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Gli Alleati sbarcano in Sicilia (parte 2)

di Tullio Marcon

IL CONTENIMENTO DELL'AVANZATA
Visto che malgrado i contrattacchi del giorno precedente non si era riusciti ad annientare il nemico, il Comando della 6a Armata decise di arginare l'avanzata schierandosi su una linea di resistenza che consentisse l'arrivo di rinforzi dalla penisola. E poiché le forze nemiche apparivano sempre più soverchianti, il Gen. Guzzoni manifestò l'intento di richiamare verso est le Divisioni AOSTA e ASSIETTA, tuttora poco impegnate. Egli, infatti, escludeva la possibilità di uno sbarco nella Sicilia occidentale. Ma il Comando Supremo, di diverso avviso, non consentì lo spostamento, che avvenne sotto l'incalzare degli eventi, nei giorni seguenti.
Lo schieramento sulla linea di resistenza si compì entro la sera del 15 luglio e vide schierate le forze italo-tedesche, da est verso ovest: la Div. GOERING, con i resti della Div. Napoli, era arretrata nella piana di Catania, comportando anche l'arretramento della Div. LIVORNO, schierata tra Raddusa e Enna; la Div. SIZILIEN gravitava su Caltanissetta, avendo sulla destra la 207a Div. costiera che, con elementi germanici, aveva originato il raggruppamento SCHREIBER e si spingeva da Agrigento al mare, appoggiata da truppe di Corpo d'Armata; Le Div. AOSTA ed ASSIETTA risultavano tuttora dislocate ad occidente, sebbene la seconda avesse subito uno spostamento di 50 Km verso est, in modo da controllare la strada per Palermo.
La Div. GOERING era stata rafforzata dalla 1a Div. FALL SCHIRMJAGER, paracadutata sulla piana di Catania nel pomeriggio del 13 luglio.
L'avanzata di Montgomery su Catania, che doveva arrestarsi al Simeto, causò la caduta di Augusta la sera del 12 luglio, mentre nell'interno i Canadesi presero Caltagirone il 15. Gli Americani, vinte le ultime resistenze nel retroterra di Gela, poterono finalmente avanzare dal 13 in poi, puntando su Caltanissetta, mentre Porto Empedocle e Agrigento venivano conquistate tra il 15 ed il 16, dopo l'accanita resistenza opposta dalla 207a Div. costiera e dal 10° Regg. bersaglieri.
Nella giornata del 12 luglio, fu ancora intensa - da parte alleata - la cooperazione tra la flotta e le fanterie. Alle 07,00, gli incrociatori ORION, UGANDA, e MAURITIOUS, con il monitore EREBUS, iniziarono il tiro su Augusta, sul retroterra e sul gruppo SCHMALTZ, tuttora nel territorio della piazzaforte. Alle 06,00, l'incrociatore BIRMINGHAM con alcuni cacciatorpediniere ed il monitore ABERCROMBIE iniziarono a battere Agrigento e Porto Empedocle, incontrando difficoltà per i campi minati e per la reazione costiera.
Inoltre, per trarre in inganno l'avversario, le corazzate KING GEORGE V e HOWE bombardarono Marsala e Marettimo sul far del giorno.
Nella tarda mattinata, l'incrociatore BOISE fornì ancora il proprio appoggio contro le retroguardie germaniche nei pressi dell'aeroporto di Ponte Olivo, da poco catturato dai rangers. I bombardamenti navali si protrassero fino a sera, tanto su Porto Empedocle, quanto su Augusta. Qui, alle 19,00, prendevano terra i commandos del SAS sbarcati dal trasporto ULSTER MONARCH, mentre da terra elementi della 5a Div. britannica, stroncata la resistenza dei fanti della Div. NAPOLI, la aggiravano da nord. Altri sbarchi nella notte sul 13 ne completavano la cattura. Da parte italiana, nel corso della giornata vi furono azioni di sommergibili e motosiluranti. Il BRONZO, emerso intorno alle 12,00 al largo di Siracusa della quale non conosceva la caduta, venne preso sotto il fuoco di numerose unità avversarie stazionanti nei pressi; difesosi con le armi, ebbe ucciso o ferito tutto il personale presente in coperta, compreso il comandante, sicché poté essere catturato e rimorchiato a Siracusa.
Il NEREIDE lanciò alle 17,00 al largo di Augusta, senza accertare l'esito, ed il BEILUL ripeté l'azione alle 21,55 contro 3 cacciatorpediniere, anch'esso senza poter constatare i risultati.
Nella notte sul 13, le MS 63 e 71, destinate a sbarcare uomini a gamma ad Augusta, incrociarono a nord di Brucoli un cacciatorpediniere ed una fregata nemici. Ne seguì uno scontro durante il quale la MS 71 lanciò contro la fregata, ritenendo di averla colpita, mentre la MS 63 rientro con lievi danni alla base di Riposto.
Le azioni aeree nel corso della giornata furono di entità ridotta nel settore americano e molto più intense in quello britannico ove, a terra e sul mare, operarono accanto a reparti germanici, i Gruppi della Regia Aeronautica 21°, 101°, 102°, 103°, 121°, e 159°. Nel corso degli attacchi venne affondato a sud di Siracusa il trasporto OCEAN PEACE. Inoltre alle 23,00, un aerosilurante della 281a Sqd. silurò un altro trasporto al largo di Catania.
Comunque, la durezza della battaglia cominciava a menomare i reparti impegnati: il 3° ed il 150° Gruppo non avevano più alcun aereo efficiente, mentre il 4° Stormo ed il 21° Gruppo ne avevano complessivamente in linea soltanto 21.
Il 13 luglio continuò il tiro navale saltuario a nord di Augusta e Gela, mentre l'incrociatore BROOKLYN venne impegnato a Porto Empedocle con continuità.
Il smg. Nereide, rimasto nella notte in agguato al largo di Augusta, venne localizzato alle prime luci del 13 da cctt HMS ECHO e ILEX, che lo costrinsero ad emergere. Preso sotto tiro dalle unità nemiche, il battello affondò alle 07,30. Anche l'ACCIAIO, in rotta verso la Sicilia, venne affondato lo stesso giorno a nord dello stretto di Messina, mentre il BRIN dovette rientrare a Napoli , vittima di un'avaria.
Gli attacchi aerei nelle acque della Sicilia Orientale portarono, intorno a mezzogiorno, all'affondamento della Liberty T. PICKERING al largo di Avola ed al danneggiamento della corazzata NELSON, avvenuto nel pomeriggio ad opera di 11 RE 2002 del 101° Gruppo. Per tal motivo la nave dovette rientrare a Malta.
Nel corso della giornata, gli Alleati sferrarono un violento a prolungato attacco aereo sullo stretto di Messina, impiegando 212 B-17 e B-24 decollati dalla Cirenaica. Vennero sganciate 726 tonn. di bombe, che colpirono in pieno 12 natanti. Negli scontri aerei che ne seguirono e per effetto della contraerea, si persero - tra ambo le parti - 30 aerei.
Il 13 luglio fu caratterizzato dalle ultime operazioni d'aviolancio di tutta la campagna. Esse avvennero nella piana di Catania da parte tedesca ed inglese. I primi intorno alle 18,00, lanciarono tra il Simeto, Adrano e Francofonte, 3 reggimenti della 1a Div. paracadutisti, venuti di rinforzo alla GOERING, mediante gli JU 52 decollati dalla Provenza. I secondi, nell'intento di impadronirsi del ponte sul Simeto, impiegarono 1.900 paracadutisti della Brigata Airborne, decollati a bordo di 126 velivoli; partecipavano anche 11 HORSA e 8 CG-4 al traino di altrettanti HALIFAX, con materiale pesante. Dopo le 22,00 si iniziarono i lanci, contrastati da forte reazione contraerea che abbatté 3 alianti, danneggiò gli altri e fece si che gli atterraggi avvenissero lontano dal ponte. In quanto agli aerei, ne giunsero sulla zona solo 87 e di questi solo 39 lanciarono gli uomini che, a terra, vennero impegnati dai paracadutisti germanici atterrati poche ore prima. In definitiva, soltanto 200 inglesi raggiunsero il ponte di Primosolo, che poi dovettero abbandonare sotto la pressione nemica.
Dalle 02,00 alle 03,00 del 14 luglio vi fu uno sbarco di commandos ad Agnone, a nord di Augusta, per accelerare la marcia dell'8a Armata su Catania. Elementi della Div. LIVORNO li costrinsero al reimbarco, ma l'operazione, ripetuta alle 14,00 con l'impiego di mezzi corazzati, ebbe ragione dei difensori. Alle 17,00 undici unità navali britanniche bombardarono Catania, per prepararne la conquista da parte dell'8a Armata.
A Porto Empedocle, continuò il tiro degli Incrociatori BIRMINGHAM, PHILADELPHIA, del monitore ABERCROMBIE e di diversi cacciatorpediniere americani.
Nello stretto di Messina, MGB 641, 643 e 646 aprirono il fuoco su un sommergibile, che si immerse. La MGB 641 cadde sotto il tiro delle batterie costiere ed affondò.
Le azioni aeree dell'Asse furono sporadiche e, soprattutto, notturne: Augusta venne attaccata da 7 SM 84 del 43° Stormo e da 6 CZ 1007 del Raggr. BT. Al largo, 6 aerosiluranti attaccarono un incrociatore.
Si iniziava il ripiegamento di alcuni reparti verso il continente: il 4° Stormo si trasferì in Calabria, il 21° Gruppo a Manduria e la 362a Sqd. a Capodichino.
Gli Alleati bombardarono Catania, Paternò e Messina.
Il giorno 15 continuò, in maniera crescente, il tiro su Porto Empedocle. Il giorno 16, vi presero parte fino a 24 unità, mantenendosi al limite della gittata delle batterie costiere. L'azione di fuoco, durata 5 giorni, si concluse con la caduta del porto e di Agrigento. Nella giornata del 16, gli inglesi ripeterono il bombardamento navale di Catania, con il concorso aereo. Alle 03,07 del 15, il smg. Dandolo lanciò contro l'incrociatore CLEOPATRA, che fu quasi certamente colpito. Nel corso dello stesso giorno, il smg. HMS UNITED, in agguato nello Jonio, affondò il smg. REMO nel corso della prima missione, in uscita da Taranto. Il 16 l'ALAGI lanciò contro un ct. britannico con esito incerto. Nella notte sul 16, alcune siluranti inglesi caddero sotto il fuoco costiero che danneggiò le MS 77 ed 82.
Le azioni aeree furono soprattutto notturne da parte italiana, lungo la costa orientale dell'isola. Nella notte sul 16, un aerosilurante colpì la portaerei INDOMITABLE, che dovette rientrare a Gibilterra.
Un bombardamento alleato su Termini Imerese causò l'affondamento dei MAS 535 e 548.
Dal giorno 16, la XX Flottiglia britannica MGB si dislocò ad Augusta ed il 239° Wing della RAF sull'aeroporto di Pachino.

SGOMBERO DELLA SICILIA OCCIDENTALE
La cattura di Agrigento e Porto Empedocle apriva alla 7a Armata le strade d'accesso a Palermo e Marsala, mettendo in serio pericolo le Div. AOSTA ed ASSIETTA, tuttora schierate nella Sicilia Occidentale. Alla fine, il Comando Supremo autorizzò la 6a Armata a farle spostare verso oriente, il che avvenne in maniera brillante, con perdite esigue. In breve, la AOSTA si trasferì per ferrovia fino a Santo Stefano di Camastra, mentre l'ASSIETTA, ultimata la funzione di schermo, arretrò su Cefalù. Di conseguenza, dovette arretrare anche la Div. SIZILIEN, altrimenti scoperta sul fianco destro.
Questa manovra poté compiersi felicemente anche perché l'8a Armata venne impegnata ed arrestata nella piana di Catania dalle truppe italo-tedesche.
Il 19 luglio gli americani occuparono Casteltermini, sulla strada di Palermo e, il 20, Sciacca, su quella di Marsala. I canadesi presero Caltanissetta il 18 ed Enna il 21.
A questo punto, il fronte - ormai raccorciato - vedeva schierate, da nord ad est le Div. ASSIETTA, AOSTA, SIZILIEN, GOERING, quest'ultima integrata da elementi della NAPOLI e della LIVORNO, ormai decimate.
Dal 16 luglio, iniziò a sbarcare in Sicilia, attraverso lo stretto di Messina, la 29a Div. Panzer Grenadier, unico rinforzo nel corso di tutta la campagna, oltre ai paracadutisti della 1a Div..
Mentre le unità navali inglesi continuavano a battere la zona di Catania, quelle americane tornarono provvisoriamente in Algeria, dopo la caduta di Agrigento. L'avanzata verso Marsala avvenne quindi, sotto la protezione di Cacciatorpediniere, dragamine e PT. Alle 14,12 del 18 luglio, il smg. PLATINO lanciò senza esito contro un'unità nemica, ma il NICHELIO, intorno alle 13,00 del 19, affondò fuori Augusta un trasporto britannico. Il smg. AMBRA, che era diretto verso Augusta per eseguirvi un'azione con mezzi d'assalto, venne colpito da aerei alle 03,20 del 18 mentre navigava emerso e dovette rientrare. Lo stesso giorno, venne affondato alla prima uscita da Taranto il smg. ROMOLO, per attacco aereo al largo della Calabria.
L'attività delle motosiluranti fu intensa da ambo le parti. Nella notte sul 17 luglio, le MS 21, 32, 34 e 66, eseguirono una crociera offensiva presso Augusta, lanciando i siluri contro alcuni piroscafi, con esito ritenuto positivo. Nello stretto di Messina, incrociavano da parte britannica, le MTB 260, 313, 315 e 316. Alle 02,04 del 17, esse intercettarono l'inc. leggero SCIPIONE AFRICANO in trasferimento da La Spezia a Taranto. Nell'attacco che ne seguì, la nave non fu colpita e riuscì ad affondare col cannone le MTB 315 e 316.
Nella notte sul 18, le MS 21 e 66, destinate a coprire uno sbarco di uomini gamma presso Augusta, si scontrarono al rientro con unità similari nemiche, senza subire perdite e senza causarne. Nella notte sul 19, dopo un'esplorazione offensiva nella zona di Augusta, le MS 51, 53, 65 e 66 si scontrarono con 2 cacciatorpediniere britannici a levante di Augusta, impegnandoli con i siluri e le mitraglie. Nella mischia che ne seguì, subirono danni un caccia e la MS 51.
L'aviazione italo-tedesca agì soprattutto sui porti di Siracusa ed Augusta. Alle 02,15 del 17 luglio, vennero colpite le navi trasporto COLEMAN e QUEEN EMMA. Il 19 luglio, una disperata azione del 101° Gruppo su Augusta si infranse ad opera della Contraerea e della caccia nemica, che distrussero 5 RE 2002. Nella notte sul 20 luglio, nel corso del loro ultimo attacco ad Augusta, gli SM 84 del 43° Stormo affondarono il trasporto FORT PELLY. Il 21, al largo di Augusta vennero colpiti i trasporti OCEAN VIRTUE e EMPIRE FLORIZEL, mentre i siluranti ne colpivano un altro.
Un tentativo di bombardamento notturno di Gela, ad opera di due SM 82 con bombe ad aria liquida, si concluse la notte del 19 luglio con l'abbattimento di uno dei due, da parte della caccia notturna.
Nella notte sul 17, un aerosilurante del 130° Gruppo, benché colpito, riusciva ad affondare un trasporto britannico.
Ormai i reparti aerei italiani in Sicilia si riducevano a pochi CR 42 del 15° Stormo e Macchi dei Gruppi 20° e 155°.
Anche gli Americani erano padroni di alcuni aeroporti: Comiso, Ponte Olivo, Caltagirone, da cui potevano ormai appoggiare da vicino le operazioni terrestri. Tra il 19 ed il 20 luglio vennero attaccati da 84 bombardieri medi, 705 leggeri e 1.170 cacciabombardieri, i centri di Fiumefreddo, Randazzo, Troina, Adrano ed Acireale.

L'ACCORCIAMENTO DEL FRONTE
Il 21 luglio, Montgomery giunse alla conclusione che non sarebbe riuscito ad avanzare celermente su Messina, lungo il versante jonico, a causa dell'ostinata resistenza del nemico. Decise quindi di aggirare il massiccio dell'Etna e chiamò in rinforzo dalla Tunisia la 78a Div. britannica di fanteria, che iniziò a sbarcare a Siracusa e ad Augusta il 25 luglio.
Patton, invece, iniziò la sua rapida avanzata nella Sicilia Occidentale, favorito dalla ritirata dell'Asse verso est. Marsala cadde il 22 luglio, Palermo il 23, Cefalù il 24 e Trapani il 25.
Frattanto il Gen. Guzzoni, deciso a resistere ad oltranza, aveva accorciato il fronte che, sfruttando le condizioni orografiche, correva da Santo Stefano di Camastra, fortemente presidiato dalle artiglierie, a Nicosia, Agira e Regalbuto, poste in posizione dominante rispetto alle uniche vie di accesso, e da qui fino a Catania.
La caduta del fascismo, tuttavia, accelerò la decisine tedesca di evacuare la Sicilia; dapprima larvata, essa prese corpo allorché la Div. SIZILIEN lasciò improvvisamente Nicosia il 27 luglio. In simili condizioni, qualunque intento difensivo del Comando della 6a Armata veniva pregiudicato.
Dal 22 alla fine di luglio, l'attività navale di appoggio alle truppe non ebbe modo di verificarsi: infatti, la presa di Palermo non richiese bombardamenti preparatori, né quello delle altre città della costa.
Le PT americane, spintesi a nord di Messina, affondarono un piroscafo e danneggiarono un rimorchiatore, nella notte sul 25. Il 23 luglio, il smg. VELELLA, tornato in zona, eseguì un lancio senza esito, mentre alle 15,30 dello stesso giorno, l'ASCIANGHI silurò l'incr. HMS NEWFOUNDLAND; ma cacciato dai cctt. LAFOLEY ed ECLIPSE, fu costretto ad autoaffondarsi al largo di Augusta.
Le azioni di bombardamento notturno sulla Sicilia Orientale comportarono l'affondamento della MS 288 la notte sul 22, ad Augusta, ad opera di 6 CZ 1007, mentre a Siracusa venne affondata la notte sul 26, la motonave FISHPOOL.
La prima incursione su Palermo ebbe luogo alle 09,30 del 26 luglio ad opera dell'aviazione tedesca; nel corso dell'azione, durata 40 minuti, 3 JU 88 danneggiarono gravemente il ct. USS MAYRANT che, di pattuglia fuori del porto, dovette essere portato all'ormeggio con l'assistenza di altre 4 unità. Alla sera un un altro attacco non raggiunse risultati.
Il 24 gli Alleati iniziarono attacchi aerei su Milazzo. Lo stesso giorno venne gravemente colpita a Messina, la corvetta CICOGNA. Anche la tp. PARTENOPE riportò danni. Il 26 Regalbuto venne attaccata da 215 A-20.
Entro il 27 luglio, tutti i reparti italo-tedeschi vennero ritirati dalla Sicilia e la 4a Aerosquadra, ormai logorata, cessò le operazioni sull'isola.

NUOVA OFFENSIVA ALLEATA
Alla fine di luglio gli Alleati si apprestavano a sferrare l'offensiva decisiva contro il fronte nemico, suddividendo le proprie forze con obbiettivo Messina. La 3a Div. americana doveva avanzare sulla costa tirrenica, integrata dalla 7a Div. di fanteria che, chiamata in rinforzo, iniziava a sbarcare a Palermo. Le Div. 1a e 9a americane, 1a canadese e 78a britannica, dovevano convergere da varie direzioni su Randazzo, aggirando l'Etna, mentre la 50a e la 51a britanniche dovevano prendere Catania ed avanzare sulla costa jonica.
Il 29 lugli, i Canadesi conquistarono Agira ed il 31 gli Americani presero Santo Stefano, sulla costa, e Nicosia, nell'entroterra. il 1° agosto Montgomery sferrò l'attacco su Paternò ed Adrano.
Tuttavia, fino al 4 agosto, la linea dell'Asse non aveva subito gravi cedimenti, correndo da San Fratello, a Troina e Centuripe, con posizioni quasi immutate nella piana di Catania.
Per agevolare l'avanzata lungo la costa tirrenica, gli incrociatori americani ripresero il tiro d'appoggio alle 07,45 del 31 luglio, allorché il SAVANNAH e 2 cctt iniziarono a battere Santo Stefano di Camastra e le batterie costiere che lo difendevano. Le stesse navi bombardarono Caronia poco dopo la mezzanotte del 2 agosto. Il 3 agosto di unì all'azione il PHILADELPHIA. Il 4 il SAVANNAH si spostò su Capo d'Orlando. Nello stesso giorno, gli Inglesi effettuarono un pesante bombardamento navale su Taormina e la strada litoranea; tali obbiettivi erano stati battuti 12 volte in una ventina di giorni.
I sommergibili italiani in agguato non ottennero risultati: erano VELELLA, DIASPRO e ARGENTO; quest'ultimo, spostatosi verso Pantelleria, venne affondato dal ct USS BUCK, il 3 agosto. Mentre era in rotta da Taranto a Napoli, era stato affondato il MICCA, il 29 luglio, dal smg. TROOPER.
Le motosiluranti della flottiglia di Messina furono molto attive. Nella notte sul 30 luglio, le MS 21, 53,65 e 66, di scorta indiretta ad un convoglio in rotta da Messina al Nord, si scontrarono presso Capo d'Orlando con unità similari nemiche, uscendo indenni dalla mischia. Nella notte sul 31, la MS 66 si scontro con tre MTB presso Capo Spartivento, conducendo un combattimento a brevissima distanza . Nella notte sul 3 agosto, le MS 63 e 66, all'agguato lungo la costa settentrionale sicula, caddero sotto il tiro di due cctt di scorta al SAVANNAH. La MS 63 rientrò a Messina con la prora asportata, mentre la MS 66 andò a picco.
Gli attacchi aerei sulla Sicilia orientale andavano affievolendosi. Alle 02,10 del 4 agosto, 7 CZ 1007 del Raggr. BT bombardarono per l'ultima volta Augusta. Più pesanti furono gli attacchi tedeschi sulla costa tirrenica. Il 31 luglio, due distinti attacchi sul PHILADELPHIA e la scorta, costrinsero le navi a rientrare a Palermo. Questa città subì il secondo attacco il 1° agosto, alle 04,12 da parte di 48 velivoli. L'azione, condotta contro le 27 unità da guerra presenti, oltre ai trasporti, durò fino alle 06,10 e causò l'affondamento d'un mezzo costiero ed il grave danneggiamento del dgm USS SKILL. Nella zona del porto, saltò in aria un treno carico di munizioni. L'altro attacco avvenne alle 04,17 del 4 agosto e causò l'affondamento d'una LST ed il danneggiamento dei cctt USS MAYRANT e SHUBRICK, il primo dei quali era già stato colpito il 26 luglio.
Da parte alleata, si concluse la distruzione delle attrezzature di Milazzo, che tra il 24 ed il 30 luglio, venne attaccata da 38 B-25, 196 A-20, 250 P-40. Si iniziò un nuovo ciclo su Messina e lo stretto e, il 1° agosto, ebbe inizio l'attacco dall'alto di Adrano, sede dell'artiglieria che sparava sulla piana di Catania.

INIZIA L'EVACUAZIONE DELL'ISOLA
Ai primi di agosto, il Gen. Hube, comandante delle truppe tedesche in Sicilia, comunicò ufficialmente al Gen. Guzzoni la propria intenzione di lasciare la Sicilia, portando in salvo il maggior numero possibile di uomini e mezzi. A tal proposito, già dal 17 luglio i Tedeschi avevano guarnito le sponde dello stretto di Messina con 30 batterie antiaeree e due navali con pezzi da 170 mm e 28 Km. di gittata. In quel momento, dunque, lo stretto costituiva uno dei punti più fortificati di tutta l'Europa.
Dato che le truppe italiane erano ridotte allo stremo, anche perché i rincalzi ed i rifornimenti pervenivano ormai in misura irrilevante, fu giocoforza accettare la decisione germanica, che prevedeva una serie di sganciamenti dal nemico, protetti da vigorose azioni di retroguardia, ad opera di mezzi corazzati germanici ed artiglierie italiane.
Per effetto del ripiegamento predisposto, Montgomery poté finalmente entrare a Catania il 5 agosto e raggiungere Giarre il 13, con le Div. 50a e 51a, Nell'interno, il 6 cadde Troina, dopo 4 giorni di aspri combattimenti tra la 9a Div. USA e le Div. SIZILIEN e AOSTA. Il 7 fu presa Adrano e, dentro il 13, venne raggiunta Randazzo, completando l'aggiramento dell'Etna. Sulla costa tirrenica, la 3a Div. USA raggiunse Patti, con l'aiuto di sbarchi dal mare.
Il 5 agosto, truppe sbarcate da una LST, scortata dai cctt PLUNKETT e GLEAVES, presero possesso dell'isoletta di Ustica. L'incrociatore SAVANNAH e due cctt bombardarono Terranova il 5 agosto e Furiano il 6. Il 7 e l'8 il PHILADELPHIA e 2 cctt bombardarono Capo d'Orlando. Frattanto, era stato previsto un sbarco alle spalle del nemico, a Terranova. Malgrado un attacco aereo tedesco su santo Stefano di Camastra, la sera del 6, sotto scorta di due incrociatori già in zona e di 6 cctt, all'alba dell'8 agosto, incontrando lieve opposizione, gli Americani sbarcarono come previsto.
Constatato questo successo, che aveva il vantaggio di accelerare l'avanzata da terra, si preparò un'azione simile su Brolo, da eseguirsi il 9. Poiché un attacco aereo danneggiò parte del materiale da impiegarsi, lo sbarco si compì all'alba dell'11 agosto, con buon esito. Fino alle 10,00 del mattino, l'incrociatore PHILADELPHIA fornì l'appoggio agli sbarcati, sui quali cominciava a premere la difesa. Poi, sebbene già in rotta per Palermo perché priva di copertura aerea, la nave venne richiamata con urgenza, per contrastare fino alle 16,45 un contrattacco germanico.
Il 10 agosto Patti fu bombardata da 2 cctt.
Da parte italo-tedesca, si registravano tentativi di ostacolare le operazioni lungo la costa tirrenica della Sicilia. Nella notte sul 5 agosto, alcune E-Boote dirette verso Palermo vennero intercettate e costrette a ripiegare da 3 cctt americani.
Più importanti furono due missioni di attacco al traffico, iniziate ma non condotte al termine dalla Regia Marina. Nella notte sul 5 e sull'8 agosto, rispettivamente, salparono da La Spezia e da Genova diretti verso il basso Tirreno gli incrociatori EUGENIO DI SAVOIA, MONTECUCCOLI, GARIBALDI E DUCA D'AOSTA. Avuto il sentore che il nemico si apprestava ad intercettare le navi, Supermarina ordinò il rientro delle unità nel corso delle stesse notti, senza che le missioni fossero coronate da successo. Effettivamente, almeno per contrastare la seconda, erano stati distaccati da Capo d'Orlando, alle 06,00 dell'8 agosto, gli incrociatori SAVANNAH E PHILADELPHIA, CON 4 CCTT.
In compenso, gli Alleati non osarono contrastare dal mare l'intenso traffico nello stretto che, limitato fino all'8 agosto, si incrementò per il ripiegamento in massa del XVI Corpo d'Armata. Le unità affluivano su Messina da tre direzioni e venivano incanalate verso le spiagge d'imbarco, da cui, su sei rotte per i Tedeschi e 4 per gli Italiani, traghettavano in Calabria. I primi impiegarono 12 traghetti SIEBEL, 33 mezzi da sbarco, 2 pontoni, 11 barconi e 76 motoscafi, gli altri disponevano solo di una nave traghetto, due vaporetti e una decina di motozzattere che, all'ultimo si ridussero a 3.
Le motosiluranti non si limitarono a proteggere la traversata, ma vennero impiegate anche per il trasbordo di uomini. Sullo stretto, dal 1° al 6 agosto, si avvicendarono in un bombardamento continuo, 121 B-17, 269 WELLINGTON, 225 P-38 e 200 P-40.
Queste intense operazioni non impedirono che gli Alleati attaccassero anche le località dell'interno, nel corso dell'offensiva. Infatti, dal 1° al 6 agosto Adrano fu battuta da 129 B-25, 223 A-36 e 24 P-38, mentre in due settimane, Randazzo registrò l'attacco di 425 B-25 e B-26, 249 A-20 e 72 P-38.
Gli attacchi aerei dell'Asse ebbero per obbiettivo soprattutto la costa tirrenica della Sicilia. Nella notte sul 6 agosto, i Tedeschi bombardarono Palermo, senza esito, e Santo Stefano di Camastra, danneggiandovi la LST 3 destinata allo sbarco Terranova. Il 7 attaccarono le navi che tiravano su Capo d'Orlando e, nel pomeriggio, danneggiarono a Santo Stefano un cacciasommergibili e una LST. L'8 FW 190 e He111 colpirono lievemente a Capo d'Orlando uno dei cacciatorpediniere in azione. Il 9, l'LST 318 destinata a Brolo, venne gravemente danneggiata alle 17,05 da 3 FW 190. Il 10, alle 20,00, alcuni BR 20 del 43° Stormo attaccarono a Santo Stefan. L'11, dopo lo sbarco a Brolo, 8 FW 190 attaccarono alle 16,57 il PHILADELPHIA, che ne abbatté 5. Un altro attacco seguì alle 17,35. Nella notte sul 12, i BR 20 tornarono su Santo Stefano di Camastra.
Cospicui, furono i risultati raggiunti da un attacco diurno di 12 JU 88 sulle strisce di atterraggio ad Agnone (a nord di Augusta), ove 18 P-40 e SPITFIRE del 239th Wing vennero distrutti o danneggiati. Infine, nella notte sul 13, 4 aerosiluranti del 130° Grp. attaccarono navi nemiche nello Jonio.

LA FINE
Tacitamente, tra Montgomery e Patton s'era iniziata la corsa a chi per primo avesse raggiunto Messina. Ambedue trovavano sul loro cammino la resistenza delle retroguardie e numerose ostruzioni stradali. Per aggirare gli ostacoli, gli Americani continuarono a servirsi degli sbarchi dal mare, superando Patti il 14 e Milazzo il 16.
La notte sul 16, uno sbarco dal mare venne eseguito anche dagli Inglesi, a Scaletta, con lo scopo di tagliare la ritirata ai Tedeschi. Ma questi erano già a Messina e le interruzioni stradali furono tali da ritardare l'avanzata degli sbarcati.
La corsa su Messina fu vinta da Patton che, alle 10,15del 17 agosto, alla testa della 3a Div., vi precedette di poco le avanguardie della 50a britannica.
A quell'ora, tutte le truppe ed i comandi italo-tedeschi di cui era stata prevista l'evacuazione, erano già al sicuro sulla costa calabra.
Nel corso della stessa giornata vennero occupate, senza incontrarvi resistenza, le isole Eolie e, nel corso della nottata, le navi iniziarono a battere la costa calabra.
L'ultima azione di fuoco navale fu quella dell'incrociatore BOISE che, con due cctt bombardò Milazzo il 14 agosto. Il ct. USS TRIPPE e 3 PT distaccate per gli sbarchi alle Eolie, non dovettero intervenire.
Lo sbarco americano per superare Patti, il 14, venne seguito da un altro, all'alba del 16, ad est di Milazzo. Poiché, però, l'avanzata delle fanterie era stata più rapida del previsto, questo sbarco si tramutò in un'operazione di trasporto.
A conclusione delle operazioni di traghetto nello stretto di Messina, si ebbero i seguenti positivi risultati: da parte italiana, 75.000 uomini, 500 automezzi ed una cinquantina di pezzi d'artiglieria; da parte germanica 40.000 uomini, 9.600 veicoli, un centinaio di cannoni, una cinquantina di carri armati, 1.000 tonnellate di munizioni e 1.000 di carburante, 15.700 tonnellate di materiale vario, anche italiano.
L'ultima azione delle motosiluranti avvenne la mattina del 15 agosto, quando le MS 31 e 73 attaccarono al largo di Capo Spartivento due incrociatori leggeri britannici, danneggiandone probabilmente uno con i siluri. Danneggiate a loro volta, durante il disimpegno, raggiunsero Taranto. La MTB 665 venne affondata nello stretto il 15 dalle batterie costiere. La MS 21, ultima unità della Regia Marina in Sicilia, lasciò l'isola diretta a Gaeta, il 16 agosto.
Nell'imminenza della caduta di Messina, gli attacchi aerei alleati furono condotti quasi esclusivamente su questa città e sullo stretto; dal 9 al 14 agosto, le sortite ammontarono a 1.170, quasi senza incontrare resistenza da parte della caccia.
La Regia Aeronautica diede ancora il proprio contributo alla vigilia della fine. Il 15 agosto, alle 16,00, alcuni RE 2002 scortati da MC 202, attaccarono Milazzo. Nelle notti sul 16 e 17, i porti di Catania e di Siracusa vennero bombardati dagli JU 87 del 121° Gruppo.
Altre poche azioni italo-tedesche ebbero luogo nei giorni successivi alla caduta dell'isola. La più notevole fu quella all'alba del 23 agosto su Palermo, ove bombardieri della 2a Luftflotte colpirono od incendiarono il trasporto britannico SPEED FAST, il rimorchiatore USS NARRAGANSSET, il ct USS WAINWRIGHT ed i cacciasommergibili SC-694 e SC-696, che affondarono entrambi.

CONCLUSIONE
La campagna di Sicilia durò 38 giorni. Se si tiene conto della superiorità numerica e qualitativa degli Alleati, della crisi che investì le difese per il crollo del regime fascista e del modesto apporto aero-navale alle operazioni, deve darsi atto alla 6a Armata d'aver saputo condurre una grande battaglia d'arresto, riuscendo a salvare una non trascurabile aliquota di uomini e materiali.
Questo risultato non é - come talvolta ancora oggi si ritiene - unico appannaggio delle truppe tedesche, ma va ascritto largamente al merito e alla memoria di fanti, carristi, artiglieri, bersaglieri i quali, sulla piana di Gela, ad Agrigento, al bivio Gigliotto. a Primosole, a Troina (per citare solo alcuni nomi) diedero il meglio di se stessi, riscattando episodi isolati di cedimento, deprecabili ma tuttavia comprensibili, in vista del particolare momento in cui si verificarono.
Il contributo della componente aeronavale nella battaglia fu notevole e spesso determinante da parte alleata, mentre fu modesto da parte italo-tedesca.
Già s'é visto come, nella fase della preparazione strategica dell'invasione, vennero ottenuti quei validi risultati che la resero possibile con perdite umane ridotte al 10 per cento di quanto s'era previsto.
Prescindendo dalle operazioni di trasporto sul mare (da cui, comunque, si rilevarono i vantaggi del tipo "shore to shore" su quello "ship to shore"), alle unità di superficie anglo-americane va ascritto il merito d'aver saputo affiancare con prontezza l'azione delle truppe sbarcate: il preciso tiro d'appoggio sulle spiagge di Gela e di Porto Empedocle o il contributo "ai salti di rana" cui Patton ricorse per raggiungere Messina, furono dei successi sul piano tattico. Tuttavia, può addebitarsi a Cunningham, il non aver tentato di forzare lo stretto di Messina, pur godendo della superiorità aeronavale, e consentendo che la "Dunkerque" siciliana - protetta solo dalle batterie costiere - fosse portata a termine con perdite esigue.
L'aviazione alleata ebbe parte modesta nella fase degli sbarchi, per motivi di autonomia. Poi, guadagnati gli aeroporti siciliani, intervenne nella battaglia, senza tuttavia raggiungere - sul piano tattico - i risultati proporzionali al numero di velivoli impiegati; la linea sul Simeto, Agira, Troina, vennero abbandonate dall'Asse non tanto per effetto degli attacchi aerei, ma piuttosto sotto la pressione terrestre o secondo prestabiliti piani di ritirata. Né il martellamento di Messina e dello stretto riuscì ad impedire il traghettamento sulle opposte sponde.
Ove si raggiunse il successo, fu invece nell'opera di "contro-aviazione" sugli aeroporti e gli stessi Alleatine presero definitiva coscienza quando, occupando i campi siciliani, vi trovarono a decine i resti degli aerei nemici distrutti o danneggiati: per dare delle cifre, 125 a Comiso, 132 a Catania, 189 a Gerbini. Proprio questi velivoli, che mancarono nel cielo della battaglia, fecero si che le perdite dell'attaccante venissero largamente contenute.
Un discorso a parte meritano gli aviosbarchi, che furono fallimentari nel loro complesso. L'inesperienza degli uomini e l'imprecisione nelle procedure vennero pagate al prezzo più alto, però questo servì come insegnamento per le operazioni successive.
Passando adesso nel campo opposto, balza subito evidente l'esiguità delle forze che la Regia Marina - ed in misura ancora minore, la Marina germanica - gettarono nella lotta poche decine di mezzi insidiosi, contando soprattutto sul coraggio degli equipaggi, si logorarono in azioni che raggiunsero risultati sproporzionati rispetto alle perdite. Se per le motosiluranti molti scontri, portati a termine secondo l'antica tradizione d'ardimento, si conclusero con perdite umane non elevate, ciò non accadde per i sommergibili, 4 dei quali, direttamente coinvolti nelle operazioni, sperimentarono tragicamente le ormai progredite tecniche antisom dell'avversario.
Spesso s'é discusso sul mancato intervento della squadra italiana nella battaglia, ritenendosi necessario - da alcuni - uno scontro all'ultimo sangue, piuttosto che l'attesa di d'una più propizia occasione d'impiego nelle acque del Tirreno. Si entra in un campo ove le considerazioni di carattere etico o politico possono far prevalere l'una o l'altra tesi. Comunque, non si potrà non essere d'accordo su un fatto: che le navi italiane, al di fuori dei 381 delle corazzate e della abnegazione degli equipaggi - sempre che fossero giunte indenni nelle acque siciliane - null'altro avrebbero potuto opporre all'avversario, che invece univa alla superiorità relativa in grandi navi, quella assoluta in unità di scorta e che aveva raggiunto nel campo della cooperazione aeronavale, quella divenuta, sin dal 1940, insostituibile fattore di successo.
Detto questo, non possono esservi dubbi sul come si sarebbe concluso lo scontro.
La partecipazione delle forze aeree italo-germaniche alla battaglia fu caratterizzata dalla determinazione con cui, soprattutto nella fase di sbarco, vennero condotti gli attacchi. Allorché il Bollettino n.1152 dette pubblico riconoscimento al 5° Stormo della disperata azione del 19 luglio sulla rada di Augusta, non fece altro che sceglierne una tra le tante simili. Per diretta testimonianza, queste azioni risultavano ben poco diverse - per i rischi connessi - da quelle dei KAMIKAZE, poiché il tremendo volume di fuoco prodotto dalla difesa contraerea alleata e, nella seconda fase, anche l'intervento della caccia d'interdizione, ben poche probabilità di salvezza lasciavano agli attaccanti, per dipiù attenti a non colpire la popolazione civile.
Tuttavia, al valore non corrisposero i risultati e grande resta la sproporzione tra danni inflitti e perdite subite, tra perdite inflitte e numero si sortite. I problemi che l'aviazione creò al nemico, non impedendogli il conseguimento degli obbiettivi secondo i piani, furono marginali e - si ritiene - avrebbero potuto trasformarsi in primari, solo impiegando una quantità di velivoli estremamente superiore e tale da compensare le continue perdite a terra, oltreché in volo.
La luftwaffe, nel 1943, disponeva ancora di forze notevoli, ma ritenne di non dovere - o potere - impegnarsi a fondo in Sicilia, privando tale fronte dell'apporto numerico più cospicuo.
La Regia Aeronautica, invece, dette tutto quanto restava dopo 3 anni logoranti sui vari fronti; e se fu molto in fatto di ardimento e di esperienza combattiva degli equipaggi, fu troppo poco in numero di velivoli che riuniva, ad un centinaio o poco più tra Macchi, Re.2002 e G 50, qualche decina tra CZ 1007, S 79 ed 84 e, addirittura esemplari isolati di S.82 e P.108.
Il tragico momento nella vita nazionale poteva ormai giustificare, sotto l'incalzare delle avversità, cedimenti nel fisico o nel morale. Vi fu chi resistette e terminò il suo volo nelle azzurre acque della Sicilia o nelle sue plaghe assolate.
Ma dato che ormai da mesi, nell'area mediterranea gli Alleati identificavano per tedesco qualsiasi aereo nemico li attaccasse, a tanti piloti italiani non toccò neppure l'estremo riconoscimento dell'avversario.

Nell'immagine, il generale George Smith Patton, comandante della 7a Armata americana nelle operazioni in Sicilia.


Articolo pubblicato sul n° 83 del mese di novembre del 1971 della rivista Interconair Aviazione e Marina.
Documento inserito il: 02/09/2017
  • TAG: seconda guerra mondiale, sbarco sicilia, regio esercito, operazioni aeronavali

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