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Meloria, 6 agosto 1284

La battaglia della Meloria sancì la definitiva sconfitta di Pisa e il conseguente predominio marittimo della città di Genova.
Dopo i grandi contrasti verificatisi nei secoli precedenti tra la Repubblica di Genova e la Repubblica di Pisa, lo scontro definitivo avvenne nell’agosto del 1284.
Allora parte della flotta genovese era ormeggiata presso Porto Torres, in Sardegna, allora territorio conteso tra le due repubbliche. Il piano dei pisani era di colpire la flotta ligure, in netta superiorità (circa settantadue galee) per poi affrontare la rimanenza e chiudere per sempre il conto con i genovesi.
Le battaglie navali si susseguirono a ritmo frenetico senza però portare ad una conclusione definitiva del conflitto. Il 6 agosto 1284, avvenne lo scontro fatale nelle acque presso Meloria, isola a largo di Livorno. L’armata pisana entrata con 70 galee, al comando del podestà Alberto Morosini, in acque genovesi venne inseguita dalle galee liguri, comandate da Oberto Doria e Benedetto Zaccaria, fino al rifugio del porto pisano.
I genovesi allora finsero di essere in inferiorità numerica e attirarono i pisani in mare aperto. Qui scattò la trappola. Parte della flotta ligure, al comando dello Zaccaria, si era nascosta ed era pronta ad attaccare le navi pisane.
L’astuto inganno funzionò e presso le secche di Meloria vennero catturate circa quaranta navi pisane.
Ecco come racconta il memorabile scontro Michelangelo Dolcino, nel suo libro "Storia di Genova nei secoli":
"I combattimenti furono subito convulsi, sanguinosissimi. I Pisani si batterono con eccezionale accanimento, confidando nella superiorità numerica; ma quando il vigore cominciò ad essere offuscato dalla fatica, emersero dalla Meloria, dal riparo della punta di Montenero, i legni sin'allora risparmiati dello Zaccaria.
I Pisani raddoppiarono a quella vista gli sforzi disperati, tuttavia la loro sorte era segnata. Con vero eroismo difesero la galea ammiraglia, ma alla fine l'insegna del Morosini veniva strappata. Dovunque cadaveri, feriti urlanti, vinti dibattentisi nei flutti; e quanti tentavano di inerpicarsi sulle fiancate delle galee, venivano finiti a colpi di remo. Cinquemila persone, fu calcolato, complessivamente persero la vita. Soltanto venti unità pisane si salvarono: quelle che il Conte Ugolino, cogliendo l'ultima possibilità, fece riparare a Pisa. La sconfitta non poteva essere più completa. Morosini stesso, turpemente ferito nel volto - come narrano gli “Annali” - finì prigioniero di Oberto Doria: uno dei novemila che verranno condotti a Genova, assieme a ventinove galee. La battaglia s'era svolta il 6 agosto: il giorno di San Sisto, protettore di Pisa. Quel giorno non si svolse laggiù la celebrazione dell'anniversario di Mehdia; a Genova, in compenso - leggiamo nel Giustiniani - fu ordinato «che si portasse ogni anno il sei agosto per li rettori della città e per il popolo un pallio di broccato d'oro con l'offerta di cera alla chiesa di San Sisto
”.
La pace venne finalmente firmata nel 1288, con condizioni durissime per Pisa. La città Toscana dovette però rinunciare alla Corsica, ai possedimenti in Sardegna, alla colonia di San Giovanni d'Acri e inoltre si sarebbe impegnata a versare a Genova un'indennità enorme per la quale venne ceduta in garanzia l'isola d'Elba. I pisani però non tennero fede agli impegni presi e decretarono la loro fine obbligando i Genovesi ad attaccare la loro città nel 1290.


Per gentile concessione della Redazione di Europa Medievale.


Nell'immagine, La Torre della Meloria, antico faro pisano, distrutto dai genovesi nel 1286.

Documento inserito il: 22/12/2014
  • TAG: battaglia meloria, repubbliche marinare, pisa, genova, alberto morosini, oberto doria, benedetto zaccaria

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