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I cacciatorpediniere della classe SOLDATI

di Stefano Cioglia

I caccia tipo SOLDATI, che possono essere considerati fra le più interessanti costruzioni del periodo antecedente la Seconda Guerra Mondiale, costituirono l'ultima classe omogenea e numerosa di caccia della Regia Marina.
Le prime dodici unità furono impostate nel 1937 per affiancare nei compiti di squadra le 12 unità del tipo NAVIGATORI, progettate verso la fine degli anni '20 come esploratori o avvisi veloci destinati ad accompagnare le unità maggiori.
I cacciatorpediniere classe SOLDATI portavano a compimento una serie di tentativi da parte della Regia Marina di costruire un tipo di caccia valido ad operare insieme alle corazzate e agli incrociatori in missioni di contrasto a forze navali avversarie, ed anche ad agire congiuntamente alle veloci torpediniere classe SPICA in azioni di siluramento notturno nelle ristrette acque del Canale di Sicilia.
I primi tentativi furono fatti nel 1929 con l'impostazione dei cacciatorpediniere classe FRECCIA, che, sebbene costituissero un passo avanti nei confronti dei cacciatorpediniere classe TURBINE (specialmente sotto il profilo dell'autonomia e delle manovrabilità) non dettero i risultati sperati, poiché li si dovette appesantire notevolmente nell'opera morta, per migliorarne la stabilità laterale e la tenuta di mare.
Nel 1931 furono impostati i quattro cacciatorpediniere classe MAESTRALE, che, riprendendo le caratteristiche generali dei FRECCIA, eliminavano gran parte dei difetti di queste unità, permettendo alla Regia Marina di disporre di un tipo di caccia soddisfacente che, con lievi modifiche, poteva essere riprodotto in un buon numero di esemplari.
La caratteristica più accentuata di questi caccia era l'alta velocità che, alle prove, con dislocamento leggero, superò largamente i 38 nodi contrattuali per toccare con il LIBECCIO i 41,3 nodi. Tuttavia, in pratica, come vedremo meglio quando tratteremo dei SOLDATI, questa velocità si dimostrò del tutto fittizia, poiché i MAESTRALE, con dislocamento in esercizio sulle 2.000 tonnellate, non riuscirono a fare più di 36 nodi, ed addirittura in guerra, dopo l'installazione di nuove apparecchiature ed armi, non superarono i 32 nodi.
Veniva così a mancare, anche nei caccia, uno dei presupposti più importanti, che condizionava quasi interamente l'impostazione ed i metodi di combattimento della marina italiana: la superiore velocità, che doveva consentire alle navi della Regia Marina, dal grosso 10.000 alla piccola torpediniera di 700 ton., di attaccare forze inferiori con superiorità di armamento, e di disimpegnarsi da forze superiori contando esclusivamente sulla propria velocità; ma qui il discorso verrebbe a farsi troppo lungo. Per concludere, diremo che i caccia italiani si trovarono quasi sempre in inferiorità nei confronti delle similari unità inglesi, che avevano velocità dichiarate inferiori a quelle italiane, ma che in pratica si dimostrarono immancabilmente più veloci.
Nel 1935-36 iniziò la costruzione delle quattro unità tipo ORIANI, replica quasi integrale dei MAESTRALE, ma con una maggiore potenza installata che consentiva loro di non registrare le sensibili diminuzioni di velocità della classe precedente, in condizioni di esercizio pratico.
Nel 1937 furono impostate le prime 12 unità della classe SOLDATI, che riprendevano in parte i nomi di cacciatorpediniere del 1905.
Le unità furono costruite (fra parentesi il tempo trascorso fra l'impostazione e la consegna, in mesi): CAMICIA NERA (17), AVIERE (19), ARTIGLIERE (21), GENIERE (16), CORAZZIERE (16) e ASCARI (17) dal cantiere OTO di Livorno; CARABINIERE (22) e LANCIERE (24) dai Cantieri Navali del Tirreno di Riva Trigoso; FUCILIERE (20) e ALPINO (23) dai Cantieri Navali Riuniti di Ancona; GRANATIERE (21) e BERSAGLIERE (23) dai Cantieri Navali Riuniti di Palermo.
Come si sarà notato dalle cifre riportate, il periodo fra l'impostazione e la consegna non superò mai i due anni, mentre anzi le unità affidate alla OTO raggiunsero tempi molto rapidi, toccando con il GENIERE un anno e quattro mesi.
Tutti i caccia furono consegnati fra il giugno del 1938 (CAMICIA NERA) ed il maggio dell'anno successivo (ASCARI). Dopo lo scoppio del conflitto, fu decisa la costruzione di una seconda serie di sette unità, portando così il totale complessivo a 19. Alla seconda serie appartenevano: MITRAGLIERE (16) e BOMBARDIERE (21), affidati ai Cantieri Navali Riuniti di Ancona; LEGIONARIO (16, CORSARO (16), VELITE (16), CARRISTA e SQUADRISTA, affidati all'OTO di Livorno.
Il CARRISTA non fu mai varato, poiché dovette cedere la poppa al VELITE e la prora al CARABINIERE, entrambi silurati da sommergibili inglesi. Lo SQUADRISTA era invece in corso di allestimento, quando, dopo l'armistizio, fu catturato dai Tedeschi che lo rimorchiarono a Genova, ma non riuscirono ugualmente a completarlo perché fu affondato durante un bombardamento aereo alleato.
Le rimanenti cinque unità entrarono in servizio fra il febbraio (MITRAGLIERE) e l'agosto (VELITE) del 1942.


DESCRIZIONE TECNICA

I SOLDATI presentavano uno scafo estremamente affinato, e sovrastrutture relativamente sgombre, per permettere lo sviluppo di alte velocità. La prua tipo Schooner, caratteristica dei caccia dai FRECCIA in poi, era alta sul galleggiamento circa 5,3 metri, e consentiva una buona tenuta del mare proveniente dai settori prodieri.
Immediatamente a proravia del ponte di comando si trovava un impianto binato do 120/50 mm posto direttamente sullo scafo, e con un campo di tiro di circa 270 gradi.
La plancia era piuttosto massiccia, e comprendeva: timoneria (con 9 portelloni protetti), ponte di comando, sala operativa e salette radio, nonché vari alloggi. Inoltre, sul cielo della timoneria era situata la grossa centrale di tiro principale, e a poppavia di questa era un piccolo torrione di telemetria dotato anche di un grosso riflettore per il tiro notturno.
Infine sul cielo della struttura, ai due lati, erano presenti due plancette con due complessi binati da 13,2 mm per il tiro A.A. ravvicinato, che contribuivano a conferire un aspetto decisamente massiccio all'insieme, ma che consentivano di battere con il tiro antiaereo i settori prodieri della nave, altrimenti del tutto scoperti. Per contro però si era obbligati a mantenere del munizionamento in un punto estremamente delicato.
Addossato alla struttura telemetrica era l'albero prodiero di segnalazione, leggermente piegato all'indietro. Infine, un pò prima del centro della nave, all'altezza del gradino dello scafo, collegato alla struttura di comando da un'ampia svasatura e leggermente degradante verso poppa, era l'ampio fumaiolo che serviva a convogliare gli scarichi dei tre gruppi di caldaie situate immediatamente sotto di esso e del torrione.
A poppavia del fumaiolo, su una tuga, erano due piattaforme che arrivavano ai bordi dello scafo, con due complessi binati da 20/65 mm. Immediatamente sotto il gradino, trovavano posto due motolance (una per lato) e due battellini.
A centro nave, sopra i locali turbine, sopraelevati di circa 70 cm dallo scafo, erano collocati due complessi trinati lanciasiluri con relative centraline di lancio scoperte, separati tra loro da un'ampia plancia su cui era sistemato il cannone singolo da 120 mm o l'obice illuminante, e una mitragliera. Infine, verso poppa, l'ultima tuga con il secondo impianto binato da 120 mm, la timoneria d'emergenza parzialmente coperta e, a proravia di questa, l'albero poppiero.
Su alcune unità (CARABINIERE, ASCARI, AVIERE e LANCIERE) era sistemata dietro il 120 mm poppiero anche una centralina di tiro secondaria, ma nel corso della guerra fu sbarcata.
La compartimentazione interna e la sistemazione dei pesi, in seguito all'esperienza acquisita con i tipi precedenti, erano state particolarmente curate, in modo di consentire delle buone qualità incassatrici e di resistenza senza dover ricorrere allo zavorramento come si era dovuto fare con i FRECCIA.
Il timone, posto in posizione centrale fra le due eliche e collegato allo scafo con una robusta pinna, unitamente alla forma a spigolo dello scafo, contribuiva notevolmente alla buona manovrabilità complessiva della nave.


CARATTERISTICHE
I dislocamenti di questi caccia variavano leggermente a seconda del cantiere di costruzione. Quello standard andava dalle 1.715 ton. delle unità costruite a Livorno, alle 1.830 ton. delle altre. A carico normale dislocavano circa 2.320 ton., mentre a pieno carico in missioni di guerra, con una scorta di mine a bordo, si toccavano anche le 2.550 ton.. Ovviamente, questi appesantimenti si ripercuotevano negativamente sulla velocità massima ottenibile.
Le dimensioni erano le seguenti: lunghezza fuori tutto, 106,7 m.; lunghezza fra le perpendicolari, 104 m. (la sommità della prua sporgeva in fuori di circa 2 m. dal tagliamare, mentre la poppa si spingeva ugualmente in fuori per circa 70 cm.; larghezza massima, 10,5 m.; immersione standard, 3,60 m., a pieno carico, 4,35 m.
L'apparato motore consisteva in tre caldaie Yarrow e turbine Parsons sulle unità costruite a Livorno, e Belluzzo sulle altre, che erogavano una potenza motrice variante da unità ad unità dai 48.000 ai 56.000 HP, ed imprimevano una velocità di 39 nodi. Tale rimarchevole velocità però, che alle prove fu addirittura superata da qualche unità, non fu mai raggiunta nelle reali condizioni belliche a causa dei continui aumenti di peso cui si dovettero sottoporre le navi allo scopo di migliorarne l'armamento. In guerra, raramente si poterono superare e mantenere a lungo i 34 nodi, anche in caso di necessità.
Il carico massimo di combustibile era di 525 ton. di nafta, e l'autonomia, alla velocità di 20 nodi, toccava le 2.200 miglia marine; il che costringeva, anche in combattimento, a non prolungare gli spunti di velocità e ad alternare, in diverse occasioni, le unità in mare con la squadra delle corazzate, per consentire loro di rifornirsi nei porti nazionali.


ARMAMENTO
Alla consegna, le unità della prima serie erano tutte armate con due complessi binati da 120/50 mm modello Ansaldo 1936 da 5,1 ton., con una cadenza di tiro di sei colpi al minuto ed una gittata massima di 19.000 m.. Sul CARABINIERE era montato invia sperimentale anche un altro cannone da 120/50 mm modello Ansaldo 1940, dalle caratteristiche sensibilmente migliorate. Presentava infatti un'elevazione massima di 45 gradi, che gli consentiva di partecipare anche alla difesa antiaerea, e poteva lanciare anche proiettili illuminanti. Sulla plancetta fra i due complessi lanciasiluri era sistemato un obice da 120/15 mm per il tiro illuminante notturno.
Le mitragliere inizialmente consistevano di due complessi binati da 20/65 mm con relative stazioncine di tiro scoperte, sistemati sulle piattaforme a poppa del fumaiolo. Alcune unità montavano anche una mitragliera singola da 37/54 mm nella piattaforma centrale, insieme all'obice. Tutte le unità avevano poi otto mitragliere leggere da 13,2 mm così sistemate: due postazioni binate sul ponte di comando a fianco del torrione telemetrico, due postazioni singole smontabili ai lati del fumaiolo, e due affusti smontabili immediatamente dietro la tuga poppiera.
L'armamento subacqueo era composto da due impianti lanciasiluri trinati da 533 mm, sistemati in posizione centrale lungo lasse della nave, con centraline di tiro incorporate. Il siluro trasportato di solito era lungo 7,2 m., ed aveva una corsa di 4.000 m. a 48 nodi.
L'armamento antisommergibile montato inizialmente comprendeva due torpedini a rimorchi sistemate ad estrema poppa e due scaricabombe per bombe da 50 e 100 Kg.
CARABINIERE, AVIERE, ASCARI, LANCIERE ed ALPINO avevano anche una seconda direzione di tiro sistemata, fuorché sull'ALPINO che l'aveva dietro il fumaiolo, sulla tuga poppiera a proravia dell'alberetto di segnalazione.
Nel corso del 1940-41, dopo le prime esperienze belliche e a causa del prevalente compito antiaereo che i caccia vennero ad assumere, la seconda direzione del tiro fu sbarcata, essendosi dimostrata ingombrante e di poca utilità pratica. Furono altresì sbarcate tutte le armi da 13,2 mm, e sostituite con altrettanti impianti da 20 mm. Il tipico armamento A.A. leggero venne così ad essere composto da: due impianti binati da 20 mm sul ponte di comando, uno per lato; due impianti binati da 20 mm dietro il fumaiolo, e due impianti singoli da 20 mm dietro la tuga poppiera, uno per lato.
Su alcune unità era inoltre presente una mitragliera da 37/54 mm montata sulla piattaforma fra i due complessi lanciasiluri, e una da 20 mm o 37 mm in sostituzione della seconda direzione del tiro.
Nel corso del 1942 su GENIERE, ASCARI, CAMICIA NERA e LANCIERE fu montato un altro pezzo da 120/50 mm in sostituzione dell'obice, mentre sul CARABINIERE. dopo il siluramento del febbraio 1942, il pezzo singolo da 120/50 mm fu sostituito con l'obice da 120/15 mm.
Anche l'armamento antisommergibile fu reso adeguato alle necessità belliche, che imponevano una revisione ed un miglioramento delle capacità antisom dei caccia.
Le torpedini a rimorchio, che costringevano le unità a navigare a bassa velocità e a manovre difficoltose durante la caccia, esponendosi così al contrattacco del sommergibile, vennero in parte sbarcate nel corso del 1941, ed i due lanciabombe pneumatici, insufficienti come numero e come caratteristiche, vennero sostituiti con due o quattro lanciabas a carica pirica e a tiro rapido, che lanciavano bombe da 100 Kg. fino a 100 metri, e bombe da 50 Kg. fino a 150 metri. Anche gli scaricabombe vennero dotati di armi più efficienti, come le bombe di profondità da 150 Kg. di forma affusolata, per rendere possibile una più veloce discesa in profondità e a quattro regolazioni, da 25, 50, 75 e 100 metri.
Le unità della seconda serie furono tutte armate con V-120/50 mm, fuorché il VELITE che ebbe IV-120/50 più l'obice illuminante, ed 8/10 mitragliere da 20 mm, sistemate come nelle unità della prima serie. Avevano anche l'albero poppiero di dimensioni più ridotte.
Nell'estate-autunno del 1942, a causa dell'ancora aumentata minaccia aerea e delle ormai scarse possibilità di impiego dei siluri in azioni di guerra, LEGIONARIO, VELITE, CARABINIERE, GRANATIERE e FUCILIERE sbarcarono i tre tubi lanciasiluri poppieri, e li sostituirono con una piattaforma sulla quale furono installate o due mitragliere da 37 mm oppure una da 37 e due da 20 mm. Venne anche abolito l'albero poppiero, che fu sostituito con un alberetto a centro nave o con un'antenna di sostegno per la radio, applicata al fumaiolo. Su alcuni caccia, a seconda della disponibilità, fu imbarcato un ecogoniometro di fabbricazione tedesca, ed anche un apparecchio avvisatore di siluri in moto. Sulla sommità del torrione telemetrico, il FUCILIERE ebbe montato nel corso del 1942 un radar di avvistamento aereo GUFO di produzione italiana, mentre sul LEGIONARIO fu imbarcato un DETE tedesco.
Tutti i SOLDATI avevano anche la possibilità di imbarcare una cinquantina di mine, con il conseguente impedimento dell'uso del lanciasiluri poppiero.


COLORAZIONE E MIMETIZZAZIONE

Fino all'estate del 1941, i SOLDATI ebbero la tipica colorazione grigio chiaro della Regia Marina. Poi furono iniziati gli esperimenti a forti contrasti di colore, per disturbare il riconoscimento ed il telemetraggio avversario, ed impedire l'esatto apprezzamento del beta e della velocità della nave. Furono così usati tre tipi di mimetizzazione:
estate 1941: grigio scuro con disegni a linee spezzate di un verde molto carico, tendenti a rendere più piccola la nave, e, su alcune unità, bianco a prua, per dare l'impressione di un'alta velocità della nave;
primavera-estate 1942: mimetizzazione a linee rotondeggianti a tre colori, verdone, grigio scuro e celeste, su tutta la nave, con baffo bianco a prua, o anche a macchie a due colori;
primavera 1I tre caccia 943: mimetizzazione standard a linee spezzate grigio scure, su fondo grigio chiaro.
Dopo l'armistizio e nell'immediato dopoguerra, fu adottata la mimetizzazione americana, con scafo dipinto in grigio scuro e sovrastrutture in grigio chiaro.


ATTIVITA' BELLICA

I SOLDATI della prima serie furono intensamente impiegati in guerra. Come anche gli altri caccia che la Regia Marina aveva a disposizione, dovettero accollarsi tutti i generi di compiti, dalla scorta alle unità di squadra al bombardamento costiero, all'attacco silurante notturno ed alla scorta A.A. Schematicamente, saranno qui di seguito riportati gli affondamenti, i danneggiamenti gravi e le azioni principali, suddivisi per anno.

1940
I SOLDATI ebbero compiti prevalentemente di squadra. Suddivisi in tre squadriglie: 11a con ARTIGLIERE (capo squadriglia), AVIERE, GENIERE, CAMICIA NERA; 12a con LANCIERE (capo squadriglia), CARABINIERE, CORAZZIERE, ASCARI, e 13a con GRANATIERE (capo squadriglia), FUCILIERE, BERSAGLIERE e ALPINI, parteciparono alla battaglia di Punta Stilo, dove l'undicesima e la dodicesima squadriglia lanciarono contro gli incrociatori inglesi, ma senza risultati, per proteggere il disimpegno della CESARE colpita.
L'undicesima squadriglia il 12 ottobre fu impegnata in un'azione contro forze inglesi nel Canale di Sicilia, che si concluse con l'affondamento dell'ARTIGLIERE ed il danneggiamento dell'AVIERE.
Il 27 novembre LANCIERE, ASCARI E CORAZZIERE parteciparono alla battaglia di Capo Teulada, dove il LANCIERE fu colpito da un incrociatore inglese e dovette essere rimorchiato dall'ASCARI nel porto di Cagliari.
Il 19 giugno l'undicesima squadriglia al completo aveva effettuato il trasporto a Bengasi di batterie anticarro e di 300 uomini dell'esercito.
Nel resto dell'anno furono effettuate alcune altre uscite in mare per scorta indiretta a convogli, insieme agli incrociatori.

AFFONDAMENTI
ARTIGLIERE - 12 ottobre, Canale di Sicilia: mentre attaccava l'incrociatore inglese AJAX, l'ARTIGLIERE fu inquadrato dal tiro dei pezzi da 152 mm di quest'ultimo e dello York. Una salva colpì il ponte, provocando un vasto incendio. Poi arrivarono a bordo altri quattro colpi: due in coperta, uno nella caldaia centrale, uno nella macchina di prua. L'ARTIGLIERE aveva fatto in tempo a sparare due salve con i pezzi da 120 mm, mettendo quattro colpi a segno sull'AJAX , e provocandogli dei danni.
L'ARTIGLIERE riuscì a rimettere a lento moto , ma verso le otto, mentre era al rimorchio del CAMICIA NERA, fu sorpreso da cacciatorpediniere ed incrociatori inglesi, che costrinsero il CAMICIA NERA ad allontanarsi, mentre l'ARTIGLIERE veniva finito da un siluro lanciato da un cacciatorpediniere inglese.

DANNEGGIAMENTI
AVIERE - 12 ottobre. Canale di Sicilia: l'AVIERE ebbe, sempre dall'AJAX, tre colpi da 152 mm a bordo, riportando una larga falla al galleggiamento. Rimase ai lavori sino al successivo 10 dicembre.
LANCIERE - 27 novembre. Al largo di Capo Teulada: durante il duello d'artiglieria, il LANCIERE, con due altre unità della dodicesima squadriglia, scortava la Divisione TRIESTE, quando alle 12,35 un proiettile da 152 mm del SOUTHAMPTON colpì il cacciatorpediniere nel locale macchine di poppa, causandone l'immediato arresto. Il caccia riuscì poi a muovere a 23 nodi con le macchine di prua, protetto dalla nebbia degli altri caccia. Alle 12,40 ed alle 12,45 arrivarono a bordo altri due colpi, che non esplosero. Uno attraversò un deposito di nafta, l'altro colpì la linea di galleggiamento. Il LANCIERE rimase fermo per mancanza d'acqua per le caldaie, ma poi rimise in moto usando acqua di mare. Riuscì a raggiungere Cagliari, dopo aver subito anche l'attacco di 7 SKUA dell'ARK ROYAL.

1941
In gennaio CORAZZIERE, ASCARI e CARABINIERE bombardarono a più riprese postazioni nemiche lungo la costa greca. L'impiego dei cacciatorpediniere fu suddiviso fra compiti di squadra e scorte, anche dirette, ai convogli.
I quattro caccia della tredicesima squadriglia parteciparono alla battaglia di Capo Matapan come scorta alla VITTORIO VENETO, e CORAZZIERE, CARABINIERE e ASCARI come scorta della Divisione TRIESTE, avendo solo compiti antiaerei.
I tre caccia superstiti dell'undicesima squadriglia cominciarono invece la scorta ai convogli diretti in Africa. A seconda della disponibilità, anche i caccia delle altre due squadriglie effettuarono, isolati o a coppie, azioni di scorta diretta ai convogli. Nel maggio, CORAZZIERE e LANCIERE attaccarono senza esito il sommergibile inglese UPHOLDER, che aveva silurato il CONTE ROSSO.
Il 1° giugno l'undicesima e la tredicesima squadriglia erano di scorta ad un convoglio che fu attaccato da MARYLAND inglesi, che affondarono due piroscafi; i caccia abbatterono col loro tiro un aereo.
Il 22 luglio la cisterna BRARENA (di 6696 tpl), scortata dal FUCILIERE, venne attaccata da BLENHEIM, che la affondarono.
BERSAGLIERE, ALPINO, FUCILIERE e GRANATIERE parteciparono allo scontro del 9 novembre contro due incrociatori leggeri e due caccia inglesi, che si concluse con l'affondamento di un caccia della scorta e di tutto il convoglio italiano.
La dodicesima e la tredicesima squadriglia parteciparono il 17 dicembre alla prima battaglia della Sirte, controbattendo efficacemente con i 120 mm l'attacco che i caccia inglesi portarono alla formazione italiana. GRANATIERE e CORAZZIERE nel corso della notte entrarono in collisione, riportando gravi danni.

AFFONDAMENTI
Nessuno

DANNEGGIAMENTI
GENIERE - 21 aprile. Tripoli: mentre si trovava all'ormeggio nel porto , il GENIERE venne colpito da un proiettile di 152 mm durante un bombardamento effettuato da corazzate ed incrociatori inglesi.
CARABINIERE - 21 ottobre. Messina: il caccia entrò in collisione con un piroscafo, riportando grosse avarie alle sovrastrutture.
CORAZZIERE e GRANATIERE - 17 dicembre. A Sud-Est della Sicilia: durante la navigazione di ritorno dopo lo scontro della Sirte, mentre effettuava scorta ravvicinata alle unità maggiori, il CORAZZIERE investì il GRANATIERE, causandogli l'asportazione della prua e riportando anch'esso gravi danni. Il GRANATIERE fu rimorchiato prima a Navarino e poi a Taranto, dove rimase ai lavori sino al 30 settembre 1942.

1942
Ormai l'attività della Regia Marina era prevalentemente dedicata alla scorta dei convogli per la Libia, ed anche i SOLDATI erano quasi giornalmente in mare per scorte a formazioni navali o a mercantili impegnati in questo compito.
Il 23 gennaio ASCARI, AVIERE e CAMICIA NERA salvarono 1.046 uomini della M/N VICTORIA, silurata al largo di Tripoli.
Il 16 febbraio il CARABINIERE, uscito in mare con incrociatori per contrastare forze navali britanniche, venne silurato al largo di Messina da un sommergibile.
Il 22 marzo LANCIERE, ASCARI, GENIERE, AVIERE e FUCILIERE parteciparono alle seconda battaglia della SIRTE, senza avere possibilità di impegnarsi a fondo, legati com'erano alle unità maggiori. Sulla strada del ritorno, durante una tempesta, andarono perduti i caccia LANCIERE e SCIROCCO.
Nel marzo entrò in servizio il MITRAGLIERE, che fu dapprima impiegato nello Jonio, poi insieme ad altri caccia fra cui il LEGIONARIO, prese parte alla battaglia Mezzo Giugno. In questa occasione, per la prima volta, un cacciatorpediniere, Appunto il LEGIONARIO, fu impiegato per l'avvistamento radar e la direzione della caccia.
Nella battaglia di Pantelleria l'ASCARI, durante l'attacco al convoglio inglese, riuscì a mettere due colpi da 120 mm su una petroliera.
Nell'agosto CAMICIA NERA e GENIERE, impegnati in missioni di scorta, furono mitragliati da aerei, riuscendo ad abbatterne alcuni.
Nell'estate entrarono in servizio VELITE, BOMBARDIERE e CORSARO. Quest'ultimo fece in tempo a partecipare alla battaglia di Mezzo Agosto.
Il 6 settembre il FUCILIERE fu duramente attaccato da aerei, e danneggiato nelle sovrastrutture.
Il 21 novembre il VELITE venne silurato al largo di Ischia da un sommergibile.
Il 17 dicembre l'AVIERE, impegnato in una missione di scorta, venne affondato da un sommergibile inglese.

AFFONDAMENTI
LANCIERE - 23 marzo. Centoventi miglia ad Est di Malta: durante la navigazione di ritorno a Taranto dopo la seconda Sirte, già a sera inoltrata, il caccia incontrò una violenta tempesta, che provocò grosse avarie alle macchine. Verso mezzanotte le onde ne provocarono il rovesciamento e l'affondamento.
AVIERE - 17 dicembre. A Nord di Biserta: il caccia era di scorta alla M/N tedesca ANKARA quando, verso le 11,15, due siluri lanciati dal sommergibile inglese SPLENDID lo colpirono a centro nave, probabilmente nei depositi di munizioni. Svanita l'alta colonna di fumo che si era formata al momento dell'esplosione, si poté vedere la nave spezzata in due tronconi. Con la prua sbandata verso dritta, affondò quasi istantaneamente.

DANNEGGIAMENTI
CARABINIERE - 16 febbraio. Alle 13,45 il caccia venne colpito, al largo di Messina, da un siluro lanciato da un sommergibile in agguato al largo del porto sulle rotte di uscita. L'arma raggiunse il bersaglio a prua sulla dritta. La prua fu completamente asportata, sino all'impianto da 120 mm. Tuttavia la paratia stagna prodiera tenne bene, e fu possibile rimorchiare la nave in porto.
VELITE - 21 novembre. Al largo di Ischia, ebbe la prora completamente asportata da un siluro di sommergibile fino al complesso binato da 120 mm.

1943
In questo periodo si verificarono le predite più pesanti per i SOLDATI, che vennero impiegati solo in missioni di scorta, nel tentativo di mantenere le comunicazioni con l'Africa Settentrionale. Durante queste missioni andarono perdute tre unità, mentre altrettante furono affondate in porto da bombardamenti alleati.

AFFONDAMENTI
BERSAGLIERE - 7 gennaio. Porto di Palermo: alle ore 16,30, durante un'incursione aerea alleata, fu colpito da due bombe di grosso calibro che esplosero sotto la chiglia, provocando lo sbandamento del caccia su un fianco ed il suo rapido affondamento.
CORSARO - 9 gennaio. Trentotto miglia a Nord-Est di Biserta, stava scortando un mercantile diretto in quel porto insieme al caccia MAESTRALE, quando quest'ultimo, verso le ore 20,00, incappò in una mina. Il Corsaro si portò subito in soccorso, ma urtò in rapida successione due mine ed affondò ale 20,29 con 187 uomini.
BOMBARDIERE - 17 gennaio. Ventiquattro miglia a Nord-Ovest di Marettimo, stava scortando col LEGIONARIO una M/N diretta a Palermo. Alle 18,15 fu colpito sotto la plancia da un siluro lanciato dal sommergibile inglese UNITED. Lo scoppiò proiettò in mare parte del ponte, e provocò l'esplosione delle caldaie di prua. Il BOMBARDIERE si spezzò in due, affondando in pochi minuti.
GENIERE - 1 marzo. L'unità si trovava in bacino per lavori nel porto di Palermo, assieme ad alcune motozattere, quando durante un'incursione aerea cinque bombe colpirono la porta del bacino, causando numerose falle all'opera viva del caccia, che fu trascinato fuori dal risucchio dell'acqua, affondando su bassi fondali verso le 15,30.
ASCARI - 24 marzo. Ventotto miglia a Nord di Capo Bon, trasportava insieme ai caccia MALOCELLO, PANCALDO, e CAMICIA NERA truppe tedesche dirette a Tunisi. Alle 07,28 il MALOCELLO urtò una mina. L'ASCARI procedette per il rimorchio, quando fu percepito l'avvicinarsi di un siluro, che costrinse il caccia allo sgancio delle bombe di profondità. Durante il successivo riavvicinamento, il caccia incappò in una mina che gli asportò la prua. Successivamente, alle 13,00 urtò una seconda mina che gli asportò la poppa. La parte centrale del caccia continuò a galleggiare fino a quando, alle 13,20, un'altra mina non esplose sotto la plancia, facendo affondare il troncone in pochi secondi.

1944-45 Durante il periodo di cobelligeranza, i SOLDATI compirono numerose missioni di scorta a convogli alleati ed anche alcune azioni di bombardamento della costa jugoslava.
Alla fine del conflitto sopravvivevano solo sette unità. CAMICIA NERA (dal 25 luglio 1943 aveva assunto il nome di ARTIGLIERE) e FUCILIERE furono ceduti alla Russia. MITRAGLIERE, VELITE e LEGIONARIO passarono alla Francia. CARABIBIERE e GRANATIERE rimasero in servizio nella Marina Militare.


CONCLUSIONI

I SOLDATI furono senz'altro, con i CAPITANI ROMANI e le corvette della classe BAIONETTA, fra le migliori costruzioni della Regia Marina. Come prestazioni e come solidità costruttiva potevano competere con i contemporanei caccia inglesi della classe JARVIS, cui spesso si trovarono difronte.
Dotati di buona manovrabilità anche alle alte velocità, avevano un'accurata compartimentazione che, unita ad una buona robustezza dell'insieme, conferiva loro delle ottime qualità incassatrici. Gli episodi di cui sono stati protagonisti il CARABINIERE ed il VELITE e gli stessi ARTIGLIERE, AVIERE ed ASCARI (che incassò tre mine prima di affondare) lo dimostrano a sufficienza. L'armamento cannoniero era adeguato, anche se la Regia Marina risentì in modo notevole la mancanza di un pezzo per il tiro diretto antiaereo, sul tipo del 127/38 mm americano. Lo sviluppo di un pezzo bivalente come il 135 mm, che doveva essere imbarcato su tutte le nuove unità della classe COMANDANTI, non poté essere portato a compimento.
Le mitragliere, specie a conflitto inoltrato, erano in buon numero, ma di calibro insufficiente, almeno per i nuovi tipi di aerei che cominciarono ad apparire nel 1941-42.
L'armamento silurante, che pure nelle intenzioni dei progettisti doveva essere l'arma principale, risultò del tutto inefficiente nelle reali condizioni d'impiego.
Questi caccia, come abbiamo visto, furono concepiti con compiti di squadra, e le dottrine in auge presso la marina prevedevano per i caccia l'attacco diurno silurante ad alta velocità in appoggio alle corazzate. Per questa ragione sui SOLDATI, come sulla maggioranza delle navi italiane, erano presenti altissimi e snelli alberi, che dovevano appunto servire per innalzare in combattimento le bandierine di segnalazione.
In effetti, nei primi mesi di guerra, questo fu l'impiego dei SOLDATI. Essi effettuarono sia a Punta Stilo che a Capo Teulada attacchi con il siluro, senza tuttavia ottenere risultati, perché le distanze minime di lancio che poterono raggiungere furono dell'ordine dei 10.000 metri, mentre la corsa efficace dei siluri non toccava neppure i 4.000 metri.
E' interessante vedere come i SOLDATI furono impiegati, allontanandoli sempre più dai compiti per cui erano stati costruiti. Dapprima in squadriglia in appoggio alle corazzate, poi in squadriglie ridotte in appoggio agli incrociatori impegnati in scorte dirette ai convogli, poi in sezioni come scorta diretta, ed infine singole unità o coppie per scortare uno o due mercantili.
Gli scontri avvennero sempre più spesso di notte ed alle condizioni imposte dall'avversario, in acque ristrette e rotte predestinate su cui si avvicendavano aerei, sommergibili ed unità leggere della Royal Navy.
Certamente si era ben lontani dalle condizioni d'impiego che erano state previste. Anche nelle rare occasioni in cui i SOLDATI poterono essere impiegati con compiti d'attacco, la loro efficacia risultò smorzata ed avvilita dalla stretta dipendenza alle unità maggiori cui erano sottoposti, come avvenne alla I ed alla II Sirte ed a Pantelleria.
Le cause del fallimento possono essere individuate in:
- inesperienza dei comandanti ed equipaggi al combattimento notturno;
- errata dottrina d'impiego. I caccia potevano essere impiegati in gruppi di 3 o 4 unità per attaccare forze nemiche leggere sulle loro solite rotte, prima che queste attaccassero i convogli; e negli scontri di giorno con forze inglesi avrebbero dovuto agire con la massima indipendenza dalle unità maggiori;
- inefficienza nei congegni di punteria e delle armi in generale.

Nell'immagine il cacciatorpediniere Legionario della classe SOLDATI.
Documento inserito il: 18/12/2017
  • TAG: seconda guerra mondiale, regia marina, classe soldati, cacciatorpediniere

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