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Battaglione Alpini Val d’Arroscia

Il battaglione alpini Val d’Arroscia, venne costituito il 20 febbraio 1915 a Pieve di Teco einizialmente era costituito da due compagnie: la 202a e al 203a. Destinato ad operare in Zona Carnia, il 14 aprile dello stesso anno si spostò a Resia, il 1° maggio a Resiutta ed il 16 ci trasferì nella zona Saletto di Raccolana dove venne posto a presidio della linea Piani di Saletto-Pezzeit-Sotmedons-Chiout degli Uomini-Chiout Cali, dove venne costituita la 208a compagnia. Il 24 maggio, all’inizio del conflitto, il battaglione si portò sulla Sella Nevea, mentre una parte della sua 203a compagnia, con la 3a compagnia del battaglione alpini Pieve di Teco, il 25 maggio occuparono la Sella Prevala.Il giorno successivo venne tentato un attacco allo scopo di occupare anche la Sella Robon, che però non ebbe successo. La mattina successiva l’ attacco venne ripetuto dalla 203a compagnia del Val d’Arroscia, fiancheggiata da elementi della 3 comapagnia del Pieve di Teco: la sella venne conquistata ed il nemico iniziò a ritirarsi dopo aver opposto una una tenace resistenza. Il battaglione presidiò la linea con i propri effettivi, mentre i vari reparti ed il comando di battaglione si stabilirono sulle falde nord-ovest di Monte Poviz, dove svolsero attività di pattugliamento e lavori di rafforzamento delle difese. Il 13 agosto, tutto il battaglione venne adibito alla costruzione di una strada su Monte Poviz, che dalla quota 1205 doveva condurre a Fontana Pian delle Lope. Pochi giorno dopo venne trasferito sulla Sella Robon, dove venne utilizzato per un’azione dimostrativa in direzione Klein Schlichtel e Kanzel Vaupa. Alcune pattuglie, nonostante il fuoco nemico riuscirono a scendere in val Mozenca e ad attestarsi sulle falde settentrionali del Kanzel Voupa. Nello stesso giorno venne occupato il Confinspitzen. Nei mesi successivi, il Val d’Arroscia inviò a turno le proprie batterie a presidiare la linea assegnata, intensificando i lavori per la costruzione o il rafforzamente delle posizioni difensive. La prima metà del 1916 passò senza far registrare azioni belliche degne di rilievo. Il 26 giugno, il battaglione lasciò la Zona Carnia per partecipare alla controffensiva nel Trentino. Raggiunte Bassano e poi Primolano, proseguì la marcia con destinazione Osteria alla Barricata dove, con i battaglioni alpini Val Tagliamento, Val d’Ellero e Monte Arvenis, costituì l’8° gruppo alpini. Il primo luglio il Val d’Arroscia si trasferì inizialmente sulle falde sud-est del Monte Lozze come riserva del gruppo, ed in seguito nel bosco di Mitterwald. Nel pomeriggio del giorno 5, tutto il gruppo si spostò verso le falde sud-est di Cima delle Saette, come rincalzo del 4° gruppo, che il giorno successivo avrebbe dovuto attaccare le posizioni nemiche di Malga Pozze. Il 6 luglio, per nuovi ordini, l’8° gruppo si spostò fra Monte Lozze e Cima delle Saette, dove avrebbe dovuto condurre un attacco al Monte Cucco di Pozze. L’ azione venne affidata al Val d’Arroscia, affiancato da una compagnia del battaglione Arvenis e da una colonna leggera sempre del battaglione Monte Arvenis verso la Busa del Ghiaccio. Il giorno 7, dopo essersi attestato sulla linea degli avamposti di Busa della Crea, dove, dopo aver preso contatto con le linee nemiche, nel corso della notte riuscì a cingere da est e da sud il Monte Cucco di Pozze, dando inizio alla distruzione delle opere difensive. Le difficoltà del terreno e la veemente reazione nemica non consentirono di lanciare l’assalto, che venne rimandato alla notte successiva. All’ora prevista riprese la marcia di avvicinamento alle posizioni nemiche, mentre gruppi di arditi tentarono l’apertura di alcuni varchi nei reticolati austriaci. Gli alpini giunsero quindi a pochi passi dalle trincee avversarie, ma mentre si accingevano al balzo decisivo, vennero investiti dal violento fuoco nemico e dal contrattacco, che arrestò il movimento dei reparti più avanzati, che dopo un violento corpo a corpo vennero costretti a ripiegare sulle posizioni di partenza, radunandosi successivamente sull’insellatura di Campoluzzo, quota 1912 di Cima delle Saette. Nei giorni seguenti, venne ripresa l’offensiva, portando l’attacco principale nel tratto compreso tra Busa del Ghiaccio e Busa della Segala. Quindi, il battaglione Val d’Arroscia, dopo aver riordinato i propri reparti e colmato i vuoti causati dalle gravissime perdite subite negli scontri precedenti, ritornò in linea per partecipare alla conquista della linea posta tra Busa del Ghiaccio e quota 2056. L’azione ebbe inizio il 22 luglio e mentre l’artiglieria bombardava le linee nemiche, gli alpini andarono all'assalto. Durante questa fase, l’artiglieria nemica, che fino ad allora era rimasta silenziosa, iniziò un violento tiro che in poco tempo decimò i battaglioni attaccanti, costringendoli a fermarsi senza poter più avenzare o retrocedere. Per i tre giorni successivi, l’8° gruppo alpini tentò invano di di conquistare le posizioni nemiche senza riuscirvi. Sulle posizioni raggiunte, poste tra Sella Campoluzzo e Busa dell’Orco, il battaglione Val d’Arroscia; lavorò attivamente al consolidamento della linea difensiva, scendendo il 2 agosto a Malga Fossetta per riorganizzarsi. Il 10 agosto venne nuovamente inviato in trincea fra Busa della Campanella e Malga Campoluzzo, dove sostituì il battaglione alpini Verona. Fino al 5 settembre restò a presidiare quella linea, lavorando alla costruzione di nuovi apprestamenti difensivi. Lo stesso 5 settembre, venne sostituito in tale compito dal 9° reggimento bersaglieri, trasferendosi a Malga Fossetta, dove rimase fino al 19 novembre, data nella quale ritornò in prima linea tra Busa dell’Orco e Busa della Segala, dove trascorse il resto dell’anno. A seguito del nuovo schieramento dell’8° gruppo alpini, il 5 gennaio del 1917, il Val d’Arroscia ripiegò a baita dell’Aja, dove venne impiegato in lavori di seconda linea. Il 14 marzo iniziò una marcia di trasferimento che terminò a Pove di Bassano, dove trascorse un periodo di riposo e di addestramento. Il 23 maggio il battaglione, come tutti i reparti alpini della 52a divisione, iniziò la marcia di trasferimento verso gli altopiani, e dopo alcuni giorni di sosta a Malga Fossetta, il 9 di giugno prese posizione nelle trincee di Cima della Campanella. Nalla mattina del 10, l’artiglieria dette inizio ad un potente fuoco di preparazione, che progressivamente andò aumentando fino alle 15,00 del pomeriggio, quando ebbe inizio l’assalto degli alpini. I diversi reparti si slanciarono verso le difese avversarie, venendo presto arrestati dal fuoco delle mitragliatrici nemiche: un grande ostacolo all’avanzata, venne costituito dalla natura del terreno che, ricoperto di salti molto ripidi e rocce, ritardava le operazioni di avvicinamento. Dopo aver provveduto ad un rapido riordinamento, ed aver superato d’impeto le avversità naturali, gli alpini riuscirono infine a piombare nelle trincee nemiche, conquistando quota 2101 del Monte Ortigara e il passo dell’Agnella. Il Val d’Arroscia, si spinse poi fin sotto a quota 2105, senza potri affermare a causa delle gravi perdite subite; ripiegò quindi su quota 2101 dove procedette alla sua riorganizzazione. L’attacco riprese con il favore della nebbia e dopo aspra lotta, gli alpini riuscirono a conquistare anche quota 2105. Il 12 giugno, proseguì il rafforzamento delle posizioni conquistate e nella notte del 13, il battaglione si trasferì a Malga Moline, dove rimase fino al 17 per attendere al proprio riordinamento. Nel frattempo vennero predisposte le operazioni necessarie a completare la conquista del Monte Ortigara. Nella notte del 18 giugno, il Val d’Arroscia si portò a Monte Lozze, da dove, il mattino seguente, avrebbe dovuto cooperare all’attacco della quota 2105. Alle prime luci del giorno successivo, il battaglione dette inizio all’avanzata verso la colletta di Monte Lozze, in direzione della vetta dell’Ortigara: scendendo sulla precedente linea di vigilanza, risalì le pendici del monte, unendosi agli altri reparti. Preceduti da un violento fuoco di distruzione, gli alpini si lanciarono all’attacco di quota 2105, che in meno di un’ora venne conquistata. Dopo l’occupazione della vetta, il Val d’Arroscia vi rimase a presidio, spostandosi in serata verso i Ponari, collaborando al trasporto in linea dei pezzi d’artiglieria da montagna. Il mattino seguente, sostituì il battaglione alpini Stelvio a presidio dei Ponari, riuscendo a respingere nello stesso giorno, un attacco nemico. Il 21 andò a sostituire il battaglione alpini Val Tanaro a quota 2105, proseguendo nei lavori di consolidamento delle opere difensive. Nella notte del 25 giugno, una valanga di fuoco si abbattè sulla vetta dell’Ortigara e sui suoi difensori: il nemico inviò quindi all’assalto i suoi reparti miglioripuntando decisamente verso la colletta posta fra quota 2101 e quota 2105 e sulla vetta dei Ponari. Il nemico preponderante in uomini e mezzi, riuscì in poco tempo ad aver ragione dei difensori. Creando due brecce tra le quote 2101 e 2105 ed i Ponari, riuscì ad accerchiare i battaglioni alpini Val d’Arroscia, Bicocca e Bassano, infliggendo loro gravi perdite. Il battaglione, ritiratosi dalla prima linea, raggiunse Malga Moline e successivamente, il 30 giugno, Busa del Sorze. Il 9 luglio si posizionò a presidio della linea di vigilanza dove occupò la linea di osservazione che si sviluppava dai Ruderi al saliente di Monte Forno. Nella notte del 17 agosto, il battaglione si diresse nei pressi di quota 1761, ad est della Grotta del Lago, destinando i propri reparti a Monte Palo, per effeture lavori di consolidamento delle posizioni difensive. In questa località, il Val d’Arrosci si trovava anche nel momento della Grande offensiva austro-tedesca sul fronte isontino. Il battaglione, inviato in quella zona di operazioni, il 26 ottobre giunse Cividale da dove, raggiunto il paese di Nimis, venne inviato al passo di Tanamea, per tentare di impedire al nemico di avanzare nella valle di Musi. Incamminadosi nella valle, il mattino del 27 vi si attestò trincerandosi su un pianoro situato nei pressi del passo di Tanamea, dove venne attaccato da rilevanti forze nemiche e dopo una tenace resistenza venne costretto a ripiegare nella località Sorgente del Torre. La 203a compagnia del battaglion, venne inviata come avanguadia nella località con il compito di effettuarvi lavori difensivi. Per consentire il ripiegamento ordinato del resto del battaglione, la 202a compagnia si sacrificò quasi interamente. I reparti ripieganti, incalzati dal nemico, si diressero su Pradelis dove si riorganizzarono: appoggiati dalla 118a compagnia del battaglione alpini Monte Clapier, occuparono il Monte Stella. La sera del 28 ottobre un contrattacco nemico circondò gli alpini riuscendo a sopraffarli. Il 3 novembre, ciò che restava dei battaglioni Val d’Arroscia e Monte Clapier, con il comando dell’8° gruppo , assegnati al XII corpo d’armata, si trasferirono a Maniago e successivamente a Molassa. Il 5 vennero messi a disposizione del comando della 26a divisione per proteggere le truppe in ripiegamento da Poffabro e Frisanco. In serata, il comando del gruppo era a Palla Balzana, ed il Monte Clapier aveva dislocato due compagnie a Monte Jof, un plotone a Piciachies, l’compagnia a Molassa: i resti del Val d’Arroscia si attestarono a forcella La Croce. La mattina seguente, il nemico, entrato in Montereale, inviò numerose pattuglie a sondare il terreno, avanzando poco dopo in direzione di Monte Jof e delle due forcelle, dove venne accolto dal fuoco delle mitragliatrici appostate dagli alpini, che ne arrestarono la marcia. Molto più insistente e violento, fu invece l’urto austro-tedesco contro la forcella di Palla Balzana, dove il nemico avanzò in forze costringendo gli alpini al ripiegamento. A Barcis venne formata una nuova linea difensiva: due compagnie vennero formate sul Monte Plai, mentre la 114a del Monte Clapier ed i resti del battaglione Val d’Arroscia si dispiegarono nel fondovalle davanti al paese. Il 7 novembre anche queste posizioni vennero attaccate dal nemicoche puntava decisamente su barcis e nei pressi del cimitero. Le truppe dispiegate in fondo valle resistettero contrattacando all’arma bianca e successivamente ripiegando: pattuglie nemiche appostatesi su Monte Lupo, aprirono il fuoco sulla strada del Cellina causando loro gravi perdite. I reparti di Monte Plai, passando per Armasioriuscirono a raggiungere la forcella di Arcola e al ponte di Mezzo Canale, trovandolo già distrutto. Tentarono di passarlo transitando sulle sue rovine, ma vennero colti dal fuoco nemico: solo pochi furono coloro che riuscirono a passare dall’altra parte. Quelli rimasti sulla riva destra, dopo una notte di marcia riuscirono a raggiungere i paesi di Cellino e Cimolais, dove si ricongiunsero al comando del gruppo e alla 114a compagnia del Monte Clapier e più tardi ai reparti in ritirata provenienti dalla forcella Clautana. Tutti questi reparti, lascita una compagnia di bersaglieri a presidiare la stretta, si avviarono verso Longarone; la sera dell’8 novembre i resti del battaglione Val d’Arroscia giunsero a Fortogna, il 9 a Sedico e Bribano, giungendo il giorno 11 a Rosà. Il 18 novembre, nei pressi di Sandrigo, il battaglione venne disciolto ed i suoi superstiti vennero assegnati al battaglione alpini Pinerolo.

Nell'immagine, cartolina militare del I° Reggimento Alpini, del quale faceva parte il battaglione Val d?Arroscia.
Documento inserito il: 27/12/2014
  • TAG: prima guerra mondiale, battaglione val arroscia, alpini, zona carnia, trentino, ortigara,

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