le persone condannate a morte e giustiziate, mentre altre 2.000 condannate a lunghe pene detentive.
Lui aveva sì avuto contatti con alcuni dei cospiratori, tra cui lo stesso colonnello Claus von Stauffenberg che aveva posto l’ordigno esplosivo a tempo nella sala riunioni del Wolfsschanze, la Tana del Lupo, ma si trovava ricoverato in ospedale a Parigi quando l’attentato fallì.
Certo Hitler non aveva gradito alcune sue rudi prese di posizione sulla strategia adottata nel conflitto, ed il Führer in persona era impallidito il 17 giugno precedente in Normandia, quando nella riunione a Margival la tensione salì alle stelle all’affermazione di Rommel, che osò tenergli testa: “il nemico non è stato fermato sulla costa. Sta avanzando e non possiamo fermarlo!”.

Pensare che nel 1937, ben prima dell’inizio della guerra, il Führer, che aveva già espresso chiaramente le sue intenzioni di espansione territoriale e di conquista in Europa, era rimasto affascinato dalle idee innovative di questo ancora semisconosciuto ufficiale, riportate nel libro appena scritto, "Infanterie greift an" (Fanteria all’assalto). Tre anni prima, Rommel era stato assegnato all'Accademia Militare di Potsdam, dove insegnava tattica e strategia militare. Durante questo periodo, aveva iniziato a scrivere un manuale che sarebbe poi diventato il suo libro, un trattato sulla guerra con i carri armati (e per rispecchiare ciò fu poi ristampato con un titolo diverso, “Panzer greift an”) e sulla conduzione delle operazioni militari, che divenne un best-seller. Hitler rimase molto impressionato, tanto che lo considerò uno dei migliori trattati sulla guerra moderna che avesse mai letto.
Rommel aveva iniziato la sua formazione militare proprio come ufficiale di fanteria. Sarebbe diventato famoso come comandante di carri armati, ma egli era uscito dall'Accademia Militare di Danzica nel 1912 frequentando poi quella di Potsdam specializzandosi in fanteria, ed aveva combattuto nella Prima Guerra Mondiale distinguendosi nella rapida invasione della Francia nel 1914 e poi come comandante di un'unità di truppe di montagna in Romania. Fu nel 1917 che trasferito sul fronte italiano, partecipò alla battaglia di Caporetto (la dodicesima battaglia dell'Isonzo), una delle più importanti vittorie tedesche della guerra, avendo un ruolo chiave nella conquista della città di Longarone. Tra il 24 ed il 25 ottobre 1917, dopo un lungo bombardamento, l’allora giovane tenente Rommel lanciò una veloce offensiva, con la tattica dell'attacco a sorpresa, sul Colovrat conquistandone le cime, invadendo la vallata di Savogna ed attaccando il Monte Matajur, appropriandosi della vetta dopo 52 ore di marce e combattimenti, catturando quasi 9000 prigionieri e materiale bellico.
Per il suo coraggio e la sua abilità militare, fu decorato con la Pour le Mérite, la più alta onorificenza militare tedesca dell'epoca, rara e prestigiosa. Fu uno dei pochi ufficiali di fanteria a riceverla durante la Grande Guerra. La sua esperienza in Italia gli insegnò molto sulla tattica e la strategia militare, e lo preparò per il suo futuro ruolo come comandante di carri armati nella Seconda Guerra Mondiale.
Il libro che tanto aveva colpito Hitler trattava proprio di questo: della cooperazione tra fanteria e carri armati.

Colui che viene ricordato come uno dei migliori strateghi ed innovatore nelle tattiche militari in realtà in gioventù non aveva il sogno di divenire ufficiale dell’esercito. Era nato nel 1891 nella tranquilla città di Heidenheim, nel Württenberg, una regione della Germania meridionale, da una famiglia della media borghesia, di religione protestante. Sia il nonno che il padre erano maestri di scuola. Erwin viveva in una casa modesta, a fianco dell’ufficio postale, con i genitori ed i quattro fratelli.
Fu un adolescente sportivo, praticava il ciclismo e lo sci, energico e vivace, appassionato allo studio della meccanica ed alla ingegneria. Il suo desiderio di lavorare nella fabbrica di dirigibili Zeppelin si infranse contro l’opposizione del padre. Da qui la scelta della carriera militare, nella quale primeggiavano però i figli dell’aristocrazia prussiana. Non era facile per il giovane borghese Erwin mettersi in mostra in quell’ambiente elitario ed esclusivo. Ma studiò duramente ed ebbe da subito l’appoggio della futura moglie, Lucia Maria Mollin, che incontrò nel 1911 ed a cui sarebbe rimasto legato tutta la vita. Durante le campagne all'estero, troverà ogni sera il tempo di scriverle lunghe lettere, che saranno anche il diario delle sue imprese.

Conclusa la Prima Guerra Mondiale, in una Germania piegata dalla sconfitta e dai problemi sociali, l’esercito venne limitato a 100.000 uomini. Adolf Hitler si fece strada tra il revanchismo sorto sulle dure condizioni imposte dal Trattato di Versailles nel 1919 ed il connesso profondo risentimento tra i tedeschi, e le difficoltà economiche derivanti dall'iperinflazione e la successiva Grande Depressione del 1929. Rommel non amava la politica ed era completamente assorbito dalla famiglia e dal suo lavoro, ma certo non era stato educato alla democrazia, e come tanti suoi connazionali, non si fece remore a credere in un futuro di forza
. Fu solo nel 1935 che ebbe l’occasione di incontrare Hitler, quando questi il 25 gennaio ispezionò il battaglione di fanteria da lui comandato. Prima dell'ispezione, Rommel aveva espresso la sua disapprovazione per la presenza delle SS nella parata, poiché riteneva che queste non fossero parte legittima dell'esercito tedesco. Naturalmente Hitler ignorò le obiezioni, e dispose che le SS partecipassero comunque. Nonostante questo incidente diplomatico, l'ispezione si svolse senza incidenti ed anzi Hitler apprezzò la disciplina e la professionalità del battaglione. All'inizio della guerra, Rommel comandava la 7ª Panzerdivision, che giocò un ruolo cruciale nell'operazione di invasione della Polonia. La sua abilità strategica e il suo approccio audace – che erano ormai la sua “firma” sul campo di battaglia – contribuirono al rapido successo delle forze tedesche.
Il 10 maggio 1940, iniziò l'offensiva contro la Francia e i Paesi Bassi, ed anche qui il generale avrà un ruolo predominante. Quella dei panzer fu una cavalcata travolgente: puntarono verso i porti del Nord per bloccare l'imbarco delle truppe alleate. Ma da Berlino giunse l'ordine di fermare l'avanzata, il che darà il tempo necessario agli alleati per riversarsi a Dunkerque e riorganizzarsi in qualche maniera. Nel Consiglio di guerra del 24 maggio 1940, Hitler ordinò di salvaguardare le divisioni corazzate (Panzer-Division) per la fase successiva dell'offensiva, ritenendo che l'impegno delle forze meccanizzate fosse ormai concluso, sottovalutando così la possibilità di un'evacuazione massiccia delle truppe britanniche e francesi accerchiate, stimando erroneamente che la Luftwaffe potesse impedire qualsiasi tentativo di fuga via mare. Fu in questo contesto che Rommel, al comando della sua 7ª Divisione corazzata, ormai nota per la sua velocità di movimento come "Divisione Fantasma", seppe approfittare della situazione per accerchiare e isolare la 51ª Divisione Highland britannica a Saint-Valery.
Le forze tedesche riuscirono a tagliare le vie di ritirata, costringendo i britannici a una situazione disperata. L'operazione culminò con la cattura di circa 25.000 soldati britannici e numerosi ufficiali, tra cui otto generali.

Sarà però in Africa del Nord che la leggenda di Rommel si consoliderà definitivamente.
Le forze italiane, già presenti in Libia, invasero l'Egitto. Il nostro esercito disponeva di armamenti obsoleti e non standardizzati, con una carenza di veicoli corazzati moderni. Dopo le prime offensive nel 1940, le forze italiane avevano adottato una postura passiva, attendendo i contrattacchi britannici piuttosto che perseguire attivamente il nemico. Dall'inizio della campagna gli italiani avevano perso 140.000 uomini, praticamente la metà delle truppe presenti in Nord Africa. La situazione era disastrosa.
Nel gennaio 1941 Hitler decise di inviare l'uomo giusto: Erwin Rommel. Nel febbraio fu istituito l'Afrika Korps, (ufficialmente Deutsches Afrikakorps (DAK)), inizialmente composto dalla 5ª Divisione Leggera e dalla 15ª Panzer-Division e che successivamente si ampliò includendo altre unità come la 90ª Divisione Leggera, che divenne completamente motorizzata, e varie brigate di supporto. Le sue truppe, del tutto nuove per l’impiego desertico, formate da unità corazzate e meccanizzate che operavano in modo coordinato, arrivarono per gradi, ma egli le organizzò in modo altamente efficiente, mediante manovre rapide e decisive sul campo di battaglia.
E naturalmente, fedele al suo credo, anche qui prese l’iniziativa, e la mantenne. I suoi attacchi ebbero successo. Scriverà:” nel deserto tutto è libero, tutto è aperto e incalcolabile. Occorre spostarsi e riconquistare la propria libertà di movimento ogni giorno e persino ogni ora”. Era pienamente consapevole della costernazione tra i capi a Tripoli, a Roma, forse anche a Berlino. Ma aveva accettato il rischio di agire malgrado gli ordini e le istruzioni ricevute, perché le possibilità di sconfitta gli sembravano poche, indifferente sotto l’aspetto operativo ai mugugni italiani, che lamentavano una azione di comando non sempre coordinata, ed a quelli del suo stesso sottoposto Kesserling (colui che sarà comandante delle forze di occupazione tedesche in Italia, condannato per crimini di guerra).
I soldati vedevano arrivare con regolarità quasi quotidiana il loro comandante in capo. Rommel trattava con loro qualsiasi problema e da questo atteggiamento derivava per gli uomini un senso di convinzione che egli fosse sempre con loro e che non erano mai abbandonati a sé stessi. Il suo credo era:” non risparmiarsi mai nella resistenza alla stanchezza e alle privazioni, e fare in modo che i propri uomini lo vedano”.
Tra il 31 marzo e l'undici aprile del ’41 riconquistò la Cirenaica. Il 3 aprile i tedeschi minacciavano Bengasi. Vi entrarono ed immediatamente Rommel concepì un piano di grande ardimento per tagliare la strada agli inglesi in ritirata, marciando in pieno deserto e fuori dalle piste, le forze divise in tre colonne. il 7 aprile furono catturati il generale Philip Neame, comandante in capo delle forze britanniche in Cirenaica, e il generale Richard O'Connor, comandante della 13ª divisione di fanteria britannica, durante la seconda battaglia di El Agheila. Entrambi erano in missione di ricognizione per valutare la situazione sul campo, ma furono intercettati e imprigionati.
Fu un colpo significativo per le forze britanniche, poiché erano ufficiali di alto rango.
Tra l'aprile del 1941 e il maggio del 1942, le forze britanniche (guidate dal generale Claude Auchinleck) e dell'Asse si scontrarono in una serie di battaglie e controffensive in Cirenaica e Libia, con entrambe le parti che subirono pesanti perdite e che non riuscirono a ottenere un vantaggio decisivo. Il 26 maggio 1942, Rommel lanciò l'attacco alla testa dei carri, in quella che è rimasta nota come la "Battaglia di Gazala". Hitler era ansioso di ottenere una vittoria significativa in Africa del Nord e di prendere il Canale di Suez, poiché si era finalmente reso conto dell’importanza di quello scacchiere e del controllo del Mediterraneo. L'attacco fu un successo e le forze britanniche furono costrette a ritirarsi. La vittoria di Rommel aprì la strada per la cattura di Tobruch (21 giugno) importante centro strategico e logistico (25.000 prigionieri tra i quali 5 generali, rifornimenti utili per 30.000 uomini per tre mesi, 10.000 m³ di benzina), e l'avanzata verso l'Egitto.
Erwin Rommel compiva cinquant'anni e fu nominato feldmaresciallo, il più giovane con quel grado. Dopo la Prima battaglia di El Alamein – che si risolse in un sostanziale stallo – il 13 agosto il generale Bernard Montgomery subentrò al comando delle forze britanniche ad Auchinleck. Il 30 di quel mese le forze dell'Asse lanciarono un attacco alla linea di difesa britannica ad Alam Halfa, che resistette. Rommel aveva chiaro il futuro: “o ci riesce di avanzare in Russia e di raggiungere il Canale di Suez, oppure tutto è perduto”. Indebolito nella salute, rientrò in patria e venne ricoverato in un ospedale delle Alpi austriache. Ma il 23 ottobre le forze britanniche, con circa il doppio del numero di uomini e carri armati (valendosi dei nuovi Grant di fabbricazione americana) a disposizione dell’esercito italo-tedesco, lanciarono una controffensiva, nota come la Seconda Battaglia di El Alamein. Nel giro di 24 ore il feldmaresciallo ritornò tra i suoi, ma il contesto appariva disperato di fronte alle preponderanti forze inglesi. Rommel scrisse:” sul piano militare questa è la situazione più pericolosa nella quale mi sono mai trovato”. La battaglia durò fino al 5 novembre 1942, rompendo le linee dell'Asse e costringendo Rommel, nonostante l’opposizione di Hitler, a ritirarsi verso la Libia e poi verso Tunisia, per congiungersi con le truppe dell'Asse impegnate contro gli americani sbarcati in Marocco e in Algeria.

La cavalcata di Rommel verso Suez comportò un significativo allungamento delle linee di rifornimento, rendendo difficile il mantenimento delle truppe sul campo. La mancanza di forniture adeguate (dovuta anche alla interdizione che l’Aeronautica e la Marina britannica operavano nel Mediterraneo nei confronti dei convogli marittimi che portavano rifornimenti dall’Italia alla Libia) divenne evidente quando le forze italiane e tedesche iniziarono a risentire della scarsità di carburante e munizioni, limitando la loro capacità di operare efficacemente. Ora molti storici sottolineano che, sebbene Rommel fosse un comandante brillante e audace, la sua strategia di avanzata rapida non tenne sufficientemente conto delle necessità logistiche a lungo termine. Sembrò comprenderlo, quando nel marzo del 1943 si recò da Hitler per convincerlo ad evacuare l'Africa del Nord. Il dittatore si rifiutò di dargli ascolto e dopo una rabbiosa discussione, Rommel venne inviato in congedo per motivi di salute. La mancanza di un piano strategico per un eventuale ritiro portò a ulteriori perdite e alla capitolazione delle forze italo-tedesche in Nord Africa nel maggio 1943.

Fu alla fine di dicembre del 1943 che fu inviato sulle coste francesi nei luoghi che erano stati teatro dei suoi folgoranti successi nel 1940, per respingere il previsto sbarco alleato che avverrà in Normandia. Egli si impegnò per organizzare la difesa e rallentare l'avanzata degli alleati, anche mediante pali aguzzi profondamente conficcati nel terreno per impedire l'atterraggio degli alianti e il passaggio dei veicoli, che non a caso per la loro forma originale furono denominati “asparagi di Rommel”. Fece collocare sei milioni di mine.
Il 6 giugno del 1944, gli alleati sbarcano sulle spiagge della Normandia.
Egli scrisse a Berlino: “il nemico ha il controllo completo sull'area della battaglia […]. Poiché l'aviazione nemica è in grado di paralizzare giornalmente le nostre truppe mobili, la nostra posizione sta diventando estremamente difficile, chiedo che il Führer venga informato”. Il 17 giugno si tenne la riunione a Margival di cui abbiamo detto in apertura, con il duro faccia a faccia con Hitler, cui disse: “voi ci chiedete fiducia, ma noi siamo i primi a non credere più”.
Fu il 17 luglio che l’auto sulla quale viaggiava Rommel venne colpita da schegge di cannone, precipitando da un ponte, mentre lui veniva sbalzato sulla strada.
Fu ricoverato in ospedale presso Parigi e operato per fratture multiple al cranio.
Il 20 luglio, mentre si trovava in ospedale, Hitler fu ferito nell’attentato nella “Tana del lupo”. Il colpo di Stato che doveva accompagnare la sua morte venne soffocato nel sangue.

Il 14 ottobre alle 12 i generali Wilhelm Burgdorf ed Ernst Maisel suonarono al cancello di Villa Lindenhof. Portavano con loro cianuro di potassio (noto per la sua rapidità d'azione) ed una assicurazione: se Rommel si fosse suicidato gli sarebbero stati resi funerali di Stato e né la famiglia né i suoi ufficiali avrebbero avuto conseguenze. Dopo l’ultimo saluto alla moglie Lu, al figlio Manfred ed al suo aiutante di campo capitano Hermann Aldinger, Rommel salì in auto con i generali. Dopo mezz'ora a casa Rommel squillò il telefono. I suoi cari furono informati che durante il viaggio era stato stroncato da un collasso.
Si tenne l'ufficio funebre nella sala del municipio di Ulm. Il giorno successivo le ceneri di Rommel vennero inumate nel cimitero della Chiesa di Herrlingen, dove la sua tomba è visitata ancora oggi.
Alla signora Rommel giunse un messaggio personale del Führer: “accettate le mie più sincere espressioni di simpatia per il lutto che vi ha colpito e per la perdita di vostro marito. Il nome del feldmaresciallo Rommel sarà per sempre legato alle eroiche battaglie dell'Africa del Nord”.


Nell'immagine, al centro, il Feldmaresciallo Erwin Rommel, in veste di comandante del DAK, Deutsche Afrika Korps.


Documento inserito il: 12/10/2024
  • TAG: Erwin Rommel, Seconda Guerra Mondiale, Afrika Korps, El Alamein, Sbarco in Normandia, Operazione Valchiria

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