Cookie Consent by Free Privacy Policy website Tutto storia, storia antica: Roma dopo Augusto
>> Storia Antica > Impero romano

Roma dopo Augusto

del Prof. Giovanni Pellegrino


Augusto aveva evitato accuratamente di presentare il suo governo, come una rottura rispetto al passato.
Alla morte di Augusto, ( 14 d.C.), i poteri da lui accumulati passarono al figlio adottivo Tiberio, col quale ebbe inizio la dinastia Giulio-Claudia. In tal modo il principato divenne stabilmente la nuova forma di governo dello stato romano, ma rimase irrisolta la questione dei rapporti tra il principe e il senato.
Quando Augusto morì, i più anziani potevano ancora ricordare che cos’era la vecchia repubblicana romana. Ufficialmente d’altra parte, la repubblica non era mai finita, poiché Augusto aveva evitato accuratamente di presentare il suo governo come una rottura rispetto al passato. Al contrario egli aveva cercato in ogni occasione di presentarsi come il restauratore dell’ordinamento repubblicano. Anche per questo motivo egli non aveva mai indicato esplicitamente il successore, fatto che avrebbe rivelato la natura monarchica del nuovo regime.
Augusto che aveva avuto solo una figlia femmina, aveva preso in adozione i giovani più promettenti della sua famiglia,in tal modo egli aveva dato un'indicazione discreta e prudente circa il proprio successore. Ma tutti i successori così designati dal principe, morirono prima di lui.
Alla fine Augusto non ebbe altra scelta che adottare Tiberio Claudio Nerone figliastro, nato da un precedente matrimonio della terza moglie di Augusto. Tra l’altro dobbiamo dire che Tiberio era poco stimato dall’imperatore.
Alla morte di Augusto,fu Tiberio ad assumere il compito non facile di raccoglierne l’eredità.
Aveva così inizio una dinastia destinata a governare l’impero per oltre mezzo secolo e che è nota come dinastia Giulio-Claudia. I suoi membri discendevano dalla famiglia di Augusto, la gens Giulia e da quella di Tiberio, la gens Claudia.
Quando Tiberio successe ad Augusto apparve chiaro a tutti che il principato non era una realtà temporanea legata alla famiglia del suo fondatore e alle circostanze eccezionali che ne avevano determinato l’ascesa e la permanenza ai vertici del potere, al contrario apparve evidente che il principato si era trasformato stabilmente in una nuova forma di governo dello stato.
Ma c’era qualcosa che non era certamente chiara, ovvero in quale modo i successori di Augusto avrebbero regolato i loro rapporti coi vari organismi del sistema politico romano, ed in particolare col più importante di tali organismi, ovvero il senato.
Come tutti sanno Augusto non aveva voluto per sé nessun’altro titolo che non fosse quello di principe. Egli voleva che il suo governo apparisse come il governo di un uomo dotato di superiore autorevolezza sostenuto dal consenso dell’intera società, nonché protetto da poteri speciali. Ma a parte questo,anche se non era poco, Augusto era un senatore come tutti gli altri. L’aristocrazia che sedeva in senato, era abituata da troppi secoli a dirigere lo stato e Augusto lo sapeva bene, pertanto cercò sempre di mostrarsi rispettoso nei confronti del senato. Egli se da un alto ne ridusse il potere, dall’altro aumentò il prestigio dei senatori e li coinvolse, sia pure in un ruolo subordinato, nel governo dell’impero.
Si trattava di un compromesso assolutamente inevitabile per garantire un passaggio indolore dalla repubblica all’impero.
Per tutta l’età Giulio-Claudia, i poteri del principe restarono sostanzialmente quelli di cui già Augusto era entrato in possesso. Di conseguenza, al momento della sua ascesa al trono, al nuovo imperatore erano conferiti la podestà tribunizia, il diritto di supervisione su tutte le province, la possibilità di rivestire il consolato o di indicare persone di sua fiducia della magistratura suprema, il titolo di padre della patria e così via.
Dobbiamo dire che quest’insieme di prerogative e privilegi, che Augusto aveva pazientemente accumulato nell’arco di alcuni decenni, si trasformò sotto i suoi successori in un insieme di poteri che il nuovo principe otteneva in un'unica soluzione dal senato.
In questo modo però l’ambiguità istituzionale del principato non cessava di esistere, ma continuava a restare in piedi.
In pratica l’imperatore era un magistrato speciale accanto ad altri magistrati ordinari, al quale il senato decideva di conferire prerogative eccezionali.
Tuttavia l’imperatore, almeno in linea di principio, restava pur sempre un componente del senato stesso.
Nel definire il proprio rapporto con il senato, i successori di Augusto non si comportavano tutti come lo stesso Augusto. Una parte di essi mantenne in linea di massima una politica di buoni rapporti con il senato, fondata su un atteggiamento di rispetto reciproco: da un lato l’imperatore non invadeva i cambi di competenza del senato e si impegnava a non minacciare la vita e i patrimoni dei senatori, dall’altro questi ultimi riconoscevano l’autorità superiore del principe.
Invece, altri imperatori intrapresero con decisione la strada di un governo assoluto. Tale governo si basava su una gestione dello stato che prescinde dal senato, o addirittura andava contro di esso, scegliendo di concentrare tutti i poteri nelle proprie mani.
A questi imperatori, che scelsero la strada di un governo assoluto, gli storici latini attribuirono spesso comportamenti folli o gesti assolutamente crudeli. Essi erano spesso dipinti come mostri assetati di sangue, caratterizzati da un delirio di onnipotenza, che li induceva a servirsi del proprio potere in maniera arbitraria e violenta.
Anche la vita privata di questi principi, a dire delle fonti storiografiche, sarebbe stata caratterizzata da comportamenti infamanti o criminali, come l’incesto o il matricidio.
A questo punto sorge una domanda di fondamentale importanza ovvero, quanto c’è di vero in queste affermazioni degli storici antichi?
Non è facile rispondere a tale domanda.
Infatti, bisogna tenere presente che quegli storici, erano tutti senatori molto condizionati dal punto di vista della classe sociale alla quale appartenevano.
Di conseguenza, essi finivano per misurare il valore di un imperatore soprattutto sulla base del rapporto più o meno rispettoso che questi instaurava con l’aristocrazia senatoria.
Pertanto, non bisogna prendere sempre per oro colato le affermazioni e i dati storici sugli imperatori che avevano scelto di instaurare un governo assoluto a Roma.
Concludiamo questo articolo, mettendo in evidenza che tra il 14 e il 68 d.C., l’impero romano fu governato da imperatori appartenenti alla dinastia Giulio-Claudia: Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone.
Nella gestione del potere, si alternarono i due modi di concepire il principato che abbiamo descritto in precedenza.
Alla morte di Nerone, si estinse la dinastia Giulio-Claudia, cui seguì una guerra civile molto violenta e sanguinosa alla fine della quale prevalse Vespasiano nel 69 d.C..


Nell'immagine, la statua di Augusto di Prima Porta, esposta nei Musei Vaticani.

Documento inserito il: 29/03/2024
  • TAG: impero romano, Augusto, gens Giulio Claudia, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, senato romano

Articoli correlati a Impero romano


Note legali: il presente sito non costituisce testata giornalistica, non ha carattere periodico ed è aggiornato secondo la disponibilità e la reperibilità dei materiali. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001.
La responsabilità di quanto pubblicato è esclusivamente dei singoli Autori.

Sito curato e gestito da Paolo Gerolla
Progettazione piattaforma web: ik1yde

www.tuttostoria.net ( 2005 - 2023 )
privacy-policy