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La Grande Menzogna [ di ]

Tutto quello che non vi hanno mai raccontato sulla Prima Guerra Mondiale

VALERIO GIGANTE - LUCA KOCCI - SERGIO TANZARELLA
Dissensi edizioni
2015
Pagine 162


UN RESOCONTO ALTRO, INTENSO E RIGOROSO DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE DEGLI ITALIANI

"Non sarebbe forse più dignitoso di astenersi subito dalla carneficina e di impiegare questi uomini a lavorare per la grandezza veramente della patria?
Ogni guerra non fa grande una patria, ma bensì lascia delle conseguenze pessime e l’odio contro tutti i governatori
".
(Lettera al re Vittorio Emanuele III, Milano, 15 luglio 1916)

Sono trascorsi 100 anni dall’inizio della Prima guerra mondiale […] orgoglio e unità nazionale, identità europea, sacrificio eroico di vite umane. Ancora dopo un secolo in Italia non conosciamo se non approssimativamente il numero dei soldati morti, di quelli feriti, dei civili deceduti direttamente e indirettamente e di coloro che in seguito agli stenti della guerra furono più esposti all’epidemia della “spagnola”. Così si impone la spiegazione della guerra con un disegno superiore e alto – Italia ed Europa – e rispetto ad esso si continua a tacere della morte di oltre 650.000 soldati italiani, di 500.000 feriti gravi, di 600.000 prigionieri abbandonati dall’Italia – senza aiuti e assistenza – perché considerati disertori e codardi, di errori strategici pacchiani, di 40.000 soldati impazziti, di un indebitamento che si è estinto solo negli anni ’80, di una truffa colossale sulle spese di guerra con imputati generali, politici, industriali – tra cui i grandi gruppi ANSALDO e ILVA – tutti rimasti impuniti. Quella guerra fu soltanto una catastrofe nazionale totale che ancora viene presentata ed edulcorata con la patriottarde parole di “eroico sacrificio”, riproponendo così dopo un secolo la mistica di guerra della propaganda.

Primo conflitto di massa, la Prima guerra mondiale è stata una delle più cruente della Storia. Un avvenimento che ha interessato circa 74 milioni di persone (60 nella sola Europa), il cui numero preciso di morti ancora oggi sfugge alla notazione statistica: oltre 9 milioni restarono uccise combattendo, mentre circa 7 milioni furono le vittime tra i civili, a causa di scontri e delle conseguenti carestie ed epidemie.
Grande Guerra, vittoria mutilata, quarta guerra d’indipendenza, guerra di conquista, guerra giusta, guerra buona, sono tante e diverse le angolazioni con cui gli italiani hanno guardato al primo conflitto mondiale. Il nostro Paese si schierò al fianco delle potenze dell’Intesa – Regno Unito, Francia e Impero russo – contro la Germania, l’Impero Austro-Ungarico, quello Ottomano e la Bulgaria, a circa 10 mesi dallo scoppio della guerra.
Fu davvero necessario la rottura della neutralità da parte dell’Italia? O non si volle, piuttosto, far passare il messaggio che la nostra partecipazione al conflitto fosse indispensabile per il completamento dell’unità nazionale e la coesione di popolo, con l’acquisizione del Trentino Alto Adige e della Venezia Giulia?
Già nei primi mesi del 1915, in realtà, l’Austria era pronta a cedere Trento e Trieste ma, nonostante ciò, il 26 aprile 1915, il generale Antonio Salandra e il ministro degli Esteri Sydney Sonnino firmarono con i rappresentanti della Triplice Intesa un accordo segreto che, in cambio dell’entrata in guerra dell’Italia di lì a un mese, stabiliva – in caso di vittoria – rilevanti ricompense territoriali per il nostro Paese. Il cosiddetto Patto di Londra fu una sorta di “colpo di Stato”, sottoscritto in spregio del convinto neutralismo espresso dalla prevalenza del Parlamento (giolittiani, maggior parte dei socialisti, cattolici che – insieme al Vaticano – non volevano una sconfitta dell’Austria-Ungheria, ultima grande potenza dichiaratamente cattolica), all’insaputa del resto della compagine governativa e senza il consenso popolare.
L’effettiva necessità di un’adesione dell’Italia al conflitto è solo la prima di una serie di questioni affrontate ne La Grande Menzogna. Attraverso microsaggi, densi e al contempo scorrevoli, il pamphlet prende in esame altri controversi argomenti attorno alla Prima guerra mondiale degli italiani come: gli interessi della grande industria, lo scandalo delle forniture militari, il macrosistema di corruzione e corruttele che ne derivò ma che fu impossibile scoperchiare fino in fondo perché la commissione d’inchiesta voluta da Giolitti nel 1920 venne, poi, chiusa da Mussolini nel 1923; il ruolo giocato dalla Chiesa con – da un lato – l’inflessibile e costante condanna della guerra di papa Benedetto XV, e – dall’altro – l’apporto decisivo dei cappellani militari nel consolidamento di un’ideologia filobellica (l’interdizione della parola “pace”, quand’anche si trattasse di quella eterna) e la mobilitazione patriottico-religiosa di una personalità quale l’allora capitano medico Agostino Gemelli; la gestione del tempo libero al fronte, con prostitute segregate a forza in case d’appuntamento previste esclusivamente per i soldati al fine di tutelarli da possibili malattie infettive che ne avrebbero minato l’integrità fisica; l’azione arbitraria dei tribunali militari, i quali, attraverso circolari e regolamenti, emisero provvedimenti che, con il pretesto dell’emergenza, di fatto ammettevano il restringimento di qualunque diritto degli imputati fino alla giustificazione della famigerata pratica della decimazione; l’impazzimento di circa 40.000 soldati superstiti, i cosiddetti “scemi di guerra”; la prigionia di massa, uno degli elementi caratteristici della Prima guerra mondiale: circa 8 milioni e 500.000 detenuti, di cui 600.000 italiani, una percentuale altissima, se paragonata agli altri Stati vincitori, che combatterono un anno in più e con eserciti di gran lunga più numerosi; la costruzione del mito della guerrada tragedia a epopea – attraverso l’uso politico della memoria – dall’edificazione di monumenti ai caduti e sacrari militari sino alla simbologia potentissima del milite ignoto.
Tutti aspetti spinosi che rimangono non adeguatamente conosciuti dal grosso dell’opinione pubblica nostrana, o perché contenuti in testi difficilmente reperibili – all’interno di archivi locali o dispersi in pubblicazioni per addetti ai lavori – o perché reputati non in sintonia con la retorica dell’unità patria e della costruzione dell’identità europea, che – secondo le interpretazioni ufficiali – trarrebbero linfa proprio dalle ceneri della Grande Guerra. Una prospettiva storica, questa, che, dal fascismo in poi, non ha fatto altro che rinsaldarsi.
Soltanto alla fine degli anni Sessanta del Novecento, in specie con i contributi di Mario Isnenghi e Antonio Gibelli, si è fatta finalmente strada una storiografia volta a far emergere e ristabilire verità documentate altrimenti sottaciute, seppure la manualistica scolastica non ne risulti ancora scalfita a sufficienza.
Il 2015, anno in cui ricorre il centenario dell’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale, può essere l’occasione giusta per oltrepassare qualsiasi retorica della vittoria e rappresentazione trionfalistica, avendo ben chiaro, invece, che la guerra è stata ed è soltanto “il territorio dove politica e morte si intrecciano”.
Rigettando senza se e senza ma la tesi dell’inevitabilità della partecipazione italiana al primo conflitto mondiale e denunciandone le brutture, il libro degli storici Gigante, Kocci e Tanzarella rigetta l’idea che la guerra in generale resti un’alternativa possibile pur nella sua drammaticità, e ammonisce a difendersi più che mai da tale “narrazione”.

Il conflitto 1914-18 fu una tragedia immane che poteva essere evitata.
La guerra, ogni guerra, porta sempre con sé sofferenza, distruzione e morte.
I caduti, di ogni nazione e di ogni tempo, ci chiedono di agire, con le armi della politica e del negoziato, perché in ogni parte del mondo si affermi la pace.
Si tratta del modo più alto per onorare, autenticamente commossi, il tanto sangue versato su queste pendici martoriate.

Sergio Mattarella, presidente della Repubblica Italiana - 24 maggio 2015, Monte San Michele del Carso, Sagrado (Gorizia).


De La Grande Menzogna hanno detto:
Un libro contro la retorica nazionalista che racconta l’orrore della Prima guerra mondiale, come di qualsiasi altra.
Gianluca Modolo - la Repubblica

Si fa ancora fatica ad uscire da una visione politica della Grande Guerra per affrontare la dimensione storico-culturale che collega il massacro del ’14-18 all’affermazione dei totalitarismi. Si tratta di un punto spinoso e che non si presta davvero alla retorica da centenario. Ben vengano libri come questo che provano a lanciare un sasso in uno stagno più largo di quello degli storici.
Alessandro Santagata - il Manifesto

Questo saggio fornisce un piccolo contributo, oggi – a cento anni da quegli eventi – quanto mai necessario, per costruire e far sedimentare una diversa narrazione storica. Una narrazione da interiorizzare nella nostra coscienza nazionale e che ci aiuti a ricondurre quegli eventi alla loro dimensione umana.
Roberto Capizzi - Il Becco


Valerio Gigante, insegnante di lettere nei licei, redattore dell’agenzia di informazioni politicoreligiosa “Adista” e collaboratore della rivista “MicroMega”. Fra le sue pubblicazioni: Paraventi sacri. Il “ventennio” della Chiesa cattolica dietro il ritratto dei suoi protagonisti (Di Girolamo, 2010); insieme a Luca Kocci, ha scritto La Chiesa di tutti. L’altra Chiesa: esperienze ecclesiali di frontiera, gruppi di base, movimenti e comunità, preti e laici “non allineati” (Altreconomia, 2013).

Luca Kocci, insegnante di italiano e storia nelle scuole superiori, redattore dell’agenzia “Adista” e collaboratore del quotidiano “il manifesto”. Dal 2001 al 2011 ha curato e collaborato all’Annuario geopolitico della pace (Asterios, Terre di Mezzo e Altreconomia edizioni).

Sergio Tanzarella è ordinario di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, dove dirige l’Istituto di Storia del cristianesimo e professore invitato presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Tra le sue pubblicazioni: La purificazione della memoria. Il compito della storia tra oblio e revisionismi (Edb, 2001), Gli anni difficili. Lorenzo Milani, Tommaso Fiore e le “Esperienze pastorali” (Il Pozzo di Giacobbe, 2008). Ha collaborato a Cristiani d’Italia. Chiese, società, Stato - 1861-2011 (Treccani, 2011). È coautore assieme a monsignor Raffaele Nogaro di Papa Francesco e i pentecostali. L’ecumenismo del poliedro, di prossima uscita per i tipi del Pozzo di Giacobbe.

Documento inserito il: 21/08/2015
  • TAG: prima guerra mondiale, grande guerra, grande menzogna, milite ignoto, intesa, centenario
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