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Considerazioni sull’Antico Testamento e sulla missione di Gesù Cristo, il Figlio di Dio [ di Yuri Leveratto ]

Non è una novità che ci siano persone che negano la veridicità della Bibbia e che negano che Gesù Cristo sia il Figlio di Dio. Molti lo negano perché sono spinti dall’anticlericalismo, altri invece lo negano perché il messaggio di Gesù Cristo è stato un messaggio esclusivo. In pratica lui ha dichiarato in modo solenne di essere il Figlio di Dio, (Vangelo di Marco, 14, 62) e ha dichiarato di essere la Verità e che solo per mezzo di Lui si va al Padre, (Vangelo di Giovanni 14, 6):

Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Queste, naturalmente, sono frasi inaudite, che nessun essere umano aveva detto prima di lui.
Alcune persone si sentono non conformi con la rivelazione di Dio al mondo. Altri ancora sono risentiti con Dio, per qualche ragione. Pertanto lo negano, ma non si rendono conto che mentre lo negano, lo stanno affermando. Negano Gesù Cristo con ogni mezzo. Alcuni affermano addirittura che non sia mai esistito, (è la teoria del “mito di Gesù”). Questa strategia però non ha dato frutti, in quanto le testimonianze sulla storicità di Gesù, sono talmente tante che oggi nessun storico serio avalla questa strampalata teoria.
Altri affermano che era un rivoluzionario armato, e s’illudono di smontare Gesù Cristo con gli stessi Vangeli. Ma anche questa strategia non ha avuto successo.
Qualcuno invece, adotta una strategia più sottile ed astuta, e riprende le antiche tesi degli gnostici del secondo secolo della nostra era, che non negavano l’esistenza di Gesù Cristo, ma affermavano che egli era un grande saggio, e che però non era il Figlio di Dio. Secondo questa tesi non avrebbe potuto “togliere il peccato del mondo” (Vangelo di Giovanni 1, 29) e naturalmente non avrebbe potuto risorgere dai morti il terzo giorno. Per mostrare Gesù Cristo solo come “grande saggio”, ma non come il Figlio di Dio (che peraltro sono le tesi del Deismo e della Massoneria), si segue anche un’altra vecchia tesi dello gnosticismo: la negazione del Dio vetero-testamentario, il cui nome è IO-SONO (Esodo, 3, 14).
Secondo alcuni studiosi (1) il tetragramma biblico, o YHWH, (uno dei nomi di Dio, il più ricorrente nella Bibbia, citato 6823 volte, la cui pronuncia è Yahweh), deriverebbe dalla radice triconsonantica dell'ebraico biblico היה, che significa “essere”.
Naturalmente Dio, nella Bibbia viene citato innumerevoli volte anche con altri termini: Elohim, El, Shaddai, Elyon, Adonai, ecc. (Kyrios in greco, ossia: Signore) (2).
Ora torniamo alla strategia usata per screditare Gesù Cristo. Si nega il Dio veterotestamentario, con lo scopo ultimo di denigrare Gesù Cristo, in quanto si afferma: “Gesù non può essere Figlio di Dio, perché il Dio vetero-testamentario non era Dio”. Con questo scopo si procede in due modi: con l’etimologia e con la critica testuale con fini denigratori. Nel primo caso alcuni negazionisti sostengono in modo sfacciato che “la Bibbia non descriverebbe Dio”, e affermano che le parole bibliche אלהים (Elohim), יהוה (YHWH), non si riferiscono a Dio, ma hanno altri significati. Queste tesi però sono state confutate da riconosciuti biblisti e studiosi di ebraico (3)(4). Nel secondo caso i negazionisti affermano che il Dio della Bibbia non potrebbe essere Dio in quanto viene mostrato come “violento e sanguinario”.
Queste tesi non sono una novità, ma risalgono ai testi gnostici antichi. Chi persegue l’obiettivo di denigrare Dio, il Dio della Bibbia, si dimentica che nell’Antico Testamento la punizione violenta era relazionata primariamente alla santità di Dio e alla concezione della giustizia.
In generale gli scritti gnostici, che sono stati confutati 1900 anni or sono, rispecchiano una visione negativa della creazione. Il Dio vetero-testamentario (IO-SONO, YHWH), sarebbe, nella visione gnostica del II secolo, il demiurgo, che ha creato un mondo imperfetto. Ecco perché per gli gnostici il mondo sarebbe corrotto, e dominato dal male, perché secondo loro il demiurgo era imperfetto.
I primi cristiani però credevano con fermezza assoluta che Gesù Cristo fosse il Dio della creazione biblica, IO-SONO, e questo lo si evince dai seguenti passi dell’Esodo, comparati con i passi del Vangelo di Giovanni. Vediamoli.

Esodo (3, 14):
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”»

Vangelo di Giovanni (8, 23-24):
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».

Vangelo di Giovanni (8, 58):
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».

Ecco pertanto che da questi scritti ci rendiamo conto che Gesù Cristo veniva identificato come Dio, e non un “dio qualsiasi”, ma l’unico e vero Dio, IO-SONO, che ha creato il mondo, il Dio della Bibbia, dai suoi seguaci, gli Apostoli ed Evangelisti, che erano ebrei, quindi conoscevano le scritture. Naturalmente vi sono moltissimi altri passaggi nei 27 libri del Nuovo Testamento che identificano Gesù Cristo con Dio, come per esempio il famoso prologo del Vangelo di Giovanni, (1, 1-5 e 1, 14). Più avanti in questo articolo analizzeremo altri versi della Bibbia per provare che realmente i primi cristiani, quelli che avevano vissuto con Gesù Cristo, credevano che lui fosse il Signore, l’unico e vero Dio.
Prima di analizzare alcune tesi che negano il Dio vetero-testamentario, mostrandolo come cattivo e crudele, soffermiamoci sul messaggio centrale della Bibbia.
Per noi cristiani la Bibbia, considerata nella sua totalità, Antico e Nuovo Testamento, non è altro che la descrizione del progetto di Dio, iniziato con la creazione del mondo e dell’uomo. Dio ha amato l’uomo e per questo gli ha dato il libero arbitrio, la possibilità di fare delle scelte. L’uomo però, dopo essere stato tentato da Satana ha voluto scegliere di scalzare Dio, anzi ha scelto di diventare egli stesso Dio. Per questo si parla di “peccato originale” e di “caduta dell’uomo”. L’uomo ha scelto il peccato e la conseguenza del peccato è la morte. Lettera ai Romani (6, 23):

Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.

Malgrado ciò Dio non ha abbandonato l’uomo. Ha inviato i profeti che annunciavano la missione di suo Figlio sulla terra. Infine ha inviato il Figlio, che è venuto con lo scopo principale di “togliere il peccato del mondo”, (Vangelo di Giovanni 1, 29), e stabilire con il suo sangue, un nuovo patto, tra Dio e l’uomo, il Nuovo Testamento. Se osserviamo la Bibbia da un punto di vista amplio, ci rendiamo conto che essa è fortemente incentrata su Gesù Cristo, che è Dio stesso, il Verbo che si è fatto carne (Vangelo di Giovanni 1, 14).
Ora concentriamoci nella confutazione di alcune tesi che negano il Dio vetero-testamentario, mostrandolo come “cattivo e crudele”.
In primo luogo bisogna considerare il carattere progressivo della rivelazione e il suo compimento nel Nuovo Testamento, con la missione di Gesù Cristo sulla terra.
Secondo gli esegeti della Bibbia, Dio ha considerato le capacità di comprendere il suo messaggio delle persone e dei popoli. Se nell’Antico Testamento vi era una certa rivelazione, è perché evidentemente quel popolo non era ancora in grado di poter ricevere la rivelazione finale. Dio rivela il proprio messaggio ai popoli in relazione ai tempi, alle capacità, ai luoghi. Dio invia profeti, i quali risvegliano delle qualità, delle sensazioni, delle emozioni, e fanno crescere la fede in lui. Ma i tempi non erano maturi per l’invio del Figlio, per ristabilire il patto di amore tra Dio e l’uomo, patto che fu rotto proprio dall’uomo, con il peccato originale.
Secondo la mentalità vigente nell’Antico Testamento la violenza e la punizione erano relazionate alla giustizia di Dio. Dio mostrava la sua giustizia con la punizione, perché ancora non aveva inviato il Figlio.
Aveva inviato profeti, per annunciare proprio la venuta del Figlio. Infatti nei Libri dell’Antico Testamento vi sono circa trecento profezie che indicano l’arrivo del Figlio, (ad esempio nel Libro di Isaia 53, 3, 9).
Ma proprio perché il Figlio non era arrivato e non aveva potuto salvare il mondo, il patto tra Dio e l’uomo era ancora “antico”. Proprio per questo ogni trasgressione o peccato contro Dio dovevano per forza essere puniti severamente o con la morte, certo, perché il Figlio non era ancora arrivato.
La punizione violenta era pertanto relazionata con la santità di Dio e la vendetta era pertanto un mezzo per far regnare la giustizia tra i popoli.
Dio (IO-SONO-YHWH) era un Padre severo che puniva i peccati se necessario con la morte. Puniva chi non gli obbediva e trasgrediva la legge, puniva chi non aveva fede in lui e provava la fede di coloro ai quali si era rivelato, per esempio nel sacrificio di Isacco (Genesi 22, 1-18).
Il Dio vetero-testamentario doveva per forza essere giusto, punendo i peccati, esattamente come lo è il Dio neo-testamentario. Ma nel Nuovo Testamento Gesù Cristo è venuto proprio per togliere il peccato del mondo e ristabilire il patto iniziale tra Dio e l’uomo. Ora non vi è più castigo terreno, né punizione terrena, ma chi crede in Gesù Cristo è salvo. Proprio per questo Dio ha inviato suo Figlio, che è Dio stesso, il Verbo, per poter salvare il mondo.
Soffermiamoci ora su alcuni passi dell’Antico testamento che sono spesso citati per far risaltare la violenza come mezzo di punizione dei peccati.
Libro dei Numeri (31, 13-24):

Mosè, il sacerdote Eleazaro e tutti i principi della comunità uscirono loro incontro fuori dell'accampamento. Mosè si adirò contro i comandanti dell'esercito, capi di migliaia e capi di centinaia, che tornavano da quella spedizione di guerra. Mosè disse loro: «Avete lasciato in vita tutte le femmine? Proprio loro, per suggerimento di Balaam, hanno insegnato agli Israeliti l'infedeltà verso il Signore, nella faccenda di Peor, per cui venne il flagello nella comunità del Signore. Ora uccidete ogni maschio tra i fanciulli e uccidete ogni donna che si è unita con un uomo; ma tutte le fanciulle che non si sono unite con uomini, conservatele in vita per voi. Voi poi accampatevi per sette giorni fuori del campo; chiunque ha ucciso qualcuno e chiunque ha toccato un cadavere si purifichi il terzo e il settimo giorno; questo per voi e per i vostri prigionieri. Purificherete anche ogni veste, ogni oggetto di pelle, ogni lavoro di pelo di capra e ogni oggetto di legno». Il sacerdote Eleazaro disse ai soldati che erano andati in guerra: «Questo è l'ordine della legge che il Signore ha prescritto a Mosè: L'oro, l'argento, il rame, il ferro, lo stagno e il piombo, quanto può sopportare il fuoco, lo farete passare per il fuoco e sarà reso puro; ma sarà purificato anche con l'acqua della purificazione; quanto non può sopportare il fuoco, lo farete passare per l'acqua. Vi laverete le vesti il settimo giorno e sarete puri; poi potrete entrare nell'accampamento».

Questo passaggio del Libro dei Numeri viene spesso portato ad esempio per far risaltare la “supposta crudeltà” del Signore. Ma se leggiamo con attenzione il passo notiamo che non è il Signore ad ordinare la pena capitale, ma Mosè. In questa situazione Mosè ha agito non solo come capo spirituale ma soprattutto come capo militare. La sua decisione molto dura è stata presa per preservare la purezza della fede nel popolo di Dio, che era corrotta da donne pagane. Nella cultura del tempo questo atteggiamento, anche se a noi appare eccessivamente violento, era normale, in quanto gli ebrei erano circondati da nazioni ostili.
Altre volte era Dio stesso che puniva le persone che non si sottomettevano a lui, che peccavano o che avevano lottato contro Israele. Nella sua infinita saggezza Dio sapeva se una persona era dominata da Satana, e pertanto attuava la punizione severa. Altre volte l’autore biblico ha considerato che Dio, nella sua infinita potenza, dovesse preservare il popolo di Israele dalla corruzione di altri popoli che non si sottomettevano a Dio. La violenza si utilizzava come punizione per alcune violazioni della Legge, o per vendetta per quei popoli che avevano tentato di distruggere Israele. Uno dei passaggi biblici più significativi su questo argomento è la distruzione di Sodoma e Gomorra (Genesi 19, 1-26), dove appunto IO-SONO distrugge addirittura delle città, perché sapeva che tutti coloro che vi vivevano erano impregnati di peccato e non avrebbero potuto redimersi.
La punizione violenta era pertanto vista in relazione alla santità di Dio e come una forma di giustizia.
Alcune volte il colpevole di idolatria è lapidato (Deuteronomio 17, 2-5). Nel libro dei Numeri (16, 29-30), l’autore biblico esprime un desiderio di vendetta contro coloro i quali si erano ribellati contro Mosè:

Se questa gente muore come muoiono tutti gli uomini, se la loro sorte è la sorte comune a tutti gli uomini, il Signore non mi ha mandato; ma se il Signore fa una cosa meravigliosa, se la terra spalanca la bocca e li ingoia con quanto appartiene loro e se essi scendono vivi agli inferi, allora saprete che questi uomini hanno disprezzato il Signore».

Anche in questo caso però non è il Signore a volere la vendetta ma è l’autore biblico a propiziarla.
Nel Primo Libro dei Re il profeta Elia, uccide i sacerdoti di Baal (1 Re 18,40).

Elia disse loro: «Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi uno!». Li afferrarono. Elia li fece scendere nel torrente Kison, ove li scannò.

Nei Salmi in generale Dio sostiene il popolo eletto nella lotta contro gli altri popoli. Vediamo un passaggio dei Salmi che spesso viene citato per ribadire la violenza nell’Antico Testamento. Libro dei Salmi (136):

Sui fiumi di Babilonia,
là sedevamo piangendo
al ricordo di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
Là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
canzoni di gioia, i nostri oppressori:
«Cantateci i canti di Sion!».
Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se ti dimentico, Gerusalemme,
si paralizzi la mia destra;
mi si attacchi la lingua al palato,
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non metto Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.
Ricordati, Signore, dei figli di Edom,
che nel giorno di Gerusalemme,
dicevano: «Distruggete, distruggete
anche le sue fondamenta».
Figlia di Babilonia devastatrice,
beato chi ti renderà quanto ci hai fatto.
Beato chi afferrerà i tuoi piccoli
e li sbatterà contro la pietra.


Quest’ultima frase è molto dura, ma bisogna considerarla nel contesto. Sappiamo che nell’Antico Testamento vigeva la legge occhio per occhio dente per dente. In questo Salmo si richiama a una punizione per i Babilonesi. Babilonia aveva distrutto Gerusalemme e i salmisti hanno scritto che Babilonia sarà distrutta da Dio, come in effetti fu.
Di solito coloro i quali negano la santità e la Divinità di IO-SONO, (YHWH), negano anche la sacralità dei sacrifici animali nell’Antico Testamento. Sostengono che era una pratica barbara e che detta pratica istigherebbe al male. Ma nell’Antico Testamento Dio ha prescritto i sacrifici animali per espiare temporaneamente il peccato. Vediamo il corrispondente passo del Libro Levitico (4, 32-35):

Se porterà una pecora come offerta per il peccato, porterà una femmina senza difetto. Poserà la mano sulla testa della vittima offerta per il peccato e la scannerà, in sacrificio per il peccato, nel luogo dove si scanna la vittima per l’olocausto. Il sacerdote prenderà con il dito un po’ del sangue della vittima per il peccato e lo porrà sui corni dell’altare degli olocausti e verserà tutto il resto del sangue alla base dell’altare. Preleverà tutte le parti grasse, come si preleva il grasso della pecora del sacrificio di comunione, e il sacerdote le brucerà sull’altare, in aggiunta alle vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. Il sacerdote compirà per lui il rito espiatorio per il peccato commesso e gli sarà perdonato.

Nell’Antico Testamento Dio aveva ordinato di sacrificare animali perfetti, senza macchia. La persona che offriva il sacrificio s’identificava con l’animale e doveva ucciderlo. Gli ebrei credevano che questo rito provvedesse il perdono dei peccati da parte di Dio.
Il sacrificio animale serviva pertanto come “punizione” nei confronti di un peccatore, infatti si uccideva un agnello del suo gregge. Gli si toglieva un animale, prezioso in tempi di carestia, ed inoltre il peccatore, vedendo che l’animale innocente moriva, sentiva pena per quell’essere vivente che moriva a causa del suo peccato.
Naturalmente tutto questo presagiva il sacrificio finale e perfetto di Gesù Cristo sulla croce, che è l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo (Vangelo di Giovanni, 1, 29)
Nell’Antico Testamento però non vi sono solo episodi di violenza per punire il peccatore o per vendicare un torto subito. Vi sono anche insegnamenti di condanna e correzione della violenza. Vediamo per esempio questo passo nei Proverbi (21, 7-8):

La violenza degli empi li travolge,
perché rifiutano di praticare la giustizia.
La via dell'uomo criminale è tortuosa,
ma l'innocente è retto nel suo agire.


Vediamo anche questo passaggio dei Salmi (61, 11):

Non confidate nella violenza,
non illudetevi della rapina;
alla ricchezza, anche se abbonda,
non attaccate il cuore.


In certi casi i profeti condannano gli atti di violenza di cui si è macchiato Israele, per esempio in Osea (4, 1-2):

Ascoltate la parola del Signore, o Israeliti,
poiché il Signore ha un processo
con gli abitanti del paese.
Non c'è infatti sincerità né amore del prossimo,
né conoscenza di Dio nel paese.
Si giura, si mente, si uccide,
si ruba, si commette adulterio,
si fa strage e si versa sangue su sangue.


Nel Deuteronomio (27, 17-19) si comanda di rispettare i diritti dei deboli, degli stranieri, e di chi ha perso i propri cari (orfani o vedove):

Maledetto chi sposta i confini del suo prossimo! Tutto il popolo dirà: Amen.
Maledetto chi fa smarrire il cammino al cieco! Tutto il popolo dirà: Amen.
Maledetto chi lede il diritto del forestiero, dell'orfano e della vedova! Tutto il popolo dirà: Amen.


Nel Libro delle Lamentazioni (3, 34-36), si difendono i diritti dell’uomo in generale, e si afferma che Dio vede le ingiustizie.

Quando schiacciano sotto i loro piedi
tutti i prigionieri del paese,
quando falsano i diritti di un uomo
in presenza dell'Altissimo,
quando fan torto a un altro in una causa,
forse non vede il Signore tutto ciò?


Ecco che lentamente il messaggio progressivo della rivelazione divina inizia ad individuare colui che sarà il Salvatore del mondo e che sancirà un nuovo patto, con l’umanità. A tale proposito vediamo la famosa profezia di Isaia (53: 3-9):

Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.


Ecco pertanto che già Isaia aveva predetto, vari secoli prima della venuta di Gesù Cristo sulla terra, che il Messia avrebbe dovuto caricarsi delle nostre sofferenze e addossarsi i nostri dolori.
Iniziamo a comprendere il concetto della rivelazione progressiva. Essa inizia con Abele e Caino. “Chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte” (Genesi 4, 15). Poi ci sarà la legge del taglione: “Vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede” (Deuteronomio 19, 21). Non è che Dio ha cambiato idea, è semplicemente che si è passati da una punizione durissima (uno per sette), a una punizione dura (uno per uno). Lentamente si passa ad altre rivelazioni: “Non fare a nessuno ciò che non piace a te” (Tobia 4, 15). Ed ecco la rivelazione ultima e perfetta: Vangelo di Matteo (5, 38-39):

“Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgile anche l’altra”.

(Vangelo di Matteo 5, 43-45):

“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”

Cosa succede? Dio ha cambiato idea? No, niente affatto, il messaggio, diverso, è sempre dello stesso Dio! Ma ora è arrivato il Figlio. Ora non vi può più essere la legge del taglione. Ora vi è il Figlio! Con il Figlio, con la sua era, i peccati non possono essere pagati con la vendetta sulla terra. Proprio perché il Figlio ha dato a tutti, credendo in lui, la possibilità di redimersi e di salvarsi.
Ora non vi è più spazio per vendetta, o per violenza. Gesù Cristo perdona i suoi carnefici. Salva chi crede in lui. E condanna chi non crede in lui, ma non in questa vita, solo nella vita dopo la morte. La croce, che è simbolo di una violenza estrema fatta sull’uomo, diventa pertanto il mezzo finale e perfetto di riconciliazione degli uomini con Dio.
Nel Nuovo Testamento, che è valido solo con la morte del testatore (Lettera agli Ebrei 9, 15-17), non vi è più violenza materiale, ma solo castigo futuro e spirituale, ecco che si spiegano vari passi del Nuovo Testamento. Per esempio, (Apocalisse 19, 21):

“Tutti furono uccisi dalla spada che usciva dalla bocca del Cavaliere”

E il passo del Vangelo di Giovanni (5, 26-29), dove Gesù indica che il Figlio giudicherà alla fine dei tempi:

Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.

Il Nuovo Testamento è un cambio di paradigma, una rivoluzione assoluta, un terremoto sconvolgente. Non più “occhio per occhio e dente per dente”, ma “amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”.
Vediamo alcuni altri passaggi dove si identifica Gesù Cristo come Dio, il Creatore del mondo, IO-SONO.
Nel libro di Daniele (9, 9), si afferma che Dio perdona i peccati:

al Signore, nostro Dio, la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui,

Nella Lettera ai Colossesi (3, 13) si afferma che Gesù Cristo perdona i peccati:

sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi.

IO-SONO è il primo e ultimo

Libro di Isaia (44, 6):
Così dice il Signore, il re d’Israele,
il suo redentore, il Signore degli eserciti:
«Io sono il primo e io l’ultimo;
fuori di me non vi sono dei.


Gesù Cristo primo e ultimo

Apocalisse (1, 17):
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo,

IO-SONO salva

Libro di Isaia (43, 3):
poiché io sono il Signore, tuo Dio,
il Santo d’Israele, il tuo salvatore.
Io do l’Egitto come prezzo per il tuo riscatto,
l’Etiopia e Seba al tuo posto.


Gesù Cristo salva

Lettera a Tito, (2, 13)
nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.

IO-SONO giudica

Salmi (96, 13):
davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.


Gesù Cristo giudica

Seconda Lettera a Timoteo (4, 1):
Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno:

IO-SONO redentore

Libro di Isaia (44, 17):
Dice il Signore, tuo redentore,
il Santo d’Israele:
«Io sono il Signore, tuo Dio,
che ti insegno per il tuo bene,
che ti guido per la strada su cui devi andare.


Gesù Cristo redentore

Lettera agli Ebrei (9, 12):
Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna.

Per concludere, riporto alcuni celebri passaggi del Vangelo di Giovanni (3, 16-18):

Dio infatti ha tanto amato il mondo, che ha dato il Figlio suo Unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non mandò il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome del Figlio Unigenito di Dio.


Cosa vogliono dire questi passi? Con l’arrivo del Figlio il patto antico è sciolto. Ora vi è un nuovo patto. Nella pienezza dei tempi è giunto il Figlio sulla terra e Dio lo ha inviato non per condannare ma per salvare il mondo, per espiare tutti i peccati con il suo sangue e dare la sua vita per i suoi amici. Chi lo accetta è già salvo, ma chi non crede in lui è già condannato. La fede è sempre stata il cardine dell’universo. Anche Abramo aveva dovuto provare la sua fede. Anche ora ci sono richiesti atti di fede in lui. Ma ora non dobbiamo e non possiamo chiedere a Dio che punisca sulla terra i malvagi. Ora possiamo solo credere, avere fede in lui. Il giudizio e la punizione per i malvagi spetta solo a Dio.


Note:

1-http://www.jewishencyclopedia.com/articles/11305-names-of-god
2-https://en.wikipedia.org/wiki/Names_of_God_in_Judaism
3-https://en.wikipedia.org/wiki/Names_of_God_in_Judaism
4-https://en.wikipedia.org/wiki/God_in_Judaism
Documento inserito il: 20/03/2016

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