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Storia dell'uomo, dalle origini ad oggi. Decima puntata

di Alberto Sigona


LO STATO DELLA CHIESA


Gli albori del potere

Dopo l'Editto di Milano del 313, che finalmente, dopo la lunga era delle persecuzioni di Stato, permetteva ai cristiani di professare liberamente la loro fede(1), le Diocesi (comunità cristiane delimitate in maniera territoriale, il cui controllo era esercitato dai Vescovi) accrebbero il loro potere e prestigio, in primis la Diocesi di Roma (che possiamo considerare l'embrione del futuro Stato della Chiesa), che negli anni sarebbe divenuta proprietaria di tanti immobili e terreni, frutto delle donazioni dei fedeli d'alto lignaggio (originando il cosiddetto Patrimonium Petri). Nel 381 il Concilio di Calcedonia2 riconobbe il primato del Vescovo di Roma (ovvero l'autorità apostolica del Papa(3)) sui patriarcati di Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme e Alessandria. Libera di operare apertamente e posta sotto la protezione imperiale, la diocesi di Roma crebbe rapidamente in importanza, sia religiosa che politica.

Dopo il crollo dell’Impero Romano d'Occidente(4), durante le devastazioni causate dalle invasioni, la chiesa cristiana sostenne le popolazioni colpite dalle guerre e svolse un ruolo politico e diplomatico positivo, tentando di arginare le violente irruzioni dei barbari (ci si riferisce in particolare ai goti ed ai longobardi...). Quando finì la fase violenta delle invasioni, i Vescovi riuscirono a stabilire rapporti amichevoli con i re barbari (molti dei quali si erano già convertiti al cristianesimo(5), anche se inizialmente nella forma ariana), che in molti casi cercarono proprio nella Chiesa un forte alleato che in un certo qual modo legittimasse i loro regni. Ciò favorì la fusione tra le popolazioni, permettendo una convivenza pacifica tra le varie etnie. In molti casi i sovrani arrivarono a servirsi dell’aiuto di ecclesiastici per adempiere funzioni di governo complesse, essendo gli unici dotati di un grado d’istruzione accettabile. Nei nuovi regni barbarici, infatti, fra guerre, carestie e devastazioni, la classe dirigente romana era sostanzialmente scomparsa (i longobardi avrebbero cancellato ogni residua traccia della nobiltà latina), la scuola era ormai un lontano ricordo e di conseguenza non vi era più alcuna possibilità di istruirsi. Gli unici che ancora ricevevano un’istruzione (mediante la frequenza di scuole vescovili e parrocchiali) erano coloro che abbracciavano una carriera religiosa. Il Vescovo all'epoca era perciò l'unico notabile delle poche città rimaste (gran parte del popolo, infatti, si era riversato nelle campagne). Nella precaria situazione caotica del tempo, fra anarchia e vuoti di potere, egli diventò pertanto il perno di tutta l'organizzazione civile: fu insieme una sorta di Prefetto, di Sindaco, di dirigente scolastico, svolgendo qualche volta persino il ruolo di medico... Fu questa la vera origine della grande forza temporale che la Chiesa romana doveva in seguito assumere.

Dal 554, dopo la guerra “greco-gotica” (che portò alla provvisoria riconquista bizantina dell'intera Italia), il Vescovo di Roma diventerà a tutti gli effetti il governatore di fatto del Ducato romano: in quell'anno, infatti, l'Imperatore d'Oriente Giustiniano emanò la Prammatica sanzione (dietro richiesta di Papa Vigilio, per portare rimedio ai mali che - cito testualmente - “la tyrannorum bellica confusio e la gothica ferocitas” avevano portato all'Italia durante la guerra “greco-gotica”), riconoscendogli una larga autonomia e molti poteri amministrativi, volti a colmare la grave crisi istituzionale dell'epoca. L'autorità dei papi, a quel punto, non era limitata agli aspetti religiosi e dottrinari, come accade ai nostri giorni, ma si era estesa anche a un ambito non spirituale, cioè all'amministrazione dei territori della Chiesa: i tribunali, le prigioni, il battere moneta, le truppe pontificie: tutto questo rappresentava il potere temporale del papato, che così - complice il progressivo disinteresse dell'imperatore d'Oriente per le vicende d'Italia – sarebbe andato in sostanza a sostituirsi gradualmente al dux di nomina imperiale. L'accresciuto peso politico-istituzionale della Chiesa, che andava oltre l'autorità religiosa, comportò una ristrutturazione della stessa struttura ecclesiastica al fine di metterla in grado di fare fronte alle accresciute funzioni cui si era vista chiamata.


La nascita dello Stato

Secondo molti storici lo Stato della Chiesa sarebbe nato nel 728, con la Donazione del castello di Sutri(6) (una proprietà sottratta ai bizantini; Sutri oggi è un Comune della provincia di Viterbo, nel Lazio) fatta dal Re longobardo Liutprando a Papa Gregorio II. Per il papato l'importanza strategica del castello di Sutri era enorme, per la sua posizione di avamposto militare a difesa di Roma. Questa elargizione avrebbe “firmato” l'atto di nascita dello Stato della Chiesa. Durante il periodo del dominio bizantino sul Lazio (sino al 752 d.C., anno della caduta dell'Esarcato d'Italia(7)), però i papi necessitavano dell'approvazione dell'imperatore d'Oriente per la consacrazione episcopale: per l'Imperatore, il Pontefice era un funzionario la cui elezione doveva essere approvata da Bisanzio; inoltre, rispetto ai lasciti e alle donazioni che giungevano da tutto il mondo cristiano alla Santa Sede, il Papa era giuridicamente un semplice possidente ed il legittimo sovrano e proprietario rimaneva l'Imperatore.

Nel 754 Papa Stefano II di fronte all’insorgente minaccia del re longobardo Astolfo che, dopo aver sottratto vari territori ai bizantini, ambiva a conquistare anche Roma, minacciando apertamente il Papa, cercò nei Franchi un protettore, e per questo nel 754 stipulò con il loro leader Pipino il Breve (precedentemente, nel 752, incoronato re proprio dallo stesso pontefice) la cosiddetta promissio carisiaca, un patto in base al quale in caso di vittoria franca contro i longobardi, il Ducato di Roma (considerato ormai, dopo la caduta del potere bizantino sul Lazio, appartenente di diritto alla Chiesa) avrebbe potuto annettersi l’Esarcato più - forse sulla base di un falso documento, probabilmente redatto proprio per quell'occasione, attestante una fantomatica donazione di Costantino - la Corsica, la Tuscia longobarda, la Venezia, l’Istria, l’Emilia, parte dei Ducati di Spoleto e di Benevento ed altri territori limitrofi.

Pipino il Breve ben presto avrebbe scippato l'Esarcato (e gli altri territori precedentemente citati) ai longobardi, consegnandolo proprio al Pontefice (ma secondo alcuni storici la promessa fu attuata solamente in parte, per essere poi “completata” soltanto da Carlo Magno...). Come da patti Stefano II ricambiò il favore conferendo a Pipino il Titolo di Patrizio romano (carica prima riservata all'esarca bizantino e che sin dal 476 d.C., dai tempi di Odoacre, poteva conferire soltanto l'Imperatore di Bisanzio), consacrando solennemente la dinastia carolingia. I nuovi territori andarono a costituire il primo nucleo giuridicamente riconosciuto dello Stato della Chiesa (tale complesso di territori era comunque ben lungi dal rappresentare un organismo solido e compatto, insidiato come era dalla nobiltà e da altri poteri, ed ad ogni modo, secondo molti storici, nei primi secoli del Medioevo solo le terre più vicine a Roma e al Lazio rimasero in effettivo possesso della Chiesa), creando così uno Stato Pontificio de iure indipendente da Bisanzio e protetto dai Franchi, grazie ai quali la Chiesa si trasformerà rapidamente in uno degli organismi politici più influenti e prestigiosi d'Europa. La “protezione franca” però creò al contempo un incentivo per i poteri secolari a interferire con la successione papale. Infatti, già il successore di Carlo Magno, Ludovico il Pio, intervenne nell'elezione papale e i papi da allora dovettero giurare fedeltà ai sovrani franchi. Nell'anno 824, la sovranità papale sullo Stato della Chiesa e gli stretti vincoli che legavano tale entità politico-territoriale ai poteri secolari vennero ribaditi e rafforzati mediante la Constitutio romana, emanata dal re carolingio Lotario I nel corso di una sua visita a Roma.

Con la progressiva frammentazione del dominio franco il Papato andò in balia delle varie famiglie aristocratiche che ora si contendevano il controllo di Roma e dell'Italia centrale, guardando al trono pontificio come a un regno laico e ad un mezzo per arricchirsi e comandare. Più tardi, con la nascita del Sacro Romano Impero Germanico (962) e l’affermarsi della casa di Sassonia, il Papato diverrà “succube” dell'Imperatore. Almeno sino al Dictatus Papae di Gregorio VII, evento chiave della lunga “Lotta per le investiture” di cui parliamo nel prossimo paragrafo.


La lotta per le investiture

Intanto cominciavano a sorgere movimenti popolari che denunciavano l'inarrestabile corruzione del clero (sempre più laicizzato) e chiedevano che preti e vescovi tornassero a condurre una vita cristiana degna di tale nome. Fra i movimenti più importanti si segnalò quello dei monaci dell'abbazia di Cluny (Borgogna) che, grazie agli stretti rapporti con il Papato, indurrà i primi progetti di riforma della Chiesa, poi attuati da Papa Gregorio VII. Nel 1075, infatti, il Santo Padre, sull’onda di tali movimenti, stabilì alcuni principi fondamentali volti a ripristinare il potere papale (che negli ultimi decenni era andato via via scemando), limitando fortemente le ingerenze imperiali. In primis si preoccupò di togliere all’Imperatore la facoltà di conferire le investiture religiose (vedi nota a piè di pagina)(8). Nel Dictatus Papae emesso dal Pontefice era riportato fra l'altro che: “Solo il Papa ha il diritto di nominare e destituire vescovi(9); l’Imperatore ha solo il potere temporale e non deve interferire in ambito ecclesiastico [viceversa il Papa avrebbe potuto addirittura delegittimare l’Imperatore mediante l'arma della scomunica, la quale scioglieva i sudditi dal dovere di obbedienza]”. Ciò diede origine ad una disputa lunghissima fra Papi ed Imperatori, che sarà parzialmente risolta soltanto nel 1122, con l’emanazione del Concordato di Worms da parte del Santo Padre Callisto II, nel quale sostanzialmente si riaffermavano i principi dettati da Gregorio VII, permettendo al papato ed all'Imperatore di mantenere la propria autonomia e di limitare i propri poteri all'interno delle rispettive “circoscrizioni di competenza”.


Il rafforzamento dell'autorità pontificia

Con Innocenzo III (1198-1216) lo Stato Pontificio tornò effettivamente ad esercitare un potere reale (sino ad allora l'autorità pontificia spesso era stata tutt'altro che tangibile), aumentando notevolmente il proprio prestigio. Inoltre andò a ingrandirsi ulteriormente, riprendendo il possesso di alcuni territori (le cosiddette recuperationes) che negli ultimi anni erano andati perduti (servendosi delle truppe pontificie), come ad esempio parte della Romagna e del Ducato di Spoleto (ricordiamo fra l'altro che il Papato e l'Impero erano usciti da pochi decenni dalla già citata lotta per le investiture, e non avevano ancora definito completamente a livello politico e territoriale i rispettivi poteri: in sostanza non era chiaro quali fossero i territori sottoposti al dominio temporale della Santa Sede; con Innocenzo si rimise un po' di ordine, ridefinendo confini e competenze). Quindi Papa Onorio III (1216-1227) proseguì la politica territoriale di Innocenzo III.

Nel XIII secolo la Chiesa è ormai al massimo del proprio potere politico, specie con l’istituzione dell’Inquisizione, una serie di tribunali che processava gli eretici. Col trascorrere degli anni si registra un balzo notevole anche in ambito economico, favorito dall'ampia diffusione delle indulgenze a pagamento, che però farà piombare la Chiesa nel precipizio della moralità, discostandosi enormemente dai precetti di Gesù Cristo e dei primi capi cristiani. Sicché il desiderio di rinnovamento favorisce la nascita di nuovi modi di vivere la fede che ridanno slancio al Monachesimo: in tale direzione, sull’esempio di San Francesco d’Assisi(10) - fondatore dell’Ordine francescano dei frati minori - nascono nuovi Ordini Religiosi (segnaliamo fra gli altri l'Ordine delle Clarisse, fondato da Santa Chiara d'Assisi) che, consacrando la loro vita a Dio, si prefiggono un'interpretazione scrupolosa del Vangelo, per un'esistenza dedita alla povertà, avulsa dai lussi, dagli eccessi e dalla dissolutezza della Corte papale.


La conclusione dell'epoca medievale

Benché comuni e signorie non mancassero di far sentire forti tendenze centrifughe e le varie regioni godessero spesso di grande autonomia, lo Stato della Chiesa, pur in gran parte screditato dalle condotte tutt'altro che edificanti di tanti suoi militanti, continua a mantenere la propria autorità ed il proprio prestigio. Nel 1300 Papa Bonifacio VIII (non proprio uno stinco di Santo), nel tentativo malcelato di ridare splendore alla decadente Roma, indisse il primo Giubileo: chi veniva in pellegrinaggio a Roma sulla tomba di San Pietro avrebbe avuto l’assoluzione dai suoi peccati. Ma Bonifacio perse il prestigio cercando di imporre la sua volontà al Re d’Inghilterra Edoardo I e al Re di Francia Filippo il Bello. I due sovrani, infatti, avevano tassato i beni della Chiesa. Bonifacio allora si ribellò duramente e nel 1302 emanò una Bolla (denominata Unam Sanctam) in cui ribadiva il potere universale del Papato (evidenziando che “il Papa non può essere giudicato da nessuno: solo da Dio” e che “è necessario, ai fini della salvezza, che ogni creatura [compresi i re], sia sottomessa al Papa”). Per tutta risposta Filippo fece bruciare la Bolla pubblicamente e lo fece arrestare dalle sue truppe(11): poco dopo essere stato tratto in salvo dal suo popolo, il Papa morirà. Il grande Papato medievale e il suo potere universale(12) subirono così una violenta flessione.


Lo Scisma d'Occidente

La sede del papato nel 1309 fu quindi trasferita ad Avignone, il che avrebbe subordinato il Papato all'autorità della monarchia francese. Attorno al 1360, Papa Innocenzo VI indisse una Crociata per rimpossessarsi dei territori dell'Emilia Romagna, Marche, Umbria e Lazio, appartenenti allo Stato della Chiesa, confluite durante la “cattività avignonese” nelle varie Signorie che all'epoca regnavano in Italia. Il compito di recuperare all'autorità del Papa i territori perduti fu affidato al cardinale spagnolo Egidio Albornoz. L'impresa gli riuscì, in parte con la diplomazia, in parte con le armi, quasi ovunque. In verità il pulviscolo di signorie formatesi nello Stato pontificio non fu distrutto, ma perlomeno fu loro imposto il rispetto dell'autorità temporale del Papa (che presto, dopo l'emanazione delle “Costituzioni egidiane” del 1357 - che rappresentarono il primo tentativo di dare una legislazione unitaria a tutto lo Stato - sarebbe divenuto una sorta di monarca assoluto), ponendo le premesse per il ritorno del papato in Italia. Difatti nel 1377 Papa Gregorio XI riporterà la sede papale a Roma ma alla sua morte, nel 1378, i cardinali francesi si ribellarono all’elezione di Urbano VI, dando vita al cosiddetto Scisma d'Occidente(13): per alcuni decenni vi sarebbero stati, infatti, due Papi (ognuno dei quali riteneva di essere il legittimo Vicario di Cristo), uno a Roma ed uno ad Avignone (riconosciuto solamente dalla Francia, Spagna, Scozia e Napoli), per un periodo che rappresentò una delicata fase di crisi della Chiesa Occidentale. Ciò si protrarrà sino al 1417, quando il Concilio di Costanza eleggerà Martino V, riportando il Papato definitivamente a Roma.


Dall'epoca dei “Papa- Re” al Rinascimento

Alla metà del XV secolo lo Stato Pontificio comincia effettivamente ad esistere come istituzione politica che governa realmente il proprio territorio e da entità territoriale disaggregata diverrà uno Stato accentrato, assumendo le stesse caratteristiche degli altri Stati italiani ed europei. Tale trasformazione coinvolse anche lo stesso Pontefice, che assunse di fatto il duplice ruolo di “papa-re”, e il collegio cardinalizio, che vide diminuire le proprie prerogative di fronte al Pontefice (diventato ormai un sovrano assoluto), fino a svolgere la sola funzione della scelta del nuovo successore di Pietro. Gran parte del territorio dello Stato Pontificio era però controllato solo nominalmente dal Pontefice, in quanto in realtà era governato da nobili che si contendevano il potere. Il controllo di diverse aree rimase a lungo contestato, e fu necessario attendere fino al XVI secolo perché il Papa potesse esercitare un effettivo potere su tutti i suoi territori. A partire dagli anni trenta del XVI secolo lo Stato della Chiesa si estese e consolidò notevolmente, raggiungendo attorno alla metà del secolo successivo la sua massima estensione (oltre 44.000 km quadrati).

Il Papa nel Rinascimento diede generalmente priorità agli interessi temporali dello Stato Pontificio (a scapito di quelli spirituali) nelle dinamiche politiche italiane (in realtà questa condotta è stata una caratteristica permanente dello Stato Pontificio, ma in epoca rinascimentale risultò molto accentuata), pensando più che mai ad arricchire se stesso e la propria famiglia, basando il ministero sulla dissolutezza. Oltre ad essere il capo di Santa Romana Chiesa, il Pontefice, assumendo condotte scandalose e perverse, divenne uno dei più potenti sovrani temporali d'Italia, intromettendosi spesso negli affari esteri, prendendo parte ad alleanze politiche opportunistiche, loschi intrighi (molti papi ebbero amanti e figli, furono coinvolti persino in omicidi...) e guerre, e gli eserciti pontifici furono spesso adoperati per recuperare e accrescere i territori e le proprietà a lungo rivendicati dall'istituzione papale (come fecero ad esempio Papa Alessandro VI, Papa Giulio II e Papa Clemente VII)(14). Papa Leone X, dal canto suo, espanse la vendita di indulgenze e di cariche burocratiche ed ecclesiastiche per finanziare la ricostruzione della Basilica di San Pietro. La controversia su queste discutibili pratiche, che allontanavano la Chiesa dai propri compiti pastorali, raggiunse il suo apice nel 1517, quando Martin Lutero, scandalizzato da tanta immoralità, diede inizio alla Riforma Protestante (ci torneremo nei prossimi capitoli...), frantumando definitivamente la cristianità occidentale in molteplici denominazioni. Gli storici indicano come limiti approssimativi del “papato rinascimentale”(15) la fine dello Scisma d'Occidente (1417) e la chiusura del Concilio di Trento (1563), data in cui ha inizio l'era della cosiddetta “Controriforma” (di cui tratteremo prossimamente) che pose un freno alla depravazione ecclesiastica, ristabilendo la decrepita autorità morale della Chiesa Cattolica.


L'ultima fase

A cominciare dal Seicento, abbandonate le aspirazioni a grande potenza, lo Stato Pontificio dovette limitarsi a consolidare i confini ed a rivendicare il possesso di territori che già gli appartenevano giuridicamente, nonché a migliorare relativamente l'amministrazione interna, per effettuare un controllo più efficace del territorio e attenuare gli effetti negativi dei tanti privilegi (sia aristocratici sia comunali) che impedivano il corretto funzionamento della macchina statale. Dopo l'oblio dell'epoca napoleonica, che vide la scomparsa dello Stato Pontificio, a seguito del Congresso di Vienna del 1815 (che inaugurò la Restaurazione) la Chiesa tornò al potere, dando avvio ad una politica grettamente conservatrice e reazionaria contraria a ogni esigenza di sviluppo e di ammodernamento. Poi sarebbe arrivato il Risorgimento, che avrebbe chiuso un'epoca. Ma questa è un'altra storia. Di cui ci occuperemo più avanti.


Nell'immagine, papa Gregorio II, sotto il cui pontificato avvenne la donazione di Sutri, che segnò la nascita dello Stato Pontificio (anno 728).

Note:

(1) Oltre a sancire la libertà di culto, l'Editto di Milano delibera l'obbligo di riconsegnare tutti i luoghi, beni e possedimenti in precedenza acquistati, requisiti o sottratti ai cristiani durante il periodo delle persecuzioni. Questo è considerabile il punto di partenza da cui si svilupperà l'inalienabilità dei beni della Chiesa, che nei secoli successivi renderà "intoccabili" le loro proprietà (nel Medioevo si trattava soprattutto di terre). Costantino non proibì mai il culto pagano ma manifestò rispetto verso i fedeli della vecchia religione, cercando il dialogo con le correnti del paganesimo.

(2) Oggi Calcedonia è un quartiere di Istanbul.

(3) Basandosi sulla testimonianza del Nuovo Testamento, la Chiesa Cattolica insegna, come dottrina di fede, che il Vescovo di Roma è Successore di Pietro nel suo servizio primaziale nella Chiesa universale; questa successione spiega la preminenza della Chiesa di Roma.

(4) Dopo lo sfacelo dell'Impero Romano d'Occidente il Papato non subì grosse ripercussioni dalla caduta dell'Impero d'Occidente. Il nuovo signore d'Italia, Odoacre, benché di fede ariana, non interferì in alcun modo nelle questioni teologiche e negli affari dei papi. Anche il suo successore gotico Teodorico fu tollerante verso la Chiesa cattolica e non interferì in questioni dogmatiche.

(5) Molti barbari si erano convertiti al cristianesimo (ma in forma ariana) pochi decenni prima che cadesse l'impero romano. Molte altre tribù invece fecero il passaggio nel momento in cui si insediarono all'interno del territorio romano. Col tempo questa conversione divenne più capillare, coinvolgendo sempre più la popolazione e non più i soli “vertici di Stato”. I Franchi furono il primo popolo a convertirsi direttamente dal paganesimo al cattolicesimo (ciò avvenne verso il 496). Verso la seconda metà del VII secolo i Longobardi si convertirono completamente al cattolicesimo. Fin dalla fine del V secolo era iniziato un lungo processo di evangelizzazione dei popoli pagani e ariani o semi-ariani di origine germanica stanziati nel centro e nord Europa.

(6) La Donazione di Sutri, pur non rappresentando l'atto formale della concessione di una sovranità statuale (Gregorio II la riceveva in qualità di rappresentante dell'Imperatore d'Oriente), costituisce comunque una sorta di riconoscimento esplicito dell'esercizio di alcuni poteri giurisdizionali in capo alla Santa Sede che questa già da tempo esercitava ormai di fatto. Essa, inoltre, era il segno tangibile di una autorità politica che negli ultimi decenni era venuta accentuandosi.

(7) L'Esarcato d'Italia era una circoscrizione amministrativa dell'Impero romano d'Oriente che inglobava appunto la Chiesa di Roma (ovvero il Ducato di Roma), che altro non era che una ripartizione dell'Esarcato d'Italia, il quale si componeva di 7 Ducati. Ricordiamo che in quel periodo storico l'Italia era sostanzialmente divisa fra possessi longobardi e possessi bizantini (con quest'ultimi che appunto inglobavano i territori del Papa)

(8) A partire dal IX secolo (con la dissoluzione dell'Impero carolingio) i sovrani laici ritenevano una loro prerogativa il potere di nominare vescovi e abati di loro scelta. Tale consuetudine dava al potere temporale una supremazia su quello spirituale e ciò si era tradotto in una profonda sottomissione del clero, che risultava svuotato delle sue peculiarità religiose. In proposito si ricorda in primis la promulgazione, nel 962, del Privilegium Othonis, il documento con cui Ottone I stabiliva che il Papa eletto, prima di essere consacrato, doveva giurare fedeltà ai rappresentanti dell'Imperatore (in cambio veniva garantita al Pontefice la protezione dei territori e dei diritti della Chiesa romana); cui seguì, l'anno successivo, il giuramento dei nobili romani di non eleggere più alcun Papa senza il preventivo consenso imperiale. Nel 1046 sarà addirittura riconosciuto all'Imperatore il diritto di eleggere il Papa!

(9) In passato lo potevano fare persino sovrani e signori, dietro il pagamento di somme di denaro, con una grande svalutazione spirituale delle cariche ecclesiastiche, che venivano assegnate anche ai laici sulla base di criteri strettamente mondani, ignorando completamente le attitudini morali e religiose del loro prescelto. Le cariche così diventavano “titoli” da poter comprare come merce (di solito veniva eletto il nobile capace di ricompensare maggiormente il sovrano). Questo fenomeno però non fu completamente estirpato dalla Chiesa, continuando a caratterizzare la fine del Medioevo ed il Rinascimento (fra cui ricordiamo Papa Leone X, il quale espanse la vendita di indulgenze e di cariche burocratiche ed ecclesiastiche per finanziare la ricostruzione della Basilica di San Pietro).

(10) Francesco è stato proclamato “santo” da papa Gregorio IX nel 1228. Dichiarato, assieme a Santa Caterina da Siena, Patrono principale d'Italia il 18 giugno 1939 da papa Pio XII, il 4 ottobre ne viene celebrata la memoria liturgica in tutta la Chiesa cattolica.

(11) Questo fatto è storicamente significativo perché dimostra come all'inizio del XIV secolo il potere dei re nazionali fosse aumentato notevolmente a scapito di quello imperiale.

(12) Durante il Medioevo (in particolare nel periodo che si estende dalla metà dell'XI alla metà del XIII secolo) il Papa rivendicava di essere l'autorità suprema nel continente, superiore persino a re ed imperatori. Non a caso il Pontefice si occupava sovente di procedere alla loro incoronazione, prodigandosi nella scomunica dei sovrani che gli andavano in urto (queste usanze non cesseranno del tutto, ed in parte proseguiranno anche nei secoli successivi: basti pensare all'incoronazione di Carlo V o alla scomunica di Enrico VIII).
Già sulla fine del V secolo d.C. i Papi avevano iniziato a rivendicare il primato del potere spirituale su quello temporale, specie col celebre testo redatto da Papa Gelasio I, cui i futuri pontefici si sarebbero ispirati per giustificare la loro posizione. Gelasio, in sintesi, affermò che “è l'imperatore a dover piegare il capo dinanzi alle scelte dei sacerdoti”. Il problema immediato di Gelasio era di tenere l'Imperatore al di fuori degli affari dottrinali, formulando un contrappeso alla contrastante teoria Bizantina del potere, generalmente caratterizzata come “Cesaropapismo” (il cesaropapismo è realizzato quando il potere politico controlla il potere religioso). Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, infatti, nell'Impero Romano d'Oriente, sotto l'imperatore Giustiniano il cesaropapismo diventò una vera e propria forma di governo, che fu adottata da molti imperatori bizantini (consisteva nell'accentrare nelle mani dell'imperatore il potere spirituale e temporale, dandogli così pieni poteri sulla religione).

(13) Puntualizzazione: nel 1054 vi era stato lo Scisma d'Oriente: ad Occidente avrebbe regnato il Papa, ad Oriente il Patriarca di Costantinopoli (Chiesa Ortodossa). Lo Scisma fu il risultato di un lungo periodo di progressivo distanziamento fra le due Chiese. Tuttora la Chiesa cattolica occidentale e la Chiesa ortodossa orientale rimangono separate (divise lungo linee dottrinali, teologiche, linguistiche, politiche e geografiche), anche se entrambe continuano a definirsi una, santa, cattolica ed apostolica , dando a intendere che, con lo scisma, sia stata l'altra parte ad aver lasciato la chiesa d'origine.

(14) Sul piano materiale il Papa possedeva mezzi abbastanza limitati e quando si trattava di azioni belliche doveva agire ricorrendo ad intermediari, stipulando alleanze militari.

(15) Durante il Rinascimento nessuno di questi papi è stato canonizzato né beatificato o reso Venerabile.

Documento inserito il: 17/06/2024
  • TAG: donazione di Sutri, papa Gregorio II, Stato della Chiesa, Esarcato d'Italia, bizantini, longobardi, scisma d'occidente

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