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Simbolismo religioso nella Porta dello Zodiaco e nella Sacra di San Michele di Avigliana (TO)

di Alessandro Lantero


Quando osserviamo l'opera degli antichi scalpellini, nelle chiese romaniche e gotiche, percepiamo immediatamente che, dietro a quelle decorazioni fitomorfe, a quei grifi o strani mostri, è nascosto un messaggio più profondo. Quegli uomini, mille anni fa, non volevano solo decorare ma, soprattutto, comunicare un messaggio attraverso la pietra che stavano lavorando: nulla di strano, in fondo, visto che la maggioranza dei fedeli era allora analfabeta e, quindi, per questa gente, una cattedrale doveva necessariamente diventare un libro figurato, da leggere e da imparare. Visto il target dei lettori, dovremo aspettarci dei contenuti "di basso livello"? Delle nozioni elementari di teologia per dei villici analfabeti? Tutto il contrario: i messaggi delle chiese medioevali sono spesso una summa di alta teologia ma non mancano anche dotti riferimenti alle altre scienze, episodi storici, notizie di "attualità”, personaggi tratti dai romanzi cortesi o dai classici latini, nozioni di medicina, erboristeria, momenti di vita quotidiana" e descrizioni di paesaggi lontani. Una vera e propria enciclopedia, insomma, fonte inesauribile, per gli studiosi, di notizie e di indicazioni utili.
L'analisi di queste figurazioni, poi, risulta ulteriormente complicata dal fatto che ad un significato "exoterico", ancora oggi chiaramente leggibile, dobbiamo aggiungere un livello, o meglio numerosi sottolivelli nascosti, di ben più ardua interpretazione. Lo studio del significato esoterico della simbologia medioevale (pur non essendo certamente una disciplina "nata ieri") ha fatto luce solo su una parte infinitesima degli antichi significati dimenticati: una goccia di un mare grandissimo, ancora tutto da esplorare.
Prendiamo in esame un esempio, tra i più affascinanti, di arte sacra medioevale: la porta dello Zodiaco, opera nel XII secolo del famoso Maestro Nicolao (attivo anche a Piacenza, a Ferrara ed a Verona). In realtà, non è il solo portale ad essere di una bellezza mirabile, l'intero edificio che lo ospita, la Sacra di San Michele, presso Avigliana (Torino), è senza dubbio uno dei maggiori capolavori dell'arte romanica italiana. Si tratta di un complesso abbaziale posto sulla cima del monte Pirchiriano, all’imbocco della Val Susa in posizione fondamentale per il valico delle Alpi lungo la via Francigena. Un panorama mozzafiato sulle montagne circostanti ed un ambiente che pare abbia ispirato al piemontese Umberto Eco l'abbazia del suo Il nome della rosa.
Dall’Irlanda, passando per la Cornovaglia, la Normandia, la Francia meridionale ed infine l’Italia, fino alla Puglia, si può dire che l’Europa intera sia costellata di abbazie e chiese dedicate a San Michele Arcangelo: spesso vi troverete davanti a veri e propri capolavori di arte medioevale, sia per la qualità sia, soprattutto, per l'originalità e la spettacolarità dei temi trattati. Vi cito gli esempi più significativi: Skellig Michael (antichissimo monastero dalle celle a forma di trulli, nelle più occidentali isolette dell’Irlanda); lo spettacolare Mont Saint Michel in Normandia; il meno noto Saint Michel di Le Puy en Velay nel sud della Francia, che sorge sulla punta del cono di un vulcano eroso; San Michele di Pavia e dulcis in fundo, San Michele del Gargano, con la sua bellissima grotta. Passando ad analizzare, più dettagliatamente, la simbologia del portale dello Zodiaco, un aspetto desta subito la nostra attenzione: l’ambiente cui tale porta dà accesso, un grande vano buio e scavato nella roccia. Per poter uscire, oltrepassando la nostra porta, è necessario salire una ripida scala (detta Scalone dei Morti, perché lungo essa sono state ricavale delle nicchie, in cui venivano deposti i corpi dei monaci defunti). Visto l’aspetto di questo luogo, due sono i principali simboli che vengono alla mente: la grotta e la porta del cielo.
La caverna era, per gli antichi, una metafora del mondo (ed in particolare del centro del mondo, come è bene evidenziato ne “I simboli della scienza sacra” di Rene Guénon); particolarmente carica di significato risulta poi la scelta di costruire questo antro artificiale nel cuore del monte Pirchiriano, essendo pure la montagna immagine del “centro spirituale” del cosmo (strettamente legato al tema della grotta) ma anche evidente richiamo all’assialità verticale. Abbiamo davanti a noi, quindi, un asse ascensionale, una metafora della salita dalla materialità delle cose terrene all’Assoluto della vita celeste, della comunione con Dio. Tutto questo, molto semplicemente rappresentato tramite la salita dello Scalone dei Morti. La scelta, apparentemente bizzarra, di deporre i resti dei monaci morti in nicchie lungo questa scala in realtà potrebbe avere un significato ben preciso: quella gente ha raggiunto le porte del Ciclo e la vita eterna e nel periglioso viaggio verso la santità ha lasciato ad una ad una tutte le materialità terrene fino ad abbandonare “lungo la scala” il corpo stesso e poter congiungere quindi la propria anima con l'Eterno.
Giunti in cima allo Scalone troviamo quindi il nostro Portale dello Zodiaco e, parafrasando l’Alighieri, "infine usciamo a riveder le stelle”: non sembri inopportuno citare il “ghibellin fuggiasco” in quest'occasione, perché, se è vero che egli è vissuto duecento anni dopo la realizzazione della Sacra di San Michele, è altrettanto vero che il viaggio di Dante presenta una simbologia decisamente simile, nonché diffusissima in tutta l’età medioevale. Il grande Luigi Valli ne ha mirabilmente scritto.
Anche il sommo poeta, nell’arco di tutte e tre le sue cantiche, percorre un doppio iter, contemporaneamente fisico e spirituale (di avvicinamento a Dio): dalle profondità della Terra (Inferno) sale fino a raggiungere la cima del monte Purgatorio (qui si vede quanto sia importante la simbologia del monte nel Medioevo), per poi salire, ad astra, nel Paradiso.
Cosa troviamo, quindi, una volta salito lo scalone dei Morti e rivolto lo sguardo alle sculture della Porta dello Zodiaco? Come dice il nome stesso, troviamo incisi i dodici segni zodiacali ed altre costellazioni (Ara, Cetus, Notus, Centaurus ecc.). Una curiosità interessante è che ad essere decorate sono (al contrario del solito) le facce interne dell’ingresso mentre quelle esterne sono disadorne: molli hanno ipotizzato che questo indicasse una ricollocazione, in tal luogo, di parti di un portale di reimpiego; in realtà, se ipotizziamo una simbologia ascensionale, la stranezza può essere spiegata molto semplicemente: il lato importante era quello interno, perché tutto l’ambiente rappresentava l'ascesa al cielo, mentre la parte esterna non aveva alcuna importanza in questa iconografia. Lo stesso autore della Porta dello Zodiaco, il Maestro Nicolao, ha lasciato incise sulle lesene alcune frasi che attesterebbero l’esistenza di più livelli di lettura: “vos qui transitis sursum vel forte reditis vos legite versus quos descripsit Nicholaus”, ossia: “Voi che salite, o per caso ridiscendete, leggete i versi che scrisse Niccolò”. Da notare, in questo caso, come l’accento sia effettivamente posto sul salire, mentre la discesa venga vista solamente come un’eventualità. D’altronde, la salita verso il cielo non è mai stata immaginata come un’ascensione decisa ed unidirezionale ma, al contrario, come una strada tortuosa e piena di bivi: facile è sbagliare la via e ridiscendere nella materialità del peccato. Inoltre, hoc opus intendat quisquis bonus / exit, vale a dire: "Volga la sua attenzione a questa opera chiunque, capace, esca”. Anche in questo caso, Nicolao sembrerebbe spiegarci come la contemplazione dell’Eterno e delle porte del ciclo siano obbiettivi alla portala solo di pochi virtuosi, ed ancora: hoc opus hortaur saepius ut aspiciatur.
Quest’opera spinge ad osservarla ripetutamente: Hoc opus intendat quisquis bonus expendat / Flores cum beluis comixtos cernitis, cioè: “Osservi quest’opera chi ne capisce il valore: separate i fiori dalle bestie", dove, forse, l’esortazione a separare i fiori dalle belve potrebbe, anche, essere vista come un invito a distinguere con attenzione il bene dal male.
Dopo queste considerazioni, non è poi tanto strano cercare di spiegare il perché questo genere di simbologia (in particolare nei temi della caverna e della montagna) sembri convivere spessissimo con le vie di pellegrinaggio e, in particolare, con chiese dedicate al patrono dei pellegrini stessi: San Michele. Il pellegrinaggio è un doppio viaggio, sia fisico sia (cosa più importante) spirituale e non è affatto casuale trovare, lungo le antiche strade percorse dai devoti, chiese con effigiati i simboli del “viaggio dell’anima”. Come sottolineato anche dal Guénon, tra queste raffigurazioni sono da annoverarsi (con significati molto simili) sia il labirinto sia, come ho già detto, la caverna, con annesso il tema dell’ascesa del monte. In entrambi i casi, veniva evocato, dunque, il difficile viaggio del pellegrino e, più in generale, quello di chiunque stia cercando il segreto della vita eterna.
Le altre sculture a decorazione della porta dello Zodiaco, peraltro molto interessanti anche se considerate singolarmente, sembrerebbero essere un giusto corollario di questa iconografia, andando a rafforzare il significato sopra esposto: un argomento già di per sé molto complesso ed affascinante.


Nell'immagine, Particolare del portale dello Zodiaco, della Sacra di San Michele.


Bibliografia

Jean Chevalier - Alain Gheebrant, Dizionario dei simboli, Milano, 1977.
Konrad Gaiser, Il paragone della caverna. Variazioni da Platone ad oggi, Napoli 1985.
René Guénon, Simboli della scienza sacra, Milano, 1997.
René Guénon, L'esoterismo di Dante, Milano, 2001.
Giulio Cagliuno, Ritorno alle caverne. Iniziazione e rinascita, Milano, 1989.
Paolo Santarcangeli, Il libro dei labirinti, Varese, 1984.

Documento inserito il: 31/10/2023
  • TAG: arte, architettura, simbolismo, iconografia, religione, cristianesimo

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