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Le prossime elezioni del Parlamento europeo [ di Simone Balocco e Paola Maggiora ]

Introduzione

Il lungo weekend che andrà dal 22 al 25 maggio prossimi vedrà oltre 400 milioni di cittadini dell'Unione europea aventi diritto di voto chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento europeo. Era il giugno del 1979 quando, per la prima volta nella storia, i cittadini degli allora nove Paesi membri della Comunità Economica Europea furono chiamati ad eleggere direttamente i primi europarlamentari.
L'ultimo Paese membro ad entrare nell'Unione europea è stata la Croazia, il 1° luglio scorso, portando a 28 il totale.
Queste elezioni, valevoli per la VIII legislatura (2014-2019) sono molto importanti per diversi motivi: per la prima volta l'elettorato europeo voterà, indirettamente, per il Presidente della Commissione europea che subentrerà al portoghese Manuel Durao Barroso; sarà il primo turno elettorale in cui sono davvero forti i venti dell'euroscetticismo e della volontà di molti partiti nazionali presenti all'assemblea parlamentare di far uscire il proprio Paese dalla zona euro; sarà il primo voto europeo che si svolge durante la crisi economica e sarà interessante vedere come voteranno gli Stati maggiormente colpiti.
Queste elezioni saranno anche l’occasione per tastare la situazione politica interna ad ogni Paese membro, tra consensi in salita o in discesa dei partiti al governo. Nell'idea del percorso integrativo, il voto europeo non è da valutare come quello singolo di ogni Paese, essendo una cosa differente ma in tutti gli Stati è una cartina torna-sole della situazione politica nazionale.


Un po' di storia del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo, dalla I legislatura, è un vero e proprio parlamento, eletto dai cittadini, dove si promulgano le leggi europee. L'archetipo del Parlamento europeo è nato il 18 aprile 1951 come “Assemblea comune CECA”, con i 78 parlamentari nominati dagli allora parlamentari dei sei Paesi, mentre con la nascita della CEE cambiò il nome in “Assemblea parlamentare” ed i membri divennero ben 142, sebbene non ci furono allargamenti a nuovi Paesi.
Jean Monnet sostenne che nel processo di integrazione non era importante avere un percorso fondato su un parlamento eletto ma bensì designato, dando più importanza ad un percorso basato sul carbone e sull'acciaio, i fondamenti della CECA.
Il Consiglio d'Europa, nel 1949, e l'Unione Europea Occidentale, nel 1954, hanno aperto le danze tra le organizzazioni internazionali successive alla fine del secondo conflitto mondiale, con la creazione delle prima assemblea consultiva e quella parlamentare. Il nome “Parlamento europeo” fu coniato solo nel 1962.
A partire dal 1° gennaio 1973, con il primo allargamento, gli europarlamentari divennero 198.
Il 20 settembre 1976 il Consiglio europeo, l'istituzione comunitaria composta dai capi di Stato o di governo dei paesi membri della Comunità Economica Europea, prese una decisione storica: l'Assemblea sarebbe diventata, nel giro di tre anni, un'istituzione eletta a suffragio universale diretto, come un qualsiasi parlamento nazionale democratico.
Nel giugno 1979 si tennero le prime elezioni legislative. Gli europarlamentari eletti furono, allora 410, ripartiti fra gli allora nove Stati membri con il metodo della “proporzionalità decrescente”. Fino al 2007 i parlamentari europei eletti divennero 782, con un'Unione europea passata nel frattempo a 27 Stati membri, con gli ultimi ingressi di Bulgaria e Romania.
Con il trattato di Nizza ci fu la prima riduzione, portandoli a 736, poi aumentati a 754 nel 2012.
In base al trattato di Lisbona, il prossimo 25 maggio, momento in cui si apriranno le urne per lo spoglio, verranno fuori i nomi dei 751 eurodeputati che rimarranno in carica fino al 2019. Nella storia della CEE-UE, il Parlamento non è mai stato sciolto (come invece può avvenire per i singoli parlamenti nazionali) ed ogni legislatura è durata cinque anni.
Già nel 1958 si iniziò a parlare di “voto diretto”, come espresso nell'art. 138 del Trattato di Roma, con l'italiano Gaetano Martino e con il gruppo di lavoro del liberale belga Fernand Dehousse, ma si dovette aspettare oltre vent'anni per eleggere il primo parlamento europeo con il voto dei cittadini dei Paesi membri.
Il primo presidente dell'Assemblea Comune Europea fu il socialista belga, nonché uno dei padri fondatori dell'integrazione europea, Henry Paul Spaak, mentre il primo presidente dell'Assemblea parlamentare europea fu un altro “padre europeo”, Robert Schumann. Il primo presidente del Parlamento europeo democraticamente eletto fu una donna, l'ex magistrato francese Simon Weil, esponente del partito liberal-democratico. Nella seconda parte della prima legislatura gli successe il laburista olandese Piet Dankert.
Nel caso in cui l'Ue prevederà altri allargamenti, ogni nuovo Paese membro farà delle singole elezioni speciali per eleggere i propri rappresentati prima dell'entrata nella grande famiglia europea: ad esempio, in Croazia lo scorso aprile gli elettori dell'ex Repubblica jugoslava hanno eletto gli allora 12 eurodeputati spettanti al Paese balcanico e si sono accomodati sugli scranni di Strasburgo a partire dal 1° luglio successivo, quando il Paese è entrato ufficialmente in “Europa”.


Cosa fa il Parlamento europeo

Il Parlamento europeo è l'unica “camera” dell'Unione europea, non essendoci una contro parte senatoriale, come in tutte le altre democrazie mondiali. L'altro ramo legislativo del Parlamento è il Consiglio dei Ministri dell'Unione europea, e con il Parlamento ha anche il potere di bilancio. Il parlamento europeo è eletto dai cittadini degli Stati membri, mentre il Consiglio prevede la presenza di un singolo ministro per ogni singolo Stato che si riunisce con gli altri omologhi per discutere di una certa tematica (dagli Affari generali agli Affari esteri, dall'Ecofin fino alle politiche comunitarie di pesca e agricoltura fino ad un totale di dieci.
In base all'articolo 14 del Trattato di Lisbona si stabilisce che il Parlamento europeo si compone da rappresentanti dei cittadini dell'Unione e non devono essere più di 750. La rappresentanza dei cittadini deve essere “regressivamente proporzionale”, con una soglia minima di sei rappresentanti per ogni Stato membro. A nessuno Stato membro dovranno essere assegnati più di novantasei seggi, ovvero nessuno può avere più eurodeputati della Germania, il Paese con più abitanti.
Il Parlamento ha tre sedi, a dispetto di un'unica sede per ogni Paese: a Bruxelles, la “capitale dell'Unione europea”, ci sono le sedi del Consiglio, della Commissione europea e nella capitale belga si svolgono anche le riunioni delle commissioni; nella città alsaziana di Strasburgo, c'è la sede ufficiale del parlamento europeo, dove una settimana al mese si tengono le sessioni plenarie, ovvero “il punto d'arrivo del lavoro legislativo effettuato in seno alle commissioni parlamentari e ai gruppi politici. La seduta plenaria rappresenta altresì la sede in cui i rappresentanti dei cittadini dell'Unione europea, i deputati europei, partecipano al processo decisionale comunitario e fanno valere i propri punti di vista presso la Commissione e il Consiglio”; a Lussemburgo, capitale dell'omonimo piccolo Stato, c'è la sede del Segretariato generale.
Il sito internet riporta che “la Commissione europea e il Consiglio dell'Unione europea partecipano alle sedute plenarie onde agevolare la collaborazione tra le istituzioni nel processo decisionale.
Su domanda del Parlamento europeo, i rappresentanti delle due istituzioni sono altresì tenuti a rilasciare dichiarazioni o a rendere conto delle loro attività, rispondendo alle interrogazioni che possono essere loro poste dai deputati. Tali discussioni si possono concludere con la votazione di una risoluzione. Poiché riunisce un numero elevato di partecipanti, la seduta plenaria non può essere improvvisata e deve quindi, per quanto possibile, seguire un'organizzazione prestabilita. Per il medesimo motivo, l'ordine del giorno della Plenaria viene fissato con precisione dalla conferenza dei presidenti dei gruppi politici”. Le restanti settimane si riuniscono nelle commissioni dove lavorano per le successive “plenarie”.
Il Parlamento europeo ha tre poteri: legislativo, di bilancio e di potere del controllo democratico. L'assemblea europea ha diverse funzioni, come il controllo sulla stessa Commissione, tramite presentazioni di interrogazioni scritte ed orali, nonché la mozione di sfiducia, oltre a fare l'esame delle proposte legislative della stessa.
Il potere legislativo, il Parlamento lo esercita con tre procedure: cooperazione, parere conforme e codecisione. Le prime due sono state adottate con l'Atto Unico Europeo, mentre l'ultima è stata creata con “Maastricht”, e proprio questa è l'azione ordinaria attualmente in vigore.
Il Parlamento approva il bilancio annuale dell'Unione europea presentato dalla Commissione europea e allo stesso tempo stabilisce quello per l'anno successivo. L'approvazione avviene in unione con il Consiglio europeo, ma il parlamento ha la facoltà di respingerlo e di proporre modifiche nella spesa obbligatoria, nonché proporre emendamenti alla spesa non obbligatoria del bilancio.
Uno dei compiti principali é l'approvazione di adesione di un nuovo Stato all'Unione, oltreché approvare tutti gli accordi internazionali stipulati dall'Unione europea.
Dopo queste elezioni, il parlamento europeo “eleggerà” il nuovo Presidente della Commissione europea, visto che queste elezioni daranno la possibilità di nominare già subito il Presidente della Commissione, poiché ogni singolo gruppo parlamentare (sette in totale) ha già espresso nei mesi scorsi il proprio candidato per ogni gruppo.
Il parlamento dà la fiducia, inoltre, su ogni candidato-commissario: se dà la fiducia, questo politico diventerà commissario, mentre in caso contrario lo Stato proponente deve optare su un'alternativa.


I gruppi parlamentari presenti nel Parlamento europeo

I partiti politici europei sono un importante fattore per l'integrazione in seno all'Unione europea, contribuendo a formare una coscienza europea e ad esprimere la volontà politica dei cittadini dell'Unione.
A livello di singolo Stato ogni candidato-eurodeputato afferisce ad un partito nazionale (ad esempio in Italia si presentano Forza Italia, Partito Democratico, Europa per Tzipras etc.). L'Italia elegge 73 eurodeputati ed ogni eletto aderisce poi ad un eurogruppo.
Per candidarsi all'Europarlamento si segue il criterio con cui, ad esempio in Italia, si elegge un deputato: 18 anni il minimo per votare, 25 per essere eleggibili. Ogni Paese vota in base ai propri criteri (es. in Belgio il voto è obbligatorio, mentre in Austria si può votare già a 16 anni). Sarà difficile, se non impensabile, trovare un sistema elettorale unico a breve.
Il Parlamento europeo ha, come detto, 751 “posti a sedere”, ripartiti in maniera “proporzionale decrescente” tra i 28 Paesi membri, ovvero più un Paese ha abitanti, più seggi ha a disposizione: la Germania è il Paese più grande per numero di abitanti e ha 96 seggi, ovvero 1 eurodeputato ogni 867mila abitanti. In base a questo principio il Lussemburgo, che ha 500 mila abitanti e 6 seggi, ha un deputato ogni 84.500, dieci volte la Germania che dovrebbe allora avere 960 rappresentanti Da sempre gli eurodeputati si sono riuniti in gruppi, e mai in delegazioni nazionali, e fanno parte di gruppi parlamentari paneuropei, uniti sotto gli stessi ideali: i cristiano-democratici, i socialisti, i verdi, i liberali, i comunisti (prima del 1989) e così via. Con il passare delle legislature, e soprattutto degli allargamenti, nei vari gruppi si sono trovati anche partiti lontani dall'ideologia fondante del gruppo: a partire dal 1973, il partito conservatore britannico nel Partito Popolare Europeo, poi uscito nel 2009.
Un gruppo parlamentare europeo è considerato una “famiglia”, dove afferiscono tutti i partiti politici nazionali risultati eletti dal voto europeo. Per formare un gruppo parlamentare europeo, devono prendervi parte almeno 25 eurodeputati provenienti da almeno un quarto dei Paesi membri (dal 2014 almeno di sette Stati diversi).
Ora ci sono 7 gruppi parlamentari per un totale di undici partiti: Gruppo del Partito Popolare Europeo; Gruppo dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici; Gruppo dell'Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa; Gruppo Verde; Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei; Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea ed il Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia.
La “famiglia” partita più grande è il Gruppo Partito Popolare europeo, dal 1999 ininterrottamente con la maggioranza relativa e, di conseguenza, con il più alto numero di eurodeputati. Aspira ad un'Europa dei valori vicina ai cittadini e basata sulla democrazia, la trasparenza, la responsabilità e la prosperità attraverso la promozione di un'economia sociale di mercato. E' di orientamento europeista e di centro-destra. Nato come gruppo cristiano-democratico, negli ultimi anni ha ospitato partiti lontani dal pensiero democristiano, come il Partito conservatore inglese e danese, ed il Socialdemocratico portoghese. Anche i partiti liberali-conservatori ne fanno parte. Di questo gruppo fanno parte 12 commissari europei.
Il Partito Socialista Europeo è quello, come si capisce dal nome, di centrosinistra presente nell'assemblea europea e comprende partiti laburisti, socialisti e socialdemocratici: è nato a metà della legislatura numero 3 e nel 2009 ha cambiato nome in Alleanza Progessista dei Socialisti e dei Democratici. I suoi valori fondamentali sono la democrazia, l'uguaglianza, la solidarietà e la giustizia sociale.
Il PSE si prefissa di rilanciare l'economia e prevenire nuove crisi finanziarie, dare alle persone un patto per l'equità, trasformare l'Europa nella forza leader nel mondo contro i cambiamenti climatici, promuovere l'uguaglianza dei generi in Europa, sviluppare un'efficace politica europea sull'immigrazione ed accrescere il ruolo dell'Europa come partner per la pace, la sicurezza e lo sviluppo.
Il terzo partito europeo più importante (da sempre per numero di aderenti) è l'ALDE, l'Alleanza dei Liberali e Democratici Europei e si divide in due sottogruppi: i Democratici Europei e i Liberal Democratici. I suoi valori fondanti sono la democrazia e il liberalismo economico, politico e sociale.
Di una certa importanza è anche la “famiglia” dei Verdi, che punta sulle "politiche verdi" come le fonti di energia rinnovabili, la salvaguardia dell'ambiente e dei consumatori, e la tutela delle donne. Ha un sottogruppo che è l'Alleanza Libera Europea. E' molto forte ed ha un certo peso elettorale in Francia, Germania e Danimarca, mentre ha poco seguito nei Paesi dell'Europa mediterranea. Si pone come antiviolento, indirizzato alla parità di genere e ed allo sviluppo globale sostenibile.
L'Alleanza dei Conservatori e Riformisti europei è un partito politico europeo di centro-destra, moderatamente euroscettico e conservatore fondato il 1º ottobre 2009 dopo la creazione del Gruppo dei Conservatori e Riformisti L'Alleanza propone una riforma radicale della Unione europea e condivide principi che si basano su libertà personale,democrazia parlamentare, sovranità nazionale, famiglie forti, tasse basse, moneta solida, libero commercio e Stato di diritto. Non crede nel federalismo e ne fanno parte molti partiti provenienti dal PPE e dall'UEN.
Il Partito della Sinistra Europea è un partito politico europeo e un'associazione di partiti politici socialisti, comunisti e della sinistra ecologista dell'Europa intera. È stato costituito nel gennaio del 2004 con l'obiettivo di presentarsi alle successive elezioni europee. Il Partito della Sinistra europea crede nell’assolutizzazione del mercato all'Europa dei diritti e dello stato sociale, della pace e della cooperazione e sull'alternatività della sinistra. La parte ecologista proviene dai Paesi scandinavi che non rientrano nei Grune tradizionali.
Il Gruppo Europa delle Libertà e della Democrazia è contrario al centralismo burocratico di Bruxelles ed è contrario alla Commissione Barroso. E' nato dalla fusione tra gli ex gruppo Indipendenza e Democrazia e Unione per l'Europa delle Nazioni e si fonda sulla piena cooperazione democratica e trasparente dell'Unione europea, tenendo sempre conto delle singole tradizioni culturali e storiche nazionali di ogni Stato membro. Si compone di 11 partiti e trentadue parlamentari. I suoi capisaldi sono il diritto di autodeterminazione dei popoli, i diritti umani-civili-politici, ma anche tenere conto del nazionalismo, del regionalismo, l'autonomia e l'indipendenza
A differenza, ad esempio, del Parlamento italiano, il suo omologo europeo prevede un nutrito numero di deputati vicini alle istanze dei verdi e dell'ecologismo, molto radicate in Francia e Germania.
Esiste anche un altro gruppo costituito da coloro che non sono iscritti in nessun gruppo parlamentare, il gruppo dei “Non iscritti”, in quanto meno di venticinque unità. Nel 1979 i “Non iscritti” erano 9 in rappresentanza di quattro Paesi e cinque partiti nazionali, mentre in questa legislatura che sta terminando questi i “non iscritti” sono ben 28 in rappresentanza di 10 Stati e tredici partiti, di cui due eurodeputati senza “partito”. In questo partito europeo si raggruppano partiti euroscettici, nazionalisti, populisti e con tendenze estremiste di destra.
A differenza, ad esempio, del Parlamento italiano, il suo omologo europeo prevede un nutrito numero di deputati vicini alle istanze dei verdi e dell'ecologismo, molto radicate in Francia e Germania. Ogni volta che c'è da approvare una legge, i vari eurodeputati intavolano negoziati con altri colleghi della stessa “famiglia”. I deputati europei hanno un ruolo importantissimo perchè hanno il potere di far approvare le normative, far controllare le altre istituzioni comunitarie, discutendo ed adottando il bilancio dell'Ue.
Una volta eletti ed insediatisi a palazzo Charlemagne, gli eurodeputati devono lavorare alle leggi europee e approvare, o bocciare il bilancio. Dal mese di luglio dovranno eleggere il nuovo Presidente della Commissione europea e lo eleggeranno con il 50%+1 dei voti.
Il Presidente del Parlamento europeo è eletto tra i 750 membri e rimane in carica due anni e mezzo senza rinnovo. A partire dal 1979 il PPE e l'allora PSE si sono suddivisi i Presidenti, essendo loro i gruppi parlamentari più numerosi ed importanti. In un solo caso, nel corso della legislatura 99-04, non ci fu un presidente facente parte “della sinistra”, ma fu scelto un esponente del terzo gruppo più numeroso, l'ALDE. L'irlandese Pat Cox ruppe questo tacito duopolio.
Fino al 2009 presiedeva la prima seduta del nuovo parlamento europeo eletto l'eurodeputato più anziano di età, mentre dalla scorsa legislatura hanno tenuto la prima seduta l'ultimo presidente eletto oppure uno dei suoi 14 vice. Il Presidente viene eletto fino al terzo scrutinio a maggioranza assoluta dei membri (50%+1), dopodichè si fa un ballottaggio tra i due più votati. Se dopo questa procedura non si trova il Presidente, verrà eletto il più anziano tra i contendenti. In totale, i vice Presidenti sono 28, visto che ogni due anni e mezzo sono nominati in conseguenza al nuovo Presidente del Pe.
Il Presidente convoca le sedute e presiede la riunione dei capigruppo dei partiti, rappresenta l'assemblea nei rapporti con le altre istituazioni e nei rapporti internazionali.
L'ultimo Presidente del Parlamento europeo è stato Martin Schulz, tedesco membro della SPD tedesca e esponente dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, nominato nel gennaio 2012, mentre prima di lui fu nominato Presidente dell'emiciclo bruxellese il popolare polacco Jerzy Burek. Come tutti i parlamenti nazionali, anche il parlamento europeo ha delle “commissioni” ed attualmente ve ne sono 20. Le commissioni parlamentari sono composte da un minimo di 24 ad un massimo di 76 deputati e ciascuna di esse è dotata di un presidente, di un ufficio di presidenza e di una segreteria. La loro composizione politica rispecchia quella dell'Aula. Le commissioni parlamentari si riuniscono una o due volte al mese a Bruxelles e le loro discussioni sono pubbliche.
In seno alle commissioni, i deputati europei elaborano, modificano e votano proposte legislative e relazioni di iniziative. Le Commissioni parlamentari sono: Affari esteri, Diritti dell'uomo, Sicurezza e difesa, Sviluppo, Commercio internazionale, Bilancio, Problemi econo e monetari, Ocupazione e affari sociali, Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare, Industria, ricerca ed energia, Mercato interno e protezione consumatori, Trasporti e turismo, Sviluppo regionale, Agricoltura e sviluppo rurale, Pesca, Cultura e istruzione, Giuridica, Libertà civili, giustizia ed affari interni, Affari costituzionali, Diritti della donna e uguaglianza di genere.


Le elezioni del Parlamento europeo

Le prime elezioni del parlamento europeo si tennero, in Italia, il 10 giugno 1979. Gli italiani allora chiamati alle urne dovettero eleggere gli allora 81 politici “da mandare a Bruxelles”.
Gli europarlamentari italiani sono stati sempre 81 fino al 1989, dal 1994 al 1999, dal 2004 sono diventati 78 e la scorsa legislatura 72. Il 25 maggio saranno eletti 73 eurodeputati. In base al “Lisbona”, gli europarlamentari per ogni singolo Stato non possono superare le 96 unità: il Paese con più eurodeputati è la Germania con 96 parlamentari, mentre i Paesi meno rappresentati sono Cipro, Estonia, Lussemburgo e Malta con sei seggi.
Ogni singola Nazione usa un proprio sistema elettorale, non esistendo un sistema elettorale unico. Ad esempio in Gran Bretagna non si vota di domenica, come nel resto d'Europa, ma bensì di giovedì, come una qualsiasi tornata elettorale inglese.
La carica di eurodeputato è incompatibile con quella di membro del governo, di membro della Commissione europea, di giudice, avvocato generale o cancelliere della Corte di giustizia, di membro della Corte dei conti, di membro della Banca europea per gli investimenti (BEI) e di funzionario delle istituzioni dell’Unione.
L'Italia per l'occasione viene divisa in 5 aree/circoscrizioni: Nordovest (Piemonte, Valla d'Aosta, Liguria, Lombardia), Nordest (Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia), Centro (Toscana, Lazio, Marche), Italia meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Basilicata) ed Italia insulare (Sicilia, Sardegna). Ogni circoscrizione elegge un numero diverso di europarlamentari, in base al numero di elettori (20, 14, 14, 17, 8) ed ogni scheda ha un colore diverso in base alla circoscrizione stessa.
Il sistema elettorale scelto dall'Italia è il metodo puramente proporzionale. A partire dalla scorsa legislatura, per le elezioni europee è stata introdotta una soglia di sbarramento al 4% contro lo 0.5% precedente. In base al trattato di Lisbona, il massimo di soglia sotto il quale il partito non avrà rappresentanti è del 5%.
Nessuna elezione ha portato un singolo gruppo ad avere la maggioranza assoluta dei seggi, e di conseguenza tutte le scelte sono state approvate tramite compromessi e negoziati.
Lo scorso mese di febbraio sono stati scelti i candidati a Presidente della Commissione europea: per i popolari il candidato sarà il lussemburghese Jean-Claude Juncker, per i socialisti-democratici Martin Schulz, per l'ALDE Guy Verhofstadt, per i Verdi i candidati sono ben due, il francese José Bovè e Ska Keller, mentre la Sinistra europea candiderà Alexis Tsipras.
A parte Tsipras, tutti i candidati hanno avuto un'esperienza europea: Juncker è stato presidente dell'Eurogruppo, il gruppo di tutti i Ministri dell'Economia dei Paesi UE che adottano l'euro come moneta unica; Schulz da anni è a Strasburgo ed è il Presidente di turno uscente; Verhofstadt è stato Presidente del gruppo europarlamentare Alde; Josè Bovè è un nome storico del movimento no global mondiale ed esponente dell'ecologismo francese, mentre Ska Keller, 33enne eurodeputata uscente è in parlamento anche lei dal 2009. Tspipras, 40 anni, è il leader del partito ellenico Syriza, secondo partito di Grecia dopo le “seconde” elezioni del 2012, dove gli venne conferito l'incarico di formare un nuovo governo, ma la crisi del Paese fu tale da far disputare altre elezioni, e il partito ottenne il 26% dei consensi.
Marine Le Pen, invece, non sarà candidata. Alleanza Europea per la Libertà (Eaf), gruppo di estrema destra, euroscettico e populista ha annunciato che non presenterà nessun candidato alla presidenza in quanto non crede nella figura della Commissione europea.
Le elezioni europee del 2009 furono vinte dal Partito Popolare Europeo, che ottenne 265 seggi, mentre il PES ne ottenne 184. Le due “famiglie” ottennero il 61% del seggi totali. In Italia i popolari presero il 35% (Forza Italia, popolari sudtirolesi, UDC) e 35 seggi, i socialisti europei il 26 (con il solo PD rappresentato) e 21 seggi, l'ALDE l'8 con la sola IdV e sette seggi, Europa della Libertà e della Democrazia rappresentata dalla Lega Nord il 10% e 9 seggi, record per il partito di Umberto Bossi in una competizione europea. L'affluenza fu del 65%, in calo di ben otto punti percentuali rispetto alle Europee di cinque anni prima.


Conclusioni
Il voto europeo del prossimo maggio sarà un banco di prova verso il processo di integrazione che se dal punto di vista “integrativo” ha avuto un exploit clamoroso, che ha toccato l'apice il 1° maggio 2004 con l'allargamento a dieci Paesi contemporaneamente, di cui otto dell'ex blocco comunista, continuato tre anni dopo con l'ingresso di Bulgaria e Romania, ha ancora dei problemi dal punto di vista economico e sociale.
Dal punto di vista economico il successo lo ha avuto l'euro, la moneta unica: il 1° gennaio 2002 erano dodici i Paesi membri ad adottare la moneta unica, passati ora a diciotto (l'ultimo Paese membro ad aderire all'Eurozona è stata la Lettonia), anche se tanti partiti vorrebbero che il proprio Paese uscisse dalla zona Euro, Italia compresa. Il piano politico invece va molto più a rilento dei due precedenti, ed è un vero problema visto che ad oggi l'Ue non ha un'unica “voce”, ma ogni Paese membro dice la propria, soprattutto nella difesa e nella sicurezza comune.
In questi ultimi anni con la crisi europea che ha colpito l'Europa, soprattutto i Paesi con un'economia ed un sistema industriale debole, l'euro da moneta della svolta è diventata, in alcuni casi, moneta della...rivolta. In questo ultimo anno, in particolare, dove la crisi ha colpito di più, si sono imposti all'attenzione una serie di partiti politici antisistema che sono contrari, oltre alla moneta unica, anche alle politiche di Bruxelles (immigrazione in primis, una problematica che ha visto l'Italia quasi abbandonata al suo destino dall'Unione europea). In più esiste troppo divario eco-politico-sociale-finanziario tra alcuni Paesi, sopratutto tra la locomotiva europea (la Germania) e i cosidetti Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna) e alcuni Paesi entrati nell'Ue negli ultimi dieci anni, che hanno un Pil troppo basso rispetto a quello preventivato e non riescono a stare al passo con il resto degli altri membri.
Le ultime elezioni amministrative tenutesi in Francia hanno visto il crollo del partito al potere, il socialista, in favore del partito di estrema destra Front National, guidato da Marine Le Pen, figlia del fondatore Jean-Marie, capace di attuare una serie di politiche di “de-demonizzazione” intrapresa dalla nuova segretaria, che ha fatto uscire il partito dalla sua nicchia neofascista e lo ha proposto come un’alternativa al fallimento dei partiti tradizionali. Anche se l’Fn ottenesse un ottimo risultato in patria, avrebbe comunque bisogno di partner in altri sei paesi Ue per poter formare un gruppo parlamentare e dovrebbe quindi mettere insieme forze molto eterogenee.
Per la prima volta in oltre sessant'anni di integrazione i cittadini europei avranno il compito di indirizzare l'Europa verso il futuro, ponendola come baluardo democratico e politico di esempio nel Mondo. Un compito molto gravoso, visto che le democrazie occidentali sono molto lontane dalla politica, in quanto il tasso alto di astensione dalle urne.
Un problema forse abbandonato ma da riprendere sarebbe il riaprire il discorso sulla Costituzione europea, strumento necessario per creare un vero Stato europeo. Il processo, bocciato nel 2005 dai referemdum di Paesi Bassi e Francia, due Paesi fondatori CEE, è stato accantonato definitivamente con il trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009 dopo i “due anni di riflessione” successivi alla bocciatura referendaria. Se si vorrà fare un passo in avanti, sarebbe necessario rinegoziare il tutto. Del resto, uno Stato senza Costituzione non è uno Stato. E l'Unione europea non è uno Stato che può parlare da Stato.
Ma forse sarebbe meglio prima iniziare a portare la gente a votare, visto che l'affluenza alle urne è in calo vistoso di elezione in elezione.


Bigliografia essenziale:
Ignazi P. - Bardi L., Il Parlamento europeo, il Mulino, Bologna, 1999

Pasquinucci D. - Verzichelli L., Elezioni europee e classe politica sovranazionale (1979-2004), il Mulino, Bologna, 2004

Pocar F., Diritto dell'Unione e delle comunità europee, Giuffrè editore, Milano, 2002

Telò M., Dallo Stato all'Europa. Idee politiche e istituzioni, Carocci, Roma, 2004

Telò M., L'Europa potenza civile, Laterza, Roma-Bari, 2004

Rapone L., Storia dell'integrazione europea, Carocci, Roma, 2003
  • TAG: elezioni europee, comunità economica europea, storia parlamento europeo, compiti istituzionali, composizione, consiglio europeo, gruppi parlamentari

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