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La vita dei primi Cristiani

Gesù aveva affidato agli Apostoli il compito di portare a tutti i popoli il messaggio della nuova fede. Essi iniziarono a viaggiare predicando la parola del Signore; inizialmente gli incontri avvenivano nelle sinagoghe e, quando i cristiani si separarono nettamente dagli Ebrei, gli incontri avvenivano in case private e successivamente in particolari luoghi di culto: le chiese. Nel corso del I secolo , il Cristianesimo si diffuse soprattutto fra le classi più umili, mentre nel II secolo cominciarono ad aderire alle comunità cristiane anche degli appartenenti all’aristocrazia. Nel contempo la nuova dottrina, che fino ad allora aveva propri fedeli soprattutto nelle grandi città come Gerusalemme, Antiochia, Alessandria d’Egitto e Roma, iniziò ad avere una certa diffusione anche nei centri minori. La predicazione era agevolata dal fatto che, data l’estensione dell’Impero Romano, era possibile effettuarla in un’unica lingua. Spesso, l’origine delle prime chiese dell’Italia Meridionale , della Gallia e della Spagna era dovuta a Cristiani provenienti dall’Oriente, che erano soliti frequentare i porti del Mediterraneo per i loro traffici mercantili. I primi Cristiani erano molto uniti e si aiutavano vicendevolmente nel momento del bisogno, mettendo a disposizione dei meno fortunati il frutto del loro lavoro. Nessuno di loro considerava come proprietà esclusiva ciò che possedeva. Tutto era in comune e chi possedeva case o terreni li vendeva e distribuiva il ricavato fra tutti in base alle neccessità di ciascuno. Agli inizi del Cristianesimo risalgono le origini della Messa. Si trattava di una cena, in occasione della quale si riunivano tutti i membri di una comunità. Questa cerimonia si teneva la sera della domenica ed aveva lo scopo di far rivivere la cena consumata da Gesù e dagli Apostoli la sera precedente la Passione. Nel III secolo le comunità iniziarono ad essere coordinate da un gruppo di anziani denominati presbiteri, che erano guidati nella loro opera da un Vescovo; presbiteri e vescovi erano aiutati nel loro compito dai diaconi, persone che pur non essendo sacerdoti potevano, in caso di neccessità svolgere determinate mansioni in sostituzione dei celebranti. Ogni città aveva un proprio vescovo, che era il capo della Chiesa locale; i presbiteri erano i suoi consiglieri, mentre i diaconi, oltre a fornire un aiuto materiale nello svolgimento delle funzioni sacre, dovevano anche occuparsi delle opere di carità della Chiesa. Inizialmente il Cristianesimo suscitò una certa simpatia per le forme di vita seguite dalle prime comunità. In seguito iniziarono a trasparire nelle singole persone e nelle masse segni evidenti di disprezzo e odio che sfociarono poi in vere e proprie persecuzioni, che portarono alla morte di migliaia di innocenti. Tra i motivi che nel mondo romano portarono a queste persecuzioni, c’era il fatto che i Cristiani si rifiutavano di adorare l’Imperatore e la dea Roma, non partecipavano alle feste nazionali, alle opere teatrali e a diverse altre manifestazioni civili contrarie alla morale cristiana. Per questi motivi essi erano visti dallo Stato come potenziali nemici che minavano con la loro predicazione le basi dell’Impero. Le masse popolari iniziarono a diffondere calunnie nei confronti delle comunità Cristiane, accusate di svolgere pratiche religiose delittuose. Sulla base di queste false accuse, il Cristianesimo venne considerato una religione illecita e venne proibita. Nel I secolo, sotto Nerone ebbero inizio le prime grandi persecuzioni; vittime eccellenti di questa prima azione furono gli apostoli Pietro e Paolo. Altre misure ostili vennero assunte sotto il regno di Domiziano; Traiano si oppose alla nuova religione solo perchè riteneva che fosse pericolosa per la stabilità dell’Impero, senza tuttavia infierire come già avevano fatto alcuni dei suoi predecessori. Nel III secolo la struttura organizzativa della Chiesa era completata e l’autorità dei vescovi nei centri principali aumentava sempre più. L’Impero si accorse a questo punto che al suo interno esisteva una forza che, pur non disponedo di un esercito, in base ai suoi principi morali lo giudicava e lo condannava. Per questo motivo, sotto gli Imperatori Decio (249-251), Valeriano (253-260) e Diocleziano si tentò di stroncare con la forza il Cristianesimo attuando le più feroci e crudeli persecuzioni dalla storia dell’Impero. Gli imperatori successivi, adottarono invece una politica diversa, più conciliante, con lo scopo di procurarsi un’alleanza con la Chiesa. A causa delle persecuzioni i Cristiani iniziarono a seppellire segretamente i loro morti, e tra questi i primi martiri, in cimiteri sotterranei chiamati catacombe, che in alcuni casi vennero anche utilizzati come luoghi di culto. Questi sotterranei erano costituiti da una serie di gallerie piuttosto strette che si sviluppavano su più piani e alle quali si accedeva per mezzo di scale. Ai lati di queste, vi erano alcuni vani dai quali, attraverso dei pozzi verticali giungeva la luce . Le pareti e le volte di queste stanze erano dipinte con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, oppure con simboli che rappresentavano la nuova fede ed in particolare: la vite, che rappresentava Gesù; il ramoscello d’ulivo , che rappresentava la pace; l’agnello che significava purezza e nel contempo rappresentava Gesù; la colomba recante nel becco un ramoscello d’ulivo, rappresentava invece la speranza nella vita eterna. Il valore più simbolico spetta però al pesce, poichè le lettere che compongono il suo nome in greco, corrispondono alle iniziali delle seguenti parole: Gesù Cristo figlio di Dio salvatore. Molto frequente era anche l’immagine rappresentante il Buon Pastore che porta sulle spalle una pecorella e che rappresentava Gesù, che abbandonate le novantanove pecore del gregge salva la pecorella smarrita.


Nell’immagine, l’interno di una catacomba nei pressi di Roma. Documento inserito il: 20/12/2014

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