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Il principato adottivo nell’impero romano

del Prof. Giovanni Pellegrino


Nel 96 d.C. morì Domiziano e con lui si estinse la dinastia Flavia, che per circa 33 anni aveva governato l’impero romano.
Dopo un breve interregno si aprì una fase nuova della storia romana, conosciuta con il nome di principato adottivo. Diversi imperatori che si alternarono sul trono di Roma erano privi di discendenti diretti, ed essi scelsero quindi il proprio successore tra i migliori personaggi della corte.
Tale meccanismo garantì la possibilità di scegliere una personalità dotata di grandi qualità e quindi in grado di gestire l’immenso impero romano. Anche per questo motivo il secolo che seguì alla morte di Domiziano è considerato il secolo d’oro dell’impero romano.
Il breve interregno a cui si è accennato, fu quello Cocelio Nerva ( 96-98 d. C.), un anziano senatore scelto dal senato stesso, per gestire la difficile fase seguita alla fine della dinastia Flavia.
Cocelio era un uomo stimato e al di sopra delle parti, la cui pronta designazione, dimostrò la capacità da parte del senato, di prendere in mano la situazione. In tal modo il senato romano evitò che si scatenasse una guerra di successione dalle possibili conseguenze drammatiche.
Tra le iniziative di Nerva ci fu l’impegno assunto formalmente, di non perseguitare alcun membro del senato.
Si trattava di un modo per prendere le distanze dalle sanguinose repressioni operate da Domiziano e per cominciare un rapporto di fiducia e collaborazione tra l’imperatore e l’aristocrazia.
Alla morte di Nerva, il potere fu assunto dal senatore Marco Ulpio Traiano ( 98-117 d.C.), un abile generale di origine spagnola che Nerva aveva già provveduto ad adottare e associare al potere.
Questa circostanza, segnava una discontinuità con il passato.
L’adozione del successore non era una novità, visto che già Augusto se ne era servito. Tuttavia, il futuro imperatore non veniva ricercato all’interno della famiglia del suo predecessore, ma nel quadro politico militare dell’impero e sulla base di un criterio di competenza e di adeguatezza al ruolo che avrebbe dovuto ricoprire. Inoltre con Traiano saliva per la prima volta al potere un imperatore proveniente dalle province, portando così a compimento un processo che da decenni ormai vedeva i provinciali assumere ruoli importanti al vertice della società romana.
Traiano riprese la linea politica di collaborazione con il senato, già avviata da Nerva. Inoltre il nuovo imperatore si impegnò in una grandiosa campagna di opere pubbliche, le cui tracce sono tutt’ora visibili.
Traiano realizzò un nuovo ampliamento del Foro, che comprendeva edifici per il mercato e una monumentale biblioteca. Al centro della struttura si innalzava la bellissima colonna traiana, che illustrava le campagne di guerra condotte dall’imperatore.
Gli interventi di Traiano non riguardarono solo la capitale. Egli fu anche molto attento alle iniziative di politica sociale, volta a favorire soprattutto i proprietari terrieri della penisola e a rilanciare l’economia dell’Italia, sempre più soggetta alle concorrenza delle province.
A tale scopo venne previsto un sistema di prestiti agevolati, concessi ai piccoli proprietari italici e gli interessi derivanti da tali prestiti, furono destinati al sostentamento e all’educazione di centinaia di bambini che vivevano in condizione di povertà. Si trattava delle istituzioni alimentari, una iniziativa che affrontava l'emergenza sociale e contribuì ad aumentare la fama di ottimo principe di Traiano.
Infine Traiano fu un conquistatore, l’ultimo imperatore ad avere promosso l’ingrandimento territoriale dell’impero romano, che sotto il suo governo raggiunse la sua massima estensione (circa sei milioni di km quadrati). Le sue campagne militari portarono alla conquista della Dacia, della penisola del Sinai, della Mesopotamia e dell’Armenia.
I domini romani andavano così dalla Spagna a oltre il mar Nero, a nord arrivavano al confine con la Scozia, mentre a sud includevano la fascia mediterranea del continente africano.
I successori di Traiano abbandonarono i territori di Mesopotamia e Armenia, e scelsero di adottare una politica che garantisse la sicurezza dei confini.
Tuttavia dobbiamo dire che riuscì solo parzialmente il tentativo di aggredire il regno dei Parti, da sempre spina nel fianco al confine orientale. Traiano ottenne alcuni successi ma nessun risultato duraturo. L’imperatore morì di lì a poco, e la sua scomparsa segnò anche il definitivo tramonto del progetto espansionistico romano.
Con la salita al trono di Adriano ( 117-138), anche egli di origine spagnola e designato da Traiano come proprio successore, l’impero incominciò a concentrare le proprie forze sulla protezione dei confini piuttosto che sul loro ampliamento. Non a caso al nome dell’imperatore Adriano si lega quello di una imponente struttura difensiva, il Vallo di Adriano, eretto nel nord della Britannia per bloccare le incursioni delle popolazioni locali.
Adriano, fu soprattutto un uomo di cultura, profondamente affascinato dalla Grecia e dall’Oriente. Egli fu un instancabile viaggiatore, dal momento che volle conoscere personalmente tutte le province dell’impero.
Il suo fu un governo attento all’amministrazione dello Stato, dal momento che ampliò la macchina burocratica per renderla più adeguata a fronteggiare la crescente complessità dell’impero, con la creazione di nuovi ruoli e una generale razionalizzazione del sistema.
Adriano tuttavia non esitò a usare il pugno di ferro nella repressione della rivolta scoppiata in Giudea nel 132 in seguito alla decisione dell’ imperatore di fondare una nuova colonia sul sito della distrutta Gerusalemme.
Tale scelta urtava decisamente con la sensibilità ebraica che considerava sacro il sito dell’antica capitale.
Pio Antonino (138-161) fu scelto come successore da Adriano, a patto che egli adottasse a sua volta due giovani, Marco Aurelio e Lucio Vero. In tal modo la successione sarebbe stata garantita per due generazioni.
Antonino noto come “Pio” per la devozione dimostrata nei confronti del padre adottivo Adriano, proseguì sostanzialmente l’operato del predecessore. Ad una politica estera espansiva preferì anch’egli il consolidamento delle frontiere, realizzando nell’attuale Scozia meridionale il cosiddetto Vallo di Antonino, a rinforzo di quello di Adriano, mentre in politica interna agì in sostanziale accordo con il senato assicurando all’impero un periodo di pace e prosperità.
Il suo governo fu improntato al contenimento delle spese in modo da non inasprire il carico fiscale, all’attento controllo dei conti pubblici, nonché all’ampliamento del programma di sostegno ai bambini poveri inaugurato a suo tempo da Traiano.
Marco Aurelio e Lucio Vero condivisero il trono imperiale fino alla morte di Lucio, avvenuta nel 169.
Sotto il loro impero la situazione di tranquillità ai confini finì bruscamente, al punto che i due imperatori furono a lungo impegnati in difficili campagne militari contro i Parti, che avevano invaso Siria e Armenia, e contro i Quadi ed i Marcomanni che avevano oltrepassato il confine, riuscendo a stringere l’assedio Aquilea.
Come se non bastasse, i soldati di ritorno dal fronte orientale portarono con sé la peste, con gravi conseguenze economiche e sociali.
Rimasto solo al potere dopo l’improvvisa morte del collega, Marco Aurelio dovette impegnare tutte le sue forze per difendere l’impero. Alla pace si giunse solo nel 180, lo stesso anno della sua morte.
Nel frattempo era stato necessario riformare il sistema di protezione dei confini rafforzando la presenza militare, in particolare nel territorio danubiano. Inoltre alcuni gruppi di barbari vennero accolti all’interno della frontiera, primo caso di una politica di stanziamento di gruppi non romani nel territorio dell’impero.
Marco Aurelio è conosciuto come l’imperatore filosofo, dal momento che aderì allo stoicismo. La sua politica interna fu condizionata da tale scelta ideologica. Infatti Marco Aurelio considerò il ruolo di imperatore, quello di un servitore dello Stato e dei suoi stessi sudditi, verso i quali mostrò sempre rispetto e solidarietà.
Per Marco Aurelio il ruolo di imperatore richiedeva dedizione e costante impegno al perfezionamento interiore.
Queste idee si ricavano dai pensieri che lo stesso Marco Aurelio mise per iscritto in un libro intitolato “A sé stesso”.
Tale libro venne scritto nei momenti di tregua a lui concessi dalle continue campagne militari.


Nell'immagine, Marco Ulpio Nerva Traiano, sotto il cui governo l'Impero romano raggiunse la sua massima estensione.

Documento inserito il: 18/05/2024
  • TAG: Impero romano, principato adottivo, Domiziano, Cocceio Nerva, Marco Ulpio Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Lucio Vero

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