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La guerra di Federico I Barbarossa contro i Comuni italiani

Nell'autunno del 1154 Federico I Barbarossa scese per la prima volta in Italia. Le modeste forze che si era portato al seguito, non gli permisero grandi azioni. In questa prima fase egli si limitò ad incendiare a scopo dimostrativo i Comuni di Asti, Chieri e Tortona, che avevano tentato di opporsi alla sua autorità, ma non osò assediare Milano. Si diresse quindi verso Roma, allo scopo di farsi incoronare dal papa. Nella città eterna era sorto un Comune fin dal 1141, governato dalle famiglie nobili locali, in conflitto perenne con il papa, che rifiutava di riconoscere questa nuova forma di governo. Essendo la stragrande maggioranza della popolazione favorevole al Comune, i papi furono più volte costretti ad abbandonare la città. Il popolo romano era incitato nella sua lotta da un monaco agostiniano, Arnaldo da Brescia, che perseguiva come proprio scopo principale, la lotta contro il clero simoniaco e predicava in favore di un ritorno della Chiesa alla semplicità dei tempi apostolici e per la rinuncia da parte degli ecclesiastici ai beni e alle cariche temporali. Il governo comunale di Roma, intimorito per l’interdetto lanciato da papa Adriano IV contro la città, decise di espellere il monaco dai confini comunali. L’imperatore, al fine di ingraziarsi il pontefice, e sperando di poterlo avere come alleato per l’imminente aggressione al Regno normanno, fece arrestare Arnaldo, ospite in un castello della Toscana e lo consegnò al papa, che dopo averlo accusato di eresia, lo condannò alla pena di morte per impiccaggione e al rogo. Federico I entrò quindi a Roma al fianco di Adriano IV, dalle mani del quale ricevette la corona imperiale. Ma essendosi rifiutato di riconoscere il governo comunale della città, le sue truppe vennerò attaccate nella zona di Trastevere dai popolani romani, che seppure respinti indussero l’Imperatore a ritornare al Nord, rinunciando al progetto di agressione del Regno normanno. Quattro anni più tardi, nel 1158, egli discese nuovamente in Italia con un esercito più numeroso. Convocò nei pressi di Piacenza i rappresentanti delle città ed i vassalli; nel corso della Dieta di Roncaglia, fece esporre da alcuni giuristi dell’Università di Bologna quali fossero i diritti e le prerogative dell’Imperatore romano. In conformità di quanto da essi esposto, Federico I emanò la Constitutio de regalibus, nella quale rivendicava per sè tutti i diritti sovrani che erano stati assunti dalle città e invalidava ogni cessione di beni feudali. Venivano inoltre vietate faide e rappresaglie private e ogni lega tra le città. Con queste disposizioni, egli tentò di annullare l’ormai secolare evoluzione dei Comuni italiani, negando loro tutti quei diritti che essi avevano acquisito dopo una lotta lunga e faticosa. Ad accrescere lo scontento fu l’imposizione della presenza in ogni Comune di un funzionario imperiale denominato podestà, che avrebbe governato con ampi poteri. Contro le prepotenze commesse dai tedeschi, si sollevò la protesta di alcune città lombarde capeggiate da Milano; dopo aver distrutto Crema, nel 1162 il Barbarossa cinse d’assedio Milano, costringendola alla resa per fame. Per punizione fece radere al suolo la città; gli abitanti vennero divisi in quattro borgate distanti l’una dall’altra. Soddisfatto per la rappresaglia fece quindi ritorno in Germania. Nel frattempo anche i rapporti tra l’Impero ed il Papato divennero sempre più tesi in conseguenza degli atti arbitrari compiuti da Federico I nei confronti di territori appartenenti alla Chiesa. Egli aveva infatti ceduto un feudo toscano facente parte delle donazioni effettuate da Matilde di Canossa in favore della Chiesa ad un suo fedelissimo; non esitò inoltre a nominare vescovi italiani in contrasto con il Concordato di Worms. Lo scontro si aggravò ulteriormente con l’elezione al soglio pontificio di Rolando Bandinelli di Siena, che assunse il nome di Alessandro III, al quale Federico I oppose un antipapa eletto dalla minoranza. A seguito di ciò il papa si schierò apertamente a favore delle città dell’Alta Italia, che si opponevano alle pretese imperiali. Nell’Italia settentrionale infatti, l’imposizione dei podestà continuò a suscitare molto malcontento, anche in quelle città, come Cremona e Como, che in un primo tempo si erano schierate con l’Imperatore contro Milano.Opprimendo e impoverendo le popolazioni con imposte varie, i podestà imperiali tendevano ad eliminare progressivamente tutti i diritti comunali che esse avevano conquistato faticosamente. La Repubblica di Venezia, iniziando a temere per la propria secolare indipendenza, propose la costituzione di una lega tra le città venete con a capo Verona e che prenderà il nome di Lega Veronese; a questa fece seguito la costituzione a Pontida di una lega ancora più imponente composta da Comuni lombardi, piemontesi ed emiliani. Le due leghe si allearono cacciando i podestà imperiali, rivendicando i propri diritti comunali e riprendendo con maggior vigore l’assedio dei castelli feudali del contado appartenenti a feudatari fedeli all’impero. Di fronte a questi atti, Federico I nel 1176 scese per la terza volta in Italia, venendo sconfitto una prima volta ad Alessandria, una nuova città edificata in posizione strategica e alla quale i collegati assegnarono il nome in onore del nuovo pontefice Alessandro III. L’imperatore decise quindi di dirigersi su Milano, ricostruita con il contributo delle altre città lombarde, ma il 29 maggio 1176, nella pianura di Legnano si scontrò con l’esercito della Lega Lombarda, subendo una nuova gravissima sconfitta. Federico I caduto da cavallo riuscì a salvarsi nascondendosi sotto un mucchio di cadaveri, riuscendo successivamente a raggiungere Pavia con il favore dell’oscurità. La battaglia di Legnano, rappresentò la prima vittoria della fanteria nella storia medievale. L’esercito della Lega Lombarda, composto in massima parte da artigiani male armati e con un addestramento sommario, riuscirono a sconfiggere la famosa cavalleria pesante tedesca. A seguito di questa sconfitta, il Barbarossa riconobbe in Alessandro III il vero ed unico papa, sconfessando l’antipapa da lui precedentemente appoggiato. Nel 1177, con la tregua di Venezia, acconsentì alla sospensione delle ostilità contro i Comuni e nel 1183, con la Pace di Costanza, riconobbe ai Comuni italiani tutti i loro diritti in cambio di un modesto tributo da versare alle casse imperiali. In tal modo l’impero pur mantenendo la propria sovranità, fu costretto a riconoscere le autonomie comunali. Nel 1184 Federico I compì l’ultima azione della sua polica italiana unendo in matrimonio suo figlio Enrico VI e la zia del re normanno Guglielmo il Buono, Costanza d'Altavilla; dato che il re normanno era senza figli, alla coppia era garantita la successione nel Regno di Sicilia. Quell’unione rappresentò per le aspirazioni del Barbarossa un indubbio successo, salvo poi rivelarsi la causa della rovina della casa di Svevia. Infatti con l’acquisizione del Regno insulare, il nuovo re fu sempre più legato alle questioni italiane, perdendo in tal modo la sua affermazione definitiva in Germania.


Nell'immagine, rappresentazione pittorica della battaglia di Legnano, che vide la sconfitta di Federico I ad opera delle forze della Lega Lombarda.

Documento inserito il: 22/12/2014
  • TAG: federico barbarossa, comuni, dieta di roncaglia, constitutio de regalibus, matilde di canossa, papato, alessandro III, lega lombarda, pontida, legnano, pace di costanza

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