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Testimonianze dalla Grande Guerra 2a parte [ di Maury Fert ]

Paolo Ciotti
Agosto 1915: dopo le prime due fallimentari spallate tentate sull'Isonzo l'esercito italiano concentra gli sforzi sul Fronte Trentino Linea di Lavarone.

"Sappiamo intanto che il nostro Reggimento sarà tenuto in riserva e non si muoverà se non per dare il cambio alle truppe che eventualmente conquistassero la prima linea di trincee del nemico. Pericolo ce n'è quindi anche per noi e non sappiamo come riusciremo ad evitare il combattimento.
L'azione sarà compiuta dal 115° Fanteria nel settore Basson-Costa Alta dal 161°e 162°Fanteria contro Busa di Verle contro il Forte Spiz Verde agiranno alpini. Noi del 116° di riserva.
Il bombardamento intanto comincia all'alba del giorno 15 agosto per ora sono i grossi calibri che iniziano il fuoco contro la linea dei Forti. Il piano è magnifico: 10 giorni di bombardamento continuo e quando usciranno le fanterie sarà già incominciato da qualche tempo il fuoco tambureggiante dei piccoli calibri.
Il 24 lasciamo l'accampamento ci forniscono di scatolette di carne in conserva cartucce ecc. indi a sera quando è buio perché il nemico non ci scorga ci dirigiamo verso Marcal di Sotto.
Il fracasso intanto è assordante il bombardamento è intenso e fra poco diventerà addirittura tambureggiante. Il nemico non reagisce ed io colgo l'occasione per scrivere al chiaro di luna in un biglietto da visita l'indirizzo di mio fratello se dovessi morire ci sia almeno una carta di riconoscimento!
Sono le 23 la numerosa artiglieria da montagna apre il fuoco sulla prima linea nemica. E' l'inferno! Il nemico sfila ora qualche razzo perché è ormai sicuro che fra poco la nostra fanteria avanzerà. Comincia anche a reagire con l'artiglieria. Il primo shrapnel scoppia altissimo. La fanteria sa che i primi colpi sono sempre alti perché di prova. Dopo vengono quelli calcolati bene e allora bisogna proprio pregare Dio per l'anima nostra!
Fortuna volle che il nemico tirasse ovunque fuorché nel mio tratto di linea. Penso a quelli che sono bersagliati e che fra poco avanzeranno.
A mezzanotte si ode ovunque della fucileria e anche il caratteristico suono delle mitragliatrici. I forti austriaci creduti distrutti dal nostro fuoco sparano violentemente. Il Luserna spara a zero sulle truppe che operano sul Basson. Stiamo accovacciati nelle trincee dove spesso giungono scheggie infuocate di granata. Anche le vedette sparano alla cieca sentiamo le pallottole fischiare poco sopra della testa con quel loro ronzio delicato che non sembra portatore di morte. Aspettiamo da un momento all'altro con trepidazione l'ordine di avanzare ma fortunatamente ciò non avviene. Se dovessimo muoverci ora quante perdite avremmo!
Intanto giungono le prime notizie. Sono dolorose. Il 115°ha attaccato il Basson con slancio impareggiabile ma ha dovuto ritornare nelle posizioni di partenza. Si racconta anche che alla testa della 1a ondata di assalto si sia messo il Col. Ravelli Comandante del Reggimento che fosse vestito in alta uniforme con sciabola sguainata e che la fanfara reggimentale dietro ordine suo abbia suonato l'assalto a cinquecento metri di distanza dalla trincea avversaria. Forse credeva che dopo il bombardamento intenso durato 10 giorni e 10 notti gli austriaci a guardia della trincea fossero morti tutti viceversa si seppe che i nostri soldati furono accolti con grida ironiche di "Avanti italiani Savoia italiani."
Anche le notizie che giungono dalla Brigata "Ivrea" che opera alla nostra destra sono pessime. Quei meravigliosi fanti e gli alpini hanno cozzato contro difficoltà insormontabili. Il Busa di Verle ha fatto fuoco da tutte le cupole e lo Spiz Verle lo stesso. Mi viene a memoria che pochi giorni prima io dall'osservatorio del Ten. Cerasoli ebbi occasione di vedere un ufficiale austriaco traversare un tratto di terreno scoperto insieme ad una donna e penso ora che se il nemico in pieno bombardamento si dilettava con delle sgualdrine nei suoi forti e nelle sue trincee doveva essere ben sicuro che l'attacco italiano non poteva riuscire!
Giungono intanto i primi feriti qualcuno si trascina da solo al posto di medicazione che come ho detto è a pochi passi da me qualche altro invece arriva in barella ed è male conciato. Ricordo sempre il caso di un povero fante che giunse senza un braccio e mostrava il moncherino sanguinate. Benché vi siano vari posti di medicazione molti e molti feriti arrivano nel nostro. Sono soldati di diversi reggimenti che si sono confusi nell'impeto dell'assalto. Ma la maggioranza sono del 115°. L'attacco è dunque fallito in pieno ma deve riprendersi ad ogni costo. Tali sono gli ordini degli alti comandi che fanno la guerra e dirigono da lontano.
Albeggia ed ora vedo distintamente le varie ondate lanciarsi urlando sulle alture del Basson. Esse ondeggiano si allargano si raggruppano si gettano a terra. Su di loro scoppiano bassissimi gli shrapnel e dalle vicine trincee gli austriaci fanno fuoco con fucili e mitragliatrici.
Qualche granata arriva anche sulle nostre linee onde impedire i rincalzi. Ma l'eroismo dei nostri fanti è inutile anche questa volta. Dopo aver lasciato sul terreno la maggior parte dei loro compagni essi ritornano al punto di partenza.
Vedo correre agitarsi sulla sommità della collina. Un soldato sventola una enorme bandiera bianca deve essere un latore di ordini. La carovana dei feriti non termina alcuni miei soldati cessato il combattimento ne scorgono uno a terra che muove ora una gamba ora un braccio. Gli vanno incontro e lo trovano intento a mangiare una scatoletta di carne. Era ferito a entrambe le gambe non poteva muoversi ma era tranquillo.

Francesco Viggiani
Gli austriaci tentano lo sfondamento della linea del Piave: è il 15 giugno 1918 è la Battaglia del Solstizio e la Brigata "Catania" di cui fa parte Francesco Viggiani oppone un'efficace resistenza.
15 giugno
Viene l'ordine che nelle primissime ore del mattino il nemico attaccherà.
Alle ore tre del mattino comincia un grande bombardamento di granate a gas asfissianti. Vivo per miracolo. Tutto il giorno sempre a contatto con il nemico: si ripiega verso Meolo. Fuoco infernale.

16 giugno
Tutta la notte sono nel canale ad attendere il nemico che fino a mattina non si vede. A sera attaccano maledettamente anche con i lanciafiamme. Nostre quadriglie di Caproni volano e bombardano le retrovie nemiche.

17 giugno
Alle 2 dopo mezzanotte siamo a Meolo. Il nostro battaglione riceve l'encomio della Divisione pel suo comportamento bravo. Teniamo la linea del Meolo. Alle ore tre pomeridiane fino a notte bombardamento dei nostri. Forse si è iniziata la controffensiva.

19 giugno
Tempo buono. La Brigata "Bisagno" fa cinque assalti. Un nostro draxen viene incendiato - 20 apparecchi vanno a bombardare le retrovie nemiche - Grandissima attività da ambedue le parti. Francesco Baracca è abbattuto alle 4 verso Fossetta.


Cesare Ermanno Bertini
Battaglia dell'Ortigara 25 giugno 1917
Correva il 23 di giugno quando io ed il mio carissimo amico Pacchini di Spezia fummo ammessi al corso ufficiali ma la sorte mi fu avversa perché non potei prendervi parte. Il 27 dovevamo partire per Treviso ma improvvisamente il 25 venne l'ordine di andare di rincalzo: gli austriaci avevano contrattaccato poderosamente Cima Ortigara!
In fretta e furia ci mettemmo in assetto di combattimento ogni soldato adempì al proprio compito col mettersi sulle spalle la mitragliatrice chi il treppiede altri la cassetta delle munizioni insomma l'intero equipaggiamento del mitragliere!
- E' pronta la sua sezione chiesemi il Tenente-
-Signorsì- risposi con voce tremante per l'impressione che io internamente provano in quel momento. Era da parecchio tempo che silenziosamente la Brigata "Regina" sfilava per i camminamenti venuto il turno pure la mia compagnia cominciò a sfilare.
Allora mi avvicinai a Pacchini lo salutai e stavo per baciarlo quando con modo brusco mi respinse. -Sciocco- mi disse - non è così che devi salutarmi domani ci rivedremo - e stringendomi fortemente la mano mi disse: - In gamba Bertini!-
Io partii ma in quello stato d'animo? Ormai avevo intuito che l'ultima mia ora stava per suonare! Non mi fermo a descrivere minimamente ciò che passai perché troppo mi ci vorrebbe si sappia solo che la sera del 25 giugno fu una serata d'inferno!
Quella sera l'Ortigara era tutta in fiamme: i soldati erano confusi in una mischia furiosa sul nostro corpo si riversava una terribile tempesta di ferro e fuoco!
A stento potemmo praticare i camminamenti passando sui corpi dei morti dei feriti e gli agonizzanti, le granate scoppiavano ogni dove e col loro fragore assordante ci facevano impazzire per il terrore!
Ma che importava. Dovevamo avanzare lo stesso ed ad ogni costo, ricacciare il nemico dalle nostre posizioni perciò lasciar cadere chi cadeva ma continuare! Eravamo in terreno scoperto battuto da granate shrapnels fuoco di mitragliatrice o fucileria quando rimasi ferito alla coscia sinistra forata da una pallottola: per l'acutissimo dolore caddi vedendo fuoco o sangue in ogni dove poi invocai la fanciulla del mio cuore...- ripetutamente chiamai la mamma!- poi...svenni!


Giuseppe Tiburni
Inizia la Battaglia dell'Ortigara la più grande battaglia combattuta in quota della Prima Guerra Mondiale.
10 giugno
La notte mentre si dorme viene l'ordine della partenza. Ci svegliamo e ci fanno preparare la roba e alle 2 si parte dal Trincerone. Ci fermiamo un po' al comando di battaglione poi andiamo avanti e alle 5 si arriva a quota 421 in Val Coalba. Appena arrivati ci mettono in una piccola baracca e ci danno il caffè e il rancio. Dopo mangiato il capitano ci chiama tutti fuori e ci dice che la sera incomincia l'azione sull'Altopiano di Asiago e se gli alpini riescono a occupare Cima 11 e Cima 12 e il Monte Palla Bianca noialtri dobbiamo dare l'assalto al Civaron e ci avverte che la nostra compagnia è della prima ondata d'assalto.
Alle 6 comincia il bombardamento su tutta la linea. Da principio sparano soltanto i piccoli calibri poi attaccano la batteria di monte Levre e i cannoni di grosso calibro che sono a Grigno. Verso le 8 entrano in azione i cannoni francesi da 400 che sono montati sul treno e sparano da Tezze. Quando passano per l'aria questi proiettili sembra che passi un treno.
Il bombardamento dura tutto il giorno. La sera verso le 7 il bombardamento rallenta un poco e si sente sul Palla Bianca un gran fuoco di fucilerie e mitragliatrici che dura quasi un'ora poi cessa e riprende il bombardamento come prima.
Intanto noi ci aspettiamo da un momento all'altro l'ordine di andare su in 1a linea ma si arriva fino alle 10 la sera e nessuno ci dice niente allora ci proviamo un po' a dormire ma io mi metto a pensare se la scamperò o se dovrò lasciar la pelle in questi boschi e non mi riesce di addormentarmi.

11 giugno
La notte alle 2 comincia a piovere a dirotto e il bombardamento comincia a rallentare. Alle 4 le artiglierie cessano di sparare del tutto e ritorna un po' di calma. Alle 5 il capitano ci chiama fuori dalla baracca e ci dice che essendo andata male l'azione sugli altopiani anche sul nostro settore l'azione è sospesa e ci ordina di prepararsi per tornare alle baracche del Trincerone. Alle 5 e mezza con una pioggia da far paura arriviamo al Trincerone alle 8 tutti bagnati ma contenti di averla passata liscia per questa volta. Tutto il giorno si fa riposo e si dorme.


Giuseppe Tiburni
Diario di vita in trincea a Val Coalba /TN il 18 giugno 1917
18 giugno Notte calma.
Appena fatto giorno gli austriaci sparano con i barilotti (bombarde) sui piccoli posti di Val Coalba poco distante da noi sulla nostra destra. Alle 7 si smonta di vedetta e andiamo nel baracchino e si mangia il rancio. Poi ci mettiamo a preparare il posto per dormire sentiamo un colpo sul tetto di lamiera del baracchino poi vediamo cascare sulla porta del baracchino una bomba a mano austriaca con la miccia accesa noi ci buttiamo a terra uno sopra l'altro la bomba scoppia riempiendoci il baracchino di fumo ci alziamo e scappiamo fuori nessuno è ferito gravemente io mi vedo una mano tutta sanguinosa me la pulisco e vedo che si tratta di una piccola scheggia e me la levo da me con le dita.
Un altro pure ha avuto una piccola scheggia in una coscia a lui pure gliela leviamo noi poi ci si medica col pacchetto di medicazione e non stiamo neppure ad andare all'infermeria. Quando il fumo è andato via dal baracchino rientriamo dentro e vediamo tutte le coperte piene di terra i fucili e le maschere che si trovavano proprio all'entrata del baracchino dove è scoppiata la bomba sono tutti sforacchiati dalle schegge.
Con la paura che debba arrivare qualche altra bomba non ci mettiamo neppure a dormire.
Il giorno calma fino alle 4 verso quest'ora prendo un bidone e comincio a scendere la mulattiera per andare a prendere un poco di acqua giù alle botti ma non ho neppure fatto 50 metri che uno shrapnel arriva improvvisamente e mi scoppia a 2 e 3 metri sopra la testa e la rosetta delle pallottole casca ad una decina di passi avanti a me io torno indietro a corsa e rientro nel baracchino dicendo al caporale chi vuole l'acqua vada a pigliarsela perché io non ci vado è già la seconda volta nella giornata che la scampo. Intanto le granate cominciano ad arrivare più fitte e ci picchiano tutte sulle trincea finchè siamo costretti a scappare. Il sergente lasica due uomini di vedetta e gli altri ci ritiriamo circa 300 metri più indietro in una trincea meno esposta ai tiri d'infilata.
Mentre corriamo per venir giù in questa trincea uno resta ferito da una pallottola di shrapnel ad una gamba ed un porta feriti lo accompagna al posto di medicazione.
I colpi arrivano sempre a scariche. Ad un tratto vediamo una granata scoppiare sopra un posto di vedetta e vediamo saltare in aria i sacchetti della trincea e gli uomini che erano rimasti di vedetta. Allora viene il tenente e ci dice di sortire fuori dalla trincea e ritornare tutti i nostri posti. Mentre siamo per uscire arriva un'altra scarica e ci fa rientrare tutti dentro dopo questa scarica cessa e non si sente arrivare più un colpo. Allora usciamo e ritorniamo su in trincea andiamo a vedere dove erano i due di vedetta e li troviamo uno leggermente ferito ma con i panni tutti stracciati e tutto coperto di terra a questo il tenente gli dice di andare da se al posto di medicazione. L'altro lo troviamo orribilmente sfragellato intorno alla trincea si vedono appiccicati sui sacchetti dei pezzetti di carne. Due portaferiti raccolgono i brandelli del povero nostro compagno e li portano via.
Intanto ci portano il rancio ma nessuno ha voglia di mangiare dopo aver veduto quel poveretto conciato in quel modo.
La sera alle 11 ci viene il cambio e partiamo da quota 1022 a mezzanotte.

19 giugno
La notte alle 1 veniamo giù da quota 1022 comincia a piovere e ci prende il temporale allora il tenente ci fa fermare alle cucine di Val Maora. Alle 4 cessa di piovere e ci rimettiamo in cammino e alle 5 arriviamo al Dito e andiamo in baracca a dormire. Tutto il giorno facciamo riposo.


Giuseppe Tiburni
Diario di vita in trincea a Val Coalba 25 giugno 1917
25 giugno
La notte verso le 2 si comincia a sentire un fortissimo bombardamento in direzione del Passo dell'Agnello poi vediamo cominciare il bombardamento anche sul Palla Bianca che sta subito sopra di noi. Ci danno ordine di tenersi pronti e tutti gli uomini disponibili li mettono in trincea temendo un attacco degli austriaci. Infatti il bombardamento si estende per tutta la linea della Val Sugana da quota 1022 fino a Grigno.
Qui dove siamo noi comincia a venire giù cannonate bombarde e bombe a mano poi gli austriaci aprono un fitto fuoco di fucileria e mitragliatrici. Anche la nostra artiglieria apre il fuoco su tutto il fronte e i cannoni e le mitragliatrici nostre che sono piazzati sui roccioni di Rio Marco battono la trincea austriaca di quota 1022 in modo da impedire agli austriaci di venire avanti.
Il posto di vedetta dove siamo io ed un altro è battuto costantemente da una mitragliatrice austriaca noi siamo riparati dietro il parapetto e sentiamo le pallottole infilarsi nei sacchetti.
Ad un tratto i sacchetti di terra sbranati dalle pallottole franano e noi si resta quasi allo scoperto ci sentiamo fischiare le pallottole sopra alla testa allora io dico al mio compagno che non è più tempo di rimanere lì ci buttiamo per terra a carponi e andiamo a nasconderci dietro un masso distante una decina di metri. La mattina sul far del giorno cessa l'attacco ma ogni tanto gli austriaci tirano ancora qualche bombarda.
Noi ritorniamo al posto di vedetta e ci troviamo tutti i sacchetti buttati all'aria e tutto seminato di pallottole. Alle 5 del mattino il tenente viene a passare l'ispezione quando è una cinquantina di metri distante da noi casca una bombarda e gli scoppia vicina lo vediamo andare per terra noi credendo che fosse ferito andiamo a raccoglierlo ma vediamo che è soltanto svenuto. Lo prendiamo e lo portiamo giù nella sua baracchetta e dopo mezz'ora non ha più nulla.


Antonio Ferrara
Antonio Ferrara ha lasciato la fanteria per diventare tenente commissario. Viene assegnato all'Ufficio di Commissariato della XXIa Divisione.
Dal diario 13 giugno 1917
La nostra Divisione formata dalle gloriose Brigate "Regina" e "Pisa" è tenuta in riserva. E' arrivata qui sull'altopiano trentino in tenuta estiva così come si trovava sul Carso. Ha lasciato un sole cocente ed è venuta a stare nella neve! Soffre notevolmente il freddo!
Mi manda a chiamare il nostro Capo di Stato Maggiore e mi dice: - vada dove vuole da chi meglio crede e cerchi di ottenere degli indumenti invernali per i nostri soldati che non ne possono più dal freddo. Il Suo Capo Ufficio ci ha provato ma senza esito. Veda un po' Lei ex fante se gli riesce di ottenere qualche cosa. Qui sotto c'è un'automobile a Sua disposizione.
Mi reco prima alla Divisione di Commissariato di Corpo d'Armata e poi a quella di Armata dove mi dicono decisamente che non mi possono dare nulla perché gli indumenti invernali per la nostra Divisione devono essere forniti dai magazzini della IIIa Armata attraverso i quali sono stati a suo tempo richiesti.
Osservo che la 21a Divisione è ora a disposizione della VIa Armata e che se vuole impegnarla è nel suo interesse di metterla in condizioni materiali di poterlo fare. Ai combattenti i nostri sottili argomenti logistici non interessano affatto interessa solo di essere messi in condizioni di combattere.
Dopo vivace discussione riesco in via del tutto eccezionale ad avere l'autorizzazione a prelevare presso il Magazzino Vestiario di Bassano un po' di farsetti a maglia e un po' di mantelline. Riesco anche ad ottenere due autocarri per trasportare il prezioso carico all'accampamento della nostra Divisione.
Il mio Capo Ufficio nel vedere gli autocarri pieni mi dice: - Hai fatto il miracolo che a me non è riuscito! I soldati te ne saranno grati!-
Purtroppo la Battaglia dell'Ortigara ha esito negativo e con gravi perdite da parte nostra. Il 19 giugno era stata espugnata la vetta a 2105 m. Ma il 25 giugno con un poderoso contrattacco il nemico ha riconquistato la posizione perduta.


Giuseppe Bianchi
Inizia la battaglia per la presa di Dosso Casina la più importante azione offensiva a cui prese parte il Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti prima del suo definitivo scioglimento alla fine del 1915. La battaglia si risolse con l'occupazione di Dosso Casina da parte degli italiani e il ritiro degli austriaci che decisero di non tentare un contrattacco. All'azione parteciparono anche diversi esponenti del movimento futurista come Umberto Boccioni, Ugo Piatti, Tommaso Marinetti, Mario Sironi e Antonio Sant'Elia.
ottobre 21
Ore 4:30. Partiamo da Malcesine. Ore 9. Arrivo a Redecol. Ordine: occupare la trincea di Dosso Casina. Ore 9:30. S'incomincia ad avanzare gradatamente. Gli austriaci ci regalano molti shrapnels.

Ottobre 22
Siamo appostati dietro il Dosso Tre Piante ma più in alto e passiamo in quella posizione la notte. Continuo fuoco d'artiglieria nemica.

Ottobre 23
Si avanza ancora. In alto alla nostra destra fra l'Altissimo e il Varagica sparano gli alpini. Noi attaccheremo di fronte loro di fianco. Ore 14. Il Comandante mi chiama e mi affida un ordine da portare al tenente della 2a Comp. già distesa in ordine di combattimento circa 300 m. più avanti di noi. Per andarci è necessario attraversare un pezzo di terreno scoperto. Rimontato il costone dietro il quale mi trovo incomincio di corsa la discesa.
Quantunque cerchi di star curvo pure il nemico mi vede e comincia a tempestare la zona di shrapnels. Udendo il sibilo avvicinarsi mi getto a terra aspetto che il proiettile scoppi indi riprendo la corsa. Così a sbalzi arrivo alla meta ma mentre in piedi davanti al tenente gli consegno l'ordine uno shrapnels scoppia proprio sopra la mia testa a non più di quattro metri seminando tutto intorno un'infinità di schegge. Un volontario certo Colombo che era in piedi vicino a me resta ferito gravemente alla testa: una pallottola mi colpisce in pieno petto ma forata una gibernetta va a conficcarsi nei miei caricatori senza farli scoppiare ed io resto miracolosamente illeso. Il Colombo viene medicato e non avendo acqua da potergli lavar la ferita si adopera del liquore che esso tiene nella borraccia non so se sia cedo od anice. Più tardi con gran fatica dato il terreno impraticabile lo trasportiamo ormai in fin di vita al primo posto di medicazione. Muove a stento le labbra chiama: mamma mamma sparano ancora? Altri volontari sono rimasti leggermente feriti.

Ore 16
Si muor di sete. Col volontario Bellet vado fin a Redecol (3 ore andata e ritorno) a riempire le borracce d'acqua. Quando torniamo la nostra compagnia è avanzata e si è ammassata in una stretta valle ove al riparo passerà la notte. La raggiungiamo. Tutti ci assaltano per poter bagnare le labbra. La borraccia fa il giro di diverse bocche dai Sigg. Tenenti agli attendenti ed io resto nuovamente senz'acqua. E Gesù Cristo disse: dar da bere agli assetati. Pioviggina è ormai notte. Sotto cespugli e sassi cerchiamo un po' di riposo. Fa freddo.

Ore 22
Un allarme. Le nostre sentinelle hanno avvistato qualcosa di sospetto che s'avvicina. Partono delle fucilate qua e là qualche pallottola incomincia a fischiarci intorno. Il Ten. Moltani mi manda a dar ordine al Sott.Ten. che facciano innestare le baionette e stian pronti. Vado torno e resto con lui. Più avanti ancora c'è il Comandante del Battaglione Cap. Monticelli: quell'uomo però s'arrischia troppo. Avanzeranno ancora? Che gioia se ci fosse qualche assalto! Intanto l'artiglieria nemica che dal fuoco dei nostri fucili ha potuto individuare bene la nostra posizione incomincia la sinfonia dei colpi ed in poco il tiro e ben aggiustato. Sfido io! Siamo in casa loro e questa zona devon conoscere al millesimo. Gli shrapnels ci scoppiano vicinissimi. Qualcuno anche dietro le nostre spalle. Questi maggiormente impressionano perché in caso di una ritirata ci possa tagliar la strada. Fucileria non c'è ne più, anche il cannone tace e lentamente senza far rumore ci si ritira di circa 500 metri. Riordinate le fila e fatto l'appello qualcuno della mia compagnia manca. A me a al volontario Tangorra un forte giovane che ha già combattuto nelle Argonne colle milizie garibaldine vien affidato il compito della ricerca. Baionetta in canna occhio fisso in avanti orecchie tese torniamo nella posizione abbandonata e che gli austriaci avrebbero potuto occupare ma non occuparono giriamo un po' e trovati quei tre o quattro che non sapevano più dove andare torniamo a raggiungere il resto del Battaglione.

Ottobre 24
Avanziamo nuovamente e risolutamente attacchiamo Dosso Casina. Lo spreco di munizioni che fanno gli austriaci è addirittura esagerato. Nel pomeriggio le trincee son nostre e quei pochi nemici che han tentato un'ultima resistenza si sperdono giù dall'altra parte del Dosso verso Nago. Gli alpini hanno occupato contemporaneamente Dosso Remit più in alto a destra. Austriaci in fuga abbandonano le munizioni bombe a mano ed altro materiale di guerra. S'erano ben equipaggiati per l'inverno.

Ore 18
Si lavora a preparare una piccola trincea che ci possa difendere da un probabile contrattacco notturno. Che freddo!

Ottobre 25
Notte calma. Risveglio: di fuoco. Le artiglierie cominciano a bersagliarci lasciandoci quasi tutti illesi. Basta che uno di noi alzi la testa fuori del riparo perché quelli là sparino sette otto colpi di cannone. Che asini!
Quante munizioni sprecate!

Ottobre 26
Freddo intenso. Nebbione ed umidità. Rancio poco e freddo. A mezz'ora di distanza abbiam trovata una sorgente che è però molto esposta. Là andiamo a prender l'acqua e là gli austriaci si ostinano a sciupare shrapnels. Nuvolette bianche e rosa saltellano qua e là nel cielo e subito dopo uno scoppio secco di metallo infranto con relativa pioggia di confetti. Ieri conati più di 300 shrapnels nella sol mattinata. Nemmeno ci colpì al contrario ognuno di noi potè procurarsi un bozzolo una spoletta una scheggia ricordo. Come sono generosi questi tognini!

Ottobre 27
Mandato dal mio tenente a vedere dove si trovasse una vedetta degli alpini che avrebbe poi dovuto essere sostituita da un volontario questa era molto a ridosso dei piccoli posti tedeschi mi scambia per un nemico e mi spara a bruciapelo tre colpi: per la seconda volta resto miracolosamente illeso. C'è qualcuno che miracolosamente mi protegge. Ore 12. Vado in ricognizione col mio plotone più giù verso Nago vicinissimo alla 2a linea di trincee tedesche. Troviamo diversi posti di guardia abbandonati di recente e di premura perché lasciarono tutto. Munizioni gavette borracce caffè tè scodelle un po' di tutto insomma.


Sisto Monti Buzzetti
Dopo un lungo periodo passato in ospedale e in convalescenza per una parotite, Sisto Monti Buzzetti, nominato sottotenente, torna al Reggimento, il 60°, che insieme all'altro Reggimento della Brigata, il 59°, è schierato nella zona di Colbricon (TN). Quando scrisse questa lettera il 27 agosto 1916 sono da poco terminati i combattimenti del 23 24 e 25 agosto.
Lettera del 27 agosto 1916
Miei cari
oggi ho ricevuto alcune vostre lettere delle quali certe scritte di recente, certe invece molto arretrate: ce n'era una perfino del mese scorso proprio del ventisette luglio anzi ha fatto presto a venire. Vi ringrazio caldamente del pensiero che avete avuto di mandarmi carta e francobollo per scrivervi: anche io desideravo molto di potervi scrivere un letterone e dirvi tante cose.
Dunque comincio dalle spiegazioni circa la località in cui mi trovo. Vi avevo già detto che il mio Reggimento si trovava a S.P. (nota San Pellegrino). Difatti io l'avevo lasciato in quei paraggi. Ma durante le azioni si è spostato ed ora si trova a Col Bricon. Stiamo benissimo. Come già vi ho detto ci troviamo in mezzo a boschi grandiosi in cui abbonda la cacciagione grossa e piccola specialmente in fondo alla valle (Val Travignolo). Qua dopo le ultime azioni ancora non si è ristabilita la calma e si continua sempre ad avere scaramucce e piccoli combattimenti. Il nemico a quanto sembra non è molto fornito di artiglieria e non si hanno quindi i formidabili bombardamenti che si avevano a Col di Lana. Però la fucileria come l'ho intesa da queste parti non l'avevo ancora sentita mai. Quando incomincia è qualchecosa di spaventoso forse è resa anche più terribile dal fatto che il nemico più selvaggio dei selvaggi africani fa ampio uso di pallottole esplosive il rumore delle quali unendosi a quello dei fucili lo raddoppia. Però generalmente come suol dirsi molto fumo e niente arrosto cioè gran cagnara e poco effetto. La mia salute è sempre buona anzi ottima così spero di tutti voi. Vi scriverò a lungo quando andremo a riposo poiché si spera che qualche brigata ci venga a dare il cambio. Allora vi manderò anche qualche fotografia in cui mi vedrete da vero guerriero con tutta la mia aria marziale. Non vi spaventate di tutta la mia terribilità del mio aspetto perché quello è l'aspetto che assumo davanti al nemico non davanti agli amici. Giorni addietro ho incontrato Cimignoli ma Briziotto non l'ho più visto non ho avuto occasione di incontrarmi con la sua compagnia. Ieri ho scritto a Peppe di lui è già molto tempo che non ricevo notizie se non attraverso le vostre lettere. Spero che presto mi risponderà se non è eccessivamente occupato come io suppongo.
Di Getulio cosa ne è? Desidererei vivamente sue notizie.
Mentre vi scrivo Cecchin si diverte con il suo solito ta-pum.
Qualche pallottola fischia alta e va a morire sfrascando giù lontano nel bosco. Ha l'aria di un essere stanco che dà gli ultimi guizzi deboli della propria vitalità. Sembra l'ultima propaggine di una guerra combattuta con furia che lentamente cessa perché è stanca di esistere. Forse tra poco ci sveglierà il fragore intenso della fucileria del nemico che teme le nostre baionette e scarica pazzamente le proprie armi. Quassù così è la guerra...


Sisto Monti Buzzetti
Lettera del 22 settembre 1916 Val Colbricon (TN)
Oggi nella vostra mi chiedete per quale ragione sono tornato ad essere comandante di compagnia. La ragione è semplicissima: sono il più anziano degli ufficiali della compagnia. L'altro sottotenente più anziano di me che la comandava si è ammalato ed è andato all'ospedale. Adesso ho sotto di me tre aspiranti abbastanza novellini ma pieni di buon volere cosicché il mio lavoro è abbastanza diminuito in paragone a quando ero di nuovo comandante di compagnia. Da quando sono tornato dall'ospedale la compagnia l'ho quasi sempre comandata io ma spero che venga presto qualcuno a cui potere declinare l'alto incarico. Mi chiedete pure se non mi trovo più nello stesso luogo poiché vi ho detto che mi sono spostato. Quando vi dico che mi sposto e non aggiungo altro intendo dire che mi trasferisco con la compagnia da un punto all'altro della linea tenuta dal reggimento cioè dagli speroni della cima e viceversa. Adesso per esempio mi trovo a valle. La neve che nella mia di ieri vi dicevo che era caduta non se ne è ancora andata quantunque oggi sia stata una bellissima giornata di sole. Solo quella che si trovava sugli alberi se ne è andata poiché o è caduta o si è sciolta. Tutt'oggi gli alberi hanno grondato acqua come se piovesse. Mi sono pure divertito a fare alle pallate per riscaldarmi un po'. Abbiamo anche fatto un fantoccio di neve raffigurante Cecco Beppe e poi lo abbiamo atterrato a pallate. Questa sera fa abbastanza freddo. Ogni poco devo sospendere la scrittura per riscaldarmi le mani. Il cielo è serenissimo e l'esercito nemico spara il solito ta-pum. Il mio attendente un affezionatissimo napoletano sdraiato vicino a me sonnecchia: ogni tanto si sveglia e mi dice - Signor Tenente ha freddo? Vuole un po' di marsala? - Manco pè a capa - rispondo io - Dammi una sigaretta - E fumo e ficco le mani dentro il sacco a pelo e mi riscaldo. Sento rumore fuori della mia cuccetta: qualcuno si avvicina domando: - Chi è? - Terzo plotone novità - Cosa c'è? - Niente di nuovo - Va bene salutami il tenente buona notte. -
Ed il rumore come si è avvicinato si allontana e si perde nel silenzio notturno. Sospendo un momento devo mandare le novità al comando di battaglione. Anche questa è fatta! Ora per tutta la notte spero di non avere altre noie. Poi scriverò a Peppe ed a qualche altro amico ed infine cercherò di dormire. Se il sonno non viene ce la passeremo con qualche sigaretta.


Sisto Monti Buzzetti
Lettera del 25 settembre 1916 Val Colbricon (TN)
Vi annuncio pertanto che è giunto un tenente in compagnia il quale ha assunto il comando e così io mi sono potuto liberare da questa enorme responsabilità. Poiché se lo strapazzo fisico è forse minore di quello di Comandante di plotone la responsabilità è così grossa che le mie povere spalle di giovane imberbe mal la sopportano. Alcuni mesi fa prima che andassi all'ospedale il mio capitano sapendo che non avevo compiuto i 20 anni mi disse: " Come? Lei non è ancora responsabile delle proprie azioni ed il Governo l'ha fatto responsabile di quelle degli altri?" Se mi avesse veduto adesso cosa mi avrebbe detto? E poi c'è anche la scocciatura di dover comandare a della gente più vecchia di me poiché quantunque sia stato il più anziano in servizio sono sempre il più giovane degli ufficiali della compagnia. E' vero che al plotone tutti i miei soldati sono più vecchi di me ed hanno moglie e figli e forse possono farmi da padre ma almeno non sono miei colleghi. Quando sono costretto a dire a questi altri ufficiali che quantunque aspiranti posso considerare miei colleghi: "Fa questo fa quest'altro" e prendere con loro un tono autoritario se poi penso che sono più vecchi di me che quindi hanno più esperienza di me che forse si sentiranno umiliati ad essere comandati da uno di si giovane età vorrei abbandonare tutti e ritornare soldato. Meno male che è venuto qualcuno a liberarmi da queste cose non belle! Stasera me la sono passata molto allegramente con uno di questi miei colleghi un giornalista napoletano il quale con la massima serietà diceva che presto si sarebbe imboscato e imboscandosi lui avrebbe imboscato anche me. Lo diceva con tutta serietà che non ho potuto fare a meno dal ridere...


Sisto Monti Buzzetti
Lettera del 14 ottobre 1916 Val Colbricon (TN)
Ho assistito a delle carneficine e a delle stragi che a me ormai abituato alla guerra pur hanno fatto orrore. Ho visto il nemico intestato e caparbio nel proposito di ritoglierci le posizioni conquistate recentemente tornate fin 12 volte all'attacco in una giornata ed essere sempre distrutto annientato. Figuratevi anche noi c'eravamo nauseati di uccidere: ma il nemico veniva veniva incessantemente come se il nostro fuoco terribile non lo toccasse ed al posto di uno che cadeva ne balzavano su dieci con grida selvagge e avanzavano avanzavano. Si è fatto il calcolo che fossero circa duemila forse saranno stati di meno ma solo due giunsero alle nostre trincee e furono immediatamente passati per la baionetta.


Sisto Monti Buzzetti
Lettera del 4 gennaio 1917 Val Colbricon (TN)
Adesso al mio battaglione è venuto un tenente colonnello il quale ne ha assunto il comando con una distribuzione di...punizioni ai fanti e agli ufficiali che non ho mai visto. Si è messo in testa che tutti si debbono tagliare i capelli ad alzo battuto e non c'è caso: vuole che sia così. Stamane sono stato al comando e nel levarmi il berretto la mia chioma si è arruffata: quel demonio se ne è accorto e mi ha imposto che entro domani mi siano recisi i capelli ho avuto un bel dire ho protestato che faceva freddo che ero costipato ma nulla ha giovato. Sapete che mi ha risposto? Si è tolto il berretto e mi ha detto: - Vede come sono i miei? Pure lei li deve portare così. -
Figuratevi è pelato come una zucca! Io stavo per rispondergli che ci sarebbe voluto un rasoio ma lui mi ha tolto la parola di bocca dicendomi: - Non perché io non ce li abbia perché anche quando li avevo li portavo così poi lo vuole il regolamento. - Allora se li tagliava con il rasoio lui!...Dunque domani la mia lussuriosa chioma sarà recisa e la offrirò in voto a Venere bella perché fulmini quel demonio distruggitore d'ogni bellezza! Proprio adesso che debbo venire in licenza! Dice che c'è carestia di candele è vero? Ebbene mi toglierò il berretto così potrò rischiarare le tenebre lo stesso....


Sisto Monti Buzzetti
Sisto Monti Buzzetti viene promosso tenente con anzianità 25 febbraio 1917. Dopo un altro periodo passato come ufficiale addetto al vettovagliamento del battaglione torna in linea con la sua compagnia, la 7a, in Val Colbricon (TN). L'8 giugno 1917 scrive la sua ultima lettera a casa. Il giorno dopo, il 9 giugno, una granata scoppia non lontano da lui e una scheggia lo colpisce. Il tenente Sisto Monti Bozzetti muore per le ferite riportate. Dopo due giorni avrebbe compiuto 21 anni.
8-6-1917
Miei carissimi oggi ho ricevuto una vostra lettera. Sono contento di sentire che quantunque irregolarmente pur tuttavia ricevete la mia posta. Anch'io la ricevo alquanto irregolarmente. Forse ne è causa la censura: a me giungono delle lettere che sono state aperte dalla censura ma non toccate. A voi come vengono? In questi giorni sembra che la censura sia alquanto inasprita ed anche tra la posta della truppa si nota una grande quantità di censurate. Il tempo si è improvvisamente guastato ed oggi ha fatto una nuova bella tempesta di grandine ed ora piove. Speriamo che non voglia fare la seconda di pochi giorni fa e che si rimetta subito al buono altrimenti non va bene. La mia salute grazie a Dio e molto buona nonostante i disagi ed il tempo cattivo. Spero che anche la vostra sia ottima e che anche il morale sia sempre buono e non vi lasciate influenzare dalle notizie che comunque potrete giungere a conoscere. Saluti a tutti i parenti ed amici. Baci forti alla mia cara Vilge. Beneditemi e pregate sempre per me.
Vostro aff. mo figlio Sisto
Perdonate la calligrafia: sto molto scomodo vi scrivo su di una tavoletta appoggiata sulle ginocchia. Baci.


Renzo Re
Il 22 maggio 1917 gli austroungarici attaccano le posizioni italiane del Piccolo Colbricon (TN) dov'è schierato il reggimento di Renzo Re.
24 maggio 1917
Vorrei descrivere il furioso attacco della notte del 22 ma non trovo le parole adatte fui svegliato al mattino dalle bombarde e grida di allarme il fuoco copriva letteralmente i camminamenti non so come ho potuto salire sino al Batt. senza rimanere morto è stato un miracolo le notizie si succedono gravi il nemico è padrone della prima linea alla quale è pervenuto di slancio avendo tagliato i reticolati la sera prima s'è poi rovesciato alle trincee del Ridottino parte della 5^Comp. è rimasta prigioniera nella galleria le truppe d'assalto sono composte d'arditi circa 40 seguite dalla fanteria ((84° regg.) collo zaino in spalla e mitragliatrici già appostate il momento è gravissimo se il Rid. cede noi siamo tutti prigionieri. Un'ardita manovra del I nucleo zoppa l'accerchiamento fa circa 60 prigionieri però sotto le trincee di seconda linea il nemico s'arresta colpito dal nostro fuoco mentre le artiglierie fanno strage. Si perdono nei camminamenti e incominciano una ritirata che termina per il nemico in un massacro la 5^ e la 6^ ripreso coraggio ritornano all'assalto incoraggiate dal Maggiore Sbelli e riconquistano le posizioni perdute ciò dopo tre ore dall'inizio dell'attacco.
Il nemico ha lasciato sterminato numero di morti nella valletta e numerose casse di munizioni anche dal III Batt. il nemico fu scacciato al dopo pranzo dopo un violento bombardamento e così verso Cima Stradana ove il 60° prende 100 prigionieri. L'attacco era organizzato bene se riusciva eravamo tutti presi formando la nostra linea come un cuneo nelle posizioni nemiche. Si deve a Dio se tutto andò bene il nemico ha piazzato un bombardamento da 220. Speriamo di scendere domani a riposo. Un aeroplano ha lasciato cadere una bomba sulla polveriera a Frattazze facendo parecchi morti. Oggi quiete: si trasportano i morti quasi tutti austriaci.
Documento inserito il: 11/03/2015

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