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Storia dell'uomo dalle origini ad oggi. Settima Puntata

di Alberto Sigona


DALLA CIVILTA’ ROMANA ALL’AVVENTO DEI BARBARI


L’Impero Romano


L'Impero di Roma comprendeva la parte più bella della Terra, e la porzione più civile del genere umano”.
Edward Gibbon


L'inizio dell'epopea romana

Attorno al I millennio a.C. fra i popoli che abitavano l'Italia (Veneti, Liguri, Siculi, Sardi, Sanniti, Lucani, Umbri, Piceni, Latini…) spiccavano gli Etruschi (unione di comunità italiche o popoli provenienti dall’oriente?), che nel corso del loro tragitto evolutivo si affermarono come una delle più progredite civiltà dell'Italia protostorica. Verso il 900 a.C. (ma la data è molto approssimativa) inizierà il lungo processo di formazione della futura città di Roma (proprio la civiltà etrusca ebbe una profonda influenza sulla nascente civiltà romana), che in origine è un semplice villaggio di pastori, commercianti ed agricoltori di varie etnie (compresi Latini, Sabini, Greci…). Dopo una lunga epoca monarchica (che ci ha lasciato poche testimonianze storiche, forse intrecciate con la fantasia), nel 509 a.C (in parallelo con l’espulsione dei tiranni in Grecia) verrà instaurata la Repubblica (retta da un Console), e ben presto Senato, magistrature e assemblee cittadine si porranno alla base del progredito e democratico modello politico romano (per una forma di governo che rimarrà pressoché inalterata per secoli). Roma, probabilmente grazie ad un cospicuo commercio (favorito da un'agricoltura molto produttiva) con i popoli vicini, prosperò economicamente e col tempo s’ingrandì sino a diventare una città importantissima, capace di sottomettere altre zone della Penisola (nel 493 a.C. assunse il dominio del Lazio). Affermato un dominio efficace sulla penisola italiana (verso la metà del III secolo a.C. il dominio romano abbracciava l’intera penisola fino alla linea che va da Rimini al fiume Magra, escludendo quindi le isole e la Pianura Padana o Gallia cisalpina), Roma poteva iniziare a guardare oltre, per puntare ad espandersi al di fuori della terraferma italiana. La prima sortita bellica di Roma al infuori dell'Italia si ebbe con le “guerre puniche”, condotte contro Cartagine, una ex colonia fenicia della costa settentrionale dell'Africa, emancipatasi fino a svilupparsi in un potente Stato. Queste guerre, iniziate nel 264 a.C. e concluse nel 146 a.C., furono probabilmente i più estesi conflitti mai conosciuti dal mondo antico e – dopo aver rischiato di porre fine all'epopea romana (vedi nota a piè di pagina)(1) - segnarono l'ascesa di Roma al ruolo di potenza egemone del Mediterraneo occidentale. Le diverse fasi della guerra, infatti, portarono Roma a conquistare la Sicilia, la Sardegna, la Corsica, la Pianura Padana, la Spagna, l’Africa settentrionale e, subito dopo la fine delle guerre, la Macedonia, l’Asia Minore e la Grecia. Nel 146 a.C. Roma era ormai padrona di quasi tutte le terre che si affacciavano sul Mare Mediterraneo (le prime conquiste romane al di fuori della Penisola italica furono in terra spagnola).


L'avvento del “divo” Giulio

Verso la fine del II secolo a.C. la repubblica romana inizierà ad attraversare una lunga crisi economica, sociale, politica ed istituzionale, così le lotte sociali, la violenza e gli intrighi di palazzo lambiranno lo zenit, sfociando spesso persino in sanguinose guerre civili (come quella che vedrà contrapposti gli Ottimati ai Popolari) e nell’assassinio di diversi personaggi di potere. A ristabilire l'equilibrio interno ci penserà un grande uomo politico destinato ad entrare nella leggenda: Giulio Cesare. Egli in breve tempo riuscirà ad accentrare su di sé tutto il potere (sino a farsi nominare Dittatore a vita), trasformando in pratica la Repubblica in una Monarchia assoluta. Ad accrescere in maniera esponenziale la sua fama contribuiranno le sue conquiste territoriali in Gallia (su per giù nell'odierna Francia), che avrebbero dato il via ad una energica espansione territoriale destinata dopo di lui a proseguire per molto tempo. Ma la parabola di Cesare si sarebbe interrotta bruscamente nel 44 a.C., morendo barbaramente assassinato a pugnalate da 23 congiurati, senatori che gli tesero un agguato nell’aula del Senato (i cui componenti ormai mal tolleravano lo strapotere di una sola persona).


L’apogeo dell’Impero

Alla morte di Cesare seguirà un breve periodo di instabilità che si concluderà però con la salita al potere di Ottaviano (successore designato da Cesare stesso), che proseguirà con tenacia il programma assolutistico del suo predecessore, sino a farsi proclamare Imperatore (nel 28 a.C.), chiudendo definitivamente, sia de facto che de iure, l'era repubblicana. Con Ottaviano - poi soprannominato Augusto - l’Impero fu ulteriormente ingrandito da nuove conquiste - Egitto(2) compreso - e toccò l’apogeo sotto svariati aspetti, da quello organizzativo a quello economico, facendo vivere alla popolazione un periodo di relativa pace e prosperità (vi fu anche un grande sviluppo culturale ed architettonico). Augusto, prima come Console e poi come Imperatore, governò in pratica dall’età di 19 anni sino alla vecchiaia (sino al 14 d.C.), lasciando ai suoi successori, dopo 57 anni di regno, un Impero al massimo dello splendore. Dopo il leggendario Augusto l'Impero avrebbe continuato la sua eccezionale espansione, rafforzando la propria solenne magnificenza. Sul trono romano si sarebbero alternati grandi Imperatori - come Tiberio, Claudio (che inizierà la conquista della Britannia), Vespasiano (durante il suo “mandato” iniziò la costruzione del Colosseo, il più importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento dell'Antica Roma che sia giunto fino a noi), Marco Aurelio, Traiano ed Adriano - ad Imperatori dalla personalità oscura e bizzarra (come Caligola, Nerone o Commodo), per un Dominio che (pur fra luci ed ombre) sarebbe riuscito a vivere un paio di secoli di fama e di gloria.


Il lungo declino

Nel 235 l’Imperatore Alessandro Severo fu assassinato, e da quel momento l’Impero, che negli ultimi anni aveva visto l'inasprirsi di conflitti politici interni di varia natura iniziati decenni addietro, cadde in un lungo periodo di grande confusione ed anarchia istituzionale (con gli intrighi di palazzo e gli omicidi di uomini illustri ed imperatori a farla da padroni); il Senato ne sarebbe risultato sempre più svuotato di potere e prestigio, mentre l'Imperatore sarebbe stato tenuto costantemente “in ostaggio” dall'esercito, con la “spada di Damocle” di una congiura di palazzo che un giorno o l'altro potesse attentare alla sua vita: era la chiara espressione di una seria involuzione strutturale che avrebbe esposto l'Impero alle incursioni nemiche. Ciò difatti favorì le incursioni dei barbari (popoli stranieri poco civilizzati come i Burgundi, i Marcomanni, gli Alemanni, i Visigoti, i Sassoni, i Franchi, i Sarmati, i Vandali...), i quali, dopo decenni di scontri e scaramucce varie con le truppe romane, attorno al 300 d.C. iniziarono a minacciare seriamente un impero sempre più “malandato”, che faticava non poco a difendere le frontiere dai propri pericolosi “vicini di casa”(3)...
Dopo un incoraggiante intermezzo recante la firma di Diocleziano e Costantino (ultimi grandi imperatori che avrebbero tentato di restaurare l'antico prestigio di Roma), la crisi dell'Impero sarebbe tornata a proseguire, lenta ma costante ed inesorabile, diventando irreversibile. L'apice del pericoloso fenomeno si verificò nel 378 ad Adrianopoli: qui i romani rimediarono una durissima sconfitta contro i Goti penetrati oltre il Danubio, per quella che fu la più catastrofica disfatta dell'Impero, in cui perì oltre metà dell'esercito d'Oriente. In seguito a quest'evento, traumatico per la direzione imperiale e per il sistema romano nel suo complesso, gli imperatori, incapaci di arrestare le invasioni militarmente, iniziarono a permettere ad interi regni stranieri di stabilirsi all'interno dei confini (in cambio di fedeltà ed aiuto in caso di guerra), il che di fatto si traduceva in una resa nei confronti dei popoli nemici, ed in una vera e propria perdita di territori. I regni barbarici cominciano così a proliferare in maniera esponenziale, fra l'impotenza di Roma, ormai incapace di frenarne l'avanzata inesorabile.


La fine di un'era

Col trascorrere degli anni l'impero sarà sempre più alle prese con un serio degrado istituzionale, vedendo via via ridimensionare la propria ampiezza territoriale, cedendo ulteriore terreno ai popoli limitrofi (come Vandali, Alani, Suebi, Gepidi, Angli, Sassoni, Svevi...). Nel 410 i Visigoti di Alarico misero a ferro e fuoco per alcuni giorni la “Città Eterna” (che fu depredata di tante ricchezze; molti romani furono stuprati, torturati, uccisi o schiavizzati), per un evento di proporzioni apocalittiche, passato alla storia come “Sacco di Roma”, che di certo fu emblematico riguardo alla triste sorte cui ormai stava andando incontro l’Impero romano d’occidente(4), ridotto sempre più ad una entità astratta, e che fu interpretato da molti come un’imminente fine del Mondo. Scriverà ad esempio San Gerolamo: “La luce del mondo si è spenta. L’impero romano è stato decapitato. La distruzione di una sola città ha distrutto il mondo”. Nel 455 i Vandali di Genserico “replicarono” con maggior impeto il Sacco di Roma di 45 anni prima, devastando la città per settimane: era il chiaro segnale che l'agonizzante Impero stava per crollare. Nel 476 i soldati germani arruolatisi nell'esercito romano pretesero dall'Imperatore l’assegnazione di nuove terre e di fronte al suo rifiuto si rivoltarono deponendo il poco meno che ventenne Romolo Augustolo per mano di Odoacre, un barbaro che era salito ai vertici dell’esercito (era il capo di una milizia di mercenari al servizio di Roma, fra cui Eruli e Rugi). Odoacre consegnò le insegne imperiali all’Imperatore d’Oriente Zenone, auto-dichiarandosene suo legittimo rappresentante (col Titolo di Patrizio romano) in Occidente(5). Zenone perciò diventava - almeno in teoria - il capo di un unico impero facente capo ad Oriente, cioè l'Impero che successivamente gli storici chiameranno Bizantino, il quale ingloberà i pochi territori rimasti dell'impero romano d'occidente, che così cessava di esistere definitivamente (diventando una provincia dell'Impero d'Oriente).


I perché della dissoluzione

Le cause primarie che fecero franare l’Impero più importante della storia dell’umanità furono molteplici, ed è difficile individuarne una su tutte. È vero, i barbari ebbero un ruolo fondamentale (negli ultimi due secoli avevano migliorato notevolmente le loro strutture politiche e militari) ma di certo fra le concause principali vi fu una marcata crisi economica che attanagliò l’Impero negli ultimi due secoli di vita. Essa fu dovuta alle spese sempre più ingenti che richiedeva il mantenimento di un esercito ormai di proporzioni gigantesche (è importante ricordare che l'esaurimento delle conquiste finì per rovesciare all'interno il peso economico delle milizie, che ormai servivano esclusivamente per difendere i confini), e che spinse i vari Imperatori dell’epoca a tartassare di tributi i cittadini romani (Diocleziano su tutti); di conseguenza molti di loro per non andare in rovina furono costretti a mettersi al servizio dei grandi proprietari terrieri (primi vagiti di un fenomeno di vassallaggio che si sarebbe rafforzato nell'Alto Medioevo) o a darsi al brigantaggio, rendendo più difficoltoso il commercio, il che peggiorò lo stato di miseria in cui versava gran parte della popolazione, per un effetto domino dagli esiti terribili. Le stesse incursioni barbare, mai così frequenti, resero ancor più pericolose le vie di comunicazione (infestate da pirati), causando una ulteriore diminuzione dei commerci ed aumentando di conseguenza la crisi economica, per un circolo vizioso senza fine. La crisi economica fu inoltre accentuata da varie epidemie che colpirono le zone dell’Impero proprio in quel periodo delicato per la stabilità, e dalla fine delle grandi spedizioni belliche, che aveva fatto venir meno una figura su cui si fondava il benessere romano, ovvero quella dello schiavo, che per secoli aveva permesso a tanti cittadini di vivere nell’agiatezza senza penare.

C'è da dire inoltre che negli ultimi decenni molti popoli barbari avevano iniziato ad integrarsi coi romani, occupando posti di rilievo persino nelle istituzioni, e molti di loro avevano cominciato ad essere arruolati come mercenari nell’esercito romano (che presto diverrà un vero esercito barbaro destinato, pensate, a combattere contro altri barbari), per un massiccio arruolamento (promosso per primo da Teodosio I) che via via avrebbe assunto proporzioni imponenti, non favorendo per nulla la solidità dell’Impero. Ciò, invero, fece venir meno la proverbiale organizzazione delle truppe, poiché i barbari non avevano molta dimestichezza con la disciplina romana, combattendo senza veri criteri, basandosi soltanto sulla forza e sul coraggio; inoltre, non essendo romani, avevano meno motivazioni a difendere l’Impero rispetto ai soldati autoctoni, ed in certi casi tramarono contro il loro stesso esercito, pensando soltanto a salire le gerarchie militari e ad arricchirsi; inoltre, essendo mercenari, pretesero col tempo sempre più denaro, accelerando quindi la crisi economica e il disfacimento dell’Impero.

Ma forse la causa primaria fu un'altra e riguarda la decadenza del potere centrale. Negli ultimi due secoli, infatti, vi fu un continuo avvicendarsi sul trono imperiale di Imperatori di estrazione non aristocratica, provenienti dalle gerarchie militari (che ottenevano il potere con la forza), poco inclini all'arte di governare un Impero (oggi diremmo che erano privi di nozioni di economia politica), anche perché l'enorme estensione dello stesso richiedeva una competenza maggiore rispetto a molti decenni prima...


Un bilancio finale

Nella sua massima espansione (nei primi due secoli dopo Cristo) Roma, avvalendosi di uno degli eserciti meglio organizzati della sua epoca nonché di un sofisticato apparato istituzionale, aveva dato vita ad uno degli imperi più grandi, efficienti e duraturi della storia dell’umanità. L'Impero si sarebbe esteso, in tutto o in parte sui territori degli odierni stati di: Portogallo, Spagna, Andorra, Francia, Monaco, Belgio, Paesi Bassi (regioni meridionali), Regno Unito (Inghilterra, Galles, parte della Scozia), Lussemburgo, Germania (regioni meridionali e occidentali), Svizzera, Austria, Liechtenstein, Ungheria, Italia, San Marino, Malta, Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Montenegro, Kosovo, Albania, Macedonia, Grecia, Bulgaria, Romania, Ucraina (Crimea), Turchia, Cipro, Siria, Libano, Iraq, Iran, Armenia, Georgia, Azerbaigian, Israele, Giordania, Palestina, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Arabia Saudita (piccola parte). In tutti i territori sui quali estesero i propri confini, i romani costruirono città, strade, ponti, acquedotti, fortificazioni, monumenti, esportando ovunque il loro ineguagliato (per l'epoca) modello di civiltà, e al contempo assimilando le popolazioni e civiltà assoggettate, in un processo così profondo che per secoli ancora dopo la fine dell'impero queste genti continuarono a definirsi romane.

Quello di Roma è considerato il più grande per gestione e qualità del territorio (5.957.000 km², popolazione massima: 120.000.000), organizzazione socio-politica, e per l'importante segno lasciato nella storia dell'umanità. La civiltà nata sulle rive del Tevere, cresciuta e diffusasi in epoca repubblicana ed infine sviluppatasi pienamente in età imperiale, è alla base dell'attuale civiltà occidentale, lingua compresa (la lingua dell’Impero era il latino, da cui poi nasceranno le attuali lingue neo-latine appunto).

Dopo la caduta dell’Impero occidentale, si sarebbe passati rapidamente dall’età antica al Medioevo, una lunga epoca nel corso della quale per tantissimi decenni l’umanità sarebbe tornata qualitativamente indietro di diversi secoli, ed avrebbe dovuto aspettare la fine del X secolo prima di tornare ad una vita in parte accettabile, almeno per i canoni dell’epoca.


Note:

(1) Verso il 216 a.C., durante la 2^ Guerra Punica combattuta contro Cartagine (all’epoca una grande potenza che aveva colonie commerciali lungo tutte le coste del Mediterraneo), Roma rischiò seriamente di capitolare. Cartagine, guidata dal mitico Annibale, dopo una serie di vittorie schiaccianti lungo la penisola italica, arrivò sino alle porte di Roma, senza tuttavia entrarvi, scegliendo stranamente di temporeggiare anziché assestare il colpo finale ai romani in ambasce (sinora gli storici s'interrogano sul perché di questa tattica controproducente: forse incisero l'isolamento geografico dalla madrepatria e la difficoltà nei rifornimenti). Così Roma, guidata da un abile generale come Publio Cornelio Scipione (a cui poi sarà dedicato un passaggio dell’Inno di Mameli), pian piano recuperò le posizioni perse, quindi ricacciò i Cartaginesi in Africa e poi nel 202 a.C. li sconfiggerà definitivamente a Zama nel loro territorio, ponendo fine all'epopea Cartaginese e dando il “la” all'espansione romana.

(2) All'epoca in Egitto regnava la “Dinastia Tolemaica” (esattamente la mitica regina macedone Cleopatra), nata dallo smembramento dell'Impero di Alessandro, con l''assunzione della corona da parte di Tolomeo I Sotere durante le “Guerre dei diadochi” (ebbero luogo tra il 322 ed il 281 a.C.), ovvero una serie di conflitti combattuti tra i generali di Alessandro Magno dopo la sua morte per contendersi il dominio del suo vasto impero, che avrebbero poi portato alla nascita dei Regni Ellenistici.

3Condotte inizialmente per fini di saccheggio e bottino da genti armate, a partire dalla seconda metà del IV secolo, le invasioni barbariche si trasformarono da semplici scorrerie in vere e proprie migrazioni di intere popolazioni, che da nomadi divennero stanziali, una volta conquistata un'area nel territorio dell'impero.

(4) Pochi anni prima l'Impero era stato diviso in 2 parti: Impero Romano d'Occidente e Impero Romano d'Oriente.

(5) Lo status giuridico a regnare in Europa rimarrà dell'Imperatore d'Oriente sino alla metà dell'ottavo secolo dopo Cristo; in quell'epoca (con qualche eccezione, in verità non rara), infatti, rimarrà in Occidente la percezione dell'Imperatore d'Oriente (specialmente dopo la creazione dell'Esarcato d'Italia, 584 d.C. circa) come figura tutelare e suprema, e si manterrà inoltre una finzione simbolica, supponendo che egli fosse imperatore anche dei nuovi Stati retti dai popoli germanici (specie in Italia).


Nell'immagine, la massima espansione dell'impero romano venne raggiunta nel 117 d.C. sotto l'imperatore Traiano.

Documento inserito il: 22/04/2024
  • TAG: Gaio Giulio Cesare, Ottaviano Augusto, impero romano, impero romano Oriente, impero romano Occidente, barbari,

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