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I'Pinocchi di Cefalonia' [ di Massimo Filippini ]

Negli ultimi anni sono tornati di attualità i tragici fatti di Cefalonia ad opera di personaggi che, pur non avendo rapporto alcuno con la vicenda, non essendone superstiti o vittime, come invece chi scrive, appaiono mossi da un improvviso ed inspiegabile zelo celebrativo che –a distanza di quasi sessant’anni! - si palesa oltretutto pretestuoso, provenendo da storici e giornalisti i quali non possono invocare, a scusante del loro ultradecennale disinteresse per la vicenda, la mancata conoscenza della stessa che, se può valere per i non addetti ai lavori, non può giustificare chi, per ragioni professionali è tenuto a saperne, pena l’essere considerato un mediocre storico o un ignorante giornalista.

Il vero motivo, pertanto, di tale iniziativa, dalla quale i lettori di giornali ed i fruitori della televisione, sono ormai quotidianamente bombardati con commenti, interviste (di comodo) ed altri "leit motiv" propagandistici sull’eccidio di Cefalonia è ben diverso da quello che, a prima vista, si potrebbe ipotizzare -cioè rendere omaggio ai Martiri della tragedia- ma è dovuto, in realtà, all’intento, espressamente manifesto, di attribuire alla vicenda –tra un profluvio di ipocrite lacrime – un valore ideologico che assolutamente non ebbe, quello, cioè, di "episodio fondante" della Resistenza.

Ciò è assolutamente da respingere, insieme con le non richieste e tardive manifestazioni di cordoglio che potrebbero essere ben accette - qualora sincere e disinteressate - ma che invece l’analisi dei fatti porta a rimandare senza esitazioni, ai mittenti, essendo più che mai valido, nei riguardi di piagnistei ipocriti, raccolte di firme pretestuose ed altre espressioni di falsa solidarietà, il virgiliano detto "timeo danaos et dona ferentes", di scolastica memoria, ("Temo i greci anche quando recano doni"), parafrasando il quale si può ben dire: "Temo i padrini di Cefalonia, anche quando recano condoglianze".

Inoltre, i motivi che inducono chi è stato Vittima della tragedia -come il sottoscritto- a rifiutare i piagnistei di personaggi quasi tutti estranei alla vicenda e quindi incapaci di provare un autentico dolore risiedono anche nell’ambigua natura ideologica di costoro che, con zelo inusitato, stanno tentando di portare a compimento un’operazione cui aspirano da anni e mai pienamente riuscita, quella, cioè, di acquisire definitivamente alla loro parte politica la vicenda di Cefalonia.

Passando ad esaminare i principali artefici di tale "battage" ideologico si scopre –a conferma dei nostri dubbi e sospetti- che essi appartengono quasi tutti all’area culturale e ideologica della Sinistra comprendente personaggi qualificabili come "comunisti in maschera", ovvero come I PINOCCHI DI CEFALONIA (v. foto all.) cioè degli autentici marxisti che, per esigenze di copione, hanno attenuato i toni barricadieri di un tempo ma che, tuttavia, essendo rimasti legati ideologicamente alla casa madre, continuano ad agire e pensare come se essa esistesse ancora.

Ecco, dunque, un elenco di costoro cui dobbiamo - dopo cinquantotto anni di quasi assoluto silenzio da parte loro - la strabiliante scoperta che "le radici" della Resistenza risiedono nella vicenda di Cefalonia, cioè in un fatto – aggiungiamo noi- nulla avente da spartire con la stessa.

La "pole position" spetta di diritto al giornalista Mario Pirani che iniziò le "scoperte" con un articolo su "la Repubblica" del 15 settembre '99 -servito di viatico a Ciampi per andare a raccontare favole a Cefalonia il 1 marzo 2001- e proseguì successivamente con interventi vari fino ad oggi, sempre sostenendo a spada tratta la predetta tesi.

Di costui sappiamo che prima di scrivere sull’attuale quotidiano fu redattore de "L’UNITA’" e membro della Commissione d’organizzazione del PCI diretta da Pietro Secchia, uno dei più noti dirigenti comunisti, del dopoguerra legato a filo doppio a Palmiro Togliatti.

Di Marcello Venturi, autore del libro "Bandiera bianca a Cefalonia", sappiamo che "…è nato in Versilia nel 1925, ha studiato a Pistoia e qui ha partecipato alla Resistenza..Con un racconto sulla guerra partigiana vinse nel 1946 il premio "UNITA’" di Genova ex aequo con Italo Calvino..Fu redattore responsabile della "terza pagina" dell’"UNITA’ " di Milano e, successivamente, passò alla casa editrice Feltrinelli come direttore di una collana di narrativa.…

A sua volta, il giornalista Franco Giustolisi cui si deve il presunto scoop sull’insabbiamento della strage di Cefalonia da parte dei nostri magistrati militari, e secondo il quale in relazione anche ad altre stragi compiute dai tedeschi "le autorità italiane ce la misero tutta per coprire i colpevoli" (Riv. Micromega 1/2000, pag. 346), ha "lavorato" al defunto quotidiano paracomunista "PAESE SERA" e di ciò è traccia evidente nel suo linguaggio giornalistico attuale che ricorda quello dei tempi d’oro della sinistra socialcomunista intriso com’è di odio anti-NATO tanto in voga su "l’UNITA’ e "PAESE SERA"dei tempi d’oro.

Della predetta area di Sinistra, ricordiamo poi due storici che, con toni più vellutati, si occupano di Cefalonia, il prof.Giorgio Rochat ed il più caratterizzato a sinistra prof. Enzo Collotti ai quali spetta –quasi per diritto divino- l’interpretazione e la spiegazione dei fatti di Cefalonia con esclusione di chiunque il quale –pur essendo nel vero- non abbia le loro stesse idee.

Abbiamo poi due storici tedeschi ad uno dei quali - il prof.Christoph Schminck Gustavus- la faziosità comunista fa raggiungere livelli addirittura sublimi ed all’altro - il comandante di marina Gerhard Schreiber - il pur legittimo desiderio di prendere le distanze dal nazismo, gioca spesso brutti scherzi nella ricostruzione delle vicende ripercuotendosi talvolta negativamente sulla loro obiettività.

"Dulcis in fundo" abbiamo l’ex capitano di complemento Amos Pampaloni marxista della prima ora e ospite fisso in trasmissioni radiofoniche o televisive su Cefalonia, in qualità di testimone dei fatti e ciò al punto di far sorgere il dubbio se la RAI non conosca altri superstiti o se egli sia l’unico di essi rimasto in vita.

Il posto d’onore riservatogli nelle predette trasmissioni ne ha fatto ormai un mito la cui parola è divenuta vangelo anche per l’assenza di validi interlocutori in grado –come il sottoscritto- di smentirlo e di contestarlo ampiamente.

Ai predetti, dunque, tutti gli onori per ciò che scrivono e per ciò che fecero a Cefalonia: allo scrivente –figlio di un Martire – solo cenere e carbone, a conferma dell’arrogante sicumera che da sempre contraddistingue i "PINOCCHI DI CEFALONIA".

Fino a quando durerà questa vergogna?


NB. Scrissi queste note nel 1999: da allora la storia di Cefalonia ha subìto -grazie alla mia opera- radicali mutamenti che l'hanno elevata al rango di STORIA VERA ma. per i 'PINOCCHI' poco o nulla è cambiato anche se oggi il Signore misericordioso se li è ripresi quasi tutti. Concludo invitando chi di dovere -Autorità Politiche e Militari- a meditare e ogni tanto a vergognarsi.
Documento inserito il: 30/05/2015

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