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Il Vangelo di Tommaso [ di Michele Strazza ]

Tra i 13 codici ritrovati a Nag Hammadi nel 1945, il Vangelo di Tommaso, denominato VgTom, è il secondo trattato del secondo codice. Il codice completo contiene anche l’Apocrifo di Giovanni (Trattato 1), il vangelo di Filippo (Trattato 3), la Natura degli Arconti (trattato 4), un Trattato senza titolo (trattato 5), un trattato sull’anima (Trattato 6), il Dialogo di Tommaso l’Atleta con il Perfetto (Trattato 7). Scritto in copto saidico, un dialetto egiziano, e databile intorno alla metà del IV secolo, il vangelo di Tommaso deriva, probabilmente, da un originale semitico o da un testo precedente scritto in aramaico o in siriaco.
A tale proposito il Drijvers ritiene tale vangelo originato da un testo siriaco databile agli anni successivi al 180 dopo Cristo.
La provenienza siriaca, probabilmente da Edessa verso la fine del II secolo, è sostenuta anche da Nicholas Perrin che, nel suo Thomas, the other Gospel, cerca di dimostrare tale tesi. Secondo lo studioso americano il vangelo di Tommaso sarebbe addirittura dipendente dal Diatessaron siriaco, composto poco dopo il 172 d.C., in quanto nella disposizione dei detti e per alcuni contenuti, vi sono analogie con il Diatessaron di Taziano.
Dopo il ritrovamento a Nag Hammadi ci si accorse che alcuni frammenti erano analoghi a quelli, scritti in greco, già ritrovati a Ossirinco, in Egitto, tra il 1896 e il 1906, e databili intorno al 200 d.C..
Prima del ritrovamento del testo copto, i precetti contenuti nei frammenti di Ossirinco non erano stati considerati facenti parte di un unico vangelo, essendo considerati parti di vangeli andati perduti. Con le scoperte di Nag Hammadi, invece, i frammenti greci vennero visti come una precedente redazione del testo copto. Tali frammenti sono oggi indicati, in ordine di pubblicazione, come Papiro di Oxyirhyinchus 1 (P. Oxy 1), Papiro 654 (P. Oxy 654) e Papiro 655 (P.Oxy 655).
Il testo del vangelo di Tommaso, in definitiva, risulterebbe da quelli dei due ritrovamenti, in due lingue, due versioni e due epoche differenti. Indubbiamente, i frammenti in greco e la versione in copto rivelano similitudini e differenze. I precetti copti, confrontati con quelli contenuti nei frammenti greci, non sembrano essere una traduzione diretta di questi per cui si potrebbe pensare ad una versione del vangelo diversa da quella su cui si basa la traduzione copta. In conclusione, più che di un singolo vangelo, si dovrebbe parlare di “due tradizioni testuali divergenti”.
Sulla datazione del vangelo di Tommaso (impresa alquanto ardua anche per la presenza dei due testi) vi sono, naturalmente, pareri discordanti tra gli studiosi. Non manca chi lo ritiene antecedente ai vangeli sinottici, specialmente gli autori del Jesus Seminar. La tesi maggioritaria propende per una datazione posteriore ai sinottici, nel II secolo, intorno al 140 d.C. o anche prima, ritenendolo parzialmente dipendente da questi.
Il testo del vangelo di Tommaso è formato da 114 detti di Gesù (oltre a un breve “incipit” e a una “subscriptio” forse aggiunti in seguito) i quali iniziano con l’espressione «Gesù ha detto» o altre analoghe. Buona parte del testo trova qualche riscontro in passi del vangeli sinottici, la parte restante rappresenta contenuti innovativi. Come già riferito, il contenuto è stato ritenuto analogo a quello della c.d. fonte Q.
Per quanto riguarda l’autore, o gli autori, del vangelo, non si sa nulla di certo. In genere, viene attribuito a Giuda Tommaso Didimo cioè all’altro Giuda dei dodici apostoli, non, quindi, a Giuda iscariota.
Del vangelo di Tommaso parlano alcuni scrittori dei primi secoli del Cristianesimo. Ippolito di Roma, ad esempio, tra il 222 e il 225 lo cita espressamente in riferimento ad un detto di Gesù. Qualche anno dopo, nel 233, è la volta di Origene nella sua Omelia su Luca.
Anche Cirillo di Gerusalemme, nel IV secolo, parlò di un "Vangelo di Tommaso" nel suo Catechesis, a suo parere scritto dai «Manichei», il quale «essendo intinto nella fragranza del titolo evangelico corrompe le anime dei semplici». Di qui l’esortazione a non farlo leggere a nessuno perché non rappresentava «il lavoro di uno dei dodici apostoli, ma di uno dei tre perversi discepoli di Mani». Clemente Alessandrino, infine, ritiene esistenti dei collegamenti tra il vangelo di Tommaso e altri vangeli non canonici, come il vangelo degli ebrei e quello greco degli egiziani.
Il fatto che tale vangelo sia stato rinvenuto in un codice di scritti gnostici ha fatto propendere per una sua origine gnostica, ma non tutti gli studiosi sono d’accordo con tale interpretazione.
Secondo i sostenitori della prima ipotesi, quella gnostica, la figura di Gesù del vangelo di Tommaso appare molto poco ebrea e. insieme alla datazione del II secolo, ci porterebbe in un epoca in cui era forte l’influenza dello gnosticismo.
Forti influenze gnostiche si avvertirebbero nella concezione dell’origine del mondo e dell’uomo, nella distinzione tra i vari tipi di uomini e nel carattere esoterico della tradizione accolta. Il vangelo è presentato, infatti, come «le parole segrete che Gesù ha proferito e Tommaso ha messo per iscritto», e ancora «Chi troverà l’interpretazione di questi detti non gusterà la morte».
Anche la concezione della salvezza in Tommaso farebbe pensare ad una derivazione gnostica. Essa, infatti, non dipenderebbe dalla morte e resurrezione di Gesù, ma dalla conoscenza che viene data a chi la cerca. La stessa Rivelazione è conseguenza di un percorso di ricerca. Dice, infatti, Gesù: «Coloro che cercano cerchino finché troveranno. Quando troveranno, resteranno turbati. Quando saranno turbati si stupiranno, e regneranno su tutto».
Pure la concezione del Regno di Dio richiamerebbe una impostazione interiore:

Se i vostri capi vi diranno, «Vedete, il Regno è nei cieli», allora gli uccelli dei cieli vi precederanno. Se vi diranno, «E’ nei mari», allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa.

Diverse le motivazioni dell’altro gruppo di studiosi che, invece, esclude la collocazione del testo all’interno di quelli gnostici. Mancherebbe nel vangelo di Tommaso, secondo questi, una cosmologia mitologica, né sarebbe presente una visione negativa del mondo fisico.


BIBLIOGRAFIA

Cirillo di Gerusalemme, Catechesis, 4.36, 6.31.
Drijvers H.J.W., Facts and Problems in Early Syriac-Speaking Christianity, 1982.
Giannotto C., Il Vangelo secondo Tommaso e il problema storico di Gesù, in Giannotto C., Norelli E., Pesce M., “L’enigma Gesù”, Roma, Carocci, 2008.
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Heisig J.W., Il gemello di Gesù. Commento al Vangelo di Tommaso, Trapani, Il pozzo di Giacobbe, 2009.
Ippolito di Roma, Refutatio omnium haeresium 5.7.20.
Jossa G., Un altro Gesù? I vangeli apocrifi e il Gesù storico, in Guida A.- Norelli E, “Un altro Gesù? I Vangeli apocrifi, il Gesù storico e il cristianesimo delle origini”, Trapani, Il Pozzo di Giacobbe, 2009.
Leloup Y, Il Vangelo di Tommaso, Roma, Edizioni Appunti di Viaggio, 2003.
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Perrin N., Thomas, the other Gospel, London, SPCK, 2007, trad. it.
Tommaso, l’altro vangelo, Brescia, Queriniana, 2008.
Valantasis R., Il Vangelo di Tommaso. Versione copta integrale commentata, Roma, ed. Arkeios, 2005.
Van Voorst E.R., Gesù nelle fonti extrabibliche. Le antiche testimonianze sul maestro di Galilea, Cinisello Balsamo (MI), Edizioni San Paolo, 2004.
Documento inserito il: 11/11/2015
  • TAG: vangelo tommaso, codici nag hammadi, vangeli apocrifi

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