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Le donne nei vangeli apocrifi. Pistis Sophia [ di Michele Strazza ]

Pistis Sophia, detto anche “Libro del Salvatore”, è un vangelo gnostico, composto di quattro libri, scritto in lingua copta e redatto in Egitto forse nella seconda metà del III secolo, derivante probabilmente da un precedente testo greco (1).
Come gli altri scritti gnostici, anche il Pistis Sophia andò perduto con la fine dello gnosticismo. Il testo riapparve nella Londra del 1772 quando Anthony Askew (1699-1774), medico e bibliofilo, ne ritrovò una versione.
Noto, dunque, come Codex Askewianus, il nome di Pistis Sophia gli venne dato da C.G. Woide, a cui Askew diede l'incarico di studiare e trascrivere l'opera. Morto Askew nel 1774, l’anno dopo il codice fu acquistato dal British Museum che ne è l’attuale proprietario. Nel 1945, con i ritrovamenti di Nag Hammadi, vennero scoperte altre versioni di questo codice.
Diversi studi, effettuati da H.C. Puech e Beate Blatz, sono giunti alla conclusione che, delle quattro sezioni di cui si compone il manoscritto, le prime tre, corrispondenti ai tre libri di uno stesso lavoro, sono state probabilmente scritte tra il 250 e il 300 d.C., mentre la quarta rappresenterebbe un’opera distinta, databile ancora precedentemente, intorno alla prima metà del III secolo. In definitiva, secondo questi studiosi, la Pistis Sophia sarebbe formata dai soli primi tre libri.
Per quanto riguarda l’autore dell’opera, inizialmente si ipotizzò l’attribuzione a Valentino che, però, morì verso la metà del II secolo, oppure ad un suo seguace. Successivamente, a metà dell’Ottocento, si optò per una provenienza da ambienti vicini alla setta gnostica degli Ofiti.
Il contenuto del manoscritto è incentrato sui dialoghi tra il Salvatore risorto, Maria, le pie donne e i discepoli sui misteri della dottrina gnostica e sulla sua complessa cosmologia. Gesù, nel testo, risulta risorto e ancora presente sulla terra per ben 11 anni. In tale periodo egli avrebbe insegnato ai discepoli i fondamenti della conoscenza.
Divisa, dunque, in quattro parti, la Pistis Sophia narra, innanzitutto, il racconto di Gesù alle pie donne e ai discepoli su quanto vide e fece fra le entità ultraterrene degli Arconti e degli Eoni, nonché sulla caduta di Sophia e sui suoi 13 inni penitenziali. La seconda parte tratta della liberazione di Sophia dal Caos e il ritorno nella sede celeste, dei misteri e delle forze superiori. Oggetto della terza parte è, invece, l’esposizione, da parte di Gesù, degli insegnamenti indispensabili per gli apostoli. Si parla, altresì, dei defunti, delle pena, della purificazione, di condanna e gloria eterna, della composizione dell'uomo, della predestinazione al bene o al male. La quarta parte, infine, tratta del giudizio dopo la morte, delle purificazioni, di peccatori e pene. Su tali temi sia gli apostoli che le donne pongono a Gesù molteplici domande. Gran parte degli interventi sono espletati da Maria Maddalena.
La cosmologia presente del testo è quella propria delle sette gnostiche degli Ofiti. Alla sommità dell’Universo vi è un Dio «ineffabile, infinito, inaccessibile» dal quale emana ogni cosa. Sotto di lui si aprono le tre regioni intermedie: quella del «tesoro della luce», celato dietro tre porte vegliate da nove custodi; quella «di destra», con sei grandi principi incaricati di estrarre la luce dagli eoni delle regioni sottostanti e ricondurla al «tesoro»; e quella «di mezzo», dove la vergine luce giudica le anime degne di risalita e quelle condannate all’eterno tormento. Ancora più in basso vi è «il mondo degli eoni», la realtà terrena dove si scontrano la luce e la materia , a sua volta comprendente la regione «di sinistra» (con gli arconti), quella «degli uomini» e il caos.
In questa struttura cosmica è collocata la storia di Pistis Sophia. Ella, allocata nel penultimo gradino del sistema, quello del dodicesimo eone, vuole ardentemente tornare nella luce del Padre ma commette l’errore di confondere la luce perfetta e suprema con quella dell’arconte più malvagio, l’Arrogante. Così quest’ultimo finisce con farla cadere nel tredicesimo e ultimo eone. Anche Pistis Sophia dovrà, dunque, cercare di risollevarsi rivolgendosi, come tutti gli uomini, al Cristo, l’unico che può risvegliare in ciascuno la scintilla divina di cui è composto.
Il manoscritto copto, in definitiva, ci presenta un Gesù, impegnato a restare sulla terra per 11 anni al fine di insegnare agli apostoli il primo livello di conoscenza, per poi portarli a gradi di conoscenza superiori. Proprio la trasmissione di una conoscenza superiore porta Gesù all'ascesa al cielo e alla sua trasfigurazione.
Abbiamo accennato al ruolo centrale che, nei dialoghi con Gesù, aveva Maria Maddalena. Ad essa Gesù si rivolge con queste parole «Tu beata, Maria. Ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell’alto. Parla apertamente tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli» (capitolo 17).
Il Pistis Sophia, insieme all’altro vangelo gnostico di Maria Maddalena, sono il sintomo dell’esistenza di un diverso ruolo della donna nel Cristianesimo delle origini, ruolo poi venuto meno con la formalizzazione delle istituzioni ecclesiali. Del resto, all’interno del manoscritto, la presenza delle donne è segnalata in più parti. In tutti e quattro i libri gli interlocutori di Gesù sono i suoi discepoli, accompagnati da quattro discepole: Maria, madre di Gesù, Salomè, Marta e Maria Maddalena. La Madre di Gesù interviene tre volte (capitoli 59, 61, 62), Salomè altre tre volte (capitoli 54, 58 e 145) e Marta quattro (capitoli 38, 57, 73 e 80). Solo Maria Maddalena interviene, in contesti sempre molto importanti, ben 67 volte. Gesù arriva a lodarla varie volte e lei arriva persino ad intercedere presso di lui quando i discepoli non capiscono qualche passaggio (capitolo 94). All'interno del Pistis Sophia, Maria Maddalena è sposa e sacerdotessa di Gesù, e come tale simboleggia la conoscenza (gnosi).

Nell'immagine, un frammento del Pistis Sophia.

Note:
1) AA.VV., Testi mariani del primo millennio, I, Roma, Città Nuova Ed., 2001, p. 145. Per il testo cfr. Moraldi L., Pistis Sophia, Adelphi, 1999.Documento inserito il: 17/12/2015
  • TAG: vangeli apocrifi, pistis sophia, nuovo testamento, cristianesimo, gesù cristo

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