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Escursione storica sull'Altopiano della Bainsizza a quota Papa

Le battaglie ed il Generale Achille Papa

Domenica 15 febbraio 2015, gli amici si ritrovano per una escursione sull'Altopiano della Bainsizza, a ridosso di Gorizia, luogo di battaglie durante la I Guerra mondiale. Un’ escursione per conoscere il territorio e gli eventi ma soprattutto le gesta del generale Achille Papa che vi trovò la morte sul Monte Gomila (quota 816m), dopo la XI battaglia dell’Isonzo. Una figura di soldato e di uomo, unica, straordinaria, dimenticata.


Il Percorso

Prima di iniziare porteremo alcune auto a Sveto mentre altre si fermeranno a Ravne.


Prima parte del percorso guidata da Sergio Stibelli:

In direzione Ravne, poco prima del paesino di Zabrdo (520 slm), si seguirà verso destra (est) una mulattiera di guerra che incrocia una carrareccia più ampia, svoltando a sinistra si oltrepassa un monumento ai partigiani e si giunge in vista dell'abitato di Madoni. Senza entrare tra le case si prende sulla destra il sentiero per quota Papa (816 slm) dove è sistemato il monumento a poca distanza dal luogo dove fu colpito il generale Papa. Dopo la visita si ridiscenderà a Madoni e lungo i prati si attraverserà l’altipiano della Bainsizza fino a Sveto (750 slm).


Seconda parte del percorso guidata da Sergio Spagnolo:

Nei pressi di Sveto condurrà il gruppo nel punto preciso (conosciuto da pochissime persone) dove sorgevano le baracche del posto di medicazione della 10° Compagnia della 78° Sezione di Sanità.
In quel luogo giunse da Dragovice il Prof. Baldo Rossi, Primario dell’Ospedale Mobile Città di Milano che operò sul posto il Generale Papa che vista la gravità della ferita dovuta al proiettile “deformato” era assolutamente intrasportabile, morirà in ogni caso fra le braccia del cappellano Don Pietro Rigorini e sul posto leggeremo una sua lettera indirizzata a Teresina Papa.
Riprese le auto si scenderà a Ravne e recuperate le altre auto ci dirigeremo in una Gostilna per un momento di relax.

Sarà presente una delegazione del Museo Storico del Nastro Azzurro di Salò (BS) che ha ereditato il lascito della Famiglia Papa e il Presidente del museo eccezionalmente porterà in visione alcuni cimeli appartenuti al generale Achille Papa.
Tutto ciò è finalizzato a promuovere e far conoscere quello che si stà facendo per il ripristino della chiesetta di Plava, per questo motivo il Prof. Stibelli ha redatto un opuscolo sul generale Giovanni Prelli, comandante la divisione che combattè sulla q. 383 di Plava. E' previsto un dopo-escursione a Plava per visitare la chiesetta e per chi lo vorrà, un ristoro presso la Gostilna Dermota (da prenotare alla Casa Rossa).
La durata dell'escursione sarà di circa 4,30 ore dal punto di partenza, con soste e spiegazioni, regolarsi di conseguenza per un eventuale pranzo al sacco.
Sulla quota e fino a Sveto ci sarà un po' di neve compatta: si raccomanda abbigliamento e scarponi adatti al clima, utili le ghette.
Il percorso ad anello è di circa 10 Km di lunghezza.
Per chi lo desidera, saranno disponibili le copie del nuovo memoriale legato alla raccolta fondi per la chiesetta di Plave, dal titolo: "La guerra vista da un idiota" di Giuseppe Personeni, per ulteriori informazioni sul volume: prochiesadiplave@tiscali.it


Achille Papa nacque a Desenzano del Garda il 23 Febbraio 1863 da una famiglia modesta e laboriosa, il padre aveva un negozio di mercerie, la madre Teresa Girardini e tre figli Lucia, Ulisse ed Achille. Il padre soleva dire un figlio alla famiglia e l’ altro alla Patria. Così Ulisse mandò avanti il negozio di famiglia fino al 1933 ed Achille frequentò l’ Istituto Tecnico di Brescia, le scuole Candelero a Torino ed entrò alla Scuola Militare di Modena nel Luglio 1880.
Serio, studioso, di poche parole manifestò fin da giovane due grandi passioni, la montagna e gli studi storico militari.
La carriera militare iniziò come tenente nel 5° Reggimento Alpini e promosso capitano passò al Battaglione Susa del 4° Reggimento Alpini. Nel 1890 incontra la futura sposa ma solo dopo cinque anni, raggiunto il livello di reddito previsto per gli ufficiali può sposarla.
Dall’unione nacquero i figli, Teresina (1899), Mariuccia (1901) e Tonino (1905). Agli inizi del 1915, dopo 34 anni nell’ esercito, affrontò gli esami per la promozione a colonnello. Si preparò con grande impegno ma confessò alla moglie la propria preoccupazione che un eventuale insuccesso lo facesse sfigurare di fronte ai figli e che ciò avrebbe potuto legittimare un loro minore impegno scolastico. Superò gli esami in modo brillante con assegnazione immediata ad un reggimento a Roma, sede ambitissima.
Nonostante gli impegni della carriera il Colonnello era un padre attento e tenerissimo, non diede ai figli un solo scappellotto ne ebbe mai bisogno di alzare la voce per farsi obbedire ma era assai severo, esigente ed allevò i figli nella più grande modestia. Quando lo stipendio divenne alto per l’ epoca, 800 lire mensili, si preoccupò e disse alla moglie “non vorrei che i figliuoli ora credessero di poter vivere con maggiore larghezza “.
Per sé stesso si atteneva alla più stretta economia, ma non perché fosse tirchio ma per parsimonia; al fronte fu visto infinite volte chinarsi a raccogliere bossoli vuoti ed altro materiale da recuperare. Per contro riteneva un dovere spendere denaro in carità.
Durante il I conflitto mondiale, il battesimo del fuoco avviene al Sass di Stria al Passo Falzarego, una operazione preparata con meticolosità, un assalto di sorpresa per conquistarne la cima che si realizza ma la mancanza di comunicazione tra i reparti, le erronee valutazioni dei fatti da parte dei sottoposti, la lentezza degli ordini portati a piedi, fanno fallire la sorpresa e la cima ritorna in possesso del nemico. Questa azione fa riflettere profondamente il Colonnello sulla necessità di stare vicino alla linea del fuoco per capire la situazione e dare ordini tempestivi. D’ora in poi sarà così. Sua grande preoccupazione sarà limitare le perdite, costruire posizioni, trincee, camminamenti, per risparmiare, proteggere i soldati, ispezionare il fronte, parlare con la truppa, ascoltare i suoi ufficiali. Questo i soldati lo capiranno, lo seguiranno ed ameranno.
Il 30 Novembre del 1915 giunge la promozione a generale e l’ ordine di assumere il comando della Brigata Liguria nella zona del Krn - Monte Nero. La brigata Liguria opera sui monti Sleme, Mrzli, Vodil nell’inverno e primavera del 1916. Nell’aprile del 1916 al Generale viene affidato il comando del Presidio di Caporetto. Si dedica ad opere civili, strade, scuole, fognature, cimiteri, acquedotti e riattiva l’agricoltura tutto questo per trovare un modo di comunicare con la popolazione slovena che da alquanto ostile cambia atteggiamento radicalmente.
Il Generale nota che le strade sono piene di bambini affamati, sporchi, molti orfani. D’impulso decide di dar vita ad un ricreatorio in mezzo al disinteresse ed ostilità delle gerarchie militari già fin troppo occupate a fini bellici. Chiede l’aiuto alla professoressa Adele Rivera che a Brescia era stata insegnate delle figlie all’Istituto Femminile di Famiglia. Egli scrive: ”tra una cannonata e l’altra, sto costituendo un ricreatorio per cercare di raccogliere un centinaio di creature e toglierle dalla strada… daremo la refezione ma occorrerebbero giocattoli, dolci, scarpine, qualche vestitino… grazie anticipatamente”. La brava insegnante mobilita le allieve dell’Istituto ed arrivano abiti, dolci calzature, una bambola ed una automobile a pedali. E’ solo l’inizio di una gara di solidarietà, Brescia diviene madrina di quella istituzione lontana e singolare. Presto le vicende belliche allontaneranno Achille Papa tuttavia non dimenticherà mai il ricreatorio sulle cui vicende si terrà informato.
Il 21 Maggio del 1916 al Generale viene ordinato di spostarsi con la brigata nel vicentino per parare la minaccia della Strafexpedition. L’attesa in pianura si protrae, l’indugio gli pare assurdo e capita l’occasione di incontrare il Re in visita al fronte pericolante. Avvicina il Re che lo riconosce avendolo visto più volte e il Re gli chiede: ”Ma lei è ben sicuro della sua Brigata?”
“Maestà ho la brigata nel pugno della mia mano. Non attendo che di essere messo alla prova con i miei uomini“. Il Re resta vivamente colpito, tace e se ne va. Passano altri giorni, il Generale fa un salto a Vicenza per portare le condoglianze alla vedova di un amico, il Tenete Colonnello Marchetti caduto in combattimento, ed il fatto lo induce ad avviare con la moglie un discorso penoso finché in tempo. Accennando alla visita alla vedova le scrive: “Ha potuto liquidare una pensione annua di 2.000 lire, se io mancassi tu non liquideresti che poco di più. Ma al caso provvederà Teresina, Mariuccia intanto che matura Tonino”. Teresina degna erede spirituale rispetterà la consegna, quando il padre verrà a mancare sarà lei il sostegno efficace della famiglia.
Sul fronte la situazione si è fatta gravissima, il 3 giugno è caduto il Cengio, alla Brigata Liguria giunge l’ ordine di portarsi in linea sul monte Zovetto sull’Altipiano d’Asiago. Il Generale Papa, pur con poco tempo a disposizione appresta opere difensive deciso ad una resistenza ad oltranza, contro il parere di quattro generali incontrati mentre saliva dalla pianura. Il 13 giugno inizia il bombardamento austriaco sulle postazioni dello Zovetto e nei giorni dal 14 al 17 giugno si susseguono attacchi sempre più accaniti di quattro reggimenti di fanteria e due battaglioni Kaiserjager appoggiati da duecento pezzi di artiglieria . La Brigata Liguria non cede e contrattacca. Il Generale Papa è angosciato dal pensiero che tutta quella strage possa essere inutile, se gli austriaci passassero egualmente, la sua carriera sarebbe troncata ed i sacrifici sarebbero stati inutili. La Brigata Liguria su un totale di 5.400 uomini ha avuto 2.000 caduti e feriti, perso metà degli ufficiali. Il 18 giugno l’offensiva si esaurisce, la Strafexpedition è stata fermata, gli austriaci si ritirano. Per l’ azione sullo Zovetto il Generale viene insignito dal Re dell’ Ordine Militare di Savoia, con la raccomandazione di non andare in prima linea.
Cosa che il Generale non osserverà.
Il riposo della “Liguria” dura solo due settimane, la nuova destinazione è il Pasubio. Qui le doti militari ed organizzative del Generale si esprimono al massimo, il Pasubio diviene una fortezza con 50 km di trincee e camminamenti, 10 km di gallerie, 50 km di strade scavate nella montagna, 12 km di teleferiche. La conquista del Dente austriaco è l’obiettivo di una feroce offensiva nel settembre ottobre del 1916 che dopo molteplici assalti si conclude con molte perdite e nulla di fatto. Le formidabili fortificazioni su entrambi i fronti rende impossibile il successo con un attacco. La guerra si trasferisce nel sottosuolo, è guerra di mine sul Pasubio, la galleria Papa lunga 192 metri, alta 2 e larga 3 metri è il cardine del complesso sotterraneo che dal Palon si estende sotto il Dente Italiano contro il Dente austriaco. Il Generale non stese i progetti esecutivi di tutte quelle opere fatte dal Genio diretto dal generale D’Havet ma mise tutti ai lavori. La vicinanza con la pianura permise qualche contatto con la famiglia, in una di queste occasioni passando da Treviso con l’ automobile del comando fece una puntata a casa.
Il figlio Tonino, dodici anni, chiese al padre di fargli fare un giretto. Il padre lo prese con affetto vicino a se e gli disse che era un automezzo dell’ esercito da usare solo per ragioni di servizio.
Nel luglio del 1917 cominciano i preparativi per la XI battaglia dell’ Isonzo e la I Armata deve cedere truppe da inviare sull’ Isonzo. Tra le altre viene scelta la 44a Divisione del Generale Papa. Il trasferimento assolutamente inatteso dopo tutte le opere e battaglie che lui ed i suoi soldati avevano fatto sul Pasubio, suscitò nel Generale una profonda amarezza. Ottenne che la Brigata Liguria restasse sul Pasubio e con la 44a divisione, assegnata alla II Armata, entrò in linea nel settore della Bainsizza il 16 Settembre. Il 29 conquista il “Fagiolo”, posizione degli austriaci sulla quota 800 di Madoni. La sistemazione difensiva della quota impegna il Generale che individua un tratto debole che vuole ispezionare. Un ufficiale, rispettoso ma deciso, lo ferma, “ Non vada avanti signor generale su quel tratto un cecchino spara e non sbaglia un colpo”. Achille Papa si ferma ma non dimenticherà quel punto debole che in breve lo spingerà fatalmente a ritornare. Nella mattina del 5 Ottobre il Generale ritorna alle posizioni del Fagiolo e con il Capitano Briglia ispeziona il fronte attorno alla cima 5. C’è nebbia, il fronte è tranquillo, il Generale si sporge un attimo e la nebbia cacciata da un improvviso alito di vento mette in perfetta visibilità i due ufficiali. Gli Austriaci vigilano, il cecchino in agguato prende la mira e fa partire il colpo. Il proiettile trapassa il braccio del Capitano ed entra sulla destra nel petto del Generale che cade seduto. Invano ci si prodiga nei soccorsi, dopo poche ore egli muore a Sveto. A quota Papa nel 1936 venne eretto un monumento a forma di piramide che negli anni della seconda guerra venne demolito dai partigiani. Teresina continuò a custodire le memorie del padre e nel dopoguerra si prodigò per ottenere che fosse ricostruito il monumento a quota Papa. Erano gli anni di Tito ed i rapporti con le autorità jugoslave erano difficili, Teresina insistette, mandò la biografia del padre a Tito, (dalla quale Vittorio Martinelli scrisse il libro, ora introvabile, “Un Generale bresciano nella Grande Guerra“).
Dopo averla letta Tito disse: “Era uno come me, stava in prima linea” e nel 1971 autorizzò il nuovo monumento. Teresina morì a 92 anni e fino a pochi anni prima veniva ogni 5 Ottobre a quota Papa.
Documento inserito il: 09/02/2015

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