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L’impero romano da Tiberio a Claudio

del Prof. Giovanni Pellegrino


La successione di Claudio Tiberio Nerone, era stata preparata da Augusto con molto anticipo: prima, attraverso il matrimonio tra Tiberio e sua figlia Giulia, poi con la progressiva concessione di poteri e privilegi, infine con l’adozione. Oltretutto, per molti aspetti, le scelte di governo di Tiberio, proseguirono quelle dell’ultimo Augusto.
Per quanto riguarda la politica interna, il nuovo imperatore fu un buon amministratore, puntando a contenere la spesa pubblica e a limitare gli episodi di corruzione e malgoverno delle province.
Nel campo della politica estera, Tiberio evitò pericolose campagne di espansione, preferendo piuttosto puntare a una stabilizzazione dei confini. A tale scopo egli poté contare sulla collaborazione del nipote Germanico che agì con successo, sia contro i germani sul fronte renano, sia in oriente contro i parti.
Purtroppo lo stesso Germanico, che Tiberio aveva adottato per volontà di Augusto con l’intenzione di farne il proprio successore, morì in circostanze oscure già nel 19 d.C.
Più difficili furono i rapporti di Tiberio con il senato.
Dopo un periodo iniziale di accordo, la situazione precipitò quando Tiberio, per ragioni non del tutto chiare, decise di ritirarsi a Capri lasciando la capitale nelle mani del suo prefetto del pretorio Elio Seiano. Questi sfruttò l’inatteso vuoto di potere per arrivare a concepire il progetto di liquidare Tiberio e di salire sul trono imperiale. Ma i suoi piani vennero scoperti, e Seiano venne condannato nel 31 d.C.
Nell'ultima fase del suo impero, Tiberio divenne sospettoso di possibili nuove congiure.
Pertanto egli governò in modo repressivo, cosa che portò a un gran numero di processi e condanne per lesa maestà.
La sua vita si concluse nel completo isolamento a Capri nel 37 d.C., dopo che ebbe nominato suoi eredi i nipoti Gaio Cesare e Tiberio Gemello.
Dei due, fu Gaio Cesare ad assumere il potere grazie alla straordinaria popolarità che gli derivava dal fatto di essere, il figlio di Germanico.
Con il nuovo imperatore, detto Caligola per l’abitudine di indossare i calzari militari, si ebbe per la prima volta una tendenza verso una cessione assolutistica del potere.
Circondato inizialmente dal consenso del senato, Caligola si orientò presto verso un vero e proprio culto della personalità.
A dire degli storici antichi, egli avrebbe imposto un cerimoniale di corte che prevedeva l’obbligo di inchinarsi davanti all’imperatore, ed inoltre avrebbe preteso la costruzione di un santuario in suo onore.
La richiesta di collocare, una sua statua nel tempio di Gerusalemme, lo fece entrare in contrasto con la comunità ebraica. Tale richiesta, pose le premesse per la nascita di un malcontento popolare che in seguito sfociò in guerra aperta.
Caligola cercò di procurarsi il consenso della plebe di Roma, per mezzo di elargizioni o con l’organizzazione con costosi spettacoli e giochi. Tale politica tuttavia, causò il rapido svuotamento delle casse dello stato rendendo necessaria sia l’imposizione di nuovi tributi sia la confisca dei patrimoni privati dei senatori più ricchi.
Per impadronirsi di tali patrimoni, egli organizzò dei processi farsa che colpivano i senatori più ricchi, con l’accusa di lesa maestà.
Anche la politica estera dell’imperatore, fu caratterizzata da un sostanziale fallimento.
Nel 40 d.C., Caligola istituì un corpo di spedizione da lui stesso guidato che avrebbe dovuto invadere e conquistare la Britannia, ma tale campagna militare non cominciò mai.
Nel 41 d.C., ci fu una congiura ordita dai pretoriani e sostenuta anche da numerosi senatori e cavalieri, che mise fine all’impero di Caligola ed impose, come suo successore, l’ultimo esponente della famiglia di Germanico ovvero Claudio.
Dobbiamo mettere in evidenza che, per la prima volta, la scelta di un nuovo imperatore avvenne per volontà dei soldati. Al senato, non restò altro da fare che prendere atto delle decisioni dell'esercito.
L’impero di Caligola iniziò nel 37 e finì nel 41.
Claudio visse a lungo alla corte imperiale, senza essere coinvolto nel governo dello stato, dedicandosi soprattutto agli studi di storia. Egli aveva all’incirca 50 anni quando divenne imperatore. Questi aspetti furono probabilmente giudicati rassicuranti dalle forze, che nominarono Claudio imperatore e indussero il senato a non opporsi alla sua nomina.
Ma il nuovo imperatore rivelò presto qualità insospettate di saggio amministratore e politico.
Per quanto riguarda la politica estera, Claudio procedette finalmente nel 43 d.C. alla conquista della Britannia centro meridionale. Inoltre si impegnò per favorire la romanizzazione della Gallia, una provincia alla quale egli, nato a Lione, era particolarmente legato.
A tale scopo, Claudio creò in Gallia nuove colonie di veterani, estese la cittadinanza romana a numerose comunità, favorendo tra l’altro l’integrazione nel mondo romano delle classi dirigenti galliche.
I membri di tali classi dirigenti furono ammessi all’interno del senato, nonostante che i senatori italici cercassero di opporsi a tali decisioni di Claudio.
Per quanto riguarda la politica interna, essa fu caratterizzata da una attenta amministrazione delle finanze statali che non impedì tuttavia il varo di un programma di opere pubbliche, tra le quali la costruzione del porto di Ostia e la realizzazione di nuovi acquedotti.
Infine a Claudio si deve un notevole impulso verso l'istituzione di una burocrazia di corte nella quale egli utilizzò anche i propri liberti.
Nonostante tali importanti realizzazioni, gli storici antichi rappresentarono Claudio, come una figura debole, succube della volontà altrui, al punto da essere quasi un burattino nelle mani dei suoi liberti e soprattutto delle sue mogli, prima Messalina e poi l’ambiziosa Agrippina.
Quest’ultima in particolare, convinse l’imperatore ad adottare il proprio figlio Nerone, nato da un matrimonio precedente benché Claudio avesse già un figlio, Britannico, nato dal matrimonio con Messalina.
Probabilmente fu Agrippina, nel 54 d.C., a far avvelenare Claudio per favorire l’ascesa al trono di Nerone, e subito dopo a liquidare anche Britannico.
Dopo la morte di Claudio, salì al potere appena diciassettenne Nerone, uno degli imperatori più criticati e contestati della storia dell’impero romano.
Per quanto riguarda Claudio, una particolare importanza fra le opere pubbliche da lui volute la riveste l’acquedotto Claudio, ultimato nel 52 d.C. durante il principato del terzo imperatore della dinastia Giulio Claudia.
L’acquedotto Claudio è stato l’acquedotto più importante della Roma imperiale. Esso raccoglieva l’acqua di due sorgenti nella valle del fiume Aniene, ed era lungo circa 68 km dei quali 16 in superficie, con le condutture poste su archi e ponti. Per la sua costruzione furono necessari più di 15 anni di lavoro.
Secondo quanto riportato dallo scrittore e naturalista Plinio il Vecchio, per la costruzione di tale acquedotto, fu necessaria la cifra da capogiro: 350 milioni di sesterzi.
Oggi sono visibili i resti conservati, nel parco degli Acquedotti a sud est di Roma. Non c'é dubbio sul fatto che l’acquedotto Claudio è la più importante eredità lasciata dall’imperatore Claudio.


Nell'immagine, busto dell'imperatore Claudio.

Documento inserito il: 08/04/2024
  • TAG: impero romano, Claudio Tiberio Nerone, Elio Seiano, Germanico, Gaio Cesare detto Caligola, Claudio, Britannico, Nerone

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