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La cultura e la religione nell’impero romano nel III secolo d.C.

del Prof. Giovanni Pellegrino


In questo articolo prenderemo in considerazione la cultura e la religione nell’ impero romano nel III secolo d.C.

La cultura del III secolo d.C. è poco conosciuta, infatti quasi nessun lavoro letterario è sopravvissuto.
Tuttavia un capitolo importante dell’attività intellettuale di quel periodo storico è rappresentato dalla cultura giuridica. L’età dei Severi è l’età di importanti giuristi quali Paolo Ulpiano e Modestino. Dei contenuti della loro opera ci dà informazioni il “Tigesto” una compilazione giuridica dell’età di Giustiano.
Sappiamo di più sulla letteratura greca di questa età in particolare della filosofia neo platonica rappresentata soprattutto da Plotino e dai suoi seguaci.
I neoplatonici continuavano tradizioni filosofiche razionalizzanti con una fede fervente nel politeismo sincretistico cercando di contrastare le religioni misteriche orientali e il cristianesimo.
A scrivere in greco la storia di Roma ci pensarono Cassio Dione ed Erodiano mettendo in mostra l’ormai completa integrazione dei Greci nell’impero romano. In particolare Erodiano definisce l’impero romano con la significativa espressione “il nostro impero romano“. Dobbiamo mettere in evidenza che i Greci stessi cominciarono a definirsi “Romani”.
Per quanto riguarda le belle arti si osserva una loro decadenza o piuttosto la loro evoluzione verso un mutamento dell’ideale estetico. Venne gradualmente abbandonata la rappresentazione fedele della realtà e della personalità individuale che venne sostituita da uno schematismo di pose e di tratti.
Nell’architettura il fenomeno dominante fu la crisi dell’urbanesimo tradizionale sostituita da un’urbanistica destinata a soddisfare le esigenze della difesa.
Il riutilizzo di vecchi frammenti e di elementi architettonici per nuove costruzioni rivela le difficoltà economiche di quel periodo storico, uno dei più difficili e problematici della lunghissima storia dell’Impero romano.
Infatti il III secolo d.C. fu caratterizzato da una evidentissima crisi economica e sociale che colpì tutte le classi sociali e tutti i territori dell’impero romano. Solamente le sontuose ville dei latifondisti continuarono a fare sfoggio di sé insieme al grande tempio che a Roma l’imperatore Aureliano dedicò al dio Sole.
Molto interessante fu anche l’evoluzione della religione in questo periodo storico.
I culti tradizionali pur sempre in vigore persero popolarità come anche il culto imperiale. Sebbene lo Stato continuasse a pretendere tale culto e sebbene continuasse a essere celebrato divenne soprattutto una prova di fedeltà politica all’imperatore e una sorta di dovere civico.
Nella sempre maggiore “anomia religiosa” esistente nell’impero le masse cercarono altri dei e altri orizzonti spirituali. Le divinità straniere specialmente quelle orientali rimasero sempre di moda ma se alcune videro aumentare i propri adepti (vedasi il caso del dio Mitra) altre persero un certo numero di fedeli.
In tale periodo storico i moltiplicarono anche le manifestazioni di superstizione e di occultismo ed inoltre la magia trovò un notevole numero di adepti. Fu proprio per rispondere a questo clima di magia e superstizione che l’imperatore Aureliano cercò di imporre senza successo il culto unitario e unificante del “Sol Invictus”.
Non deve assolutamente sorprendere il fatto che in tale periodo storico molte persone praticassero la magia e le arti divinatorie. Infatti come tutti i sociologi o gli storici sociali sanno nei periodi di crisi molte persone si rivolgono alla magia e all’astrologia perché cercano in tal modo di assumere il controllo degli eventi e delle altre persone avendo perso la fiducia nelle strategie razionali finalizzate ad assumere il controllo sull’ambiente esterno e sugli altri uomini.
Anche le stesse arti divinatorie a cominciare dall’astrologia nei periodi storici nei quali il futuro diventa incerto e fonte di ansia si cerca di avere informazioni sugli eventi futuri utilizzando le arti divinatorie in generale e l’astrologia in modo particolare.
Nel periodo compreso tra la morte di Commodo e gli inizi del regno di Diocleziano il fenomeno spirituale e sociale più rilevante ed importante fu rappresentato dalla crescita del cristianesimo. La religione cristiana riuscì in tale periodo storico a fare adepti e a coinvolgere sempre più i componenti di tutti i livelli sociali. Inoltre il cristianesimo riuscì a conquistare adepti in tutte le province dell’impero romano. Ciò avvenne perché la crisi ideologica morale e spirituale stava ormai investendo tanti strati della società romana.
Gli individui reagirono a questo stato di cose angosciante e frustrante in modo diverso: vi fu chi si rivolse allo scetticismo e incredulità, che venne attratto dalla magia o dalla mistica dei culti orientali e chi invece trovò nella religione cristiana l’alternativa cercata al clima di crisi imperante. Certamente la grande coerenza dimostrata fino al martirio numerosissimi cristiani ebbe il suo peso nel crescente successo del cristianesimo ma senza dubbio se non fosse esistito tale clima di crisi la religione cristiana avrebbe faticato molto di più a conquistare un numero sempre crescente di adepti.
Le comunità cristiane aumentarono si diffusero in tutte le città più importanti dell’impero romano e cominciarono ad avere tra loro stretti contatti. Si strutturarono meglio al loro interno sia dal punto di vista organizzativo sia amministrativo. La direzione delle comunità passò nelle mani di speciali membri a ciò preposti scelti dal resto della comunità: presbiteri, diaconi e vescovi. Questi ultimi si riunivano in assemblee come sinodi o concili per prendere decisioni importanti e discutere intorno ai dogmi della fede.
Il vescovo più importante era quello di Roma la più grande città dell’impero sede della più grande comunità cristiana.
Il III secolo d. C. annoverò le due più violente persecuzioni scatenate contro i cristiani. Infatti Decio e Valeriano perseguitarono in maniera sistematica i cristiani di tutto l’impero romano.
Molti andarono incontro al martirio con grande coraggio, ma ci furono anche altri che per evitare il martirio rinnegarono la propria fede. Questi ultimi i cosiddetti Lapsi rinnegarono la loro religione accettando di fare sacrifici all’imperatore.
Ma questi sono anche i secoli nei quali nacquero all’interno delle comunità cristiane le prime forme di eresie: il montanismo, dal nome del profeta Montano, apparve alla fine del II secolo d.C, mentre poco dopo fu la volta del donatismo dal nome del vescovo Donato.
I seguaci del montanismo erano contrari all’universalismo della religione cristiana colpevole a loro dire di aver cercato dei compromessi con lo Stato pagano e di aver cominciato ad accumulare beni e proprietà. Viceversa i seguaci del montanismo esortavano i propri fedeli a rinunciare alle ricchezze terrene e a condurre una vita improntata sul lascitismo.
Derivazione del montanismo fu il donatismo. Infatti il vescovo Donato in Africa si mise a capo di una corrente di montanisti intransigenti. Essi decisero di rifiutare il perdono a tutti coloro che durante le persecuzioni di Decio e Valeriano avevano rinnegato la religione cristiana. Dobbiamo altresì mettere in evidenza che malgrado le ostilità e le persecuzioni il mondo romano fu l’unico spazio dove la fede in Gesù Cristo poté svilupparsi e progredire alla fine dell’antichità.
Concludiamo tale articolo riguardante la cultura e la religione nel III secolo d.C. mettendo in evidenza che in alcune province dell’impero romano fecero la loro comparsa manifestazioni culturali preromane.
Per fare un esempio concreto, in Gallia i nomi celti nelle iscrizioni sono così numerosi d’aver indotto gli storici a parlare di “rinascimento celtico”. La storiografia ha messo in evidenza che fenomeni simili, sebbene meno visibili, si manifestarono anche nelle altre province occidentali dell’impero. Tuttavia tali fenomeni sono stati molto meno studiati dagli storici rispetto a quanto è stato fatto per il “rinascimento celtico”.
Comunque sia gli studiosi di storia sono convinti che sia necessario approfondire lo studio delle cause che portarono alla comparsa in alcune province dell’impero romano di tali manifestazioni culturali precedenti alla conquista romana.
In ogni caso non esiste nessun dubbio che il III secolo d.C. fu nell’impero romano un periodo storico pieno di conflitti e di contrasti che interessarono molti settori della vita sociale politica economica e religiosa.
Proprio per dare ragione il III secolo è uno dei periodi più travagliati della storia dell’impero romano.


Nell'immagine il busto dell'imperatore Decio. Nel corso dei suoi due anni di regno (249-251 d.C.) si susseguirono le persecuzioni contro le comunità cristiane.

Documento inserito il: 21/02/2023
  • TAG: paolo ulpiano, modestino, cristianesimo, paganesimo, impero romano, commodo, decio, persecuzioni, martirio

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