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Operazione Rheinubung (parte 2)

di Tullio Marcon

Da allora fino al ritrovamento, l'Ammiragliato britannico poté soltanto presumere quale rotta la BISMARCK stesse seguendo per raggiungere la costa francese. Gli errori di valutazione si compensarono tra loro in modo che, alle 18.10 di quel giorno, la KING GEORGE V seguiva la stessa rotta del nemico, a 110 miglia di distanza.
Frattanto, su alcune navi Inglesi il combustibile iniziava a scarseggiare, per cui dovettero abbandonare l'inseguimento la PRINCE OF WALES e la REPULSE. Rimanevano, però, la KING GEORGE V con rotta sud-ovest, la RAMILLIES e la RODNEY con rotta est dall'Atlantico Occidentale e la Forza H con rotta nord-ovest da Gibilterra.
Tutta la giornata del 25 maggio vene inutilmente impiegata in estenuanti ricognizioni cui presero parte CATALINA, SUNDERLAND e HUDSON del Coastal Command, oltre agli SWORDFISH della VICTORIUS. Il pattugliamento venne esteso allo stretto di Danimarca, all'Islanda, alle Isole Far Oer, nell'evenienza che la BISMARCK avesse puntato sulla Norvegia.
Passò inutilmente tutta la notte sul 26 maggio.
All'alba, il C.V. Vian, che comandava la 4th Flottiglia Cacciatorpediniere, di scorta ad un convoglio in Atlantico, ebbe ordine di raggiungere le corazzate, per sostituire la scorta a corto di combustibile.
Finalmente, alle 10.36 del 26 maggio, un CATALINA del 209th Sqd. pilotato dal P.O. Briggs e decollato da Loch Erne, in Irlanda, 7 ore prima, avvistò la BISMARCK, dopo circa 31 ore dalla perdita del contatto.
All'atto dell'avvistamento, la KING GEORGE V e la RODNEY, ora riunite, tallonavano la BISMARCK a 130 miglia di distanza; se nulla avesse ridotto la velocità di Lütjens, la Home Fleet avrebbe perso la partita.
Quindi tutte le speranze ricadevano sull'ARK ROYAL, che seguiva una rotta convergente con il nemico e poteva attaccarlo con gli aerosiluranti. Inoltre, il C.V. Vian, udito il segnale di scoperta del CATALINA, ritenne che fosse suo dovere non raggiungere le corazzate e dirigere direttamente sul nemico, con i propri cacciatorpediniere.
Giunta a distanza utile per il lancio, l'ARK ROYAL fece decollare 14 SWORDFISH degli Squadrons 810th e 818th; il tempo era pessimo ed il ponte di volo della portaerei aveva oscillazioni di oltre 15 metri.
Tra i piovaschi e guidati dal radar, i velivoli pervennero a contatto con il presunto nemico alle 11.15, sganciando 11 siluri che, fortunatamente , mancarono il bersaglio. In realtà essi avevano attaccato lo SHEFFIELD, che scortava l'ARK ROYAL. Rientrarono tutti incolumi alle 17.20.
Frattanto, un altro CATALINA del 240th Sqd. decollarono nuovamente dall'ARK ROYAL, guidati dal radar dello SHEFFIELD; i 15 velivoli erano comandati dal Lt. Crd. Coode. Alle 20.50 avvistarono la BISMARCK, lanciandosi all'attacco: su 13 siluri, due andarono sicuramente a segno, danneggiando il timone e riducendo la velocità a 10 nodi.
Gli aerosiluranti, rientrati incolumi sull'ARK ROYAL, avevano deciso la sorte del nemico.
Sulla BISMARCK si tentò freneticamente di rimediare all'avaria dei timoni, ma uno di essi rimase bloccato con un angolo di circa 12 gradi, obbligando la nave a seguire una rotta tortuosa, senza che, per le avverse condizioni del mare, fosse possibile governare con le macchine.
La notte che seguì fu da incubo. Sulla nave tedesca pesava la condanna.
Alle 21.52, la 4a Flottiglia, composta dai cacciatorpediniere COSSACK, SIKH, ZULU, MAORI e PIORUN (polacco) avvistò lo SHEFFIELD, che tallonava il nemico, e subito dopo la stessa BISMARCK.
Durante tutta la notte, i caccia non dettero tregua alla corazzata che non riuscì a colpirli ed incassò altri tre siluri, con conseguente perdita di velocità.
Alle 07.53 del 27 maggio, il NORFOLK si unì ai caccia e, finalmente, alle 08.47, la KING GEORGE V e la RODNEY vennero a contatto con la BISMARCK; a 21.000 metri, aprirono il fuoco con 10 pezzi da 356 mm e 9 pezzi da 406 mm.
Dopo un minuto e mezzo, benché menomata dai precedenti attacchi, la corazzata tedesca rispose inquadrando la RODNEY e mancandola di soli 20 metri con un colpo della seconda salva. Tuttavia, alla terza salva, la RODNEY colpì il nemico, debilitandone il fuoco.
Alle 08.58, la BISMARCK mise in funzione i pezzi da 152 mm, ma sotto il tiro eseguito dalle due corazzate a distanza sempre più breve, fu ridotta al silenzio. Alle 09.30, divenuto un relitto fumante, era ancora a galla.
Alle 10.15 l'Ammiragliato ordinò il rientro alle corazzate, che lasciarono all'incrociatore DORSETSHIRE il colpo di grazia. Questi, portatosi a distanza utile, lanciò un siluro contro la BISMARCK che colò a picco alle 10.39, circa 400 miglia a ponente di Brest. Lo stesso DORSETSHIRE ed il MAORI recuperarono un centinaio di naufraghi che, con quelli salvati da altre navi, portarono il numero dei superstiti a 2 ufficiali e 115 marinai, su un totale di 2.500 uomini.
Solo il PRINZ EUGEN riuscì a salvarsi, giungendo a Brest l'1 giugno 1941, dopo essersi rifornito in mare. Delle altre navi addette all'operazione, la cisterna LOTHRINGEN venne catturata ed inviata alle Bermude, mentre furono affondate dagli Inglesi: la nave rifornimento EGERLAND, la nave esplorante GONZENHEIM e le cisterne ESSO HAMBURG, BELCHEN e FRIEDRICH BREME.
Alcuni attacchi portati dagli HE.111 contro le navi in rientro, nelle giornate del 27 e del 28 maggio, non sortirono risultati.
I sommergibili tedeschi non intervennero nell'operazione, anche se, ad un certo momento, Lütjens aveva pensato di attirare gli inseguitori in una trappola.

COMMENTO
Non si può negare che, da tempo immemorabile, la fortuna - oppure, in termini più razionali, l'imponderabile - abbia contribuito al successo nella lotta sui mari. Tuttavia nessun ammiraglio dei tempi moderni avrebbe pianificato un'azione impegnativa fidando proprio su elementi aleatori.
Eppure, esaminando le decisioni di Lütiens nella giornata del 24 maggio 1941, si può avere l'impressione che l'ammiraglio tedesco abbia voluto forzare la mano alla realtà, fidando sulla fortuna.
Infatti, il presupposto per il successo della guerra di corsa, cui la BISMARCK si accingeva, era la penetrazione in Atlantico senza incontrare resistenza, eludendo addirittura la vigilanza nemica. Ne è conferma l'inversione di rotta che lo stesso Lütjens, nel gennaio precedente, aveva ordinato alle sue navi allorché, a sud dell'Islanda, un incrociatore britannico le aveva avvistate. Tale presupposto venne a mancare dal momento in cui il SUFFOLK avvistò la BISMARCK, facendo anche comprendere al nemico che era dotato di radar. Già allora l'operazione era in pericolo ed un ritorno alla base sarebbe stato giustificato.
Tuttavia si può comprendere la decisione di proseguire verso sud, senza arrendersi dinnanzi alla prima difficoltà.
L'affondamento dello HOOD, dovuto all'ottimo tiro navale tedesco, ma anche ad una salva particolarmente fortunata, fu la seconda occasione che ebbe Lütjens per una onorevole ritirata: infatti, fino a quel momento, la missione si concludeva in attivo per la BISMARCK e il ritorno alla base non sarebbe avvenuto a mani vuote.
Ma Lütjens continuò, fidando nella fortuna oppure interponendo tra sé stesso e la base motivi connessi con l'onore della bandiera.
Risalendo all'Alto Comando Germanico, non si può non notare la rudimentale preparazione dell'operazione, nella quale la BISMARCK ed il suo seguito venivano impegnate, senza alcun supporto aereo o navale, proveniente da sud, in un settore che, era ben noto per la presenza delle portaerei nemiche. Infatti, la corsa di Lütjens verso Brest avrebbe avuto altra giustificazione se, da un porto della Francia, un'unità tedesca avesse preso il mare diretta ad occidente, venendo automaticamente ad impegnare una parte delle forze inglesi e, nella fattispecie, proprio quella Forza H che determinò la fine della BISMARCK.
In definitiva - e giudicando gli eventi a posteriori, ben consci che certi apprezzamenti mutano, se originati su un ponte di comando sotto il fuoco - si può affermare che tutta l'operazione RHEINUBUNG ebbe uno svolgimento antitetico con le sue finalità e segnò la fine della guerra di corsa da parte della Germania. Sotto questa luce, la perdita della BISMARCK appare un fatto di notevole portata strategica, mentre quella dello HOOD può essere giustificata con il raggiungimento, da parte inglese, del suddetto risultato.

Nell'immagine, la nave da battaglia tedesca Bismarck, affondata al termine di un epico duello contro una potente squadra britannica.


Articolo tratto dal n°77 dell'aprile 1971 della rivista Interconair Aviazione e Marina.
Documento inserito il: 09/02/2017
  • TAG: seconda guerra mondiale, corazzata bismarck, kriegsmarine, royal navy

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